vangelo del giorno

Vendete ciò che possedete e datelo in elemosina

11 AGOSTO (Lc 12,32-48)

Nell’Antico Testamento l’abbondanza dei beni materiali era segno di una sorprendente benedizione del Signore. La povertà, la miseria erano segni di un abbandono del Signore. Tutto cambia nel Nuovo Testamento. Gesù invita i suoi discepoli alla povertà in spirito, che deve divenire piena libertà dalle cose di questo mondo. Il cristiano ha un solo compito da svolgere nella storia: fare delle cose di questo mondo uno strumento di purissimo amore. Questo accade quando tutto viene dato in elemosina.

Cristo Gesù ha dato in elemosina anche il suo corpo. I ladri non hanno potuto trafugarlo. I tarli non hanno avuto il tempo di consumarlo. Lui lo ha dato tutto al padre in un sacrificio di elemosina per la conversione del mondo. Il Padre glielo ha ridato risorto, glorioso, spirituale, immortale, trasformato in luce, in corpo tutto angelico. Ma ogni giorno Gesù dona il suo corpo in elemosina. Noi ci nutriamo di Lui per vivere, camminare, avanzare, progredire verso il Paradiso. Lui è la nostra perenne elemosina.

Purtroppo molti suoi discepoli oggi non sentono più il bisogno di ricorrere a questa elemosina di Cristo Gesù, che è sempre nuova, attuale, piena, santa, perfetta. È questa elemosina di Cristo Signore che ricolma il cuore di verità, giustizia, pace, misericordia, perdono, vera santità. Ricevendo questa elemosina divina, si diviene a nostra volta elemosina per il mondo intero. È questa l’essenza del discepolo di Gesù: farsi elemosina con il suo corpo, il suo spirito, la sua anima, con quanto è e possiede per tutti i suoi fratelli che vivono nel bisogno spirituale e materiale. Senza però l’elemosina di Cristo Gesù nel nostro cuore, mai noi diventeremo elemosina d’amore, verità, giustizia, santità, per ogni altro uomo.

Non temere, piccolo gregge, perché al Padre vostro è piaciuto dare a voi il Regno. Vendete ciò che possedete e datelo in elemosina; fatevi borse che non invecchiano, un tesoro sicuro nei cieli, dove ladro non arriva e tarlo non consuma. Perché, dov’è il vostro tesoro, là sarà anche il vostro cuore. Siate pronti, con le vesti strette ai fianchi e le lampade accese; siate simili a quelli che aspettano il loro padrone quando torna dalle nozze, in modo che, quando arriva e bussa, gli aprano subito. Beati quei servi che il padrone al suo ritorno troverà ancora svegli; in verità io vi dico, si stringerà le vesti ai fianchi, li farà mettere a tavola e passerà a servirli. E se, giungendo nel mezzo della notte o prima dell’alba, li troverà così, beati loro! Cercate di capire questo: se il padrone di casa sapesse a quale ora viene il ladro, non si lascerebbe scassinare la casa. Anche voi tenetevi pronti perché, nell’ora che non immaginate, viene il Figlio dell’uomo». Allora Pietro disse: «Signore, questa parabola la dici per noi o anche per tutti?». Il Signore rispose: «Chi è dunque l’amministratore fidato e prudente, che il padrone metterà a capo della sua servitù per dare la razione di cibo a tempo debito? Beato quel servo che il padrone, arrivando, troverà ad agire così. Davvero io vi dico che lo metterà a capo di tutti i suoi averi. Ma se quel servo dicesse in cuor suo: “Il mio padrone tarda a venire” e cominciasse a percuotere i servi e le serve, a mangiare, a bere e a ubriacarsi, il padrone di quel servo arriverà un giorno in cui non se l’aspetta e a un’ora che non sa, lo punirà severamente e gli infliggerà la sorte che meritano gli infedeli. Il servo che, conoscendo la volontà del padrone, non avrà disposto o agito secondo la sua volontà, riceverà molte percosse; quello invece che, non conoscendola, avrà fatto cose meritevoli di percosse, ne riceverà poche. A chiunque fu dato molto, molto sarà chiesto; a chi fu affidato molto, sarà richiesto molto di più.

Il tempo è breve, una cosa insignificante per rapporto all’eternità. Eppure – ed è questa la sua straordinaria pesantezza spirituale – esso ci è stato dato perché maturiamo in esso il diritto di entrare nell’eternità beata. Esso va vissuto tutto in ordine all’eternità. Dicevano gli antichi teologici e mistici: sub specie aeternitatis. L’uomo non è forse sull’orizzonte del tempo e dell’eternità? In un minuto è nel tempo, nell’altro è già nell’eternità. Se non vive secondo verità il tempo, non potrà avere secondo verità l’eternità. Il tempo vissuto falsamente fruttifica per noi una eternità falsa, cioè di tenebre e di morte. Per questo ci si deve impegnare a camminare nella volontà di Dio con coscienza retta, purezza di intenzioni, umiltà del cuore, mitezza dello spirito.

Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli, Santi, dateci la verità del tempo.