Anche se non credete a me, credete alle opere

Le opere rivelano la natura di un uomo, così come i frutti manifestano la natura di un albero. Questa verità è il cuore del Vangelo secondo Giovanni. Gesù chiede ai Giudei una fede logica, non metafisica, non di trascendenza. Ad essi non chiede di credere nella sua divinità. Chiede invece di credere che la relazione che esiste tra Lui e il Padre è differente da qualsiasi altra relazione vissuta fino al presente a iniziare da Adamo fino ai suoi giorni. Negare la differenza è combattere la verità storica. È impugnarla. È peccato contro lo Spirito Santo.

Se fossi io a testimoniare di me stesso, la mia testimonianza non sarebbe vera. C’è un altro che dà testimonianza di me, e so che la testimonianza che egli dà di me è vera. Voi avete inviato dei messaggeri a Giovanni ed egli ha dato testimonianza alla verità. Io non ricevo testimonianza da un uomo; ma vi dico queste cose perché siate salvati. Egli era la lampada che arde e risplende, e voi solo per un momento avete voluto rallegrarvi alla sua luce. Io però ho una testimonianza superiore a quella di Giovanni: le opere che il Padre mi ha dato da compiere, quelle stesse opere che io sto facendo, testimoniano di me che il Padre mi ha mandato. E anche il Padre, che mi ha mandato, ha dato testimonianza di me. Ma voi non avete mai ascoltato la sua voce né avete mai visto il suo volto, e la sua parola non rimane in voi; infatti non credete a colui che egli ha mandato. Voi scrutate le Scritture, pensando di avere in esse la vita eterna: sono proprio esse che danno testimonianza di me. Ma voi non volete venire a me per avere vita. Io non ricevo gloria dagli uomini. Ma vi conosco: non avete in voi l’amore di Dio. Io sono venuto nel nome del Padre mio e voi non mi accogliete; se un altro venisse nel proprio nome, lo accogliereste. E come potete credere, voi che ricevete gloria gli uni dagli altri, e non cercate la gloria che viene dall’unico Dio? Non crediate che sarò io ad accusarvi davanti al Padre; vi è già chi vi accusa: Mosè, nel quale riponete la vostra speranza. Se infatti credeste a Mosè, credereste anche a me; perché egli ha scritto di me. Ma se non credete ai suoi scritti, come potrete credere alle mie parole?» (Gv 5,31-47).

Quanto vale per Gesù vale per ogni suo discepolo. Lui nel mondo deve far sì che tutti facciano la differenza, vedendo le sue opere, tra Cristo, il suo Dio, e il Dio di ogni altro popolo. Ma quali opere il cristiano deve fare? Non quelle che lui desidera. Ma quelle che lo Spirito Santo gli ordina di compiere o produrre. Un papa deve compiere opere da papa e così dicasi di un vescovo, un presbitero, un diacono. Essi sono consacrati per delle missioni particolari, uniche in seno al popolo di Dio e al mondo. Così anche quanti non sono consacrati, devono compiere le opere secondo il carisma conferito ad essi dallo Spirito Santo. È l’opera che fa la differenza tra un Dio e un altro Dio, tra un cristiano e un non cristiano. Se le opere sono della carne, il cristiano viene meno nella sua missione. Da testimone di Gesù diviene nemico della sua croce. Quando le opere sono assenti, libri, trattati, carte sono tutti uguali. Non vi è alcuna differenza. Sono tutte parole vuote di verità, giustizia, santità. Forse è per questo che oggi si afferma che tutte le religioni e tutte le confessioni sono uguali e anche tutti gli Dèi. Forse perché ormai il cristiano si adeguato al mondo e alle sue opere. Il frutto fa la differenza. Il Cristo è il Differente.

Di nuovo i Giudei raccolsero delle pietre per lapidarlo. Gesù disse loro: «Vi ho fatto vedere molte opere buone da parte del Padre: per quale di esse volete lapidarmi?». Gli risposero i Giudei: «Non ti lapidiamo per un’opera buona, ma per una bestemmia: perché tu, che sei uomo, ti fai Dio». Disse loro Gesù: «Non è forse scritto nella vostra Legge: Io ho detto: voi siete dèi? Ora, se essa ha chiamato dèi coloro ai quali fu rivolta la parola di Dio – e la Scrittura non può essere annullata –, a colui che il Padre ha consacrato e mandato nel mondo voi dite: “Tu bestemmi”, perché ho detto: “Sono Figlio di Dio”? Se non compio le opere del Padre mio, non credetemi; ma se le compio, anche se non credete a me, credete alle opere, perché sappiate e conosciate che il Padre è in me, e io nel Padre». Allora cercarono nuovamente di catturarlo, ma egli sfuggì dalle loro mani. Ritornò quindi nuovamente al di là del Giordano, nel luogo dove prima Giovanni battezzava, e qui rimase. Molti andarono da lui e dicevano: «Giovanni non ha compiuto nessun segno, ma tutto quello che Giovanni ha detto di costui era vero». E in quel luogo molti credettero in lui (Gv 10.21-42).

È giusto allora che ogni discepolo di Gesù si chieda: “Le mie opere mostrano tutta la santità e la verità di Cristo allo stesso modo che le opere di Cristo mostravano tutta la santità e la verità del Padre? Se le mie opere non sono differenti, so che neanche il mio corpo, la mia anima, il mio spirito sono differenti? So che non sono differenti perché non sono vero corpo di Cristo? Gesù mi ha avvisato: Se tu non sei in me e io non sono in te, non potrai produrre frutti differenti. Sono io la Differenza divina ed umana, nel tempo e nell’eternità, di quanto esiste. È in me che ogni uomo trova la sua differenza, diviene anche Lui il Differente dinanzi al mondo e alla storia”. Questa fede oggi ha smarrito il discepolo di Gesù. Questa fede va rimessa nel cuore, perché solo essa può dare nuovo slancio alla nostra vita facendoci veri discepoli di Gesù Signore. Tutto in noi è dalla vera fede e la vera fede ci dice che solo Cristo è il Differente.

Madre di Dio, Angeli, Santi, aiutateci a fare i frutti di Gesù perché tutti per noi credano in Lui.