vangelo del giorno

Dopo molto tempo il padrone di quei servi tornò

16 NOVEMBRE (Mt 25,14-30)

Noi tutti viviamo di illusione. Il Qoelet ci rivela che questo accade a motivo di un giudizio non immediato di Dio sulle nostre azioni. Ognuno pensa che non si debba rendere conto mai di nessuna cosa e si continua a peccare. Invece il giorno del giudizio sempre viene. Ignoriamo il giorno, ma esso di certo verrà. Se non è oggi, sarà domani, ma esso non tarderà. Anche nella storia il Signore viene a giudicare l’uomo.

Tutto questo ho visto riflettendo su ogni azione che si compie sotto il sole, quando un uomo domina sull’altro per rovinarlo. Frattanto ho visto malvagi condotti alla sepoltura; ritornando dal luogo santo, in città ci si dimentica del loro modo di agire. Anche questo è vanità. Poiché non si pronuncia una sentenza immediata contro una cattiva azione, per questo il cuore degli uomini è pieno di voglia di fare il male; infatti il peccatore, anche se commette il male cento volte, ha lunga vita. Tuttavia so che saranno felici coloro che temono Dio, appunto perché provano timore davanti a lui, e non sarà felice l’empio e non allungherà come un’ombra i suoi giorni, perché egli non teme di fronte a Dio. Sulla terra c’è un’altra vanità: vi sono giusti ai quali tocca la sorte meritata dai malvagi con le loro opere, e vi sono malvagi ai quali tocca la sorte meritata dai giusti con le loro opere. Io dico che anche questo è vanità (Qo 8,9-14).

Il Signore torna, torna sempre. A Lui si deve rendere conto di tutto, anche di un tozzo di pane del quale non ci siamo serviti secondo verità. Di ogni dono, ogni grazia, ogni carisma, ogni talento si deve rendere conto. Tutto Lui ci dona perché noi lo mettiamo a frutto per produrre un bene più grande per i nostri fratelli. Siamo noi la sua Provvidenza verso l’umanità intera. Ognuno di noi è un dono di Dio per i fratelli. Questa è la verità dei doni e dei carismi. Essi sono dati per l’utilità comune. Per questo vanno vissuti.

Avverrà infatti come a un uomo che, partendo per un viaggio, chiamò i suoi servi e consegnò loro i suoi beni. A uno diede cinque talenti, a un altro due, a un altro uno, secondo le capacità di ciascuno; poi partì. Subito colui che aveva ricevuto cinque talenti andò a impiegarli, e ne guadagnò altri cinque. Così anche quello che ne aveva ricevuti due, ne guadagnò altri due. Colui invece che aveva ricevuto un solo talento, andò a fare una buca nel terreno e vi nascose il denaro del suo padrone. Dopo molto tempo il padrone di quei servi tornò e volle regolare i conti con loro. Si presentò colui che aveva ricevuto cinque talenti e ne portò altri cinque, dicendo: “Signore, mi hai consegnato cinque talenti; ecco, ne ho guadagnati altri cinque”. “Bene, servo buono e fedele – gli disse il suo padrone –, sei stato fedele nel poco, ti darò potere su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone”. Si presentò poi colui che aveva ricevuto due talenti e disse: “Signore, mi hai consegnato due talenti; ecco, ne ho guadagnati altri due”. “Bene, servo buono e fedele – gli disse il suo padrone –, sei stato fedele nel poco, ti darò potere su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone”. Si presentò infine anche colui che aveva ricevuto un solo talento e disse: “Signore, so che sei un uomo duro, che mieti dove non hai seminato e raccogli dove non hai sparso. Ho avuto paura e sono andato a nascondere il tuo talento sotto terra: ecco ciò che è tuo”. Il padrone gli rispose: “Servo malvagio e pigro, tu sapevi che mieto dove non ho seminato e raccolgo dove non ho sparso; avresti dovuto affidare il mio denaro ai banchieri e così, ritornando, avrei ritirato il mio con l’interesse. Toglietegli dunque il talento, e datelo a chi ha i dieci talenti. Perché a chiunque ha, verrà dato e sarà nell’abbondanza; ma a chi non ha, verrà tolto anche quello che ha. E il servo inutile gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti”.

Questa fede urge che tutti mettiamo nel nostro cuore. Il Signore verrà. Mi chiederà conto di tutti i minuti vissuti della mia vita. Nemmeno uno sarà passato sotto silenzio. Nel suo libro tutto è scritto di me, anche le parole oziose, vane, di accomodamento del Vangelo, di sovvertimento della verità, di pigrizia, ignavia, superficialità. Mi chiederà conto di ogni mio gesto, santo, meno santo, di grazia o di peccato, di impegno oppure di grande indolenza. Anche sui pensieri sarò interrogato. Avrei potuto pensare bene e invece ho pensato male. Avrei potuto produrre cose più eccellenti, invece sono rimasto nella mediocrità. Di tutto il mio corpo dovrò rendergli ragione, oltre che del mio spirito e della mia anima. Se sono stato esemplare in ogni cosa, oppure mi sono servito di esso per produrre solo scandali e iniquità. Anche il corpo è soggetto alla legge del dono.

Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli, Santi, dateci questa purissima fede.