vangelo del giorno

Quando offri un banchetto, invita poveri, storpi, zoppi, ciechi

5 NOVEMBRE (Lc 14,12-14)

Nell’Antico Testamento troviamo uomini dall’altissima moralità. Sono veri maestri nella scienza, nella saggezza, nella sapienza per la formazione di una coscienza retta, più che retta, delicata al sommo delle umane possibilità. Giobbe è uno di questi maestri dell’umanità. Vive di giustizia perfetta. Anche la sua carità è pura, alta, elevata.

Ho stretto un patto con i miei occhi, di non fissare lo sguardo su una vergine. Se ho agito con falsità e il mio piede si è affrettato verso la frode, mi pesi pure sulla bilancia della giustizia e Dio riconosca la mia integrità. Se il mio passo è andato fuori strada e il mio cuore ha seguìto i miei occhi, se la mia mano si è macchiata, io semini e un altro ne mangi il frutto e siano sradicati i miei germogli. Se il mio cuore si lasciò sedurre da una donna e sono stato in agguato alla porta del mio prossimo, mia moglie macini per un estraneo e altri si corichino con lei; difatti quella è un’infamia, un delitto da denunciare, quello è un fuoco che divora fino alla distruzione e avrebbe consumato tutto il mio raccolto. Se ho negato i diritti del mio schiavo e della schiava in lite con me, che cosa farei, quando Dio si alzasse per giudicare, e che cosa risponderei, quando aprisse l’inquisitoria? Se ho rifiutato ai poveri quanto desideravano, se ho lasciato languire gli occhi della vedova, se da solo ho mangiato il mio tozzo di pane, senza che ne mangiasse anche l’orfano – poiché fin dall’infanzia come un padre io l’ho allevato e, appena generato, gli ho fatto da guida –, se mai ho visto un misero senza vestito o un indigente che non aveva di che coprirsi, se non mi hanno benedetto i suoi fianchi, riscaldàti con la lana dei miei agnelli, se contro l’orfano ho alzato la mano, perché avevo in tribunale chi mi favoriva, mi si stacchi la scapola dalla spalla e si rompa al gomito il mio braccio, perché mi incute timore il castigo di Dio e davanti alla sua maestà non posso resistere. Se ho riposto la mia speranza nell’oro e all’oro fino ho detto: “Tu sei la mia fiducia”, se ho goduto perché grandi erano i miei beni e guadagnava molto la mia mano, se, vedendo il sole risplendere e la luna avanzare smagliante, si è lasciato sedurre in segreto il mio cuore e con la mano alla bocca ho mandato un bacio, anche questo sarebbe stato un delitto da denunciare, perché avrei rinnegato Dio, che sta in alto. Ho gioito forse della disgrazia del mio nemico? Ho esultato perché lo colpiva la sventura? Ho permesso alla mia lingua di peccare, augurandogli la morte con imprecazioni? La gente della mia tenda esclamava: “A chi non ha dato le sue carni per saziarsi?”. All’aperto non passava la notte il forestiero e al viandante aprivo le mie porte. Non ho nascosto come uomo la mia colpa, tenendo celato nel mio petto il mio delitto, come se temessi molto la folla e il disprezzo delle famiglie mi spaventasse, tanto da starmene zitto, senza uscire di casa. Se contro di me grida la mia terra e i suoi solchi piangono a una sola voce, se ho mangiato il suo frutto senza pagare e ho fatto sospirare i suoi coltivatori, in luogo di frumento mi crescano spini ed erbaccia al posto dell’orzo” (cfr. Gb 31,1-37).

L’uomo però conosce anche la bassa moralità, vive di immoralità, oggi addirittura si è giunti all’amoralità e non connotazione morale di nessuno dei suoi atti. Senza connotazione morale l’uomo si dichiara essere in tutto simile agli animali. Ma l’uomo non è un animale. Lui è dotato di anima intelligente, razionale, logica, capace di discernere il bene dal male, il giusto dall’ingiusto, il vero dal falso. L’uomo è ad immagine e a somiglianza di Dio e Dio è sommo bene, purissima verità, carità, giustizia, misericordia, pietà, compassione. Senza moralità si è anche senza vera umanità. Oggi si sta costruendo il falso uomo, la falsa umanità e tutto questo viene fatto in nome della libertà, ignorando che è proprio della libertà essere guidata dalla verità. La verità è la madre di ogni libertà e dove non vi è verità vi è solo grande schiavitù. Questa è oggi la condizione miserevole dell’uomo. È triste. Ma è così.

Disse poi a colui che l’aveva invitato: «Quando offri un pranzo o una cena, non invitare i tuoi amici né i tuoi fratelli né i tuoi parenti né i ricchi vicini, perché a loro volta non ti invitino anch’essi e tu abbia il contraccambio. Al contrario, quando offri un banchetto, invita poveri, storpi, zoppi, ciechi; e sarai beato perché non hanno da ricambiarti. Riceverai infatti la tua ricompensa alla risurrezione dei giusti».

Gesù insegna all’uomo una moralità alta, insuperabile, mai pensata finora. Il bene si fa a chi ne ha veramente bisogno. Si fa a poveri, storpi, zoppi, ciechi, profughi, stranieri.

Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli, Santi insegnateci l’alta moralità.