vangelo del giorno

Fate attenzione a quello che ascoltate

30 GENNAIO (Mc 4,21-25)


L’ascolto di Dio è stato sempre problematico in seno al popolo del Signore. La vita di Israele è però solo dall’ascolto del suo Dio. Da questa verità sempre risuona il grido accorato del Signore al suo popolo perché ascolti, impari ad ascoltare. Ascolto uguale vita. Non ascolto uguale miseria, schiavitù, esilio, morte. 

Esultate in Dio, nostra forza, acclamate il Dio di Giacobbe! Intonate il canto e suonate il tamburello, la cetra melodiosa con l’arpa. Suonate il corno nel novilunio, nel plenilunio, nostro giorno di festa. Questo è un decreto per Israele, un giudizio del Dio di Giacobbe, una testimonianza data a Giuseppe, quando usciva dal paese d’Egitto. Un linguaggio mai inteso io sento: «Ho liberato dal peso la sua spalla, le sue mani hanno deposto la cesta. Hai gridato a me nell’angoscia e io ti ho liberato; nascosto nei tuoni ti ho dato risposta, ti ho messo alla prova alle acque di Merìba.

Ascolta, popolo mio: contro di te voglio testimoniare. Israele, se tu mi ascoltassi! Non ci sia in mezzo a te un dio estraneo e non prostrarti a un dio straniero. Sono io il Signore, tuo Dio, che ti ha fatto salire dal paese d’Egitto: apri la tua bocca, la voglio riempire. Ma il mio popolo non ha ascoltato la mia voce, Israele non mi ha obbedito: l’ho abbandonato alla durezza del suo cuore. Seguano pure i loro progetti! Se il mio popolo mi ascoltasse! Se Israele camminasse per le mie vie! Subito piegherei i suoi nemici e contro i suoi avversari volgerei la mia mano; quelli che odiano il Signore gli sarebbero sottomessi e la loro sorte sarebbe segnata per sempre. Lo nutrirei con fiore di frumento, lo sazierei con miele dalla roccia» (Sal 81 (80) 1-17). 

Venite, cantiamo al Signore, acclamiamo la roccia della nostra salvezza. Accostiamoci a lui per rendergli grazie, a lui acclamiamo con canti di gioia. Perché grande Dio è il Signore, grande re sopra tutti gli dèi. Nella sua mano sono gli abissi della terra, sono sue le vette dei monti. Suo è il mare, è lui che l’ha fatto; le sue mani hanno plasmato la terra. Entrate: prostràti, adoriamo, in ginocchio davanti al Signore che ci ha fatti. È lui il nostro Dio e noi il popolo del suo pascolo, il gregge che egli conduce.

Se ascoltaste oggi la sua voce! «Non indurite il cuore come a Merìba, come nel giorno di Massa nel deserto, dove mi tentarono i vostri padri: mi misero alla prova pur avendo visto le mie opere. Per quarant’anni mi disgustò quella generazione e dissi: “Sono un popolo dal cuore traviato, non conoscono le mie vie”. Perciò ho giurato nella mia ira: “Non entreranno nel luogo del mio riposo”» (Sal 95 (94) 1-11).

Viene Gesù e riprende il discorso là dove lo aveva interrotto il Padre suo. Anche la vita nel regno di Dio che lui annunzia vicino è dall’ascolto. Non è però più dall’ascolto dell’antica voce del Dio di Abramo, bensì è dall’ascolto della nuova voce di Dio che viene proferita dal Figlio dell’uomo. Chi ascolta Lui entra nella vita. Chi si rifiuta di ascoltarlo, rimane nella morte, perché ogni vita è dalla sua Parola. 

Diceva loro: «Viene forse la lampada per essere messa sotto il moggio o sotto il letto? O non invece per essere messa sul candelabro? Non vi è infatti nulla di segreto che non debba essere manifestato e nulla di nascosto che non debba essere messo in luce. Se uno ha orecchi per ascoltare, ascolti!». Diceva loro: «Fate attenzione a quello che ascoltate. Con la misura con la quale misurate sarà misurato a voi; anzi, vi sarà dato di più. Perché a chi ha, sarà dato; ma a chi non ha, sarà tolto anche quello che ha».

Questa verità oggi la Chiesa sembra averla smarrita. Ognuno pensa che la vita sia dall’ascolto del proprio cuore. L’uomo religioso di oggi ascolta il suo cuore, poi condisce il frutto della sua mente con qualche parola di Vangelo, e pensa di essere nella più pura volontà di Dio. Quest’uomo parla, ma non sa ascoltare. Dice, ma non sa riflettere. Proferisce infinite parole, ma non sono la Parola di Cristo Gesù. Vi è solo una parvenza di giustizia, verità, santità. Gli manca la verità della Parola, del Vangelo, dell’intera Scrittura. È privo della completezza della vera fede. È assai scarso nella sana dottrina. La frase ad effetto non è la verità di Dio e neanche di Cristo Gesù. I desideri del nostro cuore non sono i desideri del Padre celeste. Le nostre vie di salvezza non generano nuovi figli a Dio. Manca il seme incorruttibile che è la vera Parola del Figlio dell’Altissimo. Non illudiamoci: la vita è dalla Parola integra e pura.

Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli, Santi, fateci servi della Parola.