vangelo del giorno

Perché su di lui il Padre, Dio, ha messo il suo sigillo

At 6,8-15; Sal 118,23-24.26-27.29-30; Gv 6,22-29.
1 MAGGIO

Nel dialogo di Gesù nella sinagoga di Cafarnao sono indicate delle regole di procedura nell’annunzio del Vangelo che sempre devono essere rispettate. Una di queste esige che l’altro sappia dinanzi a chi si trova. Colui che gli parla, parla in nome di Dio o da se stesso? Parla perché mandato, o perché è il suo cuore che lo vuole? Sapere con chi si sta parlando è un diritto dell’ascoltatore e questo diritto non va mai disatteso. Gesù mai è mancato in questo diritto dell’altro. Anzi, proprio per manifestare sotto giuramento questo diritto, è finito in Croce. Lui fu accusato di bestemmia per aver affermato di essere il Figlio dell’uomo e di venire sulle nubi del cielo. Questa la sua verità eterna, il suo statuto personale, la sua missione. Tutti i grandi profeti narrano la loro vocazione. Essa non è un genere letterario. È una attestazione che essi vengono da Dio. Non vengono da se stessi. Così è per Isaia, Geremia, Ezechiele, Osea, Amos. Quest’ultimo grida ad Amasia che lui stava bene quando era un pecoraio e un raccoglitore di sicomori e che tale sarebbe rimasto per tutti i giorni della sua vita. Il Signore ha deciso diversamente e ora lui è suo Profeta.

Amasia, sacerdote di Betel, mandò a dire a Geroboamo, re d’Israele: «Amos congiura contro di te, in mezzo alla casa d’Israele; il paese non può sopportare le sue parole, poiché così dice Amos: “Di spada morirà Geroboamo, e Israele sarà condotto in esilio lontano dalla sua terra”». Amasia disse ad Amos: «Vattene, veggente, ritirati nella terra di Giuda; là mangerai il tuo pane e là potrai profetizzare, ma a Betel non profetizzare più, perché questo è il santuario del re ed è il tempio del regno». Amos rispose ad Amasia e disse: «Non ero profeta né figlio di profeta; ero un mandriano e coltivavo piante di sicomòro. Il Signore mi prese, mi chiamò mentre seguivo il gregge. Il Signore mi disse: Va’, profetizza al mio popolo Israele. Ora ascolta la parola del Signore: Tu dici: “Non profetizzare contro Israele, non parlare contro la casa d’Isacco”. Ebbene, dice il Signore: “Tua moglie diventerà una prostituta nella città, i tuoi figli e le tue figlie cadranno di spada, la tua terra sarà divisa con la corda in più proprietà; tu morirai in terra impura e Israele sarà deportato in esilio lontano dalla sua terra”» (Am 7,10-17).

Gesù oggi attesta, rivela, dice ai Giudei che su di Lui il Padre ha posto il suo sigillo. Lui è autenticato, certificato, dichiarato dal Padre come suo in ogni cosa che dice e che opera. Lui parla in nome del Padre e opera anche nel nome del Padre. Questa la sua verità, la sua essenza, la sua missione. Lui non è per volontà sua, ma del Padre. Dire la propria verità è obbligo per ogni missionario di Cristo Gesù. Se però si dice che si è di Cristo, di Cristo si deve essere nella mente, nel cuore, nell’anima, nello spirito, nel corpo per tutti i giorni della nostra vita. Non possiamo essere di Cristo e fare le opere del diavolo o addirittura parlare dal cuore del diavolo, omettendo di parlare da Gesù.

Il giorno dopo, la folla, rimasta dall’altra parte del mare, vide che c’era soltanto una barca e che Gesù non era salito con i suoi discepoli sulla barca, ma i suoi discepoli erano partiti da soli. Altre barche erano giunte da Tiberìade, vicino al luogo dove avevano mangiato il pane, dopo che il Signore aveva reso grazie. Quando dunque la folla vide che Gesù non era più là e nemmeno i suoi discepoli, salì sulle barche e si diresse alla volta di Cafàrnao alla ricerca di Gesù. Lo trovarono di là dal mare e gli dissero: «Rabbì, quando sei venuto qua?». Gesù rispose loro: «In verità, in verità io vi dico: voi mi cercate non perché avete visto dei segni, ma perché avete mangiato di quei pani e vi siete saziati. Datevi da fare non per il cibo che non dura, ma per il cibo che rimane per la vita eterna e che il Figlio dell’uomo vi darà. Perché su di lui il Padre, Dio, ha messo il suo sigillo». Gli dissero allora: «Che cosa dobbiamo compiere per fare le opere di Dio?». Gesù rispose loro: «Questa è l’opera di Dio: che crediate in colui che egli ha mandato».

I Giudei comprendono quanto Cristo ha rivelato loro della sua verità. Se Gesù è da Dio, se Dio ha posto su di Lui il suo sigillo, di certo saprà cosa il Signore vuole da essi perché compiano le sue opere, facciano la sua volontà. Gesù risponde che essi non dovranno più cercare la volontà di Dio. Dio per loro non parlerà mai più. Chi parla in nome del Signore e per suo contro è Colui che il Padre ha mandato. Credendo in Lui, ascoltando Lui, obbedendo ad ogni sua Parola, essi faranno la volontà di Dio.

Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli, Santi, dateci la vera fede in Cristo.