Non ti è lecito tenerla con te!

La Legge di Mosè prescriveva che il cognato dovesse sposare la cognata, solo in caso di morte del fratello. Questa norma era stata donata per non estinguere in Israele né le tribù, né i casati, né le famiglie. Il fratello defunto attraverso il fratello riceve nome e eredità.

Quando i fratelli abiteranno insieme e uno di loro morirà senza lasciare figli, la moglie del defunto non si sposerà con uno di fuori, con un estraneo. Suo cognato si unirà a lei e se la prenderà in moglie, compiendo così verso di lei il dovere di cognato. Il primogenito che ella metterà al mondo, andrà sotto il nome del fratello morto, perché il nome di questi non si estingua in Israele. Ma se quell’uomo non ha piacere di prendere la cognata, ella salirà alla porta degli anziani e dirà: “Mio cognato rifiuta di assicurare in Israele il nome del fratello; non acconsente a compiere verso di me il dovere di cognato”. Allora gli anziani della sua città lo chiameranno e gli parleranno. Se egli persiste e dice: “Non ho piacere di prenderla”, allora sua cognata gli si avvicinerà in presenza degli anziani, gli toglierà il sandalo dal piede, gli sputerà in faccia e proclamerà: “Così si fa all’uomo che non vuole ricostruire la famiglia del fratello”. La sua sarà chiamata in Israele la famiglia dello scalzato (Dt 25,5-10).

Questa usanza, poi codifica, risale ai tempi antichi. Nella Genesi (c. 38) è narrata la vicenda di Tamar e di Giuda. Il figlio di Tamar entra nella genealogia di Gesù. Anche il Libro di Rut è tutto concepito su questa norma. Iesse, padre di Davide, è il figlio di Booz e di Rut.

Booz dunque salì alla porta della città e lì si sedette. Ed ecco passare colui che aveva il diritto di riscatto e del quale Booz aveva parlato. Booz lo chiamò: «Vieni a sederti qui, amico mio!». Quello si avvicinò e si sedette. Poi Booz prese dieci degli anziani della città e disse loro: «Sedete qui». Quelli si sedettero. Allora Booz disse a colui che aveva il diritto di riscatto: «Il campo che apparteneva al nostro fratello Elimèlec, lo mette in vendita Noemi, tornata dai campi di Moab. Ho pensato bene di informartene e dirti: “Compralo davanti alle persone qui presenti e davanti agli anziani del mio popolo”. Se vuoi riscattarlo, riscattalo pure; ma se non lo riscatti, fammelo sapere. Infatti, oltre a te, nessun altro ha il diritto di riscatto, e io vengo dopo di te». Quegli rispose: «Lo riscatto io». E Booz proseguì: «Quando acquisterai il campo da Noemi, tu dovrai acquistare anche Rut, la moabita, moglie del defunto, per mantenere il nome del defunto sulla sua eredità». Allora colui che aveva il diritto di riscatto rispose: «Non posso esercitare il diritto di riscatto, altrimenti danneggerei la mia stessa eredità. Subentra tu nel mio diritto. Io non posso davvero esercitare questo diritto di riscatto». Anticamente in Israele vigeva quest’usanza in relazione al diritto di riscatto o alla permuta: per convalidare un atto, uno si toglieva il sandalo e lo dava all’altro. Questa era la forma di autenticazione in Israele. Allora colui che aveva il diritto di riscatto rispose a Booz: «Acquìstatelo tu». E si tolse il sandalo. Allora Booz disse agli anziani e a tutta la gente: «Voi siete oggi testimoni che io ho acquistato tutto quanto apparteneva a Elimèlec, a Chilion e a Maclon dalle mani di Noemi, e che ho preso anche in moglie Rut, la moabita, già moglie di Maclon, per mantenere il nome del defunto sulla sua eredità, e perché il nome del defunto non scompaia tra i suoi fratelli e alla porta della sua città. Voi ne siete oggi testimoni». Tutta la gente che si trovava presso la porta rispose: «Ne siamo testimoni» (u 4,1-11).

Erodìade è moglie di Filippo. Erode non può tenerla con sé. Filippo non è morto. Giovanni ricorda al re questa legge e per questo Erodìade chiede la testa del Profeta dell’Altissimo. Nessuno deve ricordare a lei di essere donna adultera. Lei non è adultera perché Giovanni glielo ricorda. È adultera perché suo marito non è morto. È il marito il suo ricordo vivente.

In quel tempo al tetrarca Erode giunse notizia della fama di Gesù. Egli disse ai suoi cortigiani: «Costui è Giovanni il Battista. È risorto dai morti e per questo ha il potere di fare prodigi!». Erode infatti aveva arrestato Giovanni e lo aveva fatto incatenare e gettare in prigione a causa di Erodìade, moglie di suo fratello Filippo. Giovanni infatti gli diceva: «Non ti è lecito tenerla con te!». Erode, benché volesse farlo morire, ebbe paura della folla perché lo considerava un profeta. Quando fu il compleanno di Erode, la figlia di Erodìade danzò in pubblico e piacque tanto a Erode che egli le promise con giuramento di darle quello che avesse chiesto. Ella, istigata da sua madre, disse: «Dammi qui, su un vassoio, la testa di Giovanni il Battista». Il re si rattristò, ma a motivo del giuramento e dei commensali ordinò che le venisse data e mandò a decapitare Giovanni nella prigione. La sua testa venne portata su un vassoio, fu data alla fanciulla e lei la portò a sua madre. I suoi discepoli si presentarono a prendere il cadavere, lo seppellirono e andarono a informare Gesù (Mt 14,1-12).

Oggi, ai nostri tempi, l’adulterio è divenuto legge. L’uomo si pasce di adulterio senza più scrupoli di coscienza. L’adulterio è la normalità. Questo può essere anche comprensibile. Ciò che non si comprende è la stoltezza dei cristiani che chiedono alla Chiesa di introdurlo come legge anche nel suo diritto canonico. I cristiani dimenticano che solo Dio Padre è il Legislatore.

Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli, Santi, fateci di retta fede nella Legge di Dio.