Andate piuttosto dai venditori e compratevene

Oggi, in questo tempo nel quale tutto si vuole risolvere con la misericordia – per di più falsamente interpretata, falsamente compresa, falsamente vissuta – la parabola di Gesù ci obbliga a porre una domanda alle vergini sagge: “Perché voi, vergini sagge, vi siete nascoste dietro la paura dell’olio non sufficiente per tutte e avete mandato le vostre amiche dai venditori? Dov’è la vostra grande misericordia? Non potevate condividere l’olio anche a costo che esso venisse meno durante il banchetto? Sarebbe venuto meno l’olio. Le altre vergine sarebbero però entrate nella sala del convito. Non sarebbero state escluse per l’eternità”. La risposta delle vergini sagge non può essere che una sola: “Nella nostra relazione con Dio e con gli uomini non ogni cosa si può risolvere con la misericordia. Esiste una giustizia essenziale che va vissuta. Senza questa giustizia essenziale la misericordia è vana, anzi è peccaminosa, perché lesiva della Legge di Dio posta a fondamento di ogni relazione con Lui e con il prossimo. Se la misericordia potesse risolvere tutto – si dice anzi che deve risolvere ogni cosa – chi è senza misericordia è proprio lo sposo. Lui sente il loro grido di aiuto e risponde che non le conosce. Le manda via. Lascia chiusa la porta. Non permette che entrino”. A questo punto urge chiedersi: Cosa è la giustizia sul cui fondamento sempre si innalza la misericordia?

Il dono del Paradiso o la gioia eterna fa parte del patto dell’alleanza. Il Signore per contratto stipulato, quindi per giustizia, si è obbligato a dare il suo regno eterno a tutti coloro che si mantengono fedeli alla parola data a Dio, cioè al loro impegno di osservare la Parola di Cristo Gesù. L’olio è l’obbedienza dell’uomo alla Parola. È la Parola trasformata in nostra vita, secondo la verità in essa contenuta. A chi è dato allora il Paradiso? A quanti osservano con coscienza retta il Discorso della Montagna, lasciandosi guidare dallo Spirito Santo di verità in verità e di fede in fede, fino al raggiungimento della perfezione. Le vergini stolte hanno firmato il contratto con il Signore, hanno stipulato con Lui l’alleanza.  Non si sono però impegnate al suo rispetto. Non hanno prodotto i frutti che la Parola contiene in sé, quando ad essa si obbedisce con tutto il cuore, tutta la mente, tutte le forze. Non avendo esse vissute nella giustizia, la giustizia delle vergine sagge non può salvarle. Le opere di giustizia sono personali. Se così non fosse, tutti potrebbero salvarsi. Basta trovare una persona che condivida con esse l’opera della loro giustizia. Neanche lo sposo le potrà accogliere. Non hanno osservato il contratto. Non hanno alcun diritto di entrare. Se lo sposo facesse entrare le vergine stolte, sarebbe ingiusto verso di esse e soprattutto sarebbe ingiusto verso le vergini sagge. Dio sarebbe sommamente ingiusto. Stipula dei contratti che poi non mantiene. Dice una Parola e poi non ne tiene conto.

Allora il regno dei cieli sarà simile a dieci vergini che presero le loro lampade e uscirono incontro allo sposo. Cinque di esse erano stolte e cinque sagge; le stolte presero le loro lampade, ma non presero con sé l’olio; le sagge invece, insieme alle loro lampade, presero anche l’olio in piccoli vasi. Poiché lo sposo tardava, si assopirono tutte e si addormentarono. A mezzanotte si alzò un grido: “Ecco lo sposo! Andategli incontro!”. Allora tutte quelle vergini si destarono e prepararono le loro lampade. Le stolte dissero alle sagge: “Dateci un po’ del vostro olio, perché le nostre lampade si spengono”. Le sagge risposero: “No, perché non venga a mancare a noi e a voi; andate piuttosto dai venditori e compratevene”. Ora, mentre quelle andavano a comprare l’olio, arrivò lo sposo e le vergini che erano pronte entrarono con lui alle nozze, e la porta fu chiusa. Più tardi arrivarono anche le altre vergini e incominciarono a dire: “Signore, signore, aprici!”. Ma egli rispose: “In verità io vi dico: non vi conosco”. Vegliate dunque, perché non sapete né il giorno né l’ora (Mt 25,1-13).

Oggi è proprio questo che sta accadendo nel mondo cattolico – non si entra in merito né per altre confessioni cristiane e neanche per altre confessioni religiose di altra natura – si sta privando Dio, il Signore, della sua più pura essenza che è la giustizia.  Un Dio non giusto non è Dio. Eppure in nome della falsa misericordia, Dio è stato fatto ingiusto, iniquo, inaffidabile. La giustizia è la fedeltà di Dio ad ogni sua Parola. La misericordia è una Parola di grazia, perdono, compassione, accoglienza, dono del sua Paradiso, a quanti si convertono, si pentono dei loro peccati, accolgono il contratto o il patto dell’alleanza e rimangono in esso per tutti i giorni della loro vita. Se Dio portasse nel Paradiso quanti sono ingiusti, non fedeli alla parola data, si consegnano al male, non operano alcuna giustizia, muoiono anche nell’impenitenza finale, perseverando nel male sino al momento della morte, sarebbe sommamente ingiusto. Dice una Parola e poi Lui stesso è infedele ad essa. Si comprende che è un Dio del quale non ci si può fidare. Anzi è doppiamente ingiusto. È ingiusto perché non vive secondo quanto promesso. Ed è anche ingiusto perché obbliga ad osservare il contratto, quando Lui stesso non lo osserva. Questo oggi è il Dio di molti del mondo cattolico. Si comprenderà che è un Dio fatto e pensato dall’uomo. Il Dio dell’Antico Testamento e del Nuovo non è questo Dio. Il Dio di Gesù Cristo non è questo Dio. Il Dio dei martiri non è questo Dio e neanche è questo il Dio degli Angeli, dei Confessori della fede, della moltitudine delle anime beate che hanno sacrificato la loro vita per essere obbedienti al patto stipulato con il loro Signore. Un Dio ingiusto non merita di essere Dio.

Madre di Dio, Angeli, Santi, aiutateci a dare al mondo il volto del vero Dio e Signore della vita.