vangelo del giorno

HANNO MOSÈ E I PROFETI; ASCOLTINO LORO

Ger 17,5-10; Sal 1; Lc 16,19-31
1 MARZO

La vita dell’uomo è fatta di un “istante” sulla terra e “eternità” dopo la nostra uscita dal tempo o dall’“istante” del presente. Se fosse così non avremmo alcun problema da risolvere. Finisce il tempo, si entra nell’eternità, si rimane in essa per sempre. Dio però ha stabilito – ed è questo il vero problema nel quale oggi nessuno più crede – che se noi vogliamo la sua eternità, gli dobbiamo dare il tempo. È uno scambio. Lui ci dona il tempo. Noi diamo a Lui il tempo ricevuto. Lui ci dona la sua eternità beata. Come si dona a Dio il tempo? Vivendolo tutto secondo la sua Parola. Gesù ci dona la sua gloriosa risurrezione e la sua vita eterna, se noi diamo il tempo a Lui per vivere il suo Vangelo. Il tempo ci è dato per vivere e testimoniare la sua parola nel nostro corpo, nella nostra anima, nel nostro spirito, dinanzi ad ogni uomo. Questi sono i termini del contratto. Lo rispettiamo, Lui lo rispetta. Non lo rispettiamo, Lui non lo rispetta.

Oggi tutti i guai della vera religione sono nella modifica unilaterale dei termini del contratto. Questa è vera disonestà non solo morale, quanto e soprattutto intellettuale. È falsità e menzogna gravissima. È anche falsa testimonianza, non solo ai danni di Cristo Gesù, ma dell’intera umanità. Prima di ogni cosa abbiamo sostituito Cristo con Dio. Noi con Dio non abbiamo alcun contratto. Esso è con Cristo. Ogni cristiano ha stipulato il contratto con Gesù Signore. Noi non conosciamo Dio. Conosciamo Cristo. È Cristo che ci fa conoscere il Padre ed è Lui che lo dona a noi. È questa la nostra vera religione. Anche il ricco cattivo aveva stipulato un contratto con il suo Dio: essere misericordioso e pietoso con i poveri della terra, per trovare misericordia e pietà presso il suo Signore. Non lo ha rispettato. Dio non può rispettarlo. Non può essere né pietoso né misericordioso verso di lui. Cosa chiede il ricco cattivo dalla sua indicibile sofferenza? Che Abramo mandi qualcuno ad avvisare i suoi fratelli perché cambino vita e non vadano anch’essi a finire in quel luogo di tormento eterno. È finito il tempo della pietà, dell’evangelizzazione, dell’annunzio della verità. Tra loro e il mondo vi è l’abisso.

C’era un uomo ricco, che indossava vestiti di porpora e di lino finissimo, e ogni giorno si dava a lauti banchetti. Un povero, di nome Lazzaro, stava alla sua porta, coperto di piaghe, bramoso di sfamarsi con quello che cadeva dalla tavola del ricco; ma erano i cani che venivano a leccare le sue piaghe. Un giorno il povero morì e fu portato dagli angeli accanto ad Abramo. Morì anche il ricco e fu sepolto. Stando negli inferi fra i tormenti, alzò gli occhi e vide di lontano Abramo, e Lazzaro accanto a lui. Allora gridando disse: “Padre Abramo, abbi pietà di me e manda Lazzaro a intingere nell’acqua la punta del dito e a bagnarmi la lingua, perché soffro terribilmente in questa fiamma”. Ma Abramo rispose: “Figlio, ricòrdati che, nella vita, tu hai ricevuto i tuoi beni, e Lazzaro i suoi mali; ma ora in questo modo lui è consolato, tu invece sei in mezzo ai tormenti. Per di più, tra noi e voi è stato fissato un grande abisso: coloro che di qui vogliono passare da voi, non possono, né di lì possono giungere fino a noi”. E quello replicò: “Allora, padre, ti prego di mandare Lazzaro a casa di mio padre, perché ho cinque fratelli. Li ammonisca severamente, perché non vengano anch’essi in questo luogo di tormento”. Ma Abramo rispose: “Hanno Mosè e i Profeti; ascoltino loro”. E lui replicò: “No, padre Abramo, ma se dai morti qualcuno andrà da loro, si convertiranno”. Abramo rispose: “Se non ascoltano Mosè e i Profeti, non saranno persuasi neanche se uno risorgesse dai morti”».

Il dannato è tagliato fuori da ogni comunione di salvezza. Non può essere più lui salvato. Non può lui interessarsi della salvezza dei suoi fratelli. La via della salvezza è l’ascolto di Mosè e dei Profeti, della Legge e di ogni altra Parola successiva del Signore. Per noi cristiani vi è una sola via per giungere nell’eternità beata: l’osservanza del Vangelo. Viviamo il Vangelo, rispettiamo il contratto, Dio lo rispetta. Non lo rispettiamo, moriamo fuori del contratto, Cristo non potrà rispettarlo. Severo monito per ogni discepolo di Gesù. Oggi però il cristiano non crede più in questa parabola di Gesù e neanche nelle altre parabole e parole. Vive di falsa fede e necessariamente di falsa religione. Non si vive il tempo per produrre frutti di eternità. Si è ormai tutti convinti dalla falsa profezia che il Paradiso sarà dato a tutti. È la morte della vera fede.

Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli, Santi, conservateci nella vera fede.