Il padrone ebbe compassione di quel servo

Come l’ossigeno è la vita del corpo, così il perdono è la vita dello spirito e dell’anima. Come un corpo senza ossigeno muore, così l’anima e lo spirito senza perdono muoiono. Il perdono è insieme ricevuto e dato. Nella Legge del Signore il perdono ricevuto obbliga al perdono da dare. Il perdono dato è certezza del perdono da ricevere da parte del Signore. Nessuno pensi che il Signore perdoni il suo peccato, se lui non perdona di cuore i suoi fratelli. Questa legge che è universale, che vale per ogni uomo, è ben diversa dalla legge data per il cristiano. A questa legge universale, al cristiano il Signore aggiunge altre due note essenziali. Lui deve recarsi dall’offensore e offrire il suo perdono, allo stesso modo che Dio si è recato dall’uomo, dopo il peccato e gli ha offerto il suo perdono. Questa è la prima nota. Poi ad essa si aggiunge la seconda: come Dio in Cristo Gesù, nel suo corpo, ha espiato il peccato dell’umanità, così anche il cristiano, divenuto corpo di Cristo, deve offrire il suo corpo a Dio per l’espiazione dei peccati del mondo. Non solo il cristiano deve perdonare, lui deve farsi sacrificio, oblazione, olocausto di amore per la remissione dei peccati. È missione altissima quella del cristiano. È questa sua altissima vocazione che fa sì che il cristiano sia differente da qualsiasi altro uomo. Lui si fa dono a Dio perché vengano perdonati i peccati di ogni altro uomo. È chiaro che tutto questo avviene in Cristo, con Cristo, per Cristo, nella più pura obbedienza ad ogni Parola del Signore. Ecco perché Gesù risponde a Pietro che non si deve perdonare sette volte, ma settanta volte sette. Se il cristiano si fa olocausto per la remissione dei peccati, non può contare quante volte deve perdonare. Lui non perdona. Lui è vittima, olocausto, sacrificio perché ogni peccato venga perdonato. È missione altissima. Lui è chiamato a vivere la stessa missione di Gesù Signore.

In verità io vi dico ancora: se due di voi sulla terra si metteranno d’accordo per chiedere qualunque cosa, il Padre mio che è nei cieli gliela concederà. Perché dove sono due o tre riuniti nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro». Allora Pietro gli si avvicinò e gli disse: «Signore, se il mio fratello commette colpe contro di me, quante volte dovrò perdonargli? Fino a sette volte?». E Gesù gli rispose: «Non ti dico fino a sette volte, ma fino a settanta volte sette. Per questo, il regno dei cieli è simile a un re che volle regolare i conti con i suoi servi. Aveva cominciato a regolare i conti, quando gli fu presentato un tale che gli doveva diecimila talenti. Poiché costui non era in grado di restituire, il padrone ordinò che fosse venduto lui con la moglie, i figli e quanto possedeva, e così saldasse il debito. Allora il servo, prostrato a terra, lo supplicava dicendo: “Abbi pazienza con me e ti restituirò ogni cosa”. Il padrone ebbe compassione di quel servo, lo lasciò andare e gli condonò il debito.

Appena uscito, quel servo trovò uno dei suoi compagni, che gli doveva cento denari. Lo prese per il collo e lo soffocava, dicendo: “Restituisci quello che devi!”. Il suo compagno, prostrato a terra, lo pregava dicendo: “Abbi pazienza con me e ti restituirò”. Ma egli non volle, andò e lo fece gettare in prigione, fino a che non avesse pagato il debito. Visto quello che accadeva, i suoi compagni furono molto dispiaciuti e andarono a riferire al loro padrone tutto l’accaduto. Allora il padrone fece chiamare quell’uomo e gli disse: “Servo malvagio, io ti ho condonato tutto quel debito perché tu mi hai pregato. Non dovevi anche tu aver pietà del tuo compagno, così come io ho avuto pietà di te?”. Sdegnato, il padrone lo diede in mano agli aguzzini, finché non avesse restituito tutto il dovuto. Così anche il Padre mio celeste farà con voi se non perdonerete di cuore, ciascuno al proprio fratello» (Mt 18,19-35).

La parabola rivela la grandissima differenza che caratterizza la nostra colpa verso Dio e la colpa del fratello verso di noi. Il nostro debito presso Dio mai potrà essere soddisfatto. Può essere solo perdonato. Solo Dio può soddisfare un debito così alto. Cristo Gesù, Dio, lo soddisfa offrendo il suo corpo in sacrificio per il perdono dei peccati. Il debito del fratello verso di noi si può sempre soddisfare. È un’offesa della carne verso la carne, del peccatore verso il peccatore, della fragilità verso la fragilità. Se l’uomo chiede a Dio il perdono per i suoi peccati, deve anche concedere lui il perdono a quanti lo hanno offeso. Lui non può soddisfare il debito verso Dio. Il debito dell’uomo verso l’uomo può essere soddisfatto. Invece spesso l’uomo si accosta al Signore e a Lui chiede perdono. Esce dal perdono ottenuto e si rifiuta di dare lui il perdono. Questa procedura non è gradita al Signore. Se l’uomo non perdona, neanche Lui perdonerà. Ma se Lui non perdonerà, si aprono per l’uomo le porte della perdizione eterna. Non c’è salvezza eterna per chi non perdona. Questa verità ci obbliga a trasportare ogni relazione dell’uomo con l’uomo in ambito soprannaturale. Non solo in ordine al perdono, ma in ogni altra relazione, compresa la misericordia. Dio non elargisce la sua misericordia per chi non è misericordioso. La più triste delle povertà oggi è aver tutto ridotto a misera e meschina immanenza. O eleviamo la religione di Cristo Gesù nella sua purissima trascendenza, nella quale l’ha collocata Gesù Signore, o siamo i più grandi traditori di essa. Falsificare la sola vera religione della terra, che è costata a Dio il sangue del Figlio suo, è gravissimo sacrilegio. È il disprezzo di un così grande dono. O portiamo tutto sul piano trascendente e soprannaturale, o saremo i più miseri di tutti gli uomini. Da creatori di speranza diveniamo distruttori di essa.

Madre del Signore, Angeli, Santi, aiutateci a portare tutto in Dio, per Cristo, nello Spirito.