vangelo del giorno

Fatele fruttare fino al mio ritorno

21 NOVEMBRE (Lc 19,11-28)

Il ritorno del Signore è duplice: il giorno della nostra morte e quello della fine del mondo, quando saranno fatti i cieli nuovi e la terra nuova. Fino a quel giorno e per tutti i giorni della nostra vita o della permanenza su questa terra i talenti ricevuti dovranno essere messi a frutti. Chi vigila sulla nostra vita e sulla nostra storia è Cristo Gesù, costituito dal Padre nostro celeste Giudice e Signore. Tutto è dalla sua volontà. Quello di Cristo è un potere divino, eterno. Il Padre ha messo tutto nelle sue mani.

E vidi: ecco una nube bianca, e sulla nube stava seduto uno simile a un Figlio d’uomo: aveva sul capo una corona d’oro e in mano una falce affilata. Un altro angelo uscì dal tempio, gridando a gran voce a colui che era seduto sulla nube: «Getta la tua falce e mieti; è giunta l’ora di mietere, perché la messe della terra è matura». Allora colui che era seduto sulla nube lanciò la sua falce sulla terra e la terra fu mietuta” (Ap 14,14-16).

Io continuavo a guardare, quand’ecco furono collocati troni e un vegliardo si assise. La sua veste era candida come la neve e i capelli del suo capo erano candidi come la lana; il suo trono era come vampe di fuoco con le ruote come fuoco ardente. Un fiume di fuoco scorreva e usciva dinanzi a lui, mille migliaia lo servivano e diecimila miriadi lo assistevano. La corte sedette e i libri furono aperti. Continuai a guardare a causa delle parole arroganti che quel corno proferiva, e vidi che la bestia fu uccisa e il suo corpo distrutto e gettato a bruciare nel fuoco. Alle altre bestie fu tolto il potere e la durata della loro vita fu fissata fino a un termine stabilito. Guardando ancora nelle visioni notturne, ecco venire con le nubi del cielo uno simile a un figlio d’uomo; giunse fino al vegliardo e fu presentato a lui. Gli furono dati potere, gloria e regno; tutti i popoli, nazioni e lingue lo servivano: il suo potere è un potere eterno, che non finirà mai, e il suo regno non sarà mai distrutto. (Dan 7,9-14).

La vita ci è stata donata perché attraverso di essa venga rivelata la bontà, carità, misericordia, pietà, compassione, sapienza, intelligenza, saggezza, libertà, pienezza della verità di Dio. Siamo sulla terra servi della gloria dell’Onnipotente Signore. Ognuno deve mostrare una scintilla di questa gloria, secondo il dono ricevuto .

Mentre essi stavano ad ascoltare queste cose, disse ancora una parabola, perché era vicino a Gerusalemme ed essi pensavano che il regno di Dio dovesse manifestarsi da un momento all’altro. Disse dunque: «Un uomo di nobile famiglia partì per un paese lontano, per ricevere il titolo di re e poi ritornare. Chiamati dieci dei suoi servi, consegnò loro dieci monete d’oro, dicendo: “Fatele fruttare fino al mio ritorno”. Ma i suoi cittadini lo odiavano e mandarono dietro di lui una delegazione a dire: “Non vogliamo che costui venga a regnare su di noi”. Dopo aver ricevuto il titolo di re, egli ritornò e fece chiamare quei servi a cui aveva consegnato il denaro, per sapere quanto ciascuno avesse guadagnato. Si presentò il primo e disse: “Signore, la tua moneta d’oro ne ha fruttate dieci”. Gli disse: “Bene, servo buono! Poiché ti sei mostrato fedele nel poco, ricevi il potere sopra dieci città”. Poi si presentò il secondo e disse: “Signore, la tua moneta d’oro ne ha fruttate cinque”. Anche a questo disse: “Tu pure sarai a capo di cinque città”. Venne poi anche un altro e disse: “Signore, ecco la tua moneta d’oro, che ho tenuto nascosta in un fazzoletto; avevo paura di te, che sei un uomo severo: prendi quello che non hai messo in deposito e mieti quello che non hai seminato”. Gli rispose: “Dalle tue stesse parole ti giudico, servo malvagio! Sapevi che sono un uomo severo, che prendo quello che non ho messo in deposito e mieto quello che non ho seminato: perché allora non hai consegnato il mio denaro a una banca? Al mio ritorno l’avrei riscosso con gli interessi”. Disse poi ai presenti: “Toglietegli la moneta d’oro e datela a colui che ne ha dieci”. Gli risposero: “Signore, ne ha già dieci!”. “Io vi dico: A chi ha, sarà dato; invece a chi non ha, sarà tolto anche quello che ha. E quei miei nemici, che non volevano che io diventassi loro re, conduceteli qui e uccideteli davanti a me”». Dette queste cose, Gesù camminava davanti a tutti salendo verso Gerusalemme.

Il servo malvagio, infingardo, pigro non vive da vero servo della gloria di Dio. Mette il dono ricevuto nella terra, aspettando che il Signore torni per consegnarglielo intatto. Poiché non è stato servo della sua gloria, neanche la potrà gustare nel suo regno di luce. Il suo posto è nelle tenebre. Lui ha oscurato la gloria del Signore, il Signore oscura la sua per l’eternità. Sarà escluso dal regno della luce per sempre.

Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli, Santi, fateci servi della gloria di Dio.