vangelo del giorno

Non abbiamo altro re che Cesare

Is 52,13-53,12; Sal 30,2.6.12-13.15-17.25; Eb 4,14-16; 5,7-9; Gv 18,1-19,42.
14 APRILE

L’Apostolo Giovanni nel racconto della passione con scienza eterna, soprannaturale, divina, vero soffio in lui dello Spirito Santo, ci mostra il baratro spirituale in cui è caduto il suo popolo. Ci rivela il motivo profondo per cui Cristo è stato Crocifisso. La morte in croce di Cristo Gesù che capi dei sacerdoti, scribi, farisei, sadducei, anziani del popolo chiedono a Pilato è un frutto, un amaro frutto. È il frutto, la conseguenza della crocifissione del loro Dio e Signore sulla croce dei loro pensieri di quella religione umana e non più divina da essi praticata. Quando si crocifigge il Padre celeste, sempre si crocifigge ogni suo inviato, sempre si crocifiggono coloro che egli manda per riportare sulla terra la sua verità, la sua giustizia, la sua vera misericordia, il suo amore. Sarebbe stato veramente impossibile accogliere Cristo Gesù come vero profeta, vero mandato da Dio, avendo essi tolto dalla mente e dal cuore il Dio che lo aveva mandato.

La confessione che essi rendono a Pilato è di vera abiura non solo della loro fede, ma anche di tutta la loro origine umana. Per discendenza secondo la carne essi sono discendenza di Abramo. Per la legge dell’alleanza fondata sulla circoncisione appartengono a Dio, sono di Dio. Ogni carne di Abramo appartiene a Dio per legge stabilita da Dio al Patriarca e che il Patriarca ha accolto. Cosa dicono essi a Pilato? Loro non sono di Dio, non sono di Abramo, sono di Cesare. La loro carne appartiene a Cesare. La loro vita appartiene a Cesare. Il loro sangue appartiene a Cesare. Loro re è uno solo: Cesare. È la fine della religione e della fede di Abramo. Per questa fine della religione e della fede di Abramo Cristo è un intruso in seno al popolo che ha scelto di non essere popolo di Dio. Può essere crocifisso, eliminato, tolto di mezzo. È un essere inutile. A che serve uno che parla di un Dio da essi crocifisso?

Allora Pilato fece prendere Gesù e lo fece flagellare. E i soldati, intrecciata una corona di spine, gliela posero sul capo e gli misero addosso un mantello di porpora. Poi gli si avvicinavano e dicevano: «Salve, re dei Giudei!». E gli davano schiaffi. Pilato uscì fuori di nuovo e disse loro: «Ecco, io ve lo conduco fuori, perché sappiate che non trovo in lui colpa alcuna». Allora Gesù uscì, portando la corona di spine e il mantello di porpora. E Pilato disse loro: «Ecco l’uomo!». Come lo videro, i capi dei sacerdoti e le guardie gridarono: «Crocifiggilo! Crocifiggilo!». Disse loro Pilato: «Prendetelo voi e crocifiggetelo; io in lui non trovo colpa». Gli risposero i Giudei: «Noi abbiamo una Legge e secondo la Legge deve morire, perché si è fatto Figlio di Dio».

All’udire queste parole, Pilato ebbe ancor più paura. Entrò di nuovo nel pretorio e disse a Gesù: «Di dove sei tu?». Ma Gesù non gli diede risposta. Gli disse allora Pilato: «Non mi parli? Non sai che ho il potere di metterti in libertà e il potere di metterti in croce?». Gli rispose Gesù: «Tu non avresti alcun potere su di me, se ciò non ti fosse stato dato dall’alto. Per questo chi mi ha consegnato a te ha un peccato più grande». Da quel momento Pilato cercava di metterlo in libertà. Ma i Giudei gridarono: «Se liberi costui, non sei amico di Cesare! Chiunque si fa re si mette contro Cesare». Udite queste parole, Pilato fece condurre fuori Gesù e sedette in tribunale, nel luogo chiamato Litòstroto, in ebraico Gabbatà. Era la Parasceve della Pasqua, verso mezzogiorno. Pilato disse ai Giudei: «Ecco il vostro re!». Ma quelli gridarono: «Via! Via! Crocifiggilo!». Disse loro Pilato: «Metterò in croce il vostro re?». Risposero i capi dei sacerdoti: «Non abbiamo altro re che Cesare». Allora lo consegnò loro perché fosse crocifisso.

Questa verità oggi vale per anche per la religione e la fede della Chiesa una, santa, cattolica, apostolica. Se Cristo, il suo Vangelo, la sua Parola, la sua grazia non serve più, perché il pensiero dell’uomo ha preso il posto della sua Parola, a che serve mantenere Cristo in piedi? Se esso non è più il cuore della fede e della religione perché ancora tenerlo come cimelio nell’ambito del dialogo ecumenico o interreligioso? È giusto che venga dichiarato non più cuore della religione e della fede e si proceda senza di Lui. Come il Giudaismo disse: “Noi non abbiamo altro re che Cesare”, avendo già crocifisso il loro Re e Signore, così noi cattolici, avendo eliminato Cristo, possiamo gridare: “Noi non abbiamo altro Dio che il Dio unico”. Poi all’interno delle nostre Chiese possiamo ancora conservare Cristo come reliquia di un passato che più non ritorna.

Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli, Santi, fate di Cristo il nostro cuore.