Così anche colui che mangia me vivrà per me
Vivere per qualcuno, per qualcosa, è consacrare, votare, dedicare la propria vita ad esso, ad essa. Si vive per Cristo consegnando tutta la vita a Cristo, allo stesso modo che Cristo Gesù ha consegnato la vita al Padre, facendo di essa un’obbedienza eterna. San Paolo insegna ai Corinti come si vive per il Vangelo. Lui al Vangelo ha consegnato tutto se stesso.
Infatti, pur essendo libero da tutti, mi sono fatto servo di tutti per guadagnarne il maggior numero: mi sono fatto come Giudeo per i Giudei, per guadagnare i Giudei. Per coloro che sono sotto la Legge – pur non essendo io sotto la Legge – mi sono fatto come uno che è sotto la Legge, allo scopo di guadagnare coloro che sono sotto la Legge. Per coloro che non hanno Legge – pur non essendo io senza la legge di Dio, anzi essendo nella legge di Cristo – mi sono fatto come uno che è senza Legge, allo scopo di guadagnare coloro che sono senza Legge. Mi sono fatto debole per i deboli, per guadagnare i deboli; mi sono fatto tutto per tutti, per salvare a ogni costo qualcuno. Ma tutto io faccio per il Vangelo, per diventarne partecipe anch’io. Non sapete che, nelle corse allo stadio, tutti corrono, ma uno solo conquista il premio? Correte anche voi in modo da conquistarlo! Però ogni atleta è disciplinato in tutto; essi lo fanno per ottenere una corona che appassisce, noi invece una che dura per sempre. Io dunque corro, ma non come chi è senza mèta; faccio pugilato, ma non come chi batte l’aria; anzi tratto duramente il mio corpo e lo riduco in schiavitù, perché non succeda che, dopo avere predicato agli altri, io stesso venga squalificato (1Cor 9,19-27).
Gesù non lascia margini di libertà ai suoi discepoli. Loro sono chiamati a vivere per lui, a consacrare la vita a Lui, a manifestare Lui in ogni cosa, allo stesso modo che Lui manifesta il Padre in ogni cosa. Si manifesta il Padre facendo la volontà del Padre. Si va dove il Padre manda, per fare le cose che il Padre comanda. Così è anche del discepolo di Gesù. Egli va dove Gesù lo manda per fare le cose che Gesù gli comanda. Il discepolo non è più da se stesso. Ha rinunciato alla sua volontà, per vivere solo ed esclusivamente della volontà di Cristo, come Cristo Gesù, nel fiume Giordano, si è spogliato della sua volontà per vivere solo della volontà del Padre. Gesù chiama ogni uomo a fare della sua vita un dono a Lui, a vivere per Lui, a realizzare in ogni istante la sua volontà, ad obbedire ad ogni sua parola.
Satana, astuto sovvertitore della realtà delle cose e delle relazioni, ama i cristiani, li serve, sempre si mette a loro disposizione, fa tutto questo perché vuole che essi vivano per lui, siano dalla sua volontà, gli prestino ogni obbedienza, seguano le sue sollecitazioni. Le vie da lui scelte sono molteplici, sempre aggiornate, mai di ieri, attualissime. Lui vuole anche che si viva per i poveri, gli ammalati, i sofferenti, i disgraziati, purché non si viva per Cristo, per manifestare il vero Dio, le esigenze della sua verità, le conseguenze di un’obbedienza perfetta alla divina volontà, i risvolti storici della scelta di Dio come unico e solo Signore della propria vita. Gesù lasciò gli ammalati che si erano riuniti a Cafarnao e si recò per i villaggi a predicare la buona novella. Lui scelse sempre il Padre, mai scelse l’uomo senza un comando preciso del Padre.
Allora i Giudei si misero a discutere aspramente fra loro: «Come può costui darci la sua carne da mangiare?». Gesù disse loro: «In verità, in verità io vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell’uomo e non bevete il suo sangue, non avete in voi la vita. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell’ultimo giorno. Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me e io in lui. Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia me vivrà per me. Questo è il pane disceso dal cielo; non è come quello che mangiarono i padri e morirono. Chi mangia questo pane vivrà in eterno». (Gv 6,52-58).
Perché Gesù ci ha lasciato l’Eucaristia? L’ha lasciata a noi come corpo da mangiare, come sangue da bere, perché ci trasformiamo in suo corpo e sangue ed essere così sua vita sulla terra. Sua vita, non più nostra vita. Come Cristo è vita dal Padre e del Padre, così il cristiano deve essere vita da Cristo e di Cristo. Se va dal povero, va come vita di Cristo e da Cristo, per manifestare Cristo, come Cristo, vita dal Padre e del Padre, viene da noi per manifestare, rivelare, metterci in comunione con il Padre. Se l’uomo si incontra con noi e non con Cristo attraverso noi, per avere accesso al Padre, la nostra missione è umana, non cristiana. Viviamo per noi, non per Cristo. Non siamo il suo strumento, il suo sacramento, il suo corpo, il suo sangue attraverso il quale ogni uomo dovrà e potrà incontrarsi con Cristo, trovare Cristo, vedere Cristo. È giusto che nel povero si veda Cristo. Ma è ancora più giusto che il povero veda Cristo in noi, allo stesso modo che i poveri di ieri, vedevano il Padre in Cristo e per questo accorrevano a Lui, accogliendolo come vero segno, manifestazione, sacramento del Padre in mezzo a loro. Se l’altro non vede in me Cristo, ma vede solo me, la mia missione è un fallimento. Ancora non vivo per Cristo, posso vivere anche per gli altri, ma non per Cristo.
Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli, Santi, fateci vivere con Cristo, per Lui , in Lui.