Ordine e benedizione

 

Don Emmanuele Rotundo, docente di teologia presso la Pontificia Università Gregoriana, ci parla dei riflessi dell’ordine divino nella vita della Chiesa

 

Nella santissima Trinità la vita divina delle tre persone è vissuta secondo un particolare “ordine”. Quest’ordine garantisce e mantiene la comunione di vita. Il Padre genera il Figlio e con il Figlio spira lo Spirito. In questo ordine divino Dio Padre è posto come “fonte ed origine” della vita del Figlio e della persona Spirito Santo. Ora, l’ordine non significa mortificazione o frustrazione della dignità delle altre persone divine rispetto al Padre, ma, al contrario, perché è proprio esso ciò che permette al Figlio e allo Spirito Santo di essere di pari dignità divina con il Padre.
Giochiamo con l’immaginazione e parliamo per assurdo: facciamo finta che il Figlio un giorno decida di sovvertire l’ordine, di non riconoscersi più Figlio, di mettersi al posto del Padre e così di non lasciarsi più generare da Lui. Cosa accadrebbe? Accadrebbe semplicemente che il Figlio, rinunciando alla sua identità di Generato, smetterebbe di essere. Il Figlio, infatti, esiste solo rimanendo al suo proprio “posto”: Dio da Dio.
La Chiesa, e ogni comunità o movimento ecclesiale, vive per partecipazione a quest’ordine divino. La Chiesa essendo Corpo di Cristo vive in quest’ordine e lo ha impresso nella struttura della propria natura.
Solo nell’ordine, e mediante il rispetto di esso, Dio può garantire il flusso della vita e della benedizione.


Il rispetto dell’ordine voluto ed
esplicitamente stabilito da Cristo
è garanzia di grazia e di
benedizione, per tutti.


 

Facciamo un altro esempio, provando ancora una volta a parlare per assurdo: facciamo finta che il fedele laico  decida di opporsi alla propria identità e di misconoscere il ruolo del sacerdote e del suo posto nella Chiesa, di vestire, così, la casula e di recitare la preghiera di consacrazione sul pane. Cosa mangerebbe? Solo pane. Nutrirebbe il corpo di pane, ma non l’anima di Eucaristia. Il rispetto dell’ordine voluto ed esplicitamente stabilito da Cristo è garanzia di grazia e di benedizione, per tutti. Esso non toglie niente a nessuno, ma è invece cammino di bene e di gloria per tutti. Il desiderio, frutto di diabolica superbia, di sovvertire l’ordine, di non riconoscere l’autorità, i ruoli e i carismi propri degli altri, non nasce da amore per il Corpo di Cristo, ma da quell’amor proprio che altro non è se non causa di devastazione e demolizione della comunità ecclesiale: «perché dove c’è gelosia e spirito di contesa, c’è disordine e ogni sorta di cattive azioni», (Gc 3,16).
A tale discorso potrebbe essere applicato quanto dice San Paolo ai Romani in riferimento all’autorità civile: «Ciascuno sia sottomesso alle autorità costituite. Infatti non c’è autorità se non da Dio: quelle che esistono sono stabilite da Dio. Quindi chi si oppone all’autorità, si oppone all’ordine stabilito da Dio. E quelli che si oppongono attireranno su di sé la condanna» (Rm 13, 1-2).
Vergine Madre della Redenzione cancella in noi la superbia della menzogna e della falsità e donaci quella tua stessa umiltà che ha fatto di te la benedetta tra tutte le donne.