ANNUNCIAZIONE DEL SIGNORE

Con l’antifona d’ingresso, fin da subito la Santa Madre Chiesa ritiene giusto che noi conosciamo perché il Figlio Unigenito del Padre viene sulla nostra terra, facendosi uomo nel seno purissimo della Vergine Maria: “Disse il Signore, quando entrò nel mondo; “Ecco, io vengo per fare, o Dio, la tua volontà”. È questa la sua missione: “Fare la volontà del Padre sempre, in ogni momento, in ogni cosa”. Nel cuore del Verbo Incarnato non trova spazio nell’altra volontà, nessun’altra parola.

Nella preghiera di Colletta, sempre la Santa Madre Chiesa prima ci rivela che “l’incarnazione del Verbo Eterno nel seno della Vergine Maria è stata voluta dal Padre”, Per noi, che “adoriamo il mistero del nostro Redentore, vero Dio e vero uomo, chiede la grazia di concederci di essere partecipe della sua vita immortale”. Conosciamo la missione – fare la volontà del Padre – anche il fine – per essere oggi e sempre partecipi della sua vita immortale. Il Figlio di Dio viene colmo di vita immortale perché in Lui, con Lui, per Lui, anche noi diveniamo partecipi di essa.

La Prima Lettura ricorda il dialogo tra Isaia e l’empio re Acaz. Dio, volendo convincere il re della sua vera volontà di salvezza, gli manifesta che “è pronto a operare qualsiasi segno dal profondo degli oppure in alto”. Il re risponde che mai lui avrebbe tentato il Signore. È questa una evidente trovata per non retrocedere dalla sua malvagia empietà. Il Signore glielo dona ugualmente: “Ecco: la vergine concepirà e partorirà u figlio, che chiamerà Emmanuele, perché Dio è con noi”. Quando Dio è con noi, la sua salvezza è con noi, la sua benedizione è con noi, la sua grazia è con noi, la sua misericordia è con noi. Ecco il segno: l’uomo abbandona il suo Dio. Dio mai abbandona l’uomo. Nel seno della Vergine Maria Lui non solo è il Dio con noi, è il Dio che si è fatto uomo per redimere l’uomo, attestandogli così la sua eterna volontà di salvezza.

Finché Gesù è il Dio che si è fatto noi, il Dio per noi e con noi, l’uomo può vivere di vera speranza. Poiché l’incarnazione è irreversibile, è sufficiente contemplare il Crocifisso e la speranza si riaccende nel cuore. Quella di Gesù Crocifisso è la presenza che deve attestare per tutti i secoli quanto è grande l’amore di Dio per l’uomo. Questo la Chiesa deve insegnare a tutti i suoi figli: a guardare Gesù Crocifisso con grande fede. Lui è il segno che mai verrà mano. È il segno dato da Dio all’intera umanità. Chi vuole che la vera speranza di salvezza sorga in un cuore, una cosa sola deve fare: insegnare a quel cuore a contemplare il Dio Emmanuele, il Dio con noi, il solo segno vero e immortale, vero e intramontabile del suo amore per noi.

Il Salmo responsoriale completa la verità che ci è già stata annunziata dalla Chiesa nell’antifona d’ingresso: “Ecco, Signore, io vengo per fare la tua volontà. Sacrificio e offerta non gradisci, gli orecchi mi hai aperto, non hai chiesto olocausto né sacrificio per il peccato. Allora ho detto: “Ecco, io vengo”. “Nel rotolo del libro su di me è scritto di fare la tua volontà: mio Dio, questo io desidero; la tua legge è nel mio intimo”. Il Figlio incarnato viene e compie ogni giustizia. Si consacra al compimento della volontà del Padre. Per essa si consuma nel suo spirito, nella sua anima, nel suo corpo.

Non solo consuma se stesso per vivere la volontà del Padre. È questa la vera giustizia. Lui viene per vivere tutta la giustizia, ma anche per annunziare tutta la giustizia, quella che è nel cuore del Padre, non quella del cuore degli uomini: “Ho annunciato la tua giustizia nella grande assemblea; vedi: non tengo chiuse le labbra, Signore, tu lo sai. Non ho nascosto la tua giustizia dentro il mio cuore, la tua verità e la tua salvezza ho proclamato”. Vi è grande, infinita differenza tra la giustizia secondo Dio e quella secondo gli uomini. Vi è diversità incolmabile tra la volontà di Dio secondo Dio e il suo Santo Spirito e la volontà di Dio secondo gli uomini. Cristo Gesù è la perfezione piena nella conoscenza, nel compimento, nell’annunzio. Questa stessa pienezza e perfezione è chiesta a noi: pienezza nella conoscenza, nel compimento, nell’annunzio.

La Lettera agli Ebrei prima ricorda il Salmo per insegnare all’intera umanità, che non vi sono sacrifici animali che possono redimere e salvare l’uomo. L’unico sacrificio che redime il genere umano è quello del Figlio Incarnato del Padre. In cosa consiste questo sacrificio? Nel pieno compimento della divina volontà, che in Cristo Gesù è obbedienza fino alla morte di croce. È questo l’unico sacrificio gradito a Dio. Poi viene fatto da essa il grande annunzio: “Egli abolisce il primo sacrificio per costituire quello nuovo. Mediante quella volontà siamo stati santificati per mezzo dell’offerta del corpo di Gesù Cristo, una volta per sempre”. L’offerta del corpo di Cristo è il solo sacrificio della nostra redenzione. A questo sacrificio deve aggiungersi quello di quanti sono corpo di Cristo. Un solo corpo, un solo sacrificio, una sola redenzione, una sola vita eterna.

Il canto al Vangelo ci rivela l’evento dell’incarnazione secondo il Vangelo di Giovanni: “Il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi; e noi abbiamo contemplato la sua gloria”. Sappiamo chi si fa carne nel seno della Vergine Maria: Il Verbo Eterno che è il Figlio Unigenito del Padre da Lui generato nel seno dell’eternità senza tempo.

Il Vangelo ci introduce nel solco della storia dell’obbedienza. Maria è l’ultimo anello dell’obbedienza che porta in sé la benedizione promessa da Dio ad Abramo nella sua discendenza. L’obbedienza è iniziata con Abramo ed è giunta, attraverso un filo invisibile misterioso, fino alla Vergine di Nazaret. Per questa sua obbedienza, ponendo tutta se stessa a servizio dell’Onnipotente Signore, il suo Figlio Unigenito si fa carne.

Maria è il compimento e la perfezione dell’obbedienza antica. Con Cristo Gesù, Il Verbo fatto carne nel suo seno, per la sua obbedienza, inizia una obbedienza nuova. È Lui l’Autore della Nova obbedienza nella quale dovrà convergere la stessa Madre di Gesù e tutto il suo popolo per avere la salvezza eterna. La salvezza infatti non è solo dall’obbedienza di Cristo Gesù. È nella sua obbedienza. È per quanti fanno dell’obbedienza del Verbo Incarnato la loro obbedienza e l’unica regola di giustizia.

Chi non converge nell’obbedienza di Cristo, a qualsiasi popolo e lingua appartenga, chi non diviene obbedienza e giustizia di Cristo, non può godere della salvezza e redenzione da Lui operate. La via della vita è l’obbedienza. Come Gesù visse la perfetta giustizia e anche l’annunziò al mondo, così anche la Chiesa deve compiere la perfetta giustizia di Cristo e gridarla, proclamarla, predicarla al mondo. Se la Chiesa non vive e non predica questa giustizia è responsabile di tutti coloro che si perdono.

La preghiera sulle offerte è altissima invocazione a Dio perché “la Chiesa con la grazia divina riviva nella fede il mistero in cui riconosce le proprie origini”. Rivivere nella fede il mistero ha un solo significato: essere Lei come la Vergine di Nazaret. “Essa deve dichiararsi serva del Signore e permettere a Cristo che prenda come sua carne la carne di ogni suo figlio per compiere per essa la sua redenzione del mondo”. Oggi l’obbedienza di Cristo Gesù deve farsi obbedienza nella carne di ogni suo discepolo.

L’antifona alla comunione ci ricorda ancora una volta il segno dato ad Acaz da Isaia: “Ecco, la Vergine concepirà è darà alla luce un Figlio: sarà chiamato Emmanuele, Dio con noi”. Mentre la preghiera dopo la comunione chiede a Dio che “confermi in noi il dono della vera fede, che ci fa conoscere nel Figlio della Vergine il suo Verbo fatto uomo”. Implora ancora Dio “che c guidi al possesso della gioia eterna per la potenza della risurrezione di Cristo Gesù”. Annunciazione del Signore: festa solenne dell’obbedienza di Abramo, obbedienza di Davide, obbedienza della Vergine Maria. Festa dell’obbedienza di Cristo, nella quale deve convergere l’obbedienza di Abramo, Davide, la Vergine Maria, ogni uomo di ieri, oggi, domani per avere la vita eterna. Ogni uomo è redento e salvato solo se fa dell’obbedienza di Cristo la sua obbedienza.