vangelo del giorno

O Dio, abbi pietà di me peccatore

27 OTTOBRE (Lc 18,9-14)

Non si può pregare il Signore con la superbia nel cuore, con l’arroganza, l’invidia, la gelosia, il disprezzo dei fratelli. Il nostro Dio va pregato con il cuore stracolmo di umiltà, misericordia, pietà, compassione verso tutti i nostri fratelli. Tutti siamo peccatori e tutti abbiamo bisogno della sua misericordia. Tutti dobbiamo chiedere perdono per i nostri peccati. Dio ascolta la preghiera di chi si riconosce peccatore dinanzi a Lui e implora perdono per sé e per tutti i suoi fratelli. Ecco cosa ci insegna il Libro del Siracide.

Chi osserva la legge vale quanto molte offerte; chi adempie i comandamenti offre un sacrificio che salva. Chi ricambia un favore offre fior di farina, chi pratica l’elemosina fa sacrifici di lode. Cosa gradita al Signore è tenersi lontano dalla malvagità, sacrificio di espiazione è tenersi lontano dall’ingiustizia. Non presentarti a mani vuote davanti al Signore, perché tutto questo è comandato. L’offerta del giusto arricchisce l’altare, il suo profumo sale davanti all’Altissimo. Il sacrificio dell’uomo giusto è gradito, il suo ricordo non sarà dimenticato. Glorifica il Signore con occhio contento, non essere avaro nelle primizie delle tue mani. In ogni offerta mostra lieto il tuo volto, con gioia consacra la tua decima. Da’ all’Altissimo secondo il dono da lui ricevuto, e con occhio contento, secondo la tua possibilità, perché il Signore è uno che ripaga e ti restituirà sette volte tanto.

Non corromperlo con doni, perché non li accetterà, e non confidare in un sacrificio ingiusto, perché il Signore è giudice e per lui non c’è preferenza di persone. Non è parziale a danno del povero e ascolta la preghiera dell’oppresso. Non trascura la supplica dell’orfano, né la vedova, quando si sfoga nel lamento. Le lacrime della vedova non scendono forse sulle sue guance e il suo grido non si alza contro chi gliele fa versare? Chi la soccorre è accolto con benevolenza, la sua preghiera arriva fino alle nubi. La preghiera del povero attraversa le nubi né si quieta finché non sia arrivata; non desiste finché l’Altissimo non sia intervenuto e abbia reso soddisfazione ai giusti e ristabilito l’equità. Il Signore certo non tarderà né si mostrerà paziente verso di loro, finché non abbia spezzato le reni agli spietati e si sia vendicato delle nazioni, finché non abbia estirpato la moltitudine dei violenti e frantumato lo scettro degli ingiusti, finché non abbia reso a ciascuno secondo il suo modo di agire e giudicato le opere degli uomini secondo le loro intenzioni, finché non abbia fatto giustizia al suo popolo e lo abbia allietato con la sua misericordia. Splendida è la misericordia nel momento della tribolazione, come le nubi apportatrici di pioggia nel tempo della siccità (Sir 35,1-26).

Il peccato stesso è la più grande pena per colui che lo commette, poiché la sofferenza che esso produce toglie la pace alla coscienza. Il rimorso a volte è così pesante da soffocare il cuore. All’uomo è chiesto di imitare il suo Signore. Dare speranza al peccatore. Aiutarlo perché non giunga alla disperazione. Ogni peccato potrebbe condurre alla perdita della speranza. Giuda per il suo peccato si è disperato. Ha pensato che per lui non ci fosse più perdono. Anche il più grande peccato va aiutato. La Chiesa è la grande maestra, la madre del perdono e della misericordia.

Disse ancora questa parabola per alcuni che avevano l’intima presunzione di essere giusti e disprezzavano gli altri: «Due uomini salirono al tempio a pregare: uno era fariseo e l’altro pubblicano. Il fariseo, stando in piedi, pregava così tra sé: “O Dio, ti ringrazio perché non sono come gli altri uomini, ladri, ingiusti, adùlteri, e neppure come questo pubblicano. Digiuno due volte alla settimana e pago le decime di tutto quello che possiedo”. Il pubblicano invece, fermatosi a distanza, non osava nemmeno alzare gli occhi al cielo, ma si batteva il petto dicendo: “O Dio, abbi pietà di me peccatore”. Io vi dico: questi, a differenza dell’altro, tornò a casa sua giustificato, perché chiunque si esalta sarà umiliato, chi invece si umilia sarà esaltato».

Il fariseo è senza pietà. Non ha alcuna misericordia. Per lui il peccatore non può stare nel tempio del Signore. Lo inquina con la sua colpa. Gesù invece ci insegna che anche il peccatore può stare nel cuore del Padre. Se può stare nel cuore del Padre, può e deve stare, nel cuore dell’uomo. È tristezza infernale quando un uomo allontana da se un altro uomo perché peccatore. Cristo Gesù si è fatto peccato per noi. Ha versato il suo sangue e con esso ha lavato i nostri peccati, ci ha mondato dalle nostre colpe.

Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli, Santi, fateci amare i peccatori.