vangelo del giorno

Gli furono portati dei bambini perché imponesse loro le mani

18 AGOSTO (Mt 19,13-15)

Dal primo istante del concepimento, la persona umana appartiene a Dio, è sotto la sua custodia, protezione, cura, grande amore. Ancor prima del concepimento, Dio l’ha pensata per un fine particolare, per manifestare una scintilla della sua misericordia, sapienza, intelligenza, verità, volontà di salvezza e di vita eterna. Samuele entra al servizio del Signore fin dalla più giovane età. Per il Signore non ci sono età.
Anna si alzò, dopo aver mangiato e bevuto a Silo; in quel momento il sacerdote Eli stava seduto sul suo seggio davanti a uno stipite del tempio del Signore. Ella aveva l’animo amareggiato e si mise a pregare il Signore, piangendo dirottamente. Poi fece questo voto: «Signore degli eserciti, se vorrai considerare la miseria della tua schiava e ricordarti di me, se non dimenticherai la tua schiava e darai alla tua schiava un figlio maschio, io lo offrirò al Signore per tutti i giorni della sua vita e il rasoio non passerà sul suo capo».
Mentre ella prolungava la preghiera davanti al Signore, Eli stava osservando la sua bocca. Anna pregava in cuor suo e si muovevano soltanto le labbra, ma la voce non si udiva; perciò Eli la ritenne ubriaca. Le disse Eli: «Fino a quando rimarrai ubriaca? Smaltisci il tuo vino!». Anna rispose: «No, mio signore; io sono una donna affranta e non ho bevuto né vino né altra bevanda inebriante, ma sto solo sfogando il mio cuore davanti al Signore. Non considerare la tua schiava una donna perversa, poiché finora mi ha fatto parlare l’eccesso del mio dolore e della mia angoscia». Allora Eli le rispose: «Va’ in pace e il Dio d’Israele ti conceda quello che gli hai chiesto». Ella replicò: «Possa la tua serva trovare grazia ai tuoi occhi». Poi la donna se ne andò per la sua via, mangiò e il suo volto non fu più come prima.
Il mattino dopo si alzarono e dopo essersi prostrati davanti al Signore, tornarono a casa a Rama. Elkanà si unì a sua moglie e il Signore si ricordò di lei. Così al finir dell’anno Anna concepì e partorì un figlio e lo chiamò Samuele, «perché – diceva – al Signore l’ho richiesto». Quando poi Elkanà andò con tutta la famiglia a offrire il sacrificio di ogni anno al Signore e a soddisfare il suo voto, Anna non andò, perché disse al marito: «Non verrò, finché il bambino non sia svezzato e io possa condurlo a vedere il volto del Signore; poi resterà là per sempre». Le rispose Elkanà, suo marito: «Fa’ pure quanto ti sembra meglio: rimani finché tu l’abbia svezzato. Adempia il Signore la sua parola!». La donna rimase e allattò il figlio, finché l’ebbe svezzato. Dopo averlo svezzato, lo portò con sé, con un giovenco di tre anni, un’efa di farina e un otre di vino, e lo introdusse nel tempio del Signore a Silo: era ancora un fanciullo. Immolato il giovenco, presentarono il fanciullo a Eli e lei disse: «Perdona, mio signore. Per la tua vita, mio signore, io sono quella donna che era stata qui presso di te a pregare il Signore. Per questo fanciullo ho pregato e il Signore mi ha concesso la grazia che gli ho richiesto. Anch’io lascio che il Signore lo richieda: per tutti i giorni della sua vita egli è richiesto per il Signore». E si prostrarono là davanti al Signore. (1Sam 1,9-28).
Per l’uomo invece l’età è tutto. Ignora che è Dio che ci fa adulti, sapienti, saggi, veri, giusti, capaci, abili. Non è il tempo che passa sulle nostre spalle. Chi è in Dio è saggio dalla nascita. Chi è senza Dio è stolto anche a mille anni. La stoltezza non diviene saggezza con gli anni. La stoltezza solo Dio la può togliere dal nostro cuore, mandando in esso il suo Santo Spirito. Oggi i discepoli non vogliono che Gesù venga disturbato dai bambini. Questi non sono adatti per il suo regno. Gesù non può sciupare il suo tempo dietro di loro. Lui deve occuparsi dei grandi. Questi sì che possono fare il suo regno. I grandi sono sempre grandi, anche se stolti, insipienti, ottusi di mente e di cuore, incapaci di pensare secondo Dio, di agire secondo la sua Parola.

Allora gli furono portati dei bambini perché imponesse loro le mani e pregasse; ma i discepoli li rimproverarono. Gesù però disse: «Lasciateli, non impedite che i bambini vengano a me; a chi è come loro, infatti, appartiene il regno dei cieli». E, dopo avere imposto loro le mani, andò via di là.
Gesù capovolge il pensiero dell’uomo. Sono propri i bambini che devono andare a Cristo. Il regno di Dio è di quanti sono come loro: piccoli, bambini, insignificanti per il mondo. La logica perversa dei grandi è capovolta. Se loro vogliono essere grandi, devono farsi bambini, piccoli, insignificanti. Devono divenire gli ultimi.

Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli, Santi, fateci gli ultimi per il regno.