vangelo del giorno

Dio non è dei morti, ma dei viventi

21 NOVEMBRE (Lc 20,27-40)

 

Chi è stato afferrato da questa verità, chi da essa è stato conquistato, è Paolo. Lui ha un solo desiderio: immergersi pienamente nella vita che è Cristo Signore, in questa vita perdersi, annientarsi, divenire con essa una cosa sola. La sua stessa vita sulla terra è una corsa per raggiungere Cristo ed essere trasformato eternamente in sua vita.

Per me infatti il vivere è Cristo e il morire un guadagno. Ma se il vivere nel corpo significa lavorare con frutto, non so davvero che cosa scegliere. Sono stretto infatti fra queste due cose: ho il desiderio di lasciare questa vita per essere con Cristo, il che sarebbe assai meglio; ma per voi è più necessario che io rimanga nel corpo. Persuaso di questo, so che rimarrò e continuerò a rimanere in mezzo a tutti voi per il progresso e la gioia della vostra fede, affinché il vostro vanto nei miei riguardi cresca sempre più in Cristo Gesù, con il mio ritorno fra voi (Fil 1,21-26).

Ma queste cose, che per me erano guadagni, io le ho considerate una perdita a motivo di Cristo. Anzi, ritengo che tutto sia una perdita a motivo della sublimità della conoscenza di Cristo Gesù, mio Signore. Per lui ho lasciato perdere tutte queste cose e le considero spazzatura, per guadagnare Cristo ed essere trovato in lui, avendo come mia giustizia non quella derivante dalla Legge, ma quella che viene dalla fede in Cristo, la giustizia che viene da Dio, basata sulla fede: perché io possa conoscere lui, la potenza della sua risurrezione, la comunione alle sue sofferenze, facendomi conforme alla sua morte, nella speranza di giungere alla risurrezione dai morti. Non ho certo raggiunto la mèta, non sono arrivato alla perfezione; ma mi sforzo di correre per conquistarla, perché anch’io sono stato conquistato da Cristo Gesù. Fratelli, io non ritengo ancora di averla conquistata. So soltanto questo: dimenticando ciò che mi sta alle spalle e proteso verso ciò che mi sta di fronte, corro verso la mèta, al premio che Dio ci chiama a ricevere lassù, in Cristo Gesù (Fil 3,7-14).

I sadducei invece nulla conoscono del loro Dio. Nulla sanno della sua vita, che non è soltanto fonte di vita come origine, ma anche sorgente nella quale solamente si può vivere. Dio è per noi più che l’aria che respiriamo. Noi per vivere dobbiamo essere avvolti dall’aria. Anche il nostro spirito, per vivere, oggi e nell’eternità, deve essere avvolto da Dio. Deve respirare Dio. Saziarsi di Lui. Di Lui nutrirsi, alimentarsi. Questo non solo nell’eternità, ma anche nel tempo. L’Eucaristia non è questo cibo eterno, divino, che ci è stato donato per conservarci in vita? Il Paradiso è una Eucaristia eterna, ininterrotta, senza inizio e senza fine. È questa la vita eterna.

Gli si avvicinarono alcuni sadducei – i quali dicono che non c’è risurrezione – e gli posero questa domanda: «Maestro, Mosè ci ha prescritto: Se muore il fratello di qualcuno che ha moglie, ma è senza figli, suo fratello prenda la moglie e dia una discendenza al proprio fratello. C’erano dunque sette fratelli: il primo, dopo aver preso moglie, morì senza figli. Allora la prese il secondo e poi il terzo e così tutti e sette morirono senza lasciare figli. Da ultimo morì anche la donna. La donna dunque, alla risurrezione, di chi sarà moglie? Poiché tutti e sette l’hanno avuta in moglie». Gesù rispose loro: «I figli di questo mondo prendono moglie e prendono marito; ma quelli che sono giudicati degni della vita futura e della risurrezione dai morti, non prendono né moglie né marito: infatti non possono più morire, perché sono uguali agli angeli e, poiché sono figli della risurrezione, sono figli di Dio. Che poi i morti risorgano, lo ha indicato anche Mosè a proposito del roveto, quando dice: Il Signore è il Dio di Abramo, Dio di Isacco e Dio di Giacobbe. Dio non è dei morti, ma dei viventi; perché tutti vivono per lui».  Dissero allora alcuni scribi: «Maestro, hai parlato bene». E non osavano più rivolgergli alcuna domanda.

Pensare l’eternità come un prolungamento, una continuazione della vita così come essa viene vissuta sulla terra, è vera stoltezza. Lì saremo esseri interamente spirituali. Anche il nostro corpo sarà trasformato in spirito, in luce. Saremo esseri spirituali, in tutto come gli Angeli di Dio. Il matrimonio è per il tempo presente, non per il futuro. Domani saremo tutti di tutti, saremo tutti in tutti, perché saremo tutti in Dio e Dio sarà tutto in tutti. La sola mente non può immaginare le cose celesti. È questo il peccato dei sadducei e dell’uomo dei nostri giorni. Pensa che la sua mente sia la sola luce. Ignora colpevolmente che essa è luce se si lascia illuminare dalla luce eterna. La mente da se stessa è tenebra. Essa è perfetto catarifrangente. Dona luce se riceve luce.

Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli, Santi, fateci luce dalla luce vera.