Si ritirò in un luogo deserto, in disparte

Giovanni il Battista è stato decapitato su ordine di Erode, ma per espressa volontà di Erodìade, che ne governava la vita e lo teneva in pugno. Possiamo paragonare questa donna a Gezabele, moglie di Acab, regina crudele e spietata, senza scrupoli. La sentenza del Signore su di essa è terrificante. Lei si era venduta per fare il male. È consegnata ai cani perché ne sbranino le carni.

Allora la parola del Signore fu rivolta a Elia il Tisbita: «Su, scendi incontro ad Acab, re d’Israele, che abita a Samaria; ecco, è nella vigna di Nabot, ove è sceso a prenderne possesso. Poi parlerai a lui dicendo: “Così dice il Signore: Hai assassinato e ora usurpi!”. Gli dirai anche: “Così dice il Signore: Nel luogo ove lambirono il sangue di Nabot, i cani lambiranno anche il tuo sangue”». Acab disse a Elia: «Mi hai dunque trovato, o mio nemico?». Quello soggiunse: «Ti ho trovato, perché ti sei venduto per fare ciò che è male agli occhi del Signore. Ecco, io farò venire su di te una sciagura e ti spazzerò via. Sterminerò ad Acab ogni maschio, schiavo o libero in Israele. Renderò la tua casa come la casa di Geroboamo, figlio di Nebat, e come la casa di Baasà, figlio di Achia, perché tu mi hai irritato e hai fatto peccare Israele. Anche riguardo a Gezabele parla il Signore, dicendo: “I cani divoreranno Gezabele nel campo di Izreèl”. Quanti della famiglia di Acab moriranno in città, li divoreranno i cani; quanti moriranno in campagna, li divoreranno gli uccelli del cielo» (Cfr. 1Re 21,1-29). «Così dice il Signore, Dio d’Israele: “Ti ungo re sul popolo del Signore, su Israele. Tu colpirai la casa di Acab, tuo signore; io vendicherò il sangue dei miei servi, i profeti, e il sangue di tutti i servi del Signore, sparso dalla mano di Gezabele. Tutta la casa di Acab perirà; io eliminerò ad Acab ogni maschio, schiavo o libero in Israele. Renderò la casa di Acab come la casa di Geroboamo, figlio di Nebat, e come la casa di Baasà, figlio di Achia. I cani divoreranno Gezabele nel campo di Izreèl; nessuno la seppellirà”». Ieu arrivò a Izreèl. Appena lo seppe, Gezabele si truccò gli occhi con stibio, si ornò il capo e si affacciò alla finestra. Mentre Ieu arrivava alla porta, gli domandò: «Tutto bene, Zimrì, assassino del suo signore?». Ieu alzò lo sguardo verso la finestra e disse: «Chi è con me? Chi?». Due o tre cortigiani si affacciarono a guardarlo. Egli disse: «Gettàtela giù». La gettarono giù. Parte del suo sangue schizzò sul muro e sui cavalli, che la calpestarono. Poi Ieu entrò, mangiò e bevve; alla fine ordinò: «Andate a vedere quella maledetta e seppellitela, perché era figlia di re». Andati per seppellirla, non trovarono altro che il cranio, i piedi e le palme delle mani. Tornati, riferirono il fatto a Ieu, che disse: «È la parola del Signore, che aveva detto per mezzo del suo servo Elia, il Tisbita: “Nel campo di Izreèl i cani divoreranno la carne di Gezabele. E il cadavere di Gezabele sarà come letame sulla superficie della campagna nel campo di Izreèl, così che non si potrà più dire: Questa è Gezabele”» (Cfr. 2Re, 9,1-37).

Conoscendo la malvagità di Erodìade e la stolta fragilità e debolezza di Erode, Gesù non può esporsi alla morte. Un capriccio della regina e anche lui sarebbe finito con la testa tagliata. Avendo Lui una altissima missione da portare a compimento, subito si ritira in un luogo deserto, in disparte. La custodia della sua vita oggi vale tutto il regno di Dio e l’intero universo. Così agendo, Gesù ci insegna che sempre dobbiamo porre molta attenzione alla custodia della nostra vita. Essa mai deve scorrere sul binario della nostra volontà o delle nostre umane sicurezze e certezze, ma sempre deve essere condotta secondo la volontà di Dio. Ora non è tempo di morire per Gesù. Le profezie non sono state tutte compiute. La nuova alleanza non è stabilita. Se morisse per sua imprudenza, fallirebbe tutta la sua missione.

Avendo udito questo, Gesù partì di là su una barca e si ritirò in un luogo deserto, in disparte. Ma le folle, avendolo saputo, lo seguirono a piedi dalle città. Sceso dalla barca, egli vide una grande folla, sentì compassione per loro e guarì i loro malati. Sul far della sera, gli si avvicinarono i discepoli e gli dissero: «Il luogo è deserto ed è ormai tardi; congeda la folla perché vada nei villaggi a comprarsi da mangiare». Ma Gesù disse loro: «Non occorre che vadano; voi stessi date loro da mangiare». Gli risposero: «Qui non abbiamo altro che cinque pani e due pesci!». Ed egli disse: «Portatemeli qui». E, dopo aver ordinato alla folla di sedersi sull’erba, prese i cinque pani e i due pesci, alzò gli occhi al cielo, recitò la benedizione, spezzò i pani e li diede ai discepoli, e i discepoli alla folla. Tutti mangiarono a sazietà, e portarono via i pezzi avanzati: dodici ceste piene. Quelli che avevano mangiato erano circa cinquemila uomini, senza contare le donne e i bambini (Mt 14,13-21).

Nel mondo governa il duro regime della cattiveria e della malvagità. All’uomo di Dio l’obbligo di agire sempre secondo prudenza, giustizia, fortezza, temperanza. Per questo egli deve camminare nella più alta comunione dello Spirito Santo. Una sola imprudenza è sufficiente perché il regno di Dio subisca o ritardi o addirittura il fallimento nella sua edificazione sulla nostra terra. Anche una sola nostra parola stolta e insipiente, una nostra decisione imprudente o non perfettamente ispirata a grande saggezza, può rovinare il regno di Dio in molti cuori. La sapienza è però sempre dono attuale dello Spirito Santo. La comunione con Lui nell’uomo di Dio deve essere al sommo della sua efficienza. Una sola imprudenza e tutto va in rovina.

Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli, Santi, fateci di perfetta sapienza sempre.