vangelo del giorno

 Se infatti credeste a Mosè, credereste anche a me

14 MARZO (Gv 5,31-47)

I Giudei non vedono Dio. I loro occhi sono troppo chiusi per entrare in una visione perenne del Padre. Non sapendo cosa oggi fa il Padre non sanno neanche se quanto Gesù dice possa corrispondere a verità. Tutti noi potremmo appellarci ad una visione personale di Dio ed abolire la Legge o darle una diversa interpretazione. È possibile fare ricorso ad una norma oggettiva, non solamente soggettiva, per sapere se una persona è nella verità di Dio oppure vive un momento di pura esaltazione della sua mente e del suo cuore? La soggettività quando può mettere da parte l’oggettività?

L’oggettività è necessaria alla soggettività sempre. Nessuna esperienza soggettiva con Dio è vera se viene abrogata l’oggettività dell’esperienza con Lui. Ora l’oggettività è data dalla retta, santa, vera, pura conoscenza della Legge data da Dio e contenuta per intero nella Scrittura Santa. Chi legge la Scrittura con lo Spirito di Dio, secondo il quale essa è stata donata, capirà sempre se un’esperienza soggettiva è anche oggettiva. Capirà cioè se in un uomo di Dio è veramente Dio ad agire e non la fantasia o l’esaltazione dell’uomo. La norma oggettiva è il criterio unico di discernimento.

Nicodemo aveva una lettura buona, vera, santa dell’Antico Testamento e quando vide Cristo Gesù agire, confessò che in Lui era il Padre ad agire: “Nessuno può fare i segni che tu fai se Dio non è con lui”. “Dio è con Te, Gesù di Nazaret. Lo attestano i tuoi segni, le opere che tu compi ogni giorno”. Perché i Giudei non giungono agli stessi risultati, cioè a confessare che solo chi è con Dio può dare salute ad un paralitico, che forse essi per anni hanno visto alla piscina e che mai hanno pensato di dargli salute?

Se fossi io a testimoniare di me stesso, la mia testimonianza non sarebbe vera. C’è un altro che dà testimonianza di me, e so che la testimonianza che egli dà di me è vera. Voi avete inviato dei messaggeri a Giovanni ed egli ha dato testimonianza alla verità. Io non ricevo testimonianza da un uomo; ma vi dico queste cose perché siate salvati. Egli era la lampada che arde e risplende, e voi solo per un momento avete voluto rallegrarvi alla sua luce. Io però ho una testimonianza superiore a quella di Giovanni: le opere che il Padre mi ha dato da compiere, quelle stesse opere che io sto facendo, testimoniano di me che il Padre mi ha mandato. E anche il Padre, che mi ha mandato, ha dato testimonianza di me. Ma voi non avete mai ascoltato la sua voce né avete mai visto il suo volto, e la sua parola non rimane in voi; infatti non credete a colui che egli ha mandato. Voi scrutate le Scritture, pensando di avere in esse la vita eterna: sono proprio esse che danno testimonianza di me. Ma voi non volete venire a me per avere vita. Io non ricevo gloria dagli uomini. Ma vi conosco: non avete in voi l’amore di Dio. Io sono venuto nel nome del Padre mio e voi non mi accogliete; se un altro venisse nel proprio nome, lo accogliereste. E come potete credere, voi che ricevete gloria gli uni dagli altri, e non cercate la gloria che viene dall’unico Dio? Non crediate che sarò io ad accusarvi davanti al Padre; vi è già chi vi accusa: Mosè, nel quale riponete la vostra speranza. Se infatti credeste a Mosè, credereste anche a me; perché egli ha scritto di me. Ma se non credete ai suoi scritti, come potrete credere alle mie parole?».

I Giudei non giungono a queste conclusioni, perché il loro cuore è incallito nel peccato e la loro mente si è impietrita, indurita, calcificata nella trasgressione della Legge del Signore. Chi non è vero osservante della Legge di Dio, mai potrà essere vero suo interprete. I Giudei non sono fedeli alla Legge nella loro vita e in nessun modo potranno essere suoi veri interpreti. Loro si gloriano di conoscere Mosè, la Legge, i profeti. In verità della Legge, di Mosè e dei profeti conoscono solo i loro pensieri.

È questa la vera tristezza della religione. Sono sempre i suoi molteplici interpreti che insegnano la Legge di Dio, ma essi stessi non la toccano neanche con un dito. Parlano agli altri di alta e vera moralità, ma loro sono i più immorali tra gli uomini. Gesù può parlare della Legge perché Lui è la stessa Legge vissuta alla perfezione, al sommo della sua verità. Lui veramente conosce Mosè nella sua più pura verità perché Lui è sempre nella volontà del Padre. Lui vive per fare la volontà del Padre e facendola la conosce veramente, veramente la insegna, veramente la interpreta.

Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli, Santi, fateci osservanti della Legge.