vangelo del giorno

Non sei lontano dal regno di Dio

Os 14,2-10; Sal 80,6b-11.14.17; Mc 12,28b-34.
24 MARZO

Gesù è purissima presenza del regno di Dio in mezzo agli uomini. Per Lui, in Lui, con Lui, entrando nella sua obbedienza si diviene regno di Dio. Questa sublime verità così ci viene rivelata da Paolo e presentata nella Lettera ai Romani.

Come a causa di un solo uomo il peccato è entrato nel mondo e, con il peccato, la morte, e così in tutti gli uomini si è propagata la morte, poiché tutti hanno peccato… Fino alla Legge infatti c’era il peccato nel mondo e, anche se il peccato non può essere imputato quando manca la Legge, la morte regnò da Adamo fino a Mosè anche su quelli che non avevano peccato a somiglianza della trasgressione di Adamo, il quale è figura di colui che doveva venire. Ma il dono di grazia non è come la caduta: se infatti per la caduta di uno solo tutti morirono, molto di più la grazia di Dio e il dono concesso in grazia del solo uomo Gesù Cristo si sono riversati in abbondanza su tutti. E nel caso del dono non è come nel caso di quel solo che ha peccato: il giudizio infatti viene da uno solo, ed è per la condanna, il dono di grazia invece da molte cadute, ed è per la giustificazione.

Infatti se per la caduta di uno solo la morte ha regnato a causa di quel solo uomo, molto di più quelli che ricevono l’abbondanza della grazia e del dono della giustizia regneranno nella vita per mezzo del solo Gesù Cristo. Come dunque per la caduta di uno solo si è riversata su tutti gli uomini la condanna, così anche per l’opera giusta di uno solo si riversa su tutti gli uomini la giustificazione, che dà vita. Infatti, come per la disobbedienza di un solo uomo tutti sono stati costituiti peccatori, così anche per l’obbedienza di uno solo tutti saranno costituiti giusti. La Legge poi sopravvenne perché abbondasse la caduta; ma dove abbondò il peccato, sovrabbondò la grazia. Di modo che, come regnò il peccato nella morte, così regni anche la grazia mediante la giustizia per la vita eterna, per mezzo di Gesù Cristo nostro Signore (Rm 5,12-21).

Ci si avvicina al regno di Dio, avvicinandoci alla Parola di Dio. È la Divina Parola la porta del regno. Essa è la via sulla quale camminare per entrare del cuore di Cristo, nel quale vive il cuore del padre nella comunione dello Spirito Santo. Lo scriba non è lontano da regno di Dio perché è nella Parola dell’Antico Testamento. A lui occorre un ulteriore passaggio. Dall’antica Parola deve passare alla nuova, che è quella di Cristo Gesù. È la nuova Parola, quella proferita dalla Chiesa nello Spirito Santo, che lo crea regno di Dio, perché lo rigenera come vero figlio di adozione e lo rende partecipe della divina natura. La Parola che ci fa regno di Dio è insieme Parola predicata e Parola celebrata, Parola annunziata e Parola creatrice di una realtà nuova. Questa Parola che crea la realtà nuova è solo nella Chiesa una, santa, cattolica, apostolica, perché solo in essa lo Spirito Santo opera con tutta la potenza della sua grazia e verità.

Allora si avvicinò a lui uno degli scribi che li aveva uditi discutere e, visto come aveva ben risposto a loro, gli domandò: «Qual è il primo di tutti i comandamenti?». Gesù rispose: «Il primo è: Ascolta, Israele! Il Signore nostro Dio è l’unico Signore; amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore e con tutta la tua anima, con tutta la tua mente e con tutta la tua forza. Il secondo è questo: Amerai il tuo prossimo come te stesso. Non c’è altro comandamento più grande di questi». Lo scriba gli disse: «Hai detto bene, Maestro, e secondo verità, che Egli è unico e non vi è altri all’infuori di lui; amarlo con tutto il cuore, con tutta l’intelligenza e con tutta la forza e amare il prossimo come se stesso vale più di tutti gli olocausti e i sacrifici». Vedendo che egli aveva risposto saggiamente, Gesù gli disse: «Non sei lontano dal regno di Dio». E nessuno aveva più il coraggio di interrogarlo.

Se lo scriba deve passare dalla Parola antica alla Parola nuova che è insieme predicata e celebrata, al cristiano oggi è chiesto un passaggio che mai dovrà essere tralasciato: dalla Parola celebrata alla Parola annunziata. Oggi si celebra la Parola, ma non si presta fede nella Parola annunziata. Spesso neanche più si predica la vera Parola di Dio. E anche quando la si predica, la si copre di infinite falsità o inesattezze. Così risulta difficile separare ciò che è Parola di Dio e parola dell’uomo. La confusione è grande. Il caos che si genera nei cuori è di totale disorientamento, anche perché le falsità di un predicatore sono falsità per l’altro e viceversa. Ma la Parola va predicata.

Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli, Santi, fateci annunziatori della Parola.