vangelo del giorno

Rachele piange i suoi figli

1 Gv 1,5-2,2; Sal 123,2-5.7-8; Mt 2,13-18
28 DICEMBRE

L’Evangelista Matteo, leggendo l’uccisione dei bambini di Betlemme secondo il principio della profezia di Geremia, vuole creare la speranza nei cuori. La morte non è la fine. I bambini saranno riconsegnati alle madri, ma splendenti di gloria eterna, allo stesso modo che Gesù da Dio sarà dato alla Madre dopo l’immolazione sul Golgota rivestito di luce, anzi trasformato in luce. Lei ha dato Cristo al Padre in un corpo di carne, passibile, mortale. Il Signore le ridona il figlio in un corpo di spirito, di luce, immortale, impassibile, spirituale, incorruttibile, non più soggetto alla sofferenza.

Ascoltate, genti, la parola del Signore, annunciatela alle isole più lontane e dite: «Chi ha disperso Israele lo raduna e lo custodisce come un pastore il suo gregge». Perché il Signore ha riscattato Giacobbe, lo ha liberato dalle mani di uno più forte di lui. Verranno e canteranno inni sull’altura di Sion, andranno insieme verso i beni del Signore, verso il grano, il vino e l’olio, i piccoli del gregge e del bestiame. Saranno come un giardino irrigato, non languiranno più. La vergine allora gioirà danzando e insieme i giovani e i vecchi. «Cambierò il loro lutto in gioia, li consolerò e li renderò felici, senza afflizioni. Nutrirò i sacerdoti di carni prelibate e il mio popolo sarà saziato dei miei beni». Oracolo del Signore. Così dice il Signore: «Una voce si ode a Rama, un lamento e un pianto amaro: Rachele piange i suoi figli, e non vuole essere consolata per i suoi figli, perché non sono più».

Dice il Signore: «Trattieni il tuo pianto, i tuoi occhi dalle lacrime, perché c’è un compenso alle tue fatiche – oracolo del Signore –: essi torneranno dal paese nemico. C’è una speranza per la tua discendenza – oracolo del Signore –: i tuoi figli ritorneranno nella loro terra. Ho udito Èfraim che si lamentava: “Mi hai castigato e io ho subito il castigo come un torello non domato. Fammi ritornare e io ritornerò, perché tu sei il Signore, mio Dio. Dopo il mio smarrimento, mi sono pentito; quando me lo hai fatto capire, mi sono battuto il petto, mi sono vergognato e ne provo confusione, perché porto l’infamia della mia giovinezza”. Non è un figlio carissimo per me Èfraim, il mio bambino prediletto? Ogni volta che lo minaccio, me ne ricordo sempre con affetto. Per questo il mio cuore si commuove per lui e sento per lui profonda tenerezza». Oracolo del Signore. Pianta dei cippi, metti paletti indicatori, ricorda bene il sentiero, la via che hai percorso. Ritorna, vergine d’Israele, ritorna alle tue città. Fino a quando andrai vagando, figlia ribelle? Poiché il Signore crea una cosa nuova sulla terra: la donna circonderà l’uomo! (Ger 31,10-22).

È la speranza della gloriosa risurrezione, che trasforma il nostro corpo in luce, la forza che deve spingere ogni credente in Cristo a perseverare nella fine fino al martirio. Chi sono allora i bambini di Betlemme? Sono figura, immagine di ogni futuro discepolo di Gesù. Anche per essi verrà il feroce Erode e li toglierà dalla terra dei viventi, li sradicherà come si sradica un albero dal suolo e lo si pone a seccare con le radici esposte al sole. Ma questa non è la fine del discepolo di Gesù. Il Signore prenderà questo albero sradicato e lo pianterà nel suo giardino eterno. Speranza divina!

Essi erano appena partiti, quando un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe e gli disse: «Àlzati, prendi con te il bambino e sua madre, fuggi in Egitto e resta là finché non ti avvertirò: Erode infatti vuole cercare il bambino per ucciderlo». Egli si alzò, nella notte, prese il bambino e sua madre e si rifugiò in Egitto, dove rimase fino alla morte di Erode, perché si compisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta: Dall’Egitto ho chiamato mio figlio. Quando Erode si accorse che i Magi si erano presi gioco di lui, si infuriò e mandò a uccidere tutti i bambini che stavano a Betlemme e in tutto il suo territorio e che avevano da due anni in giù, secondo il tempo che aveva appreso con esattezza dai Magi. Allora si compì ciò che era stato detto per mezzo del profeta Geremia: Un grido è stato udito in Rama, un pianto e un lamento grande: Rachele piange i suoi figli e non vuole essere consolata, perché non sono più.

I bambini di Betlemme non sono morti al posto di Cristo, sono morti in Cristo, per questo essi sono i primi martiri, anche se inconsapevoli. Ma anche la morte del cristiano non è per Cristo, è in Cristo. Divenendo cristiano, si diviene partecipi della vita di Cristo, partecipi in Lui della sua morte e della sua risurrezione. In Cristo si muore, in Cristo si risuscita. In Cristo Dio ci pianta nel suo Paradiso. In Cristo siamo trasformati in luce, spirito. Come è nostra la morte di Cristo, così è nostra la sua gloria eterna.

Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli, Santi, fateci vita della vita di Cristo.