vangelo del giorno

Oppure tu sei invidioso perché io sono buono?

Is 55,6-9; Sal 144,2-3.8-9.17-18; Fil 1,20c-24.27a; Mt 20,1-16.
24 SETTEMBRE – XXV DOMENICA T.O.
Gli operai della prima opera dimenticano una verità essenziale. La loro chiamata non è un diritto. È purissima grazia. È un dono della grande misericordia del Signore. Dio ha voluto che essi fin dal primo mattino vivessero senza la “disperazione” nel cuore: “Passerà oggi qualcuno che ci prenderà con lui, così almeno anche questa sera potremo dare da mangiare ai nostri figli?”. Stare una giornata sulla piazza ad aspettare qualcuno crea angoscia, perdita della speranza, toglie il respiro al cuore. Poi finalmente la chiamata ed è la gioia, la vita. Si risuscita. Il lavoro è vero dono di vita. Se tutti comprendessimo questa verità, avremmo un altro rapporto con Dio. Sempre lo ringrazieremo e sempre gli chiederemo di conservarcelo nella sua grande misericordia.

Quando ci si dimentica che tutto è un dono, allora il cuore si corrompe, diviene anche malvagio, cattivo, disonesto, mormora, parla male, dice falsa testimonianza, compie ogni genere di reati con il Signore. Non ha compreso che ogni dono di Dio va custodito gelosamente e ad esso si consacra la propria vita perché dal dono nasce la vita. Oggi però l’uomo si è scristianizzato, non vede dalla fede. Pensa solo dal suo cuore e vede solo diritti. Non conosce i doveri inerenti al dono e neanche il dono più custodisce con amore, nella grande obbedienza ai doveri che dal dono sorgono. Urge mettere tutta la verità di Dio e di Cristo in molti cuori, se si vuole che la nostra società ricominci a respirare di giustizia, santità, amore vicendevole, rispetto degli altri, grande carità.

Il regno dei cieli è simile a un padrone di casa che uscì all’alba per prendere a giornata lavoratori per la sua vigna. Si accordò con loro per un denaro al giorno e li mandò nella sua vigna. Uscito poi verso le nove del mattino, ne vide altri che stavano in piazza, disoccupati, e disse loro: “Andate anche voi nella vigna; quello che è giusto ve lo darò”. Ed essi andarono. Uscì di nuovo verso mezzogiorno, e verso le tre, e fece altrettanto. Uscito ancora verso le cinque, ne vide altri che se ne stavano lì e disse loro: “Perché ve ne state qui tutto il giorno senza far niente?”. Gli risposero: “Perché nessuno ci ha presi a giornata”. Ed egli disse loro: “Andate anche voi nella vigna”. Quando fu sera, il padrone della vigna disse al suo fattore: “Chiama i lavoratori e da’ loro la paga, incominciando dagli ultimi fino ai primi”. Venuti quelli delle cinque del pomeriggio, ricevettero ciascuno un denaro. Quando arrivarono i primi, pensarono che avrebbero ricevuto di più. Ma anch’essi ricevettero ciascuno un denaro. Nel ritirarlo, però, mormoravano contro il padrone dicendo: “Questi ultimi hanno lavorato un’ora soltanto e li hai trattati come noi, che abbiamo sopportato il peso della giornata e il caldo”. Ma il padrone, rispondendo a uno di loro, disse: “Amico, io non ti faccio torto. Non hai forse concordato con me per un denaro? Prendi il tuo e vattene. Ma io voglio dare anche a quest’ultimo quanto a te: non posso fare delle mie cose quello che voglio? Oppure tu sei invidioso perché io sono buono?”. Così gli ultimi saranno primi e i primi, ultimi».

Cosa vuole insegnarci Gesù attraverso questa sua Parola santa? Prima di ogni cosa il rispetto della divina volontà, che mai potrà essere condizionata, asservita, sottoposta ai desideri del cuore dell’uomo. In secondo luogo il nostro Dio vuole cuori ricchi di riconoscenza sia per il bene ricevuto e sia per il bene fatto ad altri. Nessun uomo deve misurare l’agire di Dio dalle regole del suo cuore, spesso invidioso, stolto, insipiente, incapace di amare il fratello come se stesso. Le vie di Dio sono misteriose e mai nessuno vi comprenderà qualcosa, se non abita potentemente in lui lo Spirito Santo. Il Signore può dare il suo regno ad un uomo anche all’ultimo istante della sua vita e il Cielo tutto gioisce per questo dono. Un cuore puro vede la grazia di Dio e gioisce. Un cuore invidioso vede il bene e si rattrista. È questo il segno che non si è regno di Dio. Si è ancora nella carne e si pensa e si agisce secondo la carne. Chi parte dal principio che tutto è grazia e questa è governata dalla divina ed eterna sapienza, vedrà se stesso nella grazia e dalla grazia e con questa visione contemplerà anche gli altri e gioirà. Benedirà il Signore perché ha concesso agli altri la stessa grazia a lui donata. La gioia per ogni grazia dei fratelli ci rivela che siamo vero regno di Dio.

Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli, Santi, dateci la gioia di amare sempre.