vangelo del giorno

Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino

1 Gv 3,22-4,6; Sal 2,7-8.10-11; Mt 4,12-17.23-25.
7 GENNAIO

La conversione non è racchiudibile in una sola parola. La sola parola che potrebbe racchiuderle tutte è “abbandonare”, “lasciare”, “uscire”, da un mondo per entrare in un altro, che non è scelto da noi, ma presentato da Dio. Si abbandona l’idolatria e si entra nella vera adorazione dell’unico e solo Dio vivo e vero. Si lascia l’immoralità e si entra nella più santa modalità che nasce dall’osservanza dei Comandamenti. Si esce da una religione pensata e voluta dagli uomini e si entra nella religione pensata e voluta dal Signore. Si rinunzia ai propri pensieri per abbracciare i pensieri di Dio.

La conversione chiesta da Gesù comprende tutte queste cose, ma è infinitamente oltre. Essa esige che si abbandoni tutto ciò che è del Vecchio Testamento e si entri nel Nuovo, si lasci l’Antica Alleanza e le sue norme e i suoi riti e si abbracci la Nuova. Non si pensi più secondo le prescrizioni di Mosè, anche se sante e giuste, ma si agisca secondo le nuove norme morali che scaturiscono dal cuore di Gesù Signore. Non si pensi più al messianismo sul modello di Davide, ma su quello del Servo Sofferente del Signore. C’è il regno di Dio che avanza con potenza e bisogna entrare in esso. Nessuno potrà entrare nel nuovo rimanendo nel vecchio con i pensieri, il cuore, i sentimenti, i desideri, la volontà, la stessa ritualità. Il nuovo esige totale novità. Quando Gesù chiede l’abbandono della ritualità secondo Mosè per entrare nella nuova ritualità che comporta mangiare la sua carne e bere il suo sangue, fu lo scandalo.

Allora i Giudei si misero a discutere aspramente fra loro: «Come può costui darci la sua carne da mangiare?». Gesù disse loro: «In verità, in verità io vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell’uomo e non bevete il suo sangue, non avete in voi la vita. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell’ultimo giorno. Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me e io in lui. Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia me vivrà per me. Questo è il pane disceso dal cielo; non è come quello che mangiarono i padri e morirono. Chi mangia questo pane vivrà in eterno». Da quel momento molti dei suoi discepoli tornarono indietro e non andavano più con lui. Disse allora Gesù ai Dodici: «Volete andarvene anche voi?». Gli rispose Simon Pietro: «Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna e noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il Santo di Dio» (Gv 6,52-58.66-69).

Convertirsi ad una “ritualità impensabile, inimmaginabile, “ripugnante” per un Giudeo richiede veramente l’abbandono del cuore, della mente, del ricordo, della memoria, dello stesso Antico Testamento. Si è chiamati a passare ad una realtà nuovissima.

Quando Gesù seppe che Giovanni era stato arrestato, si ritirò nella Galilea, lasciò Nàzaret e andò ad abitare a Cafàrnao, sulla riva del mare, nel territorio di Zàbulon e di Nèftali, perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta Isaia: Terra di Zàbulon e terra di Nèftali, sulla via del mare, oltre il Giordano, Galilea delle genti! Il popolo che abitava nelle tenebre vide una grande luce, per quelli che abitavano in regione e ombra di morte una luce è sorta. Da allora Gesù cominciò a predicare e a dire: «Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino».

Gesù percorreva tutta la Galilea, insegnando nelle loro sinagoghe, annunciando il vangelo del Regno e guarendo ogni sorta di malattie e di infermità nel popolo. La sua fama si diffuse per tutta la Siria e conducevano a lui tutti i malati, tormentati da varie malattie e dolori, indemoniati, epilettici e paralitici; ed egli li guarì. Grandi folle cominciarono a seguirlo dalla Galilea, dalla Decàpoli, da Gerusalemme, dalla Giudea e da oltre il Giordano.

La conversione mai finisce, mai termina. Essa è sempre all’ultima Parola che lo Spirito Santo fa risuonare al nostro cuore, all’ultima vocazione che ci dona, all’ultimo suo ministero o dono spirituale con il quale ci arricchisce. La conversione è vera quando essa è vera morte a ciò che è vecchio, a ciò che è stato, perché un nuovo corso, una nuova vita lo Spirito del Signore ha preparato per noi. Ma noi, pur abbracciando con il corpo la nuova vita, restiamo con il cuore, la mente, i desideri in quella antica.

Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli, Santi, fateci di vera nuova vita.