vangelo del giorno

L’altro discepolo corse più veloce di Pietro

27 DICEMBRE (Gv 20,2-8)

Maria di Magdala dice a Simon Pietro e all’altro discepolo, quello che Gesù amava, che il Signore era stato portato via dal sepolcro e che esse, le donne, non sapevano dove era stato posto, e subito Pietro con l’altro discepolo si recano al sepolcro. Non vanno camminando, ma correndo. Giovanni è molto più giovane di Pietro e giunge per primo. Si ferma, non entra, attende che arrivi Pietro. Vuole che la loro testimonianza sia perfetta e mai potrà esserlo sul fondamento di un solo testimone. Inoltre Pietro è l’autorità costituita da Cristo Gesù ed è giusto che sia lui il primo testimone e il primo garante della risurrezione di Gesù Signore.

Pietro e Giovanni sono due figure del cristiano. Pietro è figura del cristiano lento, che giunge alla verità di Cristo attraverso un percorso faticoso, difficile, quasi impossibile. Però vi giunge, facendosi ogni giorno violenza a se stesso. La fede di Pietro è faticosa, è un duro lavoro. È fatta anche di tanta ostinazione, tanta incredulità. Lui è stato Satana anche per Gesù Signore. Di sicuro la caduta nel cortile del sommo sacerdote è stato per lui passaggio cruciale necessario. Ma non per questo finì la sua lentezza. Gli atti degli Apostoli ce lo mostrano ancora assai lento, quasi riluttante, diffidente al momento dell’apertura della porta dei pagani alla fede.

Il giorno dopo, mentre quelli erano in cammino e si avvicinavano alla città, Pietro, verso mezzogiorno, salì sulla terrazza a pregare. Gli venne fame e voleva prendere cibo. Mentre glielo preparavano, fu rapito in estasi: vide il cielo aperto e un oggetto che scendeva, simile a una grande tovaglia, calata a terra per i quattro capi. In essa c’era ogni sorta di quadrupedi, rettili della terra e uccelli del cielo. Allora risuonò una voce che gli diceva: «Coraggio, Pietro, uccidi e mangia!». Ma Pietro rispose: «Non sia mai, Signore, perché io non ho mai mangiato nulla di profano o di impuro». E la voce di nuovo a lui: «Ciò che Dio ha purificato, tu non chiamarlo profano». Questo accadde per tre volte; poi d’un tratto quell’oggetto fu risollevato nel cielo. Mentre Pietro si domandava perplesso, tra sé e sé, che cosa significasse ciò che aveva visto, ecco gli uomini inviati da Cornelio: dopo aver domandato della casa di Simone, si presentarono all’ingresso, chiamarono e chiesero se Simone, detto Pietro, fosse ospite lì. Pietro stava ancora ripensando alla visione, quando lo Spirito gli disse: «Ecco, tre uomini ti cercano; 20àlzati, scendi e va’ con loro senza esitare, perché sono io che li ho mandati». Pietro scese incontro a quegli uomini e disse: «Eccomi, sono io quello che cercate. Qual è il motivo per cui siete venuti?». Risposero: «Il centurione Cornelio, uomo giusto e timorato di Dio, stimato da tutta la nazione dei Giudei, ha ricevuto da un angelo santo l’ordine di farti venire in casa sua per ascoltare ciò che hai da dirgli». Pietro allora li fece entrare e li ospitò (At 10,9-23).

Giovanni invece è immediato, istantaneo. Vede e comprende. Osserva e si apre subito alla fede piena in Cristo Gesù. Lui nella corsa della fede è spinto dal suo grande amore verso Gesù Signore. Dal primo incontro con Gesù quella di Giovanni è stata sempre una corsa di fede in fede. Nella fede Lui è la perfezione. Lo attesta il suo Vangelo.

Il primo giorno della settimana, Maria di Màgdala si recò al sepolcro di mattino, quando era ancora buio, e vide che la pietra era stata tolta dal sepolcro. Corse allora e andò da Simon Pietro e dall’altro discepolo, quello che Gesù amava, e disse loro: «Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l’hanno posto!». Pietro allora uscì insieme all’altro discepolo e si recarono al sepolcro. Correvano insieme tutti e due, ma l’altro discepolo corse più veloce di Pietro e giunse per primo al sepolcro. Si chinò, vide i teli posati là, ma non entrò. Giunse intanto anche Simon Pietro, che lo seguiva, ed entrò nel sepolcro e osservò i teli posati là, e il sudario – che era stato sul suo capo – non posato là con i teli, ma avvolto in un luogo a parte. Allora entrò anche l’altro discepolo, che era giunto per primo al sepolcro, e vide e credette.

Giovanni ama per credere, crede per amare. Più crede e più ama il suo Maestro. Più crede nel suo Maestro e più lo ama, in una corsa inarrestabile. In questa fede e in questo amore mai si ferma, mai si arresta, mai si sente appagato. È sempre nuovo, sempre fresco, mai stanco. Giovanni è fatto per correre. Non è fatto per camminare. Sempre nella fede e nell’amore occorrono persone come lui che costringano gli altri alla corsa. Senza questi forti corridori, la fede rischia la stagnazione.

Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli, Santi, fateci buoni corridori nella fede.