vangelo del giorno

Il vostro maestro non paga la tassa?

13 AGOSTO (Mt 17,22-27)

La tassa per il tempio di Gerusalemme ha radice storiche che risalgono nella notte dei tempi. Ogni buon Israelita si sottometteva ad essa, contribuendo secondo le sue necessità. D’altronde era la Casa di Dio ed essa meritava di essere custodita con grande decoro. I profeti sempre prestavano attenzione al tempio e alla vita che si svolgeva in esso. Intervenivano in suo favore, prendendo le sue difese.
Quando divenne re, Ioas aveva sette anni; regnò quarant’anni a Gerusalemme. Sua madre, di Bersabea, si chiamava Sibìa. Ioas fece ciò che è retto agli occhi del Signore finché visse il sacerdote Ioiadà. Ioiadà gli diede due mogli ed egli generò figli e figlie. In seguito, Ioas decise di restaurare il tempio del Signore. Radunò i sacerdoti e i leviti e disse loro: «Andate nelle città di Giuda e raccogliete ogni anno da tutto Israele denaro per restaurare il tempio del vostro Dio. Cercate di sollecitare il lavoro». Ma i leviti non mostrarono nessuna fretta. Allora il re convocò Ioiadà, il capo, e gli disse: «Perché non hai richiesto ai leviti che portassero da Giuda e da Gerusalemme la tassa prescritta da Mosè, servo del Signore, e fissata dall’assemblea d’Israele per la tenda della Testimonianza? L’empia Atalia, infatti, e i suoi adepti hanno dilapidato il tempio di Dio; hanno adoperato per i Baal perfino tutte le cose consacrate del tempio del Signore». Per ordine del re fecero una cassa, che posero alla porta del tempio del Signore, all’esterno. Quindi fecero un proclama in Giuda e a Gerusalemme, perché si portasse al Signore la tassa imposta da Mosè, servo di Dio, a Israele nel deserto. Tutti i comandanti e tutto il popolo si rallegrarono e portarono il denaro, che misero nella cassa fino a riempirla. Quando la cassa veniva portata per l’ispezione regale affidata ai leviti ed essi vedevano che c’era molto denaro, allora veniva lo scriba del re e l’ispettore del sommo sacerdote, vuotavano la cassa, quindi la prendevano e la ricollocavano al suo posto. Facevano così ogni giorno e così misero insieme molto denaro. Il re e Ioiadà lo diedero agli esecutori dei lavori addetti al tempio del Signore ed essi impegnarono scalpellini e falegnami per il restauro del tempio del Signore; anche lavoratori del ferro e del bronzo si misero al lavoro per riparare il tempio del Signore. Gli esecutori dei lavori si misero all’opera e nelle loro mani le riparazioni progredirono; essi riportarono il tempio di Dio in buono stato e lo consolidarono. Quando ebbero finito, portarono davanti al re e a Ioiadà il resto del denaro e con esso fecero arredi per il tempio del Signore: vasi per il servizio e per gli olocausti, coppe e altri oggetti d’oro e d’argento. Finché visse Ioiadà, si offrirono sempre olocausti nel tempio del Signore. Ioiadà, divenuto vecchio e sazio di anni, morì a centotrenta anni. Lo seppellirono nella Città di Davide con i re, perché aveva agito bene in Israele per il servizio del Signore e per il suo tempio. (2Cro 24,1-16).
Oggi a Gesù viene chiesto di pagare la tassa per il tempio. Gesù si serve di questa richiesta per svelare il suo mistero, per dirci qual è la vera relazione che esiste tra Lui e il Padre. Lui è il Figlio del Padre e come tale non deve pagare alcuna tassa. Gesù non è figlio adottivo del Padre, non è figlio per creazione e neanche perché fa parte del popolo dell’Alleanza. Gesù è figlio per generazione eterna, perché Luce da Luce, generato, non creato, della stessa sostanza del Padre. Questa è la figliolanza di Gesù.

Mentre si trovavano insieme in Galilea, Gesù disse loro: «Il Figlio dell’uomo sta per essere consegnato nelle mani degli uomini e lo uccideranno, ma il terzo giorno risorgerà». Ed essi furono molto rattristati. Quando furono giunti a Cafàrnao, quelli che riscuotevano la tassa per il tempio si avvicinarono a Pietro e gli dissero: «Il vostro maestro non paga la tassa?». Rispose: «Sì». Mentre entrava in casa, Gesù lo prevenne dicendo: «Che cosa ti pare, Simone? I re della terra da chi riscuotono le tasse e i tributi? Dai propri figli o dagli estranei?». Rispose: «Dagli estranei». E Gesù replicò: «Quindi i figli sono liberi. Ma, per evitare di scandalizzarli, va’ al mare, getta l’amo e prendi il primo pesce che viene su, aprigli la bocca e vi troverai una moneta d’argento. Prendila e consegnala loro per me e per te».

Pur non dovendo pagare la tassa, Gesù si sottomette ad essa per non scandalizzare i piccoli nella fede. Così agendo, insegna ad ogni suo discepolo di essere sempre irreprensibile. Nessuno deve dire qualcosa di non onesto, non buono, non giusto, non vero, non santo, sulla sua persona, sulla sua fede, sulla sua moralità. Oggi Gesù ci insegna che il buon nome va sempre coltivato con somma attenzione.
Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli, Santi, liberateci da ogni scandalo.