CHE PAOLO SOSTENEVA ESSERE VIVO

VENERDÌ 29 MAGGIO (At 25,13-21)

Paolo afferma la risurrezione di Gesù non su una fede a Lui insegnata, trasmessa da altri, ma sulla sua personale visione del risorto. Questa verità Lui ha rivelato nel sinedrio di Gerusalemme: “Io perseguitai a morte questa Via, incatenando e mettendo in carcere uomini e donne, come può darmi testimonianza anche il sommo sacerdote e tutto il collegio degli anziani. Da loro avevo anche ricevuto lettere per i fratelli e mi recai a Damasco per condurre prigionieri a Gerusalemme anche quelli che stanno là, perché fossero puniti. Mentre ero in viaggio e mi stavo avvicinando a Damasco, verso mezzogiorno, all’improvviso una grande luce dal cielo sfolgorò attorno a me; caddi a terra e sentii una voce che mi diceva: “Saulo, Saulo, perché mi perséguiti?”. Io risposi: “Chi sei, o Signore?”. Mi disse: “Io sono Gesù il Nazareno, che tu perséguiti”. Quelli che erano con me videro la luce, ma non udirono la voce di colui che mi parlava. Io dissi allora: “Che devo fare, Signore?”. E il Signore mi disse: “Àlzati e prosegui verso Damasco; là ti verrà detto tutto quello che è stabilito che tu faccia”. E poiché non ci vedevo più, a causa del fulgore di quella luce, guidato per mano dai miei compagni giunsi a Damasco” (At 22,4-11). La prima predicazione del Vangelo non viene da una fede trasmessa, bensì da una esperienza personale con Gesù Risorto. Anche Paolo, dovendo portare il Vangelo di Cristo Gesù in tutto il mondo, visse la stessa esperienza. Non solo. Dal Signore Risorto Lui era guidato passo dopo passo, momento dopo momento. Tutta l’evangelizzazione di Paolo è fatta con il conforto del Signore risorto e del suo Santo Spirito. L’annunzio di Paolo non è solo storia di Cristo Gesù. È anche la sua storia. Lui parla dalla sua storia, dalla sua vita, dal suo mistero nel mistero di Gesù.

In quei giorni, arrivarono a Cesarèa il re Agrippa e Berenìce e vennero a salutare Festo. E poiché si trattennero parecchi giorni, Festo espose al re le accuse contro Paolo, dicendo: «C’è un uomo, lasciato qui prigioniero da Felice, contro il quale, durante la mia visita a Gerusalemme, si presentarono i capi dei sacerdoti e gli anziani dei Giudei per chiederne la condanna. Risposi loro che i Romani non usano consegnare una persona, prima che l’accusato sia messo a confronto con i suoi accusatori e possa aver modo di difendersi dall’accusa. Allora essi vennero qui e io, senza indugi, il giorno seguente sedetti in tribunale e ordinai che vi fosse condotto quell’uomo. Quelli che lo incolpavano gli si misero attorno, ma non portarono alcuna accusa di quei crimini che io immaginavo; avevano con lui alcune questioni relative alla loro religione e a un certo Gesù, morto, che Paolo sosteneva essere vivo. Perplesso di fronte a simili controversie, chiesi se volesse andare a Gerusalemme e là essere giudicato di queste cose. Ma Paolo si appellò perché la sua causa fosse riservata al giudizio di Augusto, e così ordinai che fosse tenuto sotto custodia fino a quando potrò inviarlo a Cesare».

Ai Corinzi rivela che la risurrezione non è immaginazione, non è fantasia, ma purissima storia. Non è uno che ha visto il Signore Risorto, ma più di cinquecento fratelli: “Vi proclamo poi, fratelli, il Vangelo che vi ho annunciato e che voi avete ricevuto, nel quale restate saldi e dal quale siete salvati, se lo mantenete come ve l’ho annunciato. A meno che non abbiate creduto invano! A voi infatti ho trasmesso, anzitutto, quello che anch’io ho ricevuto, cioè che Cristo morì per i nostri peccati secondo le Scritture e che fu sepolto e che è risorto il terzo giorno secondo le Scritture e che apparve a Cefa e quindi ai Dodici. In seguito apparve a più di cinquecento fratelli in una sola volta: la maggior parte di essi vive ancora, mentre alcuni sono morti. Inoltre apparve a Giacomo, e quindi a tutti gli apostoli. Ultimo fra tutti apparve anche a me come a un aborto. Io infatti sono il più piccolo tra gli apostoli e non sono degno di essere chiamato apostolo perché ho perseguitato la Chiesa di Dio. Per grazia di Dio, però, sono quello che sono, e la sua grazia in me non è stata vana. Anzi, ho faticato più di tutti loro, non io però, ma la grazia di Dio che è con me. Dunque, sia io che loro, così predichiamo e così avete creduto” (1Cor 15,1-11). Chi non ha visto il Cristo Risorto, su quale fondamento dovrà fondare la testimonianza della risurrezione del Signore? Sulla sua vita risorta in Cristo. In ogni vita risorta regna il Cristo Risorto e lo Spirito Santo. Saranno Cristo Signore e lo Spirito Santo a convincere quanti ascoltano la sua testimonianza. Il mistero di Cristo diviene nostro mistero, parliamo per vita.

Maria di Dio, Angeli, Santi, fate che la vita dei discepoli sia vita del Signore Risorto.