Conduceteli qui e uccideteli davanti a me

Il Vangelo va letto con il Vangelo e interpretato con il Vangelo. Se noi mettiamo in esso un solo elemento estraneo, tutto il Vangelo si corrompe. È come se noi in una formula matematica lunga un chilometro, cambiassimo un solo segno, mettessimo un più dove vi è un meno. Tutto il risultato risulterebbe falso. Se si dovesse costruire qualcosa, tutta la costruzione risulterebbe priva di consistenza. La stessa legge vale per la chimica, la fisica, ogni altra scienza. Eppure oggi il cristiano è come se si dilettasse ad aggiungere elementi estranei al Vangelo. Un solo segno modificato, modifica tutto il Vangelo. Una sola falsa interpretazione corrompe tutta la sua verità. Leggiamo due frasi del Vangelo dato alla nostra riflessione odierna e poi cerchiamo di comprendere. Prima frase: “Ma i suoi cittadini lo odiavano e mandarono dietro di lui una delegazione a dire: “Non vogliamo che costui venga a regnare su di noi”. Seconda frase: “E quei miei nemici, che non volevano che io diventassi loro re, conduceteli qui e uccideteli davanti a me”. Oggi si direbbe: “Impossibile che Gesù dica questo. Lui è solo misericordia, solo compassione, solo perdono, solo amore, solo carità, solo paradiso, solo grazia, solo vita eterna”. L’eresia sta proprio in quel “solo”. Gesù non è “solo”, ma “anche”. Riflettiamo attentamente. Mentre siamo sulla terra, Gesù sempre interviene nella nostra storia con il suo amore. Al momento della morte, c’è il giudizio. Gesù necessariamente dovrà giudicarci dalla nostra storia concreta. Qual è la storia di questi uomini? È di odio verso Gesù. È di rifiuto, non ascolto, non volontà di entrare nel suo regno. Gesù usa il “genere letterario della violenza o del sangue”, proprio di quei tempi, per rivelare ad ogni uomo che mentre si è in vita si possono prendere tutte le decisioni che si vogliono. Scegliere Lui come loro re oppure rifiutarlo. Decidere di mettere a frutto la moneta o di non metterla a frutto. È scelta e decisione dell’uomo. Poi però nel giorno della morte o del giudizio universale a Lui si deve rendere conto anche di una sola parola vana, pronunciata per distogliere l’uomo dal cammino del Vangelo.

Mentre essi stavano ad ascoltare queste cose, disse ancora una parabola, perché era vicino a Gerusalemme ed essi pensavano che il regno di Dio dovesse manifestarsi da un momento all’altro. Disse dunque: «Un uomo di nobile famiglia partì per un paese lontano, per ricevere il titolo di re e poi ritornare. Chiamati dieci dei suoi servi, consegnò loro dieci monete d’oro, dicendo: “Fatele fruttare fino al mio ritorno”. Ma i suoi cittadini lo odiavano e mandarono dietro di lui una delegazione a dire: “Non vogliamo che costui venga a regnare su di noi”. Dopo aver ricevuto il titolo di re, egli ritornò e fece chiamare quei servi a cui aveva consegnato il denaro, per sapere quanto ciascuno avesse guadagnato. Si presentò il primo e disse: “Signore, la tua moneta d’oro ne ha fruttate dieci”. Gli disse: “Bene, servo buono! Poiché ti sei mostrato fedele nel poco, ricevi il potere sopra dieci città”. Poi si presentò il secondo e disse: “Signore, la tua moneta d’oro ne ha fruttate cinque”. Anche a questo disse: “Tu pure sarai a capo di cinque città”. Venne poi anche un altro e disse: “Signore, ecco la tua moneta d’oro, che ho tenuto nascosta in un fazzoletto; avevo paura di te, che sei un uomo severo: prendi quello che non hai messo in deposito e mieti quello che non hai seminato”. Gli rispose: “Dalle tue stesse parole ti giudico, servo malvagio! Sapevi che sono un uomo severo, che prendo quello che non ho messo in deposito e mieto quello che non ho seminato: perché allora non hai consegnato il mio denaro a una banca? Al mio ritorno l’avrei riscosso con gli interessi”. Disse poi ai presenti: “Toglietegli la moneta d’oro e datela a colui che ne ha dieci”. Gli risposero: “Signore, ne ha già dieci!”. “Io vi dico: A chi ha, sarà dato; invece a chi non ha, sarà tolto anche quello che ha. E quei miei nemici, che non volevano che io diventassi loro re, conduceteli qui e uccideteli davanti a me”» (Lc 19,11-27).

Dobbiamo sempre distinguere quanto avviene sulla terra da quanto avviene non appena si entra nell’eternità. Sulla terra tutta l’opera di Gesù è finalizzata alla conversione del peccatore, alla sua più alta santificazione. Con la morte finisce sia il tempo della conversione che quello della santificazione. Si entra nell’eternità così come si è: “Giusti, ingiusti, iniqui, idolatri, immorali, santi, peccatori, pii, empi, malvagi, buoni, cattivi, perfetti nella giustizia o imperfetti”. Ci presenteremo al cospetto del nostro Giudice, il solo Giudice, Gesù Signore, e da Lui riceveremo il giudizio secondo le nostre opere. Questa è verità essenziale del Vangelo. Se questa verità è tolta, abrogata, cancellata, non esiste più il Vangelo. Il Vangelo è il Vangelo finché rimane tutto il Vangelo. Se anche una parola viene tolta da esso, il Vangelo non è più il Vangelo. Diviene un libro profano senza più alcun particolare interesse. Oggi nella Chiesa vi è una professione nuova. Si è creato un esercito di “epuratori”. Costoro, usciti da un’alta scuola di pensiero, hanno la mansione di leggere pagina per pagina non solo il Vangelo, ma ogni parola della Scrittura. Tutto ciò che non è consono alla mentalità di questo mondo, da essi dovrà essere epurato, abrogato, cancellato. Non dovrà rimanere traccia di esso. Del Vangelo dovrà sempre rimanere una parola che non turbi nessun cuore, che non spinga nessuna mente alla conversione o alla fede. Del Vangelo va lasciato tutto ciò che è gradito all’orecchio dell’uomo. Sembra strano che vi siano egli epuratori, ma è così. Anzi ogni cristiano sta divenendo un eccellente epuratore.

Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli, Santi, dateci il Vangelo intero, puro, sano.