vangelo del giorno

E ha suscitato per noi un Salvatore potente

24 DICEMBRE (Lc 1,67-79)

Chi legge la storia della salvezza, noterà che vi sono in essa due agenti: Dio e l’uomo. Dio è l’Agente che non si stanca mai di elevare verso l’alto la sua creatura fatta da Lui a sua immagine e somiglianza. L’uomo invece è l’agente che mai si stanca di distruggere ciò che Dio sempre cerca di risollevare, rinnovare, ricostruire, rialzare.

È questa una lotta, un combattimento che durerà sino alla fine della storia. Poi le due forze saranno separate in eterno. Dio sarà con coloro che si saranno lasciati ricostruire da Lui. Chi invece non si sarà lasciato rifare, rimodellare dal Signore, sarà abbandonato per sempre alla sua nullità spirituale e fisica. Diventerà vanità eterna, in una morte senza fine, che mai lo consumerà e mai lo ridurrà al nulla.

Meditando sugli eventi che sono verità eterna del mistero del Santo Natale, vedo oggi me stesso e con me molti altri cristiani, che cantiamo solo liturgicamente il mistero della salvezza. Lo cantiamo come lo canta Zaccaria, in modo mirabile nella sua storia passata e attuale, ci dimentichiamo però che manca la nostra fede storica, concreta, effettiva, di partecipazione con tutte le forze del nostro spirito e della nostra anima.

Zaccaria a questo mistero non diede la sua fede. Rimase muto per ben nove mesi. Solo ora gli si scioglie la lingua. Dopo che ogni parola proferita dall’Angelo Gabriele si è puntualmente avverata. È un canto perfetto per quanto riguarda l’opera del Signore. Imperfetto per quanto invece attiene alla sua fede.

Pensiamo per un attimo alle nostre stupende liturgie, ai nostri odoranti incensi, alla polifonia dei nostri canti, alle infinite cerimonie che regolano ogni nostro movimento attorno all’altare del Dio Onnipotente, pensiamo a tutti questi gesti che si compiono. Tutto è studiato alla perfezione. Ognuno è chiamato a recitare la sua parte con scrupolosa osservanza. È tuttavia questa liturgia e ritualità spesso è vuota. Cosa Manca? La nostra fede, la nostra carità, la nostra speranza.

Manca il nostro cuore, la nostra anima, il nostro spirito, spesso neanche il nostro corpo è presente, perché trasportato in altri luoghi dalle nostre infinite distrazioni. Cantiamo l’opera di Dio, ma noi non siamo l’opera di Dio. Celebriamo Dio che opera meraviglie di salvezza, ma noi non siamo la meraviglia salvata da Dio. Gridiamo al Signore che è salvatore potente, ma noi rimaniamo nel nostro fango di peccato e di morte.

Zaccaria, suo padre, fu colmato di Spirito Santo e profetò dicendo: «Benedetto il Signore, Dio d’Israele, perché ha visitato e redento il suo popolo, e ha suscitato per noi un Salvatore potente nella casa di Davide, suo servo, come aveva detto per bocca dei suoi santi profeti d’un tempo: salvezza dai nostri nemici, e dalle mani di quanti ci odiano. Così egli ha concesso misericordia ai nostri padri e si è ricordato della sua santa alleanza, del giuramento fatto ad Abramo, nostro padre, di concederci, liberati dalle mani dei nemici, di servirlo senza timore, in santità e giustizia al suo cospetto, per tutti i nostri giorni. E tu, bambino, sarai chiamato profeta dell’Altissimo perché andrai innanzi al Signore a preparargli le strade, per dare al suo popolo la conoscenza della salvezza nella remissione dei suoi peccati. Grazie alla tenerezza e misericordia del nostro Dio, ci visiterà un sole che sorge dall’alto, per risplendere su quelli che stanno nelle tenebre e nell’ombra di morte, e dirigere i nostri passi sulla via della pace».

Il canto di Zaccaria è perfetto. Ad esso non manca nulla. Vi è racchiusa tutta la storia della misericordia di Dio verso il suo popolo e l’umanità intera. È però un canto al quale lui non può aggiungere la sua fede. Ora chiediamo: al canto del Natale che si innalza nelle nostre chiese e nelle nostre case, possiamo aggiungere noi la nostra fede oppure esso è un canto stupendo ma senza l’opera stupenda che siamo noi, perché ancora siamo nel peccato e nella distruzione della nostra umanità? La nostra bocca canta senza il cuore e la mente, oppure il canto sgorga dal più profondo della nostra anima che è divenuta dimora di ogni Parola di Dio? Siamo noi il frutto del mistero che celebriamo, o celebriamo il mistero rimanendo noi assenti al mistero, perché ancora facenti parte della vecchia umanità e del vecchio peccato che ci uccide?

Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli, Santi, fateci parte vera del mistero.