vangelo del giorno

Rachele piange i suoi figli

28 DICEMBRE (Mt 2,13-18)

La crudeltà dell’uomo è frutto della sua stoltezza. La stoltezza è il frutto dell’idolatria. L’idolatria è il frutto dell’abbandono del vero Dio e Signore. I mali che l’idolatria produce sono innumerevoli, infiniti, di gravità anche inaudite. L’idolatria giunge anche a superare gli stessi limiti del male. Giunge a distruggere la stessa natura umana.

Inoltre non fu loro sufficiente errare nella conoscenza di Dio, ma, vivendo nella grande guerra dell’ignoranza, a mali tanto grandi danno il nome di pace. Celebrando riti di iniziazione infanticidi o misteri occulti o banchetti orgiastici secondo strane usanze, non conservano puri né la vita né il matrimonio, ma uno uccide l’altro a tradimento o l’affligge con l’adulterio. Tutto vi è mescolato: sangue e omicidio, furto e inganno, corruzione, slealtà, tumulto, spergiuro, sconcerto dei buoni, dimenticanza dei favori, corruzione di anime, perversione sessuale, disordini nei matrimoni, adulterio e impudicizia. L’adorazione di idoli innominabili è principio, causa e culmine di ogni male. Infatti coloro che sono idolatri vanno fuori di sé nelle orge o profetizzano cose false o vivono da iniqui o spergiurano con facilità. Ponendo fiducia in idoli inanimati, non si aspettano un castigo per aver giurato il falso. Ma, per l’uno e per l’altro motivo, li raggiungerà la giustizia, perché concepirono un’idea falsa di Dio, rivolgendosi agli idoli, perché spergiurarono con frode, disprezzando la santità. Infatti non la potenza di coloro per i quali si giura, ma la giustizia che punisce i peccatori persegue sempre la trasgressione degli ingiusti (Sap 14,22-31).

Ieri l’idolatria di Erode ha fatto piangere tutta Betlemme, a causa dell’uccisione di tutti i loro bambini dai due anni in giù. Oggi l’idolatria sta uccidendo il nostro mondo. Come se ciò non bastasse, sta uccidendo la stessa natura umana, in quanto la sta distruggendo nella sua basilare, fondamentale distinzione di uomo, donna. In più, poiché l’idolatria è il frutto della stoltezza dell’uomo, l’uomo stolto e idolatra pensa che si possono fermare i frutti di morte della sua idolatria, con legge e con decreti. Per legge e per decreto non si può dire ad un serpente velenoso di non mordere più. Per legge e per decreto non si può proibire ad un idolatra di non uccidere, non distruggere, non annientare. L’idolatra produrrà sempre veleno di morte. Nessuna legge umana glielo potrà mai vietare. È la sua natura che lo produce, non la sua volontà. La sua natura ormai si è pervertita e non può che agire da idolatra, da stolto, da insipiente.

Essi erano appena partiti, quando un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe e gli disse: «Àlzati, prendi con te il bambino e sua madre, fuggi in Egitto e resta là finché non ti avvertirò: Erode infatti vuole cercare il bambino per ucciderlo». Egli si alzò, nella notte, prese il bambino e sua madre e si rifugiò in Egitto, dove rimase fino alla morte di Erode, perché si compisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta: Dall’Egitto ho chiamato mio figlio. Quando Erode si accorse che i Magi si erano presi gioco di lui, si infuriò e mandò a uccidere tutti i bambini che stavano a Betlemme e in tutto il suo territorio e che avevano da due anni in giù, secondo il tempo che aveva appreso con esattezza dai Magi. Allora si compì ciò che era stato detto per mezzo del profeta Geremia: Un grido è stato udito in Rama, un pianto e un lamento grande: Rachele piange i suoi figli e non vuole essere consolata, perché non sono più.

Erode è l’attestazione storica, palese, evidente della crudeltà di colui che diviene stolto ed insipiente. Il suo unico frutto è l’idolatria. L’idolatria produce sempre frutti di morte, prima spirituale e poi anche fisica. Oggi l’idolatria è legge della nostra società. Dio è dichiarato inutile, vano. Qual è il frutto di una tale dichiarazione? L’uomo è divenuto lui stesso vanità, futilità, inutilità. La sua vita è dichiarata inutile da tutti coloro che si lasciano conquistare dalla stoltezza che necessariamente sfocerà nell’idolatria. Se la nostra società vuole ritrovare il senso della vita, deve necessariamente ritornare alle sorgenti della vera sapienza che è la Parola di Dio. Deve ritornare alle sorgenti della grazia che sono i sacramenti. Vangelo e grazia, Parola e vita, ricompongono l’uomo e l’uomo ricomposto diviene all’istante il coltivatore della vera vita. È nella vita e produce, genera sempre vita. L’idolatra è nella morte e altro non può generare e produrre se non morte. Questa verità va gridata oggi con forza. O l’uomo ritorna alle sorgenti della vera vita e della vera sapienza, oppure il suo futuro sarà sempre più triste. Sarà un futuro amaro, molto triste e molto amaro, a motivo dell’idolatria che aumenta ogni giorno.

Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli, Santi, fateci veri adoratori di Dio.