Bada dunque che la luce che è in te non sia tenebra

Quanto Giobbe afferma e dichiara di sé: “Io ero gli occhi per il cieco” (Gb 29,15), la Chiesa deve poterlo dire per tutta l’umanità. Essa è stata costituita da Dio occhio che vede nello Spirito Santo, per mezzo di Cristo Gesù, in Lui e per Lui, chi è il Signore dell’uomo in pienezza di verità, sapienza, grazia, luce vera, e del vero Dio da essa contemplato e visto, dona lieta notizia ad ogni uomo. Essa per questo esiste: per essere occhio di purissima verità divina per un mondo avvolto da una cecità che ormai sta raggiungendo il sommo della stoltezza e dell’insipienza. Questa missione è manifestata dall’ Apostolo Giovanni. Lui veramente è più che Giobbe. Lui vede Cristo con gli occhi dello Spirito Santo e trasforma la sua visione in Vangelo.

Quello che era da principio, quello che noi abbiamo udito, quello che abbiamo veduto con i nostri occhi, quello che contemplammo e che le nostre mani toccarono del Verbo della vita – la vita infatti si manifestò, noi l’abbiamo veduta e di ciò diamo testimonianza e vi annunciamo la vita eterna, che era presso il Padre e che si manifestò a noi –, quello che abbiamo veduto e udito, noi lo annunciamo anche a voi, perché anche voi siate in comunione con noi. E la nostra comunione è con il Padre e con il Figlio suo, Gesù Cristo. Queste cose vi scriviamo, perché la nostra gioia sia piena (1Gv 1,1-4).

Vi è un lamento del Signore che giunge al suo popolo per mezzo del profeta Isaia che così suona: “Sordi, ascoltate, ciechi, volgete lo sguardo per vedere. Chi è cieco, se non il mio servo? Chi è sordo come il messaggero che io invio? Chi è cieco come il mio privilegiato? Chi è cieco come il servo del Signore? Hai visto molte cose, ma senza farvi attenzione, hai aperto gli orecchi, ma senza sentire” (Is 42.18-2).Quanto il Signore dice del suo servo, mai deve essere detto della Chiesa, mai del cristiano. Se la Chiesa perde i suoi occhi, che sono veri occhi di Spirito Santo e diviene cieca, tutto il mondo rimane senza luce. Le conseguenze saranno altamente disastrose. Non ci sarà nessun baluardo che possa proteggerlo dall’universale idolatria e dalla devastante immoralità. L’umanità, senza gli occhi della Chiesa, mai potrà vedere secondo verità il suo Signore, mai potrà conoscere il suo Creatore.

Ogni cristiano è costituito da Dio suo vero occhio, nello suo Santo Spirito, per mezzo di Cristo Gesù. Lui è chiamato ad illuminare della divina verità tutto il mondo a lui circostante. Dove lui abita deve abitare la luce di Dio. Dove lui lavora deve manifestare la stessa luce. Quando lui cammina, sempre deve diffondere una scia di luce. Lui per il mondo che lo circonda è l’occhio che vede e la bocca che annunzia, che trasforma la sua visione in Vangelo, in verità. Se la luce che è in lui diventa tenebra, non solo lui è nelle tenebre, ma anche il mondo che lui avrebbe dovuto rischiarare con la divina verità rimane in un buio che è vera immagine, figura del buio eterno. Il cristiano mai deve dimenticarsi della sua verità, che è verità di natura trasformata in luce. Se non vuole essere luce per se stesso, è obbligato ad esserlo per il mondo. Sarebbe un suo gravissimo peccato privare il mondo anche di un solo raggio della luce che gli è stata data da Cristo Gesù per illuminare tutti i suoi fratelli. La luce è sempre per gli altri. Potrà essere per gli altri se è luce per noi stessi. Il cristiano, illuminando se stesso, illumina gli altri.

Mentre le folle si accalcavano, Gesù cominciò a dire: «Questa generazione è una generazione malvagia; essa cerca un segno, ma non le sarà dato alcun segno, se non il segno di Giona. Poiché, come Giona fu un segno per quelli di Ninive, così anche il Figlio dell’uomo lo sarà per questa generazione. Nel giorno del giudizio, la regina del Sud si alzerà contro gli uomini di questa generazione e li condannerà, perché ella venne dagli estremi confini della terra per ascoltare la sapienza di Salomone. Ed ecco, qui vi è uno più grande di Salomone. Nel giorno del giudizio, gli abitanti di Ninive si alzeranno contro questa generazione e la condanneranno, perché essi alla predicazione di Giona si convertirono. Ed ecco, qui vi è uno più grande di Giona. Nessuno accende una lampada e poi la mette in un luogo nascosto o sotto il moggio, ma sul candelabro, perché chi entra veda la luce. La lampada del corpo è il tuo occhio. Quando il tuo occhio è semplice, anche tutto il tuo corpo è luminoso; ma se è cattivo, anche il tuo corpo è tenebroso. Bada dunque che la luce che è in te non sia tenebra. Se dunque il tuo corpo è tutto luminoso, senza avere alcuna parte nelle tenebre, sarà tutto nella luce, come quando la lampada ti illumina con il suo fulgore» (Lc 11,29-36).

Nessuna opera di misericordia del cristiano è più grande di questa: essere luce per i ciechi, occhio per coloro che non vedono. Se noi tutti, discepoli di Gesù, ogni giorno ci lasciassimo illuminare da Cristo, attingessimo da Lui tutta la sua luce, e con essa ci accendessimo per illuminare il mondo, l’umanità cambierebbe aspetto. Non sarebbe più la stessa. Purtroppo noi cristiani non siamo luce da Cristo, ci vogliamo fare luce da noi stessi, e l’umanità è da noi condannata a rimanere nel suo buio senza speranza e senza vita. Siamo tenebra, non luce.

Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli, Santi, fateci luce purissima nel Signore.