vangelo del giorno

Di che cosa stavate discutendo per la strada?

25 FEBBRAIO (Mc 9,30-37)


Gesù è il vero maestro, che insegna all’uomo non da un libro, ma dalla profondità del suo cuore che è umile, mite, sa scendere negli abissi dell’amore fino all’annientamento di se stesso. È l’umiltà la sua vera grandezza, la sua essenza più nobile e santa. Ma cos’è l’umiltà? Come la possiamo definire? Alcuni brani biblici ci aiuteranno.

Si misero in cammino gli alberi per ungere un re su di essi. Dissero all’ulivo: “Regna su di noi”. Rispose loro l’ulivo: “Rinuncerò al mio olio, grazie al quale si onorano dèi e uomini, e andrò a librarmi sugli alberi?”. Dissero gli alberi al fico: “Vieni tu, regna su di noi”. Rispose loro il fico: “Rinuncerò alla mia dolcezza e al mio frutto squisito, e andrò a librarmi sugli alberi?”. Dissero gli alberi alla vite: “Vieni tu, regna su di noi”. Rispose loro la vite: “Rinuncerò al mio mosto, che allieta dèi e uomini, e andrò a librarmi sugli alberi?”. Dissero tutti gli alberi al rovo: “Vieni tu, regna su di noi”. Rispose il rovo agli alberi: “Se davvero mi ungete re su di voi, venite, rifugiatevi alla mia ombra; se no, esca un fuoco dal rovo e divori i cedri del Libano” (Gdc 9,8-14). 

L’umiltà è conoscere, riconoscere, vivere secondo la volontà di Dio scritta nel nostro cuore. L’olivo è umile se resta eternamente olivo e così dicasi per la vite e per il fico. Il rovo è anch’esso umile se resta perennemente rovo. Da rovo possiede una sua utilità. Da re sugli alberi non giova a nulla. Quando noi usciamo dalla nostra natura così come Dio l’ha pensata, cadiamo nel peccato della superbia. Non solo non gioviamo a nulla, provochiamo danni ingenti all’intera famiglia umana. Davide ci insegna che umiltà è anche lasciarsi perseguitare, insultare, umiliare, insudiciare il nome in sconto dei nostri peccati e delle trasgressioni della Legge santa del nostro Dio e Signore. 

Quando poi il re Davide fu giunto a Bacurìm, ecco uscire di là un uomo della famiglia della casa di Saul, chiamato Simei, figlio di Ghera. Egli usciva imprecando e gettava sassi contro Davide e contro tutti i servi del re Davide, mentre tutto il popolo e tutti i prodi stavano alla sua destra e alla sua sinistra. Così diceva Simei, maledicendo Davide: «Vattene, vattene, sanguinario, malvagio! Il Signore ha fatto ricadere sul tuo capo tutto il sangue della casa di Saul, al posto del quale regni; il Signore ha messo il regno nelle mani di Assalonne, tuo figlio, ed eccoti nella tua rovina, perché sei un sanguinario». Allora Abisài, figlio di Seruià, disse al re: «Perché questo cane morto dovrà maledire il re, mio signore? Lascia che io vada e gli tagli la testa!». Ma il re rispose: «Che ho io in comune con voi, figli di Seruià? Se maledice, è perché il Signore gli ha detto: “Maledici Davide!”. E chi potrà dire: “Perché fai così?”». Poi Davide disse ad Abisài e a tutti i suoi servi: «Ecco, il figlio uscito dalle mie viscere cerca di togliermi la vita: e allora, questo Beniaminita, lasciatelo maledire, poiché glielo ha ordinato il Signore. Forse il Signore guarderà la mia afflizione e mi renderà il bene in cambio della maledizione di oggi». Davide e la sua gente continuarono il cammino e Simei camminava sul fianco del monte, parallelamente a Davide, e cammin facendo malediceva, gli tirava sassi e gli lanciava polvere. Il re e tutta la gente che era con lui arrivarono stanchi presso il Giordano, dove ripresero fiato (2Sam 16,5-14). 

Gesù chiede ai suoi discepoli l’umiltà di essere ognuno sempre all’ultimo posto. È questo il posto del cristiano: l’ultimo. Anche se sta in alto, deve sempre porsi all’ultimo posto, deve cioè essere il servo di tutti sempre. Servo nella carità e nella verità di Gesù. Se non si è all’ultimo posto non si è veri discepoli di Gesù. Si esce dalla propria verità cristiana che è la stessa che è di Cristo Gesù: l’ultimo di tutti, il servo di tutti. Questa regola mai va dimenticata, mai disattesa, sempre deve essere osservata. 

Partiti di là, attraversavano la Galilea, ma egli non voleva che alcuno lo sapesse. Insegnava infatti ai suoi discepoli e diceva loro: «Il Figlio dell’uomo viene consegnato nelle mani degli uomini e lo uccideranno; ma, una volta ucciso, dopo tre giorni risorgerà». Essi però non capivano queste parole e avevano timore di interrogarlo. Giunsero a Cafàrnao. Quando fu in casa, chiese loro: «Di che cosa stavate discutendo per la strada?». Ed essi tacevano. Per la strada infatti avevano discusso tra loro chi fosse più grande. Sedutosi, chiamò i Dodici e disse loro: «Se uno vuole essere il primo, sia l’ultimo di tutti e il servitore di tutti». E, preso un bambino, lo pose in mezzo a loro e, abbracciandolo, disse loro: «Chi accoglie uno solo di questi bambini nel mio nome, accoglie me; e chi accoglie me, non accoglie me, ma colui che mi ha mandato».

Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli, Santi, dateci la nostra verità.