Il castigo che ci dà salvezza si è abbattuto su di lui – Uno stuolo di cammelli ti invaderà
23 Giugno
Il castigo che ci dà salvezza si è abbattuto su di lui
La seconda parte del Canto del Servo Sofferente ci rivela il motivo per cui il Servo è Sofferente. Ci dice perché la sua sofferenza è così grande e il suo dolore è indicibile. Lui si è caricato di tutti i peccati del mondo. Tutte le pene dovute ai peccati presenti, passati, futuri furono messe sulla sue spalle. Si caricò di ogni nostro debito per espiarlo e così offrire al Padre il prezzo della nostra redenzione. Tutta la storia di male fu posta su di Lui. Non però per costrizione, ma per sua volontà, suo desiderio, sua richiesta. Possiamo in qualche modo applicare a Gesù Signore quanto è avvenuto con il profeta Isaia. Dio gli manifesta la sua volontà e Isaia che è nel tempio l’accoglie pienamente.
Nell’anno in cui morì il re Ozia, io vidi il Signore seduto su un trono alto ed elevato; i lembi del suo manto riempivano il tempio. Sopra di lui stavano dei serafini; ognuno aveva sei ali: con due si copriva la faccia, con due si copriva i piedi e con due volava. Proclamavano l’uno all’altro, dicendo: «Santo, santo, santo il Signore degli eserciti! Tutta la terra è piena della sua gloria».
Vibravano gli stipiti delle porte al risuonare di quella voce, mentre il tempio si riempiva di fumo. E dissi: «Ohimè! Io sono perduto, perché un uomo dalle labbra impure io sono e in mezzo a un popolo dalle labbra impure io abito; eppure i miei occhi hanno visto il re, il Signore degli eserciti».
Allora uno dei serafini volò verso di me; teneva in mano un carbone ardente che aveva preso con le molle dall’altare. Egli mi toccò la bocca e disse: «Ecco, questo ha toccato le tue labbra, perciò è scomparsa la tua colpa e il tuo peccato è espiato». Poi io udii la voce del Signore che diceva: «Chi manderò e chi andrà per noi?». E io risposi: «Eccomi, manda me!» (Is 6,1-8).
Il Verbo non è sulla terra, non è nel tempo. È nell’eternità, nel seno del Padre. È nell’eternità che disse al Padre che gli comunicava la sua volontà della salvezza dell’uomo, non ancora creato: “Eccomi, manda me!”. Questa visione combacia perfettamente con l’altra del Salmo: “Nel rotolo del Libro è scritto di me che io faccia il tuo volere. Questo io voglio e la tua legge, la tua volontà è nel profondo del mio cuore”.
La volontà consegnata dal Verbo al Padre è prima dello stesso peccato ed è in relazione a questo dono della volontà del Verbo che il Padre ha creato, sempre per mezzo del Verbo, l’uomo. L’ho ha creato, sapeva che si sarebbe ribellato. Per il suo amore eterno gli dona un così grande Redentore. Cristo Gesù non è il frutto del peccato dell’uomo, perché il suo dono è prima del peccato.
È l’uomo il frutto della volontà redentrice del Verbo, non il Verbo Incarnato frutto del peccato dell’uomo. Non è pensabile che il peccato abbia determinato l’Incarnazione del Verbo. È invece la volontà data al Padre dal Verbo che origina, sempre nella volontà libera e mai condizionata di Dio, la creazione dell’uomo. L’amore del Verbo è prima del peccato. È un amore che ancor prima del peccato si offre per la redenzione di esso.
Chi avrebbe creduto al nostro annuncio? A chi sarebbe stato manifestato il braccio del Signore? È cresciuto come un virgulto davanti a lui e come una radice in terra arida. Non ha apparenza né bellezza per attirare i nostri sguardi, non splendore per poterci piacere. Disprezzato e reietto dagli uomini, uomo dei dolori che ben conosce il patire, come uno davanti al quale ci si copre la faccia; era disprezzato e non ne avevamo alcuna stima.
Eppure egli si è caricato delle nostre sofferenze, si è addossato i nostri dolori; e noi lo giudicavamo castigato, percosso da Dio e umiliato. Egli è stato trafitto per le nostre colpe, schiacciato per le nostre iniquità. Il castigo che ci dà salvezza si è abbattuto su di lui; per le sue piaghe noi siamo stati guariti.
Noi tutti eravamo sperduti come un gregge, ognuno di noi seguiva la sua strada; il Signore fece ricadere su di lui l’iniquità di noi tutti. Maltrattato, si lasciò umiliare e non aprì la sua bocca; era come agnello condotto al macello, come pecora muta di fronte ai suoi tosatori, e non aprì la sua bocca.
Con oppressione e ingiusta sentenza fu tolto di mezzo; chi si affligge per la sua posterità? Sì, fu eliminato dalla terra dei viventi, per la colpa del mio popolo fu percosso a morte. Gli si diede sepoltura con gli empi, con il ricco fu il suo tumulo, sebbene non avesse commesso violenza né vi fosse inganno nella sua bocca.
Ma al Signore è piaciuto prostrarlo con dolori. Quando offrirà se stesso in sacrificio di riparazione, vedrà una discendenza, vivrà a lungo, si compirà per mezzo suo la volontà del Signore. Dopo il suo intimo tormento vedrà la luce e si sazierà della sua conoscenza; il giusto mio servo giustificherà molti, egli si addosserà le loro iniquità. Perciò io gli darò in premio le moltitudini, dei potenti egli farà bottino, perché ha spogliato se stesso fino alla morte ed è stato annoverato fra gli empi, mentre egli portava il peccato di molti e intercedeva per i colpevoli (Is 53,1-2).
Volendo ancora puntualizzare sull’amore del Padre e del suo Verbo Eterno, ricordiamo che San Paolo dice che tutte le cose sono state fatte per Lui e in vista di Lui.
È lui che ci ha liberati dal potere delle tenebre e ci ha trasferiti nel regno del Figlio del suo amore, per mezzo del quale abbiamo la redenzione, il perdono dei peccati. Egli è immagine del Dio invisibile, primogenito di tutta la creazione, perché in lui furono create tutte le cose nei cieli e sulla terra, quelle visibili e quelle invisibili: Troni, Dominazioni, Principati e Potenze. Tutte le cose sono state create per mezzo di lui e in vista di lui. Egli è prima di tutte le cose e tutte in lui sussistono. Egli è anche il capo del corpo, della Chiesa. Egli è principio, primogenito di quelli che risorgono dai morti, perché sia lui ad avere il primato su tutte le cose. È piaciuto infatti a Dio che abiti in lui tutta la pienezza e che per mezzo di lui e in vista di lui siano riconciliate tutte le cose, avendo pacificato con il sangue della sua croce sia le cose che stanno sulla terra, sia quelle che stanno nei cieli (Col 1,13-20).
San Paolo tutte legge con perfetta visione cristologica: per Lui, in Lui, con Lui, Da Lui.
Poiché da lui, grazie a lui e per lui sono tutte le cose. A lui la gloria nei secoli. Amen (Rm 11, 36). Per noi c’è un solo Dio, il Padre, dal quale tutto proviene e noi siamo per lui; e un solo Signore Gesù Cristo, in virtù del quale esistono tutte le cose e noi esistiamo per lui (1Cor 8, 6). Perché a voi è stata concessa la grazia non solo di credere in Cristo; ma anche di soffrire per lui (Fil 1, 29).
Come sta scritto: Ecco che io pongo in Sion una pietra di scandalo e un sasso d’inciampo; ma chi crede in lui non sarà deluso (Rm 9, 33). Dice infatti la Scrittura: Chiunque crede in lui non sarà deluso (Rm 10, 11). Ora, come potranno invocarlo senza aver prima creduto in lui? E come potranno credere, senza averne sentito parlare? E come potranno sentirne parlare senza uno che lo annunzi? (Rm 10, 14). E a sua volta Isaia dice: Spunterà il rampollo di Iesse, colui che sorgerà a giudicare le nazioni: in lui le nazioni spereranno (Rm 15, 12). Perché in lui siete stati arricchiti di tutti i doni, quelli della parola e quelli della scienza (1Cor 1, 5). Da quella morte però egli ci ha liberato e ci libererà, per la speranza che abbiamo riposto in lui, che ci libererà ancora (2Cor 1, 10). Il Figlio di Dio, Gesù Cristo che abbiamo predicato tra voi, io, Silvano e Timoteo, non fu “sì” e “no”, ma in lui c’è stato il “sì” (2Cor 1, 19). E in realtà tutte le promesse di Dio in lui sono divenute “sì”. Per questo sempre attraverso lui sale a Dio il nostro “Amen” per la sua gloria (2Cor 1, 20). Infatti egli fu crocifisso per la sua debolezza, ma vive per la potenza di Dio. E anche noi che siamo deboli in lui, saremo vivi con lui per la potenza di Dio nei vostri riguardi (2Cor 13, 4). In lui ci ha scelti prima della creazione del mondo, per essere santi e immacolati al suo cospetto nella carità (Ef 1, 4). Poiché egli ci ha fatto conoscere il mistero della sua volontà, secondo quanto, nella sua benevolenza, aveva in lui prestabilito (Ef 1, 9).
In lui siamo stati fatti anche eredi, essendo stati predestinati secondo il piano di colui che tutto opera efficacemente, conforme alla sua volontà (Ef 1, 11). In lui anche voi, dopo aver ascoltato la parola della verità, il vangelo della vostra salvezza e avere in esso creduto, avete ricevuto il suggello dello Spirito Santo che era stato promesso (Ef 1, 13). In lui ogni costruzione cresce ben ordinata per essere tempio santo nel Signore (Ef 2, 21). In lui anche voi insieme con gli altri venite edificati per diventare dimora di Dio per mezzo dello Spirito (Ef 2, 22). Il quale ci dá il coraggio di avvicinarci in piena fiducia a Dio per la fede in lui (Ef 3, 12). Se proprio gli avete dato ascolto e in lui siete stati istruiti, secondo la verità che è in Gesù (Ef 4, 21). E di essere trovato in lui, non con una mia giustizia derivante dalla legge, ma con quella che deriva dalla fede in Cristo, cioè con la giustizia che deriva da Dio, basata sulla fede (Fil 3, 9). Egli è prima di tutte le cose e tutte sussistono in lui (Col 1, 17). Perché piacque a Dio di fare abitare in lui ogni pienezza (Col 1, 19). Ben radicati e fondati in lui, saldi nella fede come vi è stato insegnato, abbondando nell’azione di grazie (Col 2, 7). E voi avete in lui parte alla sua pienezza, di lui cioè che è il capo di ogni Principato e di ogni Potestà (Col 2, 10). In lui voi siete stati anche circoncisi, di una circoncisione però non fatta da mano di uomo, mediante la spogliazione del nostro corpo di carne, ma della vera circoncisione di Cristo (Col 2, 11). Con lui infatti siete stati sepolti insieme nel battesimo, in lui siete anche stati insieme risuscitati per la fede nella potenza di Dio, che lo ha risuscitato dai morti (Col 2, 12). Perché sia glorificato il nome del Signore nostro Gesù in voi, e voi in lui, secondo la grazia del nostro Dio e del Signore Gesù Cristo (2Ts 1, 12). Ma appunto per questo ho ottenuto misericordia, perché Gesù Cristo ha voluto dimostrare in me, per primo, tutta la sua longanimità, a esempio di quanti avrebbero creduto in lui per avere la vita eterna (1Tm 1, 16).
Sappiamo bene che il nostro uomo vecchio è stato crocifisso con lui, perché fosse distrutto il corpo del peccato, e noi non fossimo più schiavi del peccato (Rm 6, 6). Ma se siamo morti con Cristo, crediamo che anche vivremo con lui (Rm 6, 8). Egli che non ha risparmiato il proprio Figlio, ma lo ha dato per tutti noi, come non ci donerà ogni cosa insieme con lui? (Rm 8, 32).
Ma chi si unisce al Signore forma con lui un solo spirito (1Cor 6, 17). Infatti egli fu crocifisso per la sua debolezza, ma vive per la potenza di Dio. E anche noi che siamo deboli in lui, saremo vivi con lui per la potenza di Dio nei vostri riguardi (2Cor 13, 4). Con lui ci ha anche risuscitati e ci ha fatti sedere nei cieli, in Cristo Gesù (Ef 2, 6). Con lui infatti siete stati sepolti insieme nel battesimo, in lui siete anche stati insieme risuscitati per la fede nella potenza di Dio, che lo ha risuscitato dai morti (Col 2, 12). Con lui Dio ha dato vita anche a voi, che eravate morti per i vostri peccati e per l’incirconcisione della vostra carne, perdonandoci tutti i peccati (Col 2, 13).
Quando si manifesterà Cristo, la vostra vita, allora anche voi sarete manifestati con lui nella gloria (Col 3, 4). Noi crediamo infatti che Gesù è morto e risuscitato; così anche quelli che sono morti, Dio li radunerà per mezzo di Gesù insieme con lui (1Ts 4, 14). Il quale è morto per noi, perché, sia che vegliamo sia che dormiamo, viviamo insieme con lui (1Ts 5, 10). Ora vi preghiamo, fratelli, riguardo alla venuta del Signore nostro Gesù Cristo e alla nostra riunione con lui (2Ts 2, 1).
Poiché da lui, grazie a lui e per lui sono tutte le cose. A lui la gloria nei secoli. Amen (Rm 11, 36). Per questo mi affatico e lotto, con la forza che viene da lui e che agisce in me con potenza (Col 1, 29).
salutate anche la comunità che si riunisce nella loro casa. Salutate il mio caro Epèneto, primizia dell’Asia per Cristo (Rm 16, 5). Noi fungiamo quindi da ambasciatori per Cristo, come se Dio esortasse per mezzo nostro. Vi supplichiamo in nome di Cristo: lasciatevi riconciliare con Dio (2Cor 5, 20). Perciò mi compiaccio nelle mie infermità, negli oltraggi, nelle necessità, nelle persecuzioni, nelle angosce sofferte per Cristo: quando sono debole, è allora che sono forte (2Cor 12, 10). Al punto che in tutto il pretorio e dovunque si sa che sono in catene per Cristo (Fil 1, 13). La tua partecipazione alla fede diventi efficace per la conoscenza di tutto il bene che si fa tra voi per Cristo (Fm 1, 6). Preferisco pregarti in nome della carità, così qual io sono, Paolo, vecchio, e ora anche prigioniero per Cristo Gesù (Fm 1, 9). Ti saluta Èpafra, mio compagno di prigionia per Cristo Gesù (Fm 1, 23).
Ma se siamo morti con Cristo, crediamo che anche vivremo con lui (Rm 6, 8). Sono stato crocifisso con Cristo e non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me. Questa vita nella carne, io la vivo nella fede del Figlio di Dio, che mi ha amato e ha dato se stesso per me (Gal 2, 20). Non avete più nulla a che fare con Cristo voi che cercate la giustificazione nella legge; siete decaduti dalla grazia (Gal 5, 4). Da morti che eravamo per i peccati, ci ha fatti rivivere con Cristo: per grazia infatti siete stati salvati (Ef 2, 5). Sono messo alle strette infatti tra queste due cose: da una parte il desiderio di essere sciolto dal corpo per essere con Cristo, il che sarebbe assai meglio (Fil 1, 23). Se pertanto siete morti con Cristo agli elementi del mondo, perché lasciarvi imporre, come se viveste ancora nel mondo…. (Col 2, 20). Se dunque siete risorti con Cristo, cercate le cose di lassù, dove si trova Cristo assiso alla destra di Dio (Col 3, 1). Voi infatti siete morti e la vostra vita è ormai nascosta con Cristo in Dio! (Col 3, 3).
O non sapete che quanti siamo stati battezzati in Cristo Gesù, siamo stati battezzati nella sua morte? (Rm 6, 3). Così anche voi consideratevi morti al peccato, ma viventi per Dio, in Cristo Gesù (Rm 6, 11). Perché il salario del peccato è la morte; ma il dono di Dio è la vita eterna in Cristo Gesù nostro Signore (Rm 6, 23). Non c’è dunque più nessuna condanna per quelli che sono in Cristo Gesù (Rm 8, 1). Poiché la legge dello Spirito che dá vita in Cristo Gesù ti ha liberato dalla legge del peccato e della morte (Rm 8, 2). Né potenze, né altezza né profondità, né alcun’altra creatura potrà mai separarci dall’amore di Dio, in Cristo Gesù, nostro Signore (Rm 8, 39). Dico la verità in Cristo, non mentisco, e la mia coscienza me ne dá testimonianza nello Spirito Santo (Rm 9, 1). Così anche noi, pur essendo molti, siamo un solo corpo in Cristo e ciascuno per la sua parte siamo membra gli uni degli altri (Rm 12, 5). Salutate Prisca e Aquila, miei collaboratori in Cristo Gesù; per salvarmi la vita essi hanno rischiato la loro testa (Rm 16, 3). Salutate Andronìco e Giunia, miei parenti e compagni di prigionia; sono degli apostoli insigni che erano in Cristo già prima di me (Rm 16, 7(, Salutate Urbano, nostro collaboratore in Cristo, e il mio caro Stachi (Rm 16, 9). Salutate Apelle che ha dato buona prova in Cristo. Salutate i familiari di Aristòbulo (Rm 16, 10).
Alla Chiesa di Dio che è in Corinto, a coloro che sono stati santificati in Cristo Gesù, chiamati ad essere santi insieme a tutti quelli che in ogni luogo invocano il nome del Signore nostro Gesù Cristo, Signore nostro e loro (1Cor 1, 2). Ringrazio continuamente il mio Dio per voi, a motivo della grazia di Dio che vi è stata data in Cristo Gesù (1Cor 1, 4). Ed è per lui che voi siete in Cristo Gesù, il quale per opera di Dio è diventato per noi sapienza, giustizia, santificazione e redenzione (1Cor 1, 30). Io, fratelli, sinora non ho potuto parlare a voi come a uomini spirituali, ma come ad esseri carnali, come a neonati in Cristo (1Cor 3, 1). Noi stolti a causa di Cristo, voi sapienti in Cristo; noi deboli, voi forti; voi onorati, noi disprezzati (1Cor 4, 10). Potreste infatti avere anche diecimila pedagoghi in Cristo, ma non certo molti padri, perché sono io che vi ho generato in Cristo Gesù, mediante il Vangelo (1Cor 4, 15). Per questo appunto vi ho mandato Timòteo, mio figlio diletto e fedele nel Signore: egli vi richiamerà alla memoria le vie che vi ho indicato in Cristo, come insegno dappertutto in ogni Chiesa (1Cor 4, 17). E anche quelli che sono morti in Cristo sono perduti (1Cor 15, 18). Se poi noi abbiamo avuto speranza in Cristo soltanto in questa vita, siamo da compiangere più di tutti gli uomini (1Cor 15, 19). E come tutti muoiono in Adamo, così tutti riceveranno la vita in Cristo (1Cor 15, 22). Ogni giorno io affronto la morte, come è vero che voi siete il mio vanto, fratelli, in Cristo Gesù nostro Signore! (1Cor 15, 31). La grazia del Signore Gesù sia con voi. Il mio amore con tutti voi in Cristo Gesù! (1Cor 16, 23).
E’ Dio stesso che ci conferma, insieme a voi, in Cristo, e ci ha conferito l’unzione (2Cor 1, 21). Siano rese grazie a Dio, il quale ci fa partecipare al suo trionfo in Cristo e diffonde per mezzo nostro il profumo della sua conoscenza nel mondo intero! (2Cor 2, 14). Noi non siamo infatti come quei molti che mercanteggiano la parola di Dio, ma con sincerità e come mossi da Dio, sotto il suo sguardo, noi parliamo in Cristo (2Cor 2, 17). Ma le loro menti furono accecate; infatti fino ad oggi quel medesimo velo rimane, non rimosso, alla lettura dell’Antico Testamento, perché è in Cristo che esso viene eliminato (2Cor 3, 14). Quindi se uno è in Cristo, è una creatura nuova; le cose vecchie sono passate, ecco ne sono nate di nuove (2Cor 5, 17). E’ stato Dio infatti a riconciliare a sé il mondo in Cristo, non imputando agli uomini le loro colpe e affidando a noi la parola della riconciliazione (2Cor 5, 19). Conosco un uomo in Cristo che, quattordici anni fa – se con il corpo o fuori del corpo non lo so, lo sa Dio – fu rapito fino al terzo cielo (2Cor 12, 2). Certo, da tempo vi immaginate che stiamo facendo la nostra difesa davanti a voi. Ma noi parliamo davanti a Dio, in Cristo, e tutto, carissimi, è per la vostra edificazione (2Cor 12, 19).
Ma ero sconosciuto personalmente alle Chiese della Giudea che sono in Cristo (Gal 1, 22). E questo proprio a causa dei falsi fratelli che si erano intromessi a spiare la libertà che abbiamo in Cristo Gesù, allo scopo di renderci schiavi (Gal 2, 4). Sapendo tuttavia che l’uomo non è giustificato dalle opere della legge ma soltanto per mezzo della fede in Gesù Cristo, abbiamo creduto anche noi in Gesù Cristo per essere giustificati dalla fede in Cristo e non dalle opere della legge; poiché dalle opere della legge non verrà mai giustificato nessuno” (Gal 2, 16). Se pertanto noi che cerchiamo la giustificazione in Cristo siamo trovati peccatori come gli altri, forse Cristo è ministro del peccato? Impossibile! (Gal 2, 17). Perché in Cristo Gesù la benedizione di Abramo passasse alle genti e noi ricevessimo la promessa dello Spirito mediante la fede (Gal 3, 14). Tutti voi infatti siete figli di Dio per la fede in Cristo Gesù (Gal 3, 26). Poiché quanti siete stati battezzati in Cristo, vi siete rivestiti di Cristo (Gal 3, 27). Non c’è più Giudeo né Greco; non c’è più schiavo né libero; non c’è più uomo né donna, poiché tutti voi siete uno in Cristo Gesù (Gal 3, 28). Poiché in Cristo Gesù non è la circoncisione che conta o la non circoncisione, ma la fede che opera per mezzo della carità (Gal 5, 6).
Paolo, apostolo di Gesù Cristo per volontà di Dio, ai santi che sono in Efeso, credenti in Cristo Gesù (Ef 1, 1). Benedetto sia Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo, che ci ha benedetti con ogni benedizione spirituale nei cieli, in Cristo (Ef 1, 3). Per realizzarlo nella pienezza dei tempi: il disegno cioè di ricapitolare in Cristo tutte le cose, quelle del cielo come quelle della terra (Ef 1, 10). Perché noi fossimo a lode della sua gloria, noi, che per primi abbiamo sperato in Cristo (Ef 1, 12). Che egli manifestò in Cristo, quando lo risuscitò dai morti e lo fece sedere alla sua destra nei cieli (Ef 1, 20). Con lui ci ha anche risuscitati e ci ha fatti sedere nei cieli, in Cristo Gesù (Ef 2, 6). Per mostrare nei secoli futuri la straordinaria ricchezza della sua grazia mediante la sua bontà verso di noi in Cristo Gesù (Ef 2, 7). Siamo infatti opera sua, creati in Cristo Gesù per le opere buone che Dio ha predisposto perché noi le praticassimo (Ef 2, 10). Ora invece, in Cristo Gesù, voi che un tempo eravate i lontani siete diventati i vicini grazie al sangue di Cristo (Ef 2, 13). Che i Gentili cioè sono chiamati, in Cristo Gesù, a partecipare alla stessa eredità, a formare lo stesso corpo, e ad essere partecipi della promessa per mezzo del Vangelo (Ef 3, 6). Secondo il disegno eterno che ha attuato in Cristo Gesù nostro Signore (Ef 3, 11). A lui la gloria nella Chiesa e in Cristo Gesù per tutte le generazioni, nei secoli dei secoli! Amen (Ef 3, 21). Siate invece benevoli gli uni verso gli altri, misericordiosi, perdonandovi a vicenda come Dio ha perdonato a voi in Cristo (Ef 4, 32).
Paolo e Timoteo, servi di Cristo Gesù, a tutti i santi in Cristo Gesù che sono a Filippi, con i vescovi e i diaconi (Fil 1, 1). Perché il vostro vanto nei miei riguardi cresca sempre più in Cristo, con la mia nuova venuta tra voi (Fil 1, 26). Perché a voi è stata concessa la grazia non solo di credere in Cristo; ma anche di soffrire per lui (Fil 1, 29). Se c’è pertanto qualche consolazione in Cristo, se c’è conforto derivante dalla carità, se c’è qualche comunanza di spirito, se ci sono sentimenti di amore e di compassione (Fil 2, 1). Abbiate in voi gli stessi sentimenti che furono in Cristo Gesù (Fil 2, 5). Siamo infatti noi i veri circoncisi, noi che rendiamo il culto mossi dallo Spirito di Dio e ci gloriamo in Cristo Gesù, senza avere fiducia nella carne (Fil 3, 3). e di essere trovato in lui, non con una mia giustizia derivante dalla legge, ma con quella che deriva dalla fede in Cristo, cioè con la giustizia che deriva da Dio, basata sulla fede (Fil 3, 9). Corro verso la mèta per arrivare al premio che Dio ci chiama a ricevere lassù, in Cristo Gesù (Fil 3, 14). E la pace di Dio, che sorpassa ogni intelligenza, custodirà i vostri cuori e i vostri pensieri in Cristo Gesù (Fil 4, 7). Il mio Dio, a sua volta, colmerà ogni vostro bisogno secondo la sua ricchezza con magnificenza in Cristo Gesù (Fil 4, 19). Salutate ciascuno dei santi in Cristo Gesù (Fil 4, 21).
Ai santi e fedeli fratelli in Cristo che dimorano in Colossi grazia a voi e pace da Dio, Padre nostro! (Col 1, 2). Per le notizie ricevute circa la vostra fede in Cristo Gesù, e la carità che avete verso tutti i santi (Col 1, 4). E’ lui infatti che noi annunziamo, ammonendo e istruendo ogni uomo con ogni sapienza, per rendere ciascuno perfetto in Cristo (Col 1, 28). Perché, anche se sono lontano con il corpo, sono tra voi con lo spirito e gioisco al vedere la vostra condotta ordinata e la saldezza della vostra fede in Cristo (Col 2, 5). E’ in Cristo che abita corporalmente tutta la pienezza della divinità (Col 2, 9).
Perché il Signore stesso, a un ordine, alla voce dell’arcangelo e al suono della tromba di Dio, discenderà dal cielo. E prima risorgeranno i morti in Cristo (1Ts 4, 16). In ogni cosa rendete grazie; questa è infatti la volontà di Dio in Cristo Gesù verso di voi (1Ts 5, 18).
Così la grazia del Signore nostro ha sovrabbondato insieme alla fede e alla carità che è in Cristo Gesù (1Tm 1, 14). Coloro infatti che avranno ben servito, si acquisteranno un grado onorifico e una grande sicurezza nella fede in Cristo Gesù (1Tm 3, 13). Per questo, pur avendo in Cristo piena libertà di comandarti ciò che devi fare (Fm 1, 8). Sì, fratello! Che io possa ottenere da te questo favore nel Signore; dá questo sollievo al mio cuore in Cristo! (Fm 1, 20).
Ma sono giustificati gratuitamente per la sua grazia, in virtù della redenzione realizzata da Cristo Gesù (Rm 3, 24). Vorrei infatti essere io stesso anàtema, separato da Cristo a vantaggio dei miei fratelli, miei consanguinei secondo la carne (Rm 9, 3). A Timòteo, mio vero figlio nella fede: grazia, misericordia e pace da Dio Padre e da Cristo Gesù Signore nostro (1Tm 1, 2). A Tito, mio vero figlio nella fede comune: grazia e pace da Dio Padre e da Cristo Gesù, nostro salvatore (Tt 1, 4).
Al centro della nostra fede necessariamente dovrà essere collocato Gesù Signore. Per Lui è stata resa possibile la creazione a motivo della redenzione alla quale Lui già si era consacrato nell’eternità. Lui non è il Redentore frutto del peccato. È invece la creazione frutto della sua Redenzione eterna. Cristo ha scelto la Croce da Figlio Eterno del Padre, quando ancora non si era incarnato. È questa la profondità del suo amore per noi, l’abisso della sua eterna carità. Per questo Lui si consegna volontariamente alla morte. Essa fa parte della sua volontà eterna di salvare l’umanità. Per questa volontà eterna, Gesù è posto al centro della creazione, della redenzione, della giustificazione. È posto al centro del tempo e dell’eternità. Tutto è in Lui, per Lui, in Lui, da Lui. Lui è il Principio eterno e storico dell’intelligenza di Dio e della creazione.
La volontà di offrirsi volontariamente alla morte Gesù la manifesta molte volte.
«Il Figlio dell’uomo – disse – deve soffrire molto, essere rifiutato dagli anziani, dai capi dei sacerdoti e dagli scribi, venire ucciso e risorgere il terzo giorno». Poi, a tutti, diceva: «Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce ogni giorno e mi segua. Chi vuole salvare la propria vita, la perderà, ma chi perderà la propria vita per causa mia, la salverà. Infatti, quale vantaggio ha un uomo che guadagna il mondo intero, ma perde o rovina se stesso? Chi si vergognerà di me e delle mie parole, di lui si vergognerà il Figlio dell’uomo quando verrà nella gloria sua e del Padre e degli angeli santi. In verità io vi dico: vi sono alcuni, qui presenti, che non morranno prima di aver visto il regno di Dio» (Lc 9,22-27).
Mentre tutti erano ammirati di tutte le cose che faceva, disse ai suoi discepoli: «Mettetevi bene in mente queste parole: il Figlio dell’uomo sta per essere consegnato nelle mani degli uomini». Essi però non capivano queste parole: restavano per loro così misteriose che non ne coglievano il senso, e avevano timore di interrogarlo su questo argomento (Lc 9,43-45).
Mentre stavano compiendosi i giorni in cui sarebbe stato elevato in alto, egli prese la ferma decisione di mettersi in cammino verso Gerusalemme e mandò messaggeri davanti a sé. Questi si incamminarono ed entrarono in un villaggio di Samaritani per preparargli l’ingresso. Ma essi non vollero riceverlo, perché era chiaramente in cammino verso Gerusalemme. Quando videro ciò, i discepoli Giacomo e Giovanni dissero: «Signore, vuoi che diciamo che scenda un fuoco dal cielo e li consumi?». Si voltò e li rimproverò. E si misero in cammino verso un altro villaggio (Lc 9,51-55).
Sono venuto a gettare fuoco sulla terra, e quanto vorrei che fosse già acceso! Ho un battesimo nel quale sarò battezzato, e come sono angosciato finché non sia compiuto! (Lc 12,49-50).
Per questo amore eterno del Figlio verso il Padre, il Padre lo pone come principio di vita e di esistenza, di grazia e di verità, sapienza e amore di tutta la creazione che ancora non esiste, ma che inizierà ad esistere per Lui, in vista di Lui, in Lui, da Lui. Senza Cristo nulla si conosce di Dio, dell’uomo, delle cose, del tempo, dell’eternità. È Lui la sola luce di ogni nostra vera conoscenza. Se ci lasciamo illuminare da Lui, vediamo. Se rifiutiamo Lui cadiamo nelle tenebre dell’immanenza, vediamo il minuscolo punto infinitesimale della nostra umana e terrena esistenza, ma senza comprendere nulla di esso. Tutti i grandi problemi che affliggono ogni giorno l’umanità sono il frutto di questa cecità che non vede la linea nella quale ogni uomo è posto.
Cristo Gesù dell’intero creato, del tempo e dell’eternità, è più che l’anima per l’uomo. Come l’uomo senz’anima è morto, così tutta la creazione, senza Cristo è avvolta da ogni morte. Oggi noi stiamo assistendo a questa lenta, ma inesorabile morte della nostra umanità a causa della sua volontà di abolire Cristo dalla sua vita. In questo la Chiesa ha la sua parte di responsabilità perché anche lei ha ridimensionato Cristo Signore, relativizzandolo in ordine al mistero della salvezza, affermando che ogni religione è via che conduce a Dio, anziché dire che è via che deve necessariamente portare a Gesù Signore, la sola ed unica via che conduce al Padre. Quando si sposta l’asse della bussola anche di un solo grado, alla fine ci si trova in luoghi opposti a quelli che si desiderava raggiungere. La Chiesa ha spostato l’ago di Cristo ed è responsabile dinanzi a Dio della disumanizzazione dell’intera umanità.
Cristo invece deve essere posto sempre al cuore di ogni problema. Non c’è problema che non debba essere esaminato in Lui, da Lui, per Lui, con Lui, dalla sua luce e dalla sua grazia, con la sua sapienza e saggezza, con la sua intelligenza e consiglio che Lui sempre ci dona, donandoci il suo Santo Spirito. Oggi è giusto che noi diciamo una sola parola: la creazione è stata resa possibile perché Cristo Gesù ha reso possibile per il suo amore la redenzione dell’uomo. Se Lui non avesse reso possibile la redenzione, il Padre celeste mai avrebbe provveduto alla creazione dell’umanità. Dopo il peccato non avrebbe potuto intervenire nell’umanità per la sua salvezza. Gli mancava l’autore della redenzione per espiazione vicaria. L’umanità sarebbe stata condannata per sempre a rimanere nella morte eterna. Morte dell’anima, dello spirito, del corpo. Morte nel tempo e nell’eternità. Morte ad ogni sapienza, saggezza, intelligenza. Per Cristo e grazie a Lui, l’uomo può ritornare nella sua verità della sua origine, anzi in una verità ancora più grande. Il mistero di Cristo Signore è eternamente oltre la nostra mente.
Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli, Santi, aiutateci a conoscere Cristo.
Uno stuolo di cammelli ti invaderà
L’Evangelista Matteo vede nella venuta dei Magi in Gerusalemme il compimento di questa profezia. Ma chi sono i Magi nel pensiero dello Spirito Santo che ha ispirato l’Evangelista a scrivere quell’evento? Qual è il significato di questa venuta?
Nato Gesù a Betlemme di Giudea, al tempo del re Erode, ecco, alcuni Magi vennero da oriente a Gerusalemme e dicevano: «Dov’è colui che è nato, il re dei Giudei? Abbiamo visto spuntare la sua stella e siamo venuti ad adorarlo». All’udire questo, il re Erode restò turbato e con lui tutta Gerusalemme. Riuniti tutti i capi dei sacerdoti e gli scribi del popolo, si informava da loro sul luogo in cui doveva nascere il Cristo. Gli risposero: «A Betlemme di Giudea, perché così è scritto per mezzo del profeta: E tu, Betlemme, terra di Giuda, non sei davvero l’ultima delle città principali di Giuda: da te infatti uscirà un capo che sarà il pastore del mio popolo, Israele».
Allora Erode, chiamati segretamente i Magi, si fece dire da loro con esattezza il tempo in cui era apparsa la stella e li inviò a Betlemme dicendo: «Andate e informatevi accuratamente sul bambino e, quando l’avrete trovato, fatemelo sapere, perché anch’io venga ad adorarlo».
Udito il re, essi partirono. Ed ecco, la stella, che avevano visto spuntare, li precedeva, finché giunse e si fermò sopra il luogo dove si trovava il bambino. Al vedere la stella, provarono una gioia grandissima. Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre, si prostrarono e lo adorarono. Poi aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono oro, incenso e mirra. Avvertiti in sogno di non tornare da Erode, per un’altra strada fecero ritorno al loro paese (Mt 2,1-12).
Questo racconto si riveste di un contenuto altamente simbolico. Il Padre celeste in modo invisibile orienta ogni uomo a Cristo Signore per opera del suo Santo Spirito. Nessun uomo è privato del dono dell’orientamento a Cristo. Spetta poi alla Chiesa prendere per mano tutti coloro che il Signore manda e portarli nel suo seno, nutrendoli di Cristo, nello Spirito Santo, per poterli consegnare al Padre redenti e santificati.
Noi sappiamo che l’opera del Padre nello Spirito del Signore è ininterrotta. Sappiamo però che spesso in questa opera chi è carente è la Chiesa, come allora sono stati carenti gli scribi. La stella era scomparsa. Gli scribi avrebbero dovuto svolgere la missione della stella. Invece essi hanno mandato a Betlemme. Non hanno accompagnato i Magi perché potessero incontrarsi con il Salvatore del mondo.
Àlzati, rivestiti di luce, perché viene la tua luce, la gloria del Signore brilla sopra di te. Poiché, ecco, la tenebra ricopre la terra, nebbia fitta avvolge i popoli; ma su di te risplende il Signore, la sua gloria appare su di te. Cammineranno le genti alla tua luce, i re allo splendore del tuo sorgere.
Alza gli occhi intorno e guarda: tutti costoro si sono radunati, vengono a te. I tuoi figli vengono da lontano, le tue figlie sono portate in braccio. Allora guarderai e sarai raggiante, palpiterà e si dilaterà il tuo cuore, perché l’abbondanza del mare si riverserà su di te, verrà a te la ricchezza delle genti.
Uno stuolo di cammelli ti invaderà, dromedari di Madian e di Efa, tutti verranno da Saba, portando oro e incenso e proclamando le glorie del Signore. Tutte le greggi di Kedar si raduneranno presso di te, i montoni di Nebaiòt saranno al tuo servizio, saliranno come offerta gradita sul mio altare; renderò splendido il tempio della mia gloria. Chi sono quelle che volano come nubi e come colombe verso le loro colombaie? Sono le isole che sperano in me, le navi di Tarsis sono in prima fila, per portare i tuoi figli da lontano, con argento e oro, per il nome del Signore, tuo Dio, per il Santo d’Israele, che ti onora.
Stranieri ricostruiranno le tue mura, i loro re saranno al tuo servizio, perché nella mia ira ti ho colpito, ma nella mia benevolenza ho avuto pietà di te. Le tue porte saranno sempre aperte, non si chiuderanno né di giorno né di notte, per lasciare entrare in te la ricchezza delle genti e i loro re che faranno da guida. Perché la nazione e il regno che non vorranno servirti periranno, e le nazioni saranno tutte sterminate.
La gloria del Libano verrà a te, con cipressi, olmi e abeti, per abbellire il luogo del mio santuario, per glorificare il luogo dove poggio i miei piedi. Verranno a te in atteggiamento umile i figli dei tuoi oppressori; ti si getteranno proni alle piante dei piedi quanti ti disprezzavano. Ti chiameranno «Città del Signore», «Sion del Santo d’Israele».
Dopo essere stata derelitta, odiata, senza che alcuno passasse da te, io farò di te l’orgoglio dei secoli, la gioia di tutte le generazioni. Tu succhierai il latte delle genti, succhierai le ricchezze dei re. Saprai che io sono il Signore, il tuo salvatore e il tuo redentore, il Potente di Giacobbe. Farò venire oro anziché bronzo, farò venire argento anziché ferro, bronzo anziché legno, ferro anziché pietre. Costituirò tuo sovrano la pace, tuo governatore la giustizia.
Non si sentirà più parlare di prepotenza nella tua terra, di devastazione e di distruzione entro i tuoi confini. Tu chiamerai salvezza le tue mura e gloria le tue porte. Il sole non sarà più la tua luce di giorno, né ti illuminerà più lo splendore della luna. Ma il Signore sarà per te luce eterna, il tuo Dio sarà il tuo splendore. Il tuo sole non tramonterà più né la tua luna si dileguerà, perché il Signore sarà per te luce eterna; saranno finiti i giorni del tuo lutto.
Il tuo popolo sarà tutto di giusti, per sempre avranno in eredità la terra, germogli delle piantagioni del Signore, lavoro delle sue mani per mostrare la sua gloria. Il più piccolo diventerà un migliaio, il più insignificante un’immensa nazione; io sono il Signore: a suo tempo, lo farò rapidamente (Is 60,1-22).
San Paolo ci insegna che all’opera invisibile del Padre per mezzo dello Spirito Santo – e lui stesso è stato opera invisibile del Padre per mezzo dello Spirito sulla via di Damasco – sempre si deve aggiungere l’opera visibile della Chiesa. Il Padre manda ai discepoli, i discepoli aggregano alla Chiesa, aggregando alla Chiesa, aggregano a Cristo. Senza l’opera dei discepoli, l’opera del Signore fallisce. Manca lo strumento umano per dare completezza al suo amore che è sempre attento, sempre vigile, sempre occupato nel cercare coloro che devono essere salvati.
L’amore del Cristo infatti ci possiede; e noi sappiamo bene che uno è morto per tutti, dunque tutti sono morti. Ed egli è morto per tutti, perché quelli che vivono non vivano più per se stessi, ma per colui che è morto e risorto per loro. Cosicché non guardiamo più nessuno alla maniera umana; se anche abbiamo conosciuto Cristo alla maniera umana, ora non lo conosciamo più così. Tanto che, se uno è in Cristo, è una nuova creatura; le cose vecchie sono passate; ecco, ne sono nate di nuove.
Tutto questo però viene da Dio, che ci ha riconciliati con sé mediante Cristo e ha affidato a noi il ministero della riconciliazione. Era Dio infatti che riconciliava a sé il mondo in Cristo, non imputando agli uomini le loro colpe e affidando a noi la parola della riconciliazione. In nome di Cristo, dunque, siamo ambasciatori: per mezzo nostro è Dio stesso che esorta. Vi supplichiamo in nome di Cristo: lasciatevi riconciliare con Dio. Colui che non aveva conosciuto peccato, Dio lo fece peccato in nostro favore, perché in lui noi potessimo diventare giustizia di Dio.
Poiché siamo suoi collaboratori, vi esortiamo a non accogliere invano la grazia di Dio. Egli dice infatti: Al momento favorevole ti ho esaudito e nel giorno della salvezza ti ho soccorso. Ecco ora il momento favorevole, ecco ora il giorno della salvezza! Da parte nostra non diamo motivo di scandalo a nessuno, perché non venga criticato il nostro ministero; ma in ogni cosa ci presentiamo come ministri di Dio con molta fermezza: nelle tribolazioni, nelle necessità, nelle angosce, nelle percosse, nelle prigioni, nei tumulti, nelle fatiche, nelle veglie, nei digiuni; con purezza, con sapienza, con magnanimità, con benevolenza, con spirito di santità, con amore sincero, con parola di verità, con potenza di Dio; con le armi della giustizia a destra e a sinistra; nella gloria e nel disonore, nella cattiva e nella buona fama; come impostori, eppure siamo veritieri; come sconosciuti, eppure notissimi; come moribondi, e invece viviamo; come puniti, ma non uccisi; come afflitti, ma sempre lieti; come poveri, ma capaci di arricchire molti; come gente che non ha nulla e invece possediamo tutto! (2Cor 5,14-6,10).
Per questo io, Paolo, il prigioniero di Cristo per voi pagani… penso che abbiate sentito parlare del ministero della grazia di Dio, a me affidato a vostro favore: per rivelazione mi è stato fatto conoscere il mistero, di cui vi ho già scritto brevemente. Leggendo ciò che ho scritto, potete rendervi conto della comprensione che io ho del mistero di Cristo. Esso non è stato manifestato agli uomini delle precedenti generazioni come ora è stato rivelato ai suoi santi apostoli e profeti per mezzo dello Spirito: che le genti sono chiamate, in Cristo Gesù, a condividere la stessa eredità, a formare lo stesso corpo e ad essere partecipi della stessa promessa per mezzo del Vangelo, del quale io sono divenuto ministro secondo il dono della grazia di Dio, che mi è stata concessa secondo l’efficacia della sua potenza. A me, che sono l’ultimo fra tutti i santi, è stata concessa questa grazia: annunciare alle genti le impenetrabili ricchezze di Cristo e illuminare tutti sulla attuazione del mistero nascosto da secoli in Dio, creatore dell’universo, affinché, per mezzo della Chiesa, sia ora manifestata ai Principati e alle Potenze dei cieli la multiforme sapienza di Dio, secondo il progetto eterno che egli ha attuato in Cristo Gesù nostro Signore, nel quale abbiamo la libertà di accedere a Dio in piena fiducia mediante la fede in lui. Vi prego quindi di non perdervi d’animo a causa delle mie tribolazioni per voi: sono gloria vostra.
Per questo io piego le ginocchia davanti al Padre, dal quale ha origine ogni discendenza in cielo e sulla terra, perché vi conceda, secondo la ricchezza della sua gloria, di essere potentemente rafforzati nell’uomo interiore mediante il suo Spirito. Che il Cristo abiti per mezzo della fede nei vostri cuori, e così, radicati e fondati nella carità, siate in grado di comprendere con tutti i santi quale sia l’ampiezza, la lunghezza, l’altezza e la profondità, e di conoscere l’amore di Cristo che supera ogni conoscenza, perché siate ricolmi di tutta la pienezza di Dio.
A colui che in tutto ha potere di fare molto più di quanto possiamo domandare o pensare, secondo la potenza che opera in noi, a lui la gloria nella Chiesa e in Cristo Gesù per tutte le generazioni, nei secoli dei secoli! Amen (Ef 3,1-21).
Io dunque, prigioniero a motivo del Signore, vi esorto: comportatevi in maniera degna della chiamata che avete ricevuto, con ogni umiltà, dolcezza e magnanimità, sopportandovi a vicenda nell’amore, avendo a cuore di conservare l’unità dello spirito per mezzo del vincolo della pace. Un solo corpo e un solo spirito, come una sola è la speranza alla quale siete stati chiamati, quella della vostra vocazione; un solo Signore, una sola fede, un solo battesimo. Un solo Dio e Padre di tutti, che è al di sopra di tutti, opera per mezzo di tutti ed è presente in tutti (Ef 4,1-6).
Le Genti, chiamate dal Padre per vie misteriose che solo la persona che li riceve riesce a percepire, accorrono. Bussano alle porte della Nuova Gerusalemme del Signore, che è la Chiesa. Se questa tiene sbarrate le porte, nessuno di certo vi potrà mai entrare. Se però le Genti vengono e i figli della Chiesa non accolgono, esse ritornano nella loro paganità. Hanno bussato. Nessuno ha aperto. Sono entrate, nessuno le ha accolte. Il lavoro del Padre è stato vano, inutile riguardo alla conversione dei popoli e delle nazioni. Non è stato vano invece per il Signore. Ora può condannare giustamente come omissivi tutti coloro che non hanno aperto le porte del loro cuore alle persone che il Signore aveva loro mandato per far conoscere Cristo Gesù, la sua grazia, la sua luce, la sua Parola, per ricevere in dono la vita eterna e lo Spirito Santo.
La Chiesa è obbligata non solo ad andare per il mondo a predicare il Vangelo. Deve vivere sempre nello Spirito Santo, perché solo lo Spirito del Signore è per essa sapienza, consiglio, fortezza, scienza, intelletto, pietà, timore di Dio. Solo con lo Spirito saprà sempre cosa fare e come farlo. Se i figli della Chiesa non crescono in santità, lo Spirito Santo si spegne in essi e la loro opera sarà sempre umana e mai divina, della terra e non del cielo, per il tempo e non per l’eternità, per il corpo e non per lo spirito. Come Cristo Gesù teneva sempre aperte le porte del suo cuore perché Lui e lo Spirito erano una cosa sola, così deve potersi sempre dire di ogni discepolo di Gesù. Lui e lo Spirito devono sempre essere una cosa sola. Lo Spirito porta il discepolo e il discepolo porta lo Spirito. Se il discepolo non porta lo Spirito, dallo Spirito non è portato e la sua missione non sarà mai secondo la volontà del suo Signore.
La Chiesa, Santa Gerusalemme di Cristo Gesù, deve avere le sue dodici porte sempre aperte. Mai esse dovranno risultare chiuse. Le modalità per chiudere le sue porte sono infinite. Anche la non crescita in sapienza chiude le porte. La mancanza di consiglio immediato chiude le porte. Il poco timore di Dio chiude le porte. Una disattenzione o distrazione chiude le porte. L’ignoranza delle cose di Dio chiude le porte. Così come chiudono le porte la mancanza di verità, carità, misericordia, giustizia. Ogni vizio che il cristiano acquisisce chiude le porte alla conversione. Oggi le porte sono quasi tutte chiuse dallo scandalo. Esso è più che catenaccio che si pone perché non vengano aperte in eterno. Per ogni porta che noi chiudiamo, il Signore chiude per noi una porta del suo Paradiso, della sua eternità beata. Nulla ci conduce all’inferno più di un’anima che si perde perché noi le abbiamo chiuso le porte con le nostre infinite stoltezze o anche con l’annunzio di una religione che non è quella di Cristo Gesù, perché costruita e modellata sulla nostra persona, priva di ogni conformazione al cuore del Signore.
Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli, Santi, fateci veri missionari di Gesù.