vangelo del giorno

Se non vedete segni e prodigi, voi non credete

Is 65,17-21; Sal 29,2.4-6.11-12a.13; Gv 4,43-54.
27 MARZO

Con sublime chiarezza il Salmo ci rivela che gli effetti del miracolo in ordine alla fede durano solo il tempo del miracolo. Dopo ci si sprofonda nella non fede di prima, se non è addirittura in un abisso ancora più profondo. Allora vale la pena fare miracoli?

Venite, cantiamo al Signore, acclamiamo la roccia della nostra salvezza. Accostiamoci a lui per rendergli grazie, a lui acclamiamo con canti di gioia. Perché grande Dio è il Signore, grande re sopra tutti gli dèi. Nella sua mano sono gli abissi della terra, sono sue le vette dei monti. Suo è il mare, è lui che l’ha fatto; le sue mani hanno plasmato la terra. Entrate: prostràti, adoriamo, in ginocchio davanti al Signore che ci ha fatti. È lui il nostro Dio e noi il popolo del suo pascolo, il gregge che egli conduce. Se ascoltaste oggi la sua voce! «Non indurite il cuore come a Merìba, come nel giorno di Massa nel deserto, dove mi tentarono i vostri padri: mi misero alla prova pur avendo visto le mie opere. Per quarant’anni mi disgustò quella generazione e dissi: “Sono un popolo dal cuore traviato, non conoscono le mie vie”. Perciò ho giurato nella mia ira: “Non entreranno nel luogo del mio riposo”» (Sal 95 (94) 1-11).

Gesù deve farli i miracoli o deve trattenersi dal farli? Con quale criterio Lui dovrà farli e con quale invece non dovrà farli? Gesù i miracoli li fa sempre. Quando un uomo bussa al suo cuore, mai le porte rimangono chiuse. Lui le apre e concede quanto l’uomo gli chiede. Fa sempre i miracoli, ma con due verità che vengono sempre ribadite. La prima dichiara che di ogni miracolo ricevuto non trasformato in vera fede e in vera sequela l’uomo dovrà rendere conto al Padre Celeste nel giorno del giudizio. Ninive, Sodoma, le città pagane saranno trattate meno duramente di quelle città che avendo ricevuto tanti miracoli da parte di Gesù, sono rimaste nella loro insensibilità.

La seconda verità ci rivela che spesso Gesù prima di fare il miracolo ha denunciato la non fede della sua generazione, chiamandola adultera e malvagia. La generazione è adultera perché ha rinnegato, tradito, venduto il suo Dio. È malvagia perché si è consegnata al male e rifiuta di aprirsi alla luce che viene da Cristo Signore. Il rimprovero a uomini e città serve a rivelare in modo esplicito che la missione di Gesù non è quella di fare miracoli. Essi sono un atto di amore, compassione, un obbligo dell’onnipotenza divina alla quale la sua natura umana può sempre ricorrere per vivere la vera misericordia verso l’uomo, misericordia efficace e non solo fatta di parole vane. Gesù dal suo amore è obbligato a fare il miracolo. Se non lo facesse non amerebbe. Dalla verità della sua missione è obbligato a gridare sia la responsabilità eterna per ogni miracolo ricevuto e sia l’altra verità che il suo mandato non è per fare miracoli ma per liberare l’uomo dal potere del diavolo del quale è schiavo fin da giorni antichi.

Trascorsi due giorni, partì di là per la Galilea. Gesù stesso infatti aveva dichiarato che un profeta non riceve onore nella propria patria. Quando dunque giunse in Galilea, i Galilei lo accolsero, perché avevano visto tutto quello che aveva fatto a Gerusalemme, durante la festa; anch’essi infatti erano andati alla festa. Andò dunque di nuovo a Cana di Galilea, dove aveva cambiato l’acqua in vino. Vi era un funzionario del re, che aveva un figlio malato a Cafàrnao. Costui, udito che Gesù era venuto dalla Giudea in Galilea, si recò da lui e gli chiedeva di scendere a guarire suo figlio, perché stava per morire. Gesù gli disse: «Se non vedete segni e prodigi, voi non credete». Il funzionario del re gli disse: «Signore, scendi prima che il mio bambino muoia». Gesù gli rispose: «Va’, tuo figlio vive». Quell’uomo credette alla parola che Gesù gli aveva detto e si mise in cammino. Proprio mentre scendeva, gli vennero incontro i suoi servi a dirgli: «Tuo figlio vive!». Volle sapere da loro a che ora avesse cominciato a star meglio. Gli dissero: «Ieri, un’ora dopo mezzogiorno, la febbre lo ha lasciato». Il padre riconobbe che proprio a quell’ora Gesù gli aveva detto: «Tuo figlio vive», e credette lui con tutta la sua famiglia. Questo fu il secondo segno, che Gesù fece quando tornò dalla Giudea in Galilea.

Molti ricevono il miracolo e scompaiono dal Vangelo e dalla storia di Gesù. Il funzionario del re riceve il miracolo, ma si apre alla fede con tutta la sua famiglia. Il miracolo va sempre fatto, ma anche l’uomo va sempre avvisato. Se il miracolo non produce vera fede e vera sequela diviene parola di accusa nel giorno del giudizio.

Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli, Santi, fateci di purissima fede.