Stanno facendo quello che non è leci
È verità eterna: lecito e illecito, bene e male, giusto e ingiusto, verità e falsità, santità e profanità, pietà ed empietà, moralità e immoralità uno solo li decide: il vero Signore, il vero Creatore, il vero Dio che è il solo Signore, il solo Creatore, il solo Dio. Nessun altro è Dio, perché nessun altro è il Signore e il Creatore di tutte le cose, visibili e invisibili. Quando il profeta Michea, “figura” del popolo dell’alleanza presentò al Signore una lista di cosa da fare per trovare gradimento presso di Lui, il suo Signore con molto garbo ed eleganza, gliela respinse, dicendogli una sola parola. Quello che è giusto, vero, santo, quello che io gradisco ti è stato rivelato. Osservalo, vivilo, mettilo in pratica, non ti distaccare da esso e sarai sempre gradito al mio cuore: “«Con che cosa mi presenterò al Signore, mi prostrerò al Dio altissimo? Mi presenterò a lui con olocausti, con vitelli di un anno? Gradirà il Signore migliaia di montoni e torrenti di olio a miriadi? Gli offrirò forse il mio primogenito per la mia colpa, il frutto delle mie viscere per il mio peccato?». Uomo, ti è stato insegnato ciò che è buono e ciò che richiede il Signore da te: praticare la giustizia, amare la bontà, camminare umilmente con il tuo Dio” (Mi 6,6-8). Praticare la giustizia, cioè osservare tutti i Comandamenti e le Prescrizioni del Signore, senza tralasciarne alcuno. Amare la bontà, cercare ciò sempre di fare il più grande bene al prossimo, non partendo dalle accuse, ma da parole di esortazione se si vede l’altro che cammina su una strada sbagliata. Chi parte dall’accusa, dal giudizio, dalla condanna attesta che il suo cuore non ama la bontà. Si rivela cattivo di cuore, malvagio di mente, maligno di sentimento. Camminare umilmente con il tuo Dio, sapere cioè ascoltare il Signore che sempre parla e sempre si rivela per il più grande bene. Essere legati alla parola di ieri, mentre oggi il Signore ha dato parole di più grande speranza, di certo non è camminare umilmente con Dio.
Qual è il peccato dei farisei? Esso è semplice da mettere in piena luce. È l’incapacità del loro cuore di amare la bontà. Essi hanno operato una grave lacerazione nell’amore. Hanno pensato che si potesse amare Dio senza amare l’uomo. Hanno dimentica che è la nostra misura di amare l’uomo che rivela la misura del nostro amore verso Dio. Mancano del vero principio dell’amore: che è quello di cercare l’uomo per aiutarlo a ritornare nella sua verità. L’uomo pecca. Il Signore sempre lo cerca. Sempre gli offre la sua grazia e la sua luce. Sempre lo invita a tornare. Il Signore veramente ama la bontà. Amare la bontà non significa amare il peccato, giustificarlo, dichiararlo non peccato. Significa invece offrire al peccatore ogni aiuto di grazia, luce, compassione, misericordia, pietà perché lui possa abbandonare il mondo delle iniquità per incamminare sulla via della vera giustizia. L’uomo ha bisogno dell’uomo per salvarsi.
In quel tempo Gesù passò, in giorno di sabato, fra campi di grano e i suoi discepoli ebbero fame e cominciarono a cogliere delle spighe e a mangiarle. Vedendo ciò, i farisei gli dissero: «Ecco, i tuoi discepoli stanno facendo quello che non è lecito fare di sabato». Ma egli rispose loro: «Non avete letto quello che fece Davide, quando lui e i suoi compagni ebbero fame? Egli entrò nella casa di Dio e mangiarono i pani dell’offerta, che né a lui né ai suoi compagni era lecito mangiare, ma ai soli sacerdoti. O non avete letto nella Legge che nei giorni di sabato i sacerdoti nel tempio vìolano il sabato e tuttavia sono senza colpa? Ora io vi dico che qui vi è uno più grande del tempio. Se aveste compreso che cosa significhi: Misericordia io voglio e non sacrifici, non avreste condannato persone senza colpa. Perché il Figlio dell’uomo è signore del sabato» (Mt 12,1-8).
Amare la pietà è tradotto da Cristo Gesù, servendosi di una Parola del Padre suo riportata da Osea con “Misericordia io voglio e non sacrifici”. Tradotta questa frase significa: “Non voglio che voi veniate nel mio santo tempio e mi offriate dei tori, dei giovenchi, degli agnelli dei capri. Di queste cose non ho bisogno. Ho bisogno invece che ognuno di voi ogni giorno si impegni a trovare vie sempre nuove per amare il suo prossimo, prima di ogni cosa osservando nei suoi confronti ogni obbligo di giustizia che viene dai Comandamenti e dalle altre prescrizioni, compreso tutto il codice della santità. Ma questo ancora non basta per essere misericordiosi. Ho bisogno che vi priviate voi di qualche cosa per venire incontro alle necessità degli altri. Anche verso il peccatore vi dovete spogliare della vostra “pessima e schifosa” santità, che vi impedisce di praticare e vivere verso l’altro un amore di vera salvezza, vera redenzione, vera conduzione nella più pura giustizia e verità”. Se ognuno di noi si impegnasse a vivere questa semplicissima regola – amare la bontà, cioè cercare sempre una via santa di salvezza e di redenzione per l’altro – molti dei nostri problemi pastorali potrebbero essere risolti. Amare la pietà non è solo di chi deve offrirla, ma anche di chi deve riceverla. Di certo non ama la pietà, la bontà, la giustizia, la verità, chi obbliga e costringe ad esempio un presbitero a tradire, rinnegare, svendere e vendere il suo ministero sacro, che è di purissima salvezza, per benedire, giustificare, ratificare il suo peccato, dichiarandolo cosa buona e giusta, assolvendolo. I farisei non amano la pietà. Essi vogliono obbligare e costringere Gesù Signore ad essere complice delle loro storte e insipienti interpretazioni della Legge. Lo vogliono piegare a rinnegare la purissima luce divina ed eterna che abita nel suo cuore e dalla quale Lui parla per farsi inquinare dalle tenebre che guidano e conducono il loro cuore e i loro orrendi pensieri.
Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli, Santi, aiutateci ad amare la bontà sempre.