Rosa delle rose

Alle radici del mese mariano di maggio (I parte)

Per noi cattolici il fatto che il mese di maggio sia dedicato alla Beata Vergine Maria è oramai una consuetudine consolidata. Anche se il mese di maggio sta oramai volgendo al termine, ci sembra opportuno riflettere sull’origine storica di questa devozione.

Il mese di maggio, il cui nome deriva dalla dea Maia alla quale erano dedicate le rose, era stato consacrato per l’antica Grecia e per l’antica Roma alle dee della fertilità e della primavera.

Nel mese di Maggio la natura manifesta in maniera piena la sua potenza fecondatrice. Il creato, nella multiforme bellezza delle forme e dei colori, fa sfoggio della vasta gamma di modi che la vita può assumere sulla terra. E in tal senso lo sbocciare delle rose è uno spettacolo unico nel suo genere.

L’accostamento del nome di Maria alla rosa, risale al XIII secolo, mediante Alfonso X, re di Castiglia e Leon, che, in uno dei 421 inni mariani raccolti nel libro Las cantigas de Santa Maria, cantava: «Rosa delle rose, fiore dei fiori, donna fra le donne, unica signora, luce dei santi e dei cieli via». Mentre Enrico Suso di Costanza (1295-1366), nel Libro dell’Eterna Sapienza pregava: «Sii benedetta tu aurora nascente, sopra tutte le creature, e benedetto sia il prato fiorito di rose rosse del tuo bei viso, ornato con il fiore rosso rubino dell’Eterna Sapienza!». Da questi brevi cenni si comprende perché la preghiera mariana per eccellenza porti il nome di “corona del Santo Rosario”.

Ancor prima che il mese di maggio fosse dedicato a Maria, esisteva la devozione di dedicare nella preghiera un intero mese a Maria, detta Tricesimum. Il calendario liturgico della chiesa dei primi secoli riportava al 15 maggio una festa mariana. Traccia di questa festa rimane ancora oggi nel calendario della Chiesa siriaca, la quale possiede, accanto alle normali feste mariane, anche un piccolo ciclo di feste d’origine agricola, che si celebrano il giorno 15 dei mesi di gennaio, maggio e agosto, dedicate rispettivamente a Nostra Signora delle sementi, Nostra Signora delle spighe e Nostra Signora delle vigne, attestate per la prima volta nell’apocrifo Transitus Mariae. Anche la liturgia della Chiesa Caldea presenta un antico inno in cui si prega: «Era prescritto che la commemorazione della beata Vergine sarebbe stata tre volte l’anno: in Dicembre per i semi, in Maggio per le spighe e in Agosto per le vigne: elementi dai quali si ricava la materia del Sacramento dell’Eucaristia».

Le prime pie pratiche riguardanti la devozione del mese di maggio risalgono al XVI secolo. Si deve a san Filippo Neri l’ornare con fiori l’immagine della Madonna, mentre in suo onore si cantavano lodi e si offrivano atti di mortificazione.

Era usanza nel XV secolo nel mese di maggio cantare e fare festa per le creature che ciascuno amava, animali o vegetali. Fu proprio nel 1677 che a Fiesole in un Noviziato domenicano fu eretta la Confraternita denominata “Comunella”, i cui confratelli stabilirono di cantare e fare festa per la Vergine Maria. Inizialmente la festa si teneva il primo giorno del mese, presto furono aggiunte le domeniche e in breve tutti gli altri giorni.

Don Massimo Cardamone