vangelo del giorno

NESSUNO POTRÀ TOGLIERVI LA VOSTRA GIOIA

At 18,9-18; Sal 46; Gv 16,20-23a
11 MAGGIO

Senza una fede forte, robusta, certissima nella gioia eterna, è sempre difficile vivere il presente che è sofferenza, privazione, martirio per Cristo e la sua Parola. La via della fede è sempre una consegna alla morte del presente per avere un futuro di gloria. Questa verità è mirabilmente rivelata nella Lettera agli Ebrei. Abramo è chiamato a vivere in una continua morte al suo presente perché vi è un futuro che lo attende. Così anche ogni altro uomo di Dio. Anche Cristo Gesù consegnò la sua vita alla morte.

La fede è fondamento di ciò che si spera e prova di ciò che non si vede. Per questa fede i nostri antenati sono stati approvati da Dio. Per fede, Abramo, chiamato da Dio, obbedì partendo per un luogo che doveva ricevere in eredità, e partì senza sapere dove andava. Per fede, egli soggiornò nella terra promessa come in una regione straniera, abitando sotto le tende, come anche Isacco e Giacobbe, coeredi della medesima promessa. Egli aspettava infatti la città dalle salde fondamenta, il cui architetto e costruttore è Dio stesso. Per fede, Abramo, messo alla prova, offrì Isacco, e proprio lui, che aveva ricevuto le promesse, offrì il suo unigenito figlio, del quale era stato detto: Mediante Isacco avrai una tua discendenza. Egli pensava infatti che Dio è capace di far risorgere anche dai morti: per questo lo riebbe anche come simbolo.

Mi mancherebbe il tempo se volessi narrare di Gedeone, di Barak, di Sansone, di Iefte, di Davide, di Samuele e dei profeti; per fede, essi conquistarono regni, esercitarono la giustizia, ottennero ciò che era stato promesso, chiusero le fauci dei leoni, spensero la violenza del fuoco, sfuggirono alla lama della spada, trassero vigore dalla loro debolezza, divennero forti in guerra, respinsero invasioni di stranieri. Alcune donne riebbero, per risurrezione, i loro morti. Altri, poi, furono torturati, non accettando la liberazione loro offerta, per ottenere una migliore risurrezione. Altri, infine, subirono insulti e flagelli, catene e prigionia. Furono lapidati, torturati, tagliati in due, furono uccisi di spada, andarono in giro coperti di pelli di pecora e di capra, bisognosi, tribolati, maltrattati – di loro il mondo non era degno! –, vaganti per i deserti, sui monti, tra le caverne e le spelonche della terra. Tutti costoro, pur essendo stati approvati a causa della loro fede, non ottennero ciò che era stato loro promesso: Dio infatti per noi aveva predisposto qualcosa di meglio, affinché essi non ottenessero la perfezione senza di noi (Cfr. Eb 11,1-40).

Il presente degli Apostoli è nella sofferenza. Essi devono credere, più di Abramo, nella speranza contro ogni speranza. Devono credere che è nel Crocifisso che ogni loro speranza trova perfetto compimento.  Questa fede ancora però non è nel loro cuore. In loro attualmente vi è solo tristezza per la perdita del loro Maestro. Gesù però li rassicura. La Croce non è l’ultima Parola di Dio su di Lui. La Croce è la Parola di Cristo al Padre, attraverso la quale canta tutto il suo amore per il suo Dio e Signore. Poi però sarà il Padre suo a cantare la sua Parola di amore per il Figlio e questa Parola sarà di risurrezione gloriosa. Il Padre darà al Figlio suo un corpo spirituale, glorioso, immortale.

In verità, in verità io vi dico: voi piangerete e gemerete, ma il mondo si rallegrerà. Voi sarete nella tristezza, ma la vostra tristezza si cambierà in gioia. La donna, quando partorisce, è nel dolore, perché è venuta la sua ora; ma, quando ha dato alla luce il bambino, non si ricorda più della sofferenza, per la gioia che è venuto al mondo un uomo. Così anche voi, ora, siete nel dolore; ma vi vedrò di nuovo e il vostro cuore si rallegrerà e nessuno potrà togliervi la vostra gioia. Quel giorno non mi domanderete più nulla.

Quando Gesù sarà risorto, nessuno più lo potrà nuovamente uccidere e la gioia dei discepoli sarà perfetta. Nessuno potrà loro toglierla. Essi saranno sempre con Lui, in ogni angolo e luogo della terra. Non ci sarà più alcuna separazione. Gli Apostoli si separeranno gli uni degli altri a causa della loro missione, mai però lasceranno Gesù che sarà con loro, con ciascuno di loro, sempre. È questo il motivo per il quale attraverso la morte deve entrare nel seno del sepolcro per nascere da esso a vita nuova. Se Lui non entra in quel seno, neanche per Lui ci sarà nuova nascita e neanche Lui potrà essere portato dallo Spirito in ogni luogo dove vivrà domani ogni suo discepolo. Così il discepolo muore al presente per essere domani nella gioia eterna.

Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli, Santi, fateci di retta fede sempre.