È lecito o no guarire di sabato?

Oggi in nome di Dio tutto si compie. Farisei e scribi del tempo di Gesù in nome di Dio si vendevano anche i comandamenti. Per un più grande beneficio pecuniario abrogavano persino la Legge e i Profeti. Sempre gli uomini che si dicono di Dio riescono a ridurre Dio ad uno che approva ogni loro misfatto, abominio, peccato, trasgressione. Oggi Dio è fatto il Mandante di stragi, carneficine, distruzioni, devastazione, ogni altra disumanità. Si comprenderà che questa è aberrazione. La ragione umana si ribella a questo Dio. Persino le menti illuminate dei pagani, quale quella di Lucrezio si indignava dinanzi a queste mostruosità compiute in nome di Dio, della religione, della fede, di ogni altra credenza in un qualche Signore supremo.

Ogni tanto vale proprio la pena, specie ai nostri giorni, leggere quanto il poeta latino scriveva, condannando la stessa mente umana capace di pensare in nome della religione cose simili: “Illud in his rebus vereor, ne forte rearis impia te rationis inire elementa viamque indugredi sceleris… Nam sublata virum manibus tremibundaque ad aras deductast, non ut sollemni more sacrorum perfecto posset claro comitari Hymenaeo, sed casta inceste nubendi tempore in ipso hostia concideret mactatu maesta parentis, exitus ut classi felix faustusque daretur. Tantum religio potuit suadere malorum (Si tratta del sacrificio di Ifigenia). Gesù non tollera che nel nome del Padre suo si privi una persona di tutto l’amore che Lui vuole versare in un cuore.

Quando un uomo si sostituisce a Dio – ogni religione non è immune da questo grave pericolo, anche se le forme e le modalità variano da religione a religione – oggi neanche la religione cattolica si preserva pura dal momento che molti suoi figli in nome di Dio stanno trasformando tutta la Legge del loro Dio aggiungendo e togliendo ad essa a loro piacimento e gusto – l’uomo viene condannato a non poter vivere da uomo. Dio viene per fare l’uomo vero uomo. Per ridargli l’antica dignità perduta. Lui viene per creare sulla terra la vera umanità. Di certo non è umanità non guarire in giorno di sabato un uomo gravemente infermo. Pecca gravissimamente contro l’umanità, la priva dell’amore di Dio, chiunque dice o fa qualcosa che Dio non ha espressamente detto, comandato, ordinato. A nessuna mente è lecito dire: “Dio lo vuole”, quando Dio di certo non lo vuole, non lo desidera, non lo ama, non l’ha detto. Per ogni uomo religioso, nominare il nome di Dio invano è peccato gravissimo. È in nome di questo peccato che si commette ogni altro. L’uomo deve assumersi le responsabilità del suo odio e della sua rabbia, della sua invidia e del suo rancore contro l’altro uomo. Dio deve essere tenuto fuori.

Un sabato si recò a casa di uno dei capi dei farisei per pranzare ed essi stavano a osservarlo. Ed ecco, davanti a lui vi era un uomo malato di idropisìa. Rivolgendosi ai dottori della Legge e ai farisei, Gesù disse: «È lecito o no guarire di sabato?». Ma essi tacquero. Egli lo prese per mano, lo guarì e lo congedò. Poi disse loro: «Chi di voi, se un figlio o un bue gli cade nel pozzo, non lo tirerà fuori subito in giorno di sabato?». E non potevano rispondere nulla a queste parole.

Diceva agli invitati una parabola, notando come sceglievano i primi posti: «Quando sei invitato a nozze da qualcuno, non metterti al primo posto, perché non ci sia un altro invitato più degno di te, e colui che ha invitato te e lui venga a dirti: “Cedigli il posto!”. Allora dovrai con vergogna occupare l’ultimo posto. Invece, quando sei invitato, va’ a metterti all’ultimo posto, perché quando viene colui che ti ha invitato ti dica: “Amico, vieni più avanti!”. Allora ne avrai onore davanti a tutti i commensali. Perché chiunque si esalta sarà umiliato, e chi si umilia sarà esaltato».

Disse poi a colui che l’aveva invitato: «Quando offri un pranzo o una cena, non invitare i tuoi amici né i tuoi fratelli né i tuoi parenti né i ricchi vicini, perché a loro volta non ti invitino anch’essi e tu abbia il contraccambio. Al contrario, quando offri un banchetto, invita poveri, storpi, zoppi, ciechi; e sarai beato perché non hanno da ricambiarti. Riceverai infatti la tua ricompensa alla risurrezione dei giusti» (Lc 14,1-14).

Attribuendo a Dio ciò che è odio dell’uomo, l’uomo si sente autorizzato per ogni sua malvagità, cattiveria, abominio. Tanto è stato Dio a chiedermelo. Ogni uomo di religione, se è vero uomo di religione, ma basta che sia semplicemente uomo, come Lucrezio, deve gridare, come ha fatto Cristo Gesù: “Questa non è volontà del Padre mio”. “Il Padre mio ama anche di sabato”. “Il Padre mio compie sempre il bene, non conosce il male”. Se un uomo di religione non opera una netta separazione tra ciò che è di Dio e ciò che è degli uomini, lui si rende complice dei misfatti degli uomini. Il suo silenzio è approvazione, conferma, giustificazione. È come se fosse lui a volerli, ordinarli, comandarli. Il giorno del giudizio Dio gliene domanderà conto. Dopo la morte non ci sono più i molti dei che ognuno si fabbrica, ma vi è il solo univo vero Dio al quale ogni uomo dovrà rendere conto anche dei peccati di omissione. È gravissimo peccato di omissione non dire che le stragi non sono volontà di Dio. Urge dire: Sono volontà degli uomini, non di Dio.

Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli, Santi, fateci fedelissimi alla volontà di Dio.