Ecco, io stesso cercherò le mie pecore – Vi darò un cuore nuovo

27 Giugno
Ecco, io stesso cercherò le mie pecore

Il Mediatore è vera vita per le pecore del Signore. Se lui fallisce nella sua missione, tutto il gregge si sbanda. Non vi sarà alcuna vita per le pecore se il pastore non diviene, non si fa lui, in Dio, vita delle sue pecore. È questa la sola legge che fa di un pastore un buon pastore: farsi in tutto vita delle pecore. Non sono lo pecore che dovranno vivere per lui. È lui che deve vivere per le pecore. È lui che si deve dare in cibo per le pecore che il Signore gli ha affidato.

Sappiamo però dalla storia d’Israele che quasi tutti i pastori – sacerdoti e re – hanno fallito la loro missione. Si sono disinteressati delle pecore. Hanno curato solo i loro meschini, piccoli interessi e del gregge del Signore si sono totalmente disinteressati. Il Signore interviene con potenza, forza, grande determinazione. Annunzia che Lui stesso si sarebbe preso cura del suo gregge. Lui stesso lo avrebbe condotto al pascolo. Lui stesso avrebbe messo giustizia tra una pecora e l’altra. Quando il pastore non cura le sue pecore, queste possono anche divenire prepotenti, arroganti, superbe, meschine, si possono scagliare le une contro le altre e le più forti sottomettere e umiliare le più deboli. Senza il buon pastore, le pecore spesso si trasformano in lupi rapaci le une contro le altre. Dio interviene e porta la pace e l’armonia tra le sue pecore. Ma sempre quando governa il Signore regna la giustizia.

Mi fu rivolta questa parola del Signore: «Figlio dell’uomo, profetizza contro i pastori d’Israele, profetizza e riferisci ai pastori: Così dice il Signore Dio: Guai ai pastori d’Israele, che pascono se stessi! I pastori non dovrebbero forse pascere il gregge? Vi nutrite di latte, vi rivestite di lana, ammazzate le pecore più grasse, ma non pascolate il gregge. Non avete reso forti le pecore deboli, non avete curato le inferme, non avete fasciato quelle ferite, non avete riportato le disperse. Non siete andati in cerca delle smarrite, ma le avete guidate con crudeltà e violenza. Per colpa del pastore si sono disperse e sono preda di tutte le bestie selvatiche: sono sbandate. Vanno errando le mie pecore su tutti i monti e su ogni colle elevato, le mie pecore si disperdono su tutto il territorio del paese e nessuno va in cerca di loro e se ne cura.

Perciò, pastori, ascoltate la parola del Signore: Com’è vero che io vivo – oracolo del Signore Dio –, poiché il mio gregge è diventato una preda e le mie pecore il pasto d’ogni bestia selvatica per colpa del pastore e poiché i miei pastori non sono andati in cerca del mio gregge – hanno pasciuto se stessi senza aver cura del mio gregge –, udite quindi, pastori, la parola del Signore: Così dice il Signore Dio: Eccomi contro i pastori: a loro chiederò conto del mio gregge e non li lascerò più pascolare il mio gregge, così non pasceranno più se stessi, ma strapperò loro di bocca le mie pecore e non saranno più il loro pasto. Perché così dice il Signore Dio: Ecco, io stesso cercherò le mie pecore e le passerò in rassegna.

Come un pastore passa in rassegna il suo gregge quando si trova in mezzo alle sue pecore che erano state disperse, così io passerò in rassegna le mie pecore e le radunerò da tutti i luoghi dove erano disperse nei giorni nuvolosi e di caligine. Le farò uscire dai popoli e le radunerò da tutte le regioni. Le ricondurrò nella loro terra e le farò pascolare sui monti d’Israele, nelle valli e in tutti i luoghi abitati della regione. Le condurrò in ottime pasture e il loro pascolo sarà sui monti alti d’Israele; là si adageranno su fertili pascoli e pasceranno in abbondanza sui monti d’Israele. Io stesso condurrò le mie pecore al pascolo e io le farò riposare. Oracolo del Signore Dio. Andrò in cerca della pecora perduta e ricondurrò all’ovile quella smarrita, fascerò quella ferita e curerò quella malata, avrò cura della grassa e della forte; le pascerò con giustizia.

A te, mio gregge, così dice il Signore Dio: Ecco, io giudicherò fra pecora e pecora, fra montoni e capri. Non vi basta pascolare in buone pasture, volete calpestare con i piedi il resto della vostra pastura; non vi basta bere acqua chiara, volete intorbidire con i piedi quella che resta. Le mie pecore devono brucare ciò che i vostri piedi hanno calpestato e bere ciò che i vostri piedi hanno intorbidito. Perciò così dice il Signore Dio a loro riguardo: Ecco, io giudicherò fra pecora grassa e pecora magra. Poiché voi avete urtato con il fianco e con le spalle e cozzato con le corna contro le più deboli fino a cacciarle e disperderle, io salverò le mie pecore e non saranno più oggetto di preda: farò giustizia fra pecora e pecora.

Susciterò per loro un pastore che le pascerà, il mio servo Davide. Egli le condurrà al pascolo, sarà il loro pastore. Io, il Signore, sarò il loro Dio, e il mio servo Davide sarà principe in mezzo a loro: io, il Signore, ho parlato. Stringerò con loro un’alleanza di pace e farò sparire dal paese le bestie nocive. Abiteranno tranquilli anche nel deserto e riposeranno nelle selve.

Farò di loro e delle regioni attorno al mio colle una benedizione: manderò la pioggia a tempo opportuno e sarà pioggia di benedizione. Gli alberi del campo daranno i loro frutti e la terra i suoi prodotti; abiteranno in piena sicurezza nella loro terra. Sapranno che io sono il Signore, quando avrò spezzato le spranghe del loro giogo e li avrò liberati dalle mani di coloro che li tiranneggiano. Non saranno più preda delle nazioni, né li divoreranno le bestie selvatiche, ma saranno al sicuro e nessuno li spaventerà.

Farò germogliare per loro una florida vegetazione; non saranno più consumati dalla fame nel paese e non soffriranno più il disprezzo delle nazioni. Sapranno che io sono il Signore, loro Dio, ed essi, la casa d’Israele, sono il mio popolo. Oracolo del Signore Dio.

Voi, mie pecore, siete il gregge del mio pascolo e io sono il vostro Dio». Oracolo del Signore Dio (Ez 34,1-31).

Questa profezia si compie tutta in Cristo Signore. È Lui il bel Pastore del Padre che deve dare verità, luce, giustizia, nutrimento vero al suo gregge. Le pecore sono del Padre. A Gesù vengono affidate perché sia Lui a nutrirle di se stesso, della sua vita.

«In verità, in verità io vi dico: chi non entra nel recinto delle pecore dalla porta, ma vi sale da un’altra parte, è un ladro e un brigante. Chi invece entra dalla porta, è pastore delle pecore. Il guardiano gli apre e le pecore ascoltano la sua voce: egli chiama le sue pecore, ciascuna per nome, e le conduce fuori. E quando ha spinto fuori tutte le sue pecore, cammina davanti a esse, e le pecore lo seguono perché conoscono la sua voce. Un estraneo invece non lo seguiranno, ma fuggiranno via da lui, perché non conoscono la voce degli estranei». Gesù disse loro questa similitudine, ma essi non capirono di che cosa parlava loro.

Allora Gesù disse loro di nuovo: «In verità, in verità io vi dico: io sono la porta delle pecore. Tutti coloro che sono venuti prima di me, sono ladri e briganti; ma le pecore non li hanno ascoltati. Io sono la porta: se uno entra attraverso di me, sarà salvato; entrerà e uscirà e troverà pascolo. Il ladro non viene se non per rubare, uccidere e distruggere; io sono venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza.

Io sono il buon pastore. Il buon pastore dà la propria vita per le pecore. Il mercenario – che non è pastore e al quale le pecore non appartengono – vede venire il lupo, abbandona le pecore e fugge, e il lupo le rapisce e le disperde; perché è un mercenario e non gli importa delle pecore.

Io sono il buon pastore, conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me, così come il Padre conosce me e io conosco il Padre, e do la mia vita per le pecore. E ho altre pecore che non provengono da questo recinto: anche quelle io devo guidare. Ascolteranno la mia voce e diventeranno un solo gregge, un solo pastore. Per questo il Padre mi ama: perché io do la mia vita, per poi riprenderla di nuovo. Nessuno me la toglie: io la do da me stesso. Ho il potere di darla e il potere di riprenderla di nuovo. Questo è il comando che ho ricevuto dal Padre mio».

Sorse di nuovo dissenso tra i Giudei per queste parole. Molti di loro dicevano: «È indemoniato ed è fuori di sé; perché state ad ascoltarlo?». Altri dicevano: «Queste parole non sono di un indemoniato; può forse un demonio aprire gli occhi ai ciechi?».

Ricorreva allora a Gerusalemme la festa della Dedicazione. Era inverno. Gesù camminava nel tempio, nel portico di Salomone. Allora i Giudei gli si fecero attorno e gli dicevano: «Fino a quando ci terrai nell’incertezza? Se tu sei il Cristo, dillo a noi apertamente». Gesù rispose loro: «Ve l’ho detto, e non credete; le opere che io compio nel nome del Padre mio, queste danno testimonianza di me. Ma voi non credete perché non fate parte delle mie pecore. Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono. Io do loro la vita eterna e non andranno perdute in eterno e nessuno le strapperà dalla mia mano. Il Padre mio, che me le ha date, è più grande di tutti e nessuno può strapparle dalla mano del Padre. Io e il Padre siamo una cosa sola».

Di nuovo i Giudei raccolsero delle pietre per lapidarlo. Gesù disse loro: «Vi ho fatto vedere molte opere buone da parte del Padre: per quale di esse volete lapidarmi?». Gli risposero i Giudei: «Non ti lapidiamo per un’opera buona, ma per una bestemmia: perché tu, che sei uomo, ti fai Dio». Disse loro Gesù: «Non è forse scritto nella vostra Legge: Io ho detto: voi siete dèi? Ora, se essa ha chiamato dèi coloro ai quali fu rivolta la parola di Dio – e la Scrittura non può essere annullata –, a colui che il Padre ha consacrato e mandato nel mondo voi dite: “Tu bestemmi”, perché ho detto: “Sono Figlio di Dio”? Se non compio le opere del Padre mio, non credetemi; ma se le compio, anche se non credete a me, credete alle opere, perché sappiate e conosciate che il Padre è in me, e io nel Padre». Allora cercarono nuovamente di catturarlo, ma egli sfuggì dalle loro mani.

Ritornò quindi nuovamente al di là del Giordano, nel luogo dove prima Giovanni battezzava, e qui rimase. Molti andarono da lui e dicevano: «Giovanni non ha compiuto nessun segno, ma tutto quello che Giovanni ha detto di costui era vero». E in quel luogo molti credettero in lui (Gv 10,1-42).

San Paolo, ai Pastori dell’Asia, presenta se stesso come modello di vero pastore, invitando a porre ogni attenzione a non trasformarsi in cattivi, pessimi pastori.

Da Mileto mandò a chiamare a Èfeso gli anziani della Chiesa. Quando essi giunsero presso di lui, disse loro: «Voi sapete come mi sono comportato con voi per tutto questo tempo, fin dal primo giorno in cui arrivai in Asia: ho servito il Signore con tutta umiltà, tra le lacrime e le prove che mi hanno procurato le insidie dei Giudei; non mi sono mai tirato indietro da ciò che poteva essere utile, al fine di predicare a voi e di istruirvi, in pubblico e nelle case, testimoniando a Giudei e Greci la conversione a Dio e la fede nel Signore nostro Gesù. Ed ecco, dunque, costretto dallo Spirito, io vado a Gerusalemme, senza sapere ciò che là mi accadrà. So soltanto che lo Spirito Santo, di città in città, mi attesta che mi attendono catene e tribolazioni. Non ritengo in nessun modo preziosa la mia vita, purché conduca a termine la mia corsa e il servizio che mi fu affidato dal Signore Gesù, di dare testimonianza al vangelo della grazia di Dio.

E ora, ecco, io so che non vedrete più il mio volto, voi tutti tra i quali sono passato annunciando il Regno. Per questo attesto solennemente oggi, davanti a voi, che io sono innocente del sangue di tutti, perché non mi sono sottratto al dovere di annunciarvi tutta la volontà di Dio. Vegliate su voi stessi e su tutto il gregge, in mezzo al quale lo Spirito Santo vi ha costituiti come custodi per essere pastori della Chiesa di Dio, che si è acquistata con il sangue del proprio Figlio. Io so che dopo la mia partenza verranno fra voi lupi rapaci, che non risparmieranno il gregge; perfino in mezzo a voi sorgeranno alcuni a parlare di cose perverse, per attirare i discepoli dietro di sé. Per questo vigilate, ricordando che per tre anni, notte e giorno, io non ho cessato, tra le lacrime, di ammonire ciascuno di voi.

E ora vi affido a Dio e alla parola della sua grazia, che ha la potenza di edificare e di concedere l’eredità fra tutti quelli che da lui sono santificati. Non ho desiderato né argento né oro né il vestito di nessuno. Voi sapete che alle necessità mie e di quelli che erano con me hanno provveduto queste mie mani. In tutte le maniere vi ho mostrato che i deboli si devono soccorrere lavorando così, ricordando le parole del Signore Gesù, che disse: “Si è più beati nel dare che nel ricevere!”» (At 20,17-35).

San Pietro esorta i pastori a farsi modello del gregge. Il gregge è ciò che essi sono. Se essi sono di Dio, il gregge sarà di Dio. Se essi sono con Cristo, il gregge sarà con Cristo. Sempre il gregge assumerà la forma del suo pastore. È verità eterna. Non per insegnamento, ma perché il gregge si nutre della vita del pastore, della sua grazia, ma anche del suo peccato, della sua fede ma anche della sua non fede.

Esorto gli anziani che sono tra voi, quale anziano come loro, testimone delle sofferenze di Cristo e partecipe della gloria che deve manifestarsi: pascete il gregge di Dio che vi è affidato, sorvegliandolo non perché costretti ma volentieri, come piace a Dio, non per vergognoso interesse, ma con animo generoso, non come padroni delle persone a voi affidate, ma facendovi modelli del gregge. E quando apparirà il Pastore supremo, riceverete la corona della gloria che non appassisce (1Pt 5,1-4).

Il pastore questa verità la deve conservare sempre nel cuore. Non è il suo insegnamento che cambia il suo gregge, ma la sua vita. Il gregge si nutre in modo misterioso della vita del suo pastore. Se il pastore è santo, il gregge si alimenterà di santità. Se il pastore è lontano da Cristo e dalla sua grazia, il gregge vivrà lontano da Cristo e dal suo amore. Ogni altra cosa è ininfluente. Il gregge vede il pastore e si alimenta di ciò che vede. Il gregge vive di immedesimazione, quasi per impressione. Ogni pecora si imprime dell’immagine di chi la governa. Se il pastore cambia immagine, anche il gregge cambierà immagine. L’immagine del pastore è immagine delle pecore. Mai potrà essere diversamente. Una sola immagine, una sola realtà.

Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli, Santi, fateci ad immagine di Cristo.

Vi darò un cuore nuovo

Dopo l’annunzio della Nuova Alleanza profetizzato da Geremia, attraverso Ezechiele il Signore a poco a poco sta rivelando al suo popolo in cosa consiste la sua realtà o essenza. La prima nuova realtà è quella annunziata dalle parole della stessa profezia.

Ecco, verranno giorni – oracolo del Signore –, nei quali con la casa d’Israele e con la casa di Giuda concluderò un’alleanza nuova. Non sarà come l’alleanza che ho concluso con i loro padri, quando li presi per mano per farli uscire dalla terra d’Egitto, alleanza che essi hanno infranto, benché io fossi loro Signore. Oracolo del Signore. Questa sarà l’alleanza che concluderò con la casa d’Israele dopo quei giorni – oracolo del Signore –: porrò la mia legge dentro di loro, la scriverò sul loro cuore. Allora io sarò il loro Dio ed essi saranno il mio popolo. Non dovranno più istruirsi l’un l’altro, dicendo: “Conoscete il Signore”, perché tutti mi conosceranno, dal più piccolo al più grande – oracolo del Signore –, poiché io perdonerò la loro iniquità e non ricorderò più il loro peccato» (Ger 31,31-34).

La Legge non sarà scritta su tavole di pietra, ma nel cuore dell’uomo. Ma non vi sarebbe alcuna differenza tra una pietra fuori dell’uomo e una dentro l’uomo. Se il cuore dell’uomo è pietra, quale differenza esisterebbe tra una scrittura ed un’altra? Per questo il Signore decide di cambiare il cuore: sostituisce quello di pietra con uno di carne. Così potrà scrivere su di esso tutta la sua divina ed eterna volontà. Chi deve cambiare il cuore è lo Spirito Santo. Chi però deve versare lo Spirito Santo è il suo Figlio Unigenito. Il Figlio suo lo versa dalla Croce, da Crocifisso, da vero olocausto di amore per il Padre. Dal cuore trafitto di Cristo sgorga lo Spirito in modo perenne, così che tutti possono lasciarsi ricolmare di Lui e da Lui ricevere ogni giorno il cuore nuovo.

Ora, figlio dell’uomo, profetizza ai monti d’Israele e di’: Monti d’Israele, udite la parola del Signore. Così dice il Signore Dio: Poiché il nemico ha detto di voi: “Bene! I colli eterni sono diventati il nostro possesso”, ebbene, profetizza e annuncia: Così dice il Signore Dio: Poiché siete stati devastati, perseguitati dai vicini, resi possesso delle altre nazioni, e poiché siete stati fatti oggetto di maldicenza e d’insulto della gente, ebbene, monti d’Israele, udite la parola del Signore Dio: Così dice il Signore Dio ai monti, alle colline, alle pendici e alle valli, alle rovine desolate e alle città deserte, che furono preda e scherno delle nazioni vicine: ebbene, così dice il Signore Dio: Sì, con gelosia ardente io parlo contro le altre nazioni e contro tutto Edom, che con il cuore colmo di gioia e l’animo pieno di disprezzo hanno fatto del mio paese il loro possesso per saccheggiarlo. Per questo profetizza alla terra d’Israele e annuncia ai monti, alle colline, alle pendici e alle valli: Così dice il Signore Dio: Ecco, io parlo con gelosia e con furore; poiché voi avete sopportato l’insulto delle nazioni, ebbene – così dice il Signore Dio –, io alzando la mano giuro: anche le nazioni che vi stanno intorno sopporteranno il loro insulto.

E voi, monti d’Israele, mettete rami e producete frutti per il mio popolo Israele, perché sta per tornare. Ecco, infatti a voi, a voi io mi volgo; sarete ancora lavorati e sarete seminati. Moltiplicherò sopra di voi gli uomini, tutta quanta la casa d’Israele, e le città saranno ripopolate e le rovine ricostruite. Farò abbondare su di voi uomini e bestie e cresceranno e saranno fecondi: farò sì che siate popolati come prima e vi elargirò i miei benefici più che per il passato e saprete che io sono il Signore. Ricondurrò su di voi degli uomini, il mio popolo Israele: essi vi possederanno e sarete la loro eredità e non li priverete più dei loro figli.

Così dice il Signore Dio: Poiché si va dicendo di te: “Tu divori gli uomini, tu hai privato di figli il tuo popolo”, ebbene, tu non divorerai più gli uomini, non priverai più di figli la nazione. Oracolo del Signore Dio. Non ti farò più sentire gli insulti delle nazioni e non subirai più lo scherno dei popoli; non priverai più di figli la tua nazione». Oracolo del Signore.

Mi fu rivolta questa parola del Signore: «Figlio dell’uomo, la casa d’Israele, quando abitava la sua terra, la rese impura con la sua condotta e le sue azioni. Come l’impurità delle mestruazioni è stata la loro condotta davanti a me. Perciò ho riversato su di loro la mia ira per il sangue che avevano sparso nel paese e per gli idoli con i quali l’avevano contaminato. Li ho dispersi fra le nazioni e sono stati dispersi in altri territori: li ho giudicati secondo la loro condotta e le loro azioni. Giunsero fra le nazioni dove erano stati spinti e profanarono il mio nome santo, perché di loro si diceva: “Costoro sono il popolo del Signore e tuttavia sono stati scacciati dal suo paese”. Ma io ho avuto riguardo del mio nome santo, che la casa d’Israele aveva profanato fra le nazioni presso le quali era giunta.

Perciò annuncia alla casa d’Israele: Così dice il Signore Dio: Io agisco non per riguardo a voi, casa d’Israele, ma per amore del mio nome santo, che voi avete profanato fra le nazioni presso le quali siete giunti. Santificherò il mio nome grande, profanato fra le nazioni, profanato da voi in mezzo a loro. Allora le nazioni sapranno che io sono il Signore – oracolo del Signore Dio –, quando mostrerò la mia santità in voi davanti ai loro occhi.

Vi prenderò dalle nazioni, vi radunerò da ogni terra e vi condurrò sul vostro suolo. Vi aspergerò con acqua pura e sarete purificati; io vi purificherò da tutte le vostre impurità e da tutti i vostri idoli, vi darò un cuore nuovo, metterò dentro di voi uno spirito nuovo, toglierò da voi il cuore di pietra e vi darò un cuore di carne. Porrò il mio spirito dentro di voi e vi farò vivere secondo le mie leggi e vi farò osservare e mettere in pratica le mie norme. Abiterete nella terra che io diedi ai vostri padri; voi sarete il mio popolo e io sarò il vostro Dio. Vi libererò da tutte le vostre impurità: chiamerò il grano e lo moltiplicherò e non vi manderò più la carestia. Moltiplicherò i frutti degli alberi e il prodotto dei campi, perché non soffriate più la vergogna della fame fra le nazioni. Vi ricorderete della vostra cattiva condotta e delle vostre azioni che non erano buone e proverete disgusto di voi stessi per le vostre iniquità e i vostri abomini. Non per riguardo a voi io agisco – oracolo del Signore Dio –, sappiatelo bene. Vergognatevi e arrossite della vostra condotta, o casa d’Israele.

Così dice il Signore Dio: Quando vi avrò purificati da tutte le vostre iniquità, vi farò riabitare le vostre città e le vostre rovine saranno ricostruite. Quella terra desolata, che agli occhi di ogni viandante appariva un deserto, sarà di nuovo coltivata e si dirà: “La terra, che era desolata, è diventata ora come il giardino dell’Eden, le città rovinate, desolate e sconvolte, ora sono fortificate e abitate”. Le nazioni che saranno rimaste attorno a voi sapranno che io, il Signore, ho ricostruito ciò che era distrutto e coltivato di nuovo la terra che era un deserto. Io, il Signore, l’ho detto e lo farò.

Così dice il Signore Dio: Lascerò ancora che la casa d’Israele mi supplichi e le concederò questo: moltiplicherò gli uomini come greggi, come greggi consacrate, come un gregge di Gerusalemme nelle sue solennità. Allora le città rovinate saranno ripiene di greggi di uomini e sapranno che io sono il Signore» (Ez 36,1-38).

Leggendo attentamente la promessa di Dio, dobbiamo concludere che il cuore nuovo che il Signore vuole mettere nel nostro petto è proprio il suo Santo Spirito, è lo Spirito Nuovo che il profeta annunzia come dono futuro del Signore dell’alleanza.

Darò loro un cuore nuovo e uno spirito nuovo metterò dentro di loro; toglierò dal loro petto il cuore di pietra e darò loro un cuore di carne (Ez 11, 19). Liberatevi da tutte le iniquità commesse e formatevi un cuore nuovo e uno spirito nuovo. Perché volete morire, o Israeliti? (Ez 18, 31). Vi darò un cuore nuovo, metterò dentro di voi uno spirito nuovo, toglierò da voi il cuore di pietra e vi darò un cuore di carne (Ez 36, 26).

Cristo Gesù per questo è venuto: per farci dono del suo Santo Spirito. Lo versa dalla Croce, dal suo cuore trafitto, per tutta l’umanità. Ogni uomo lo riceverà prima come Spirito di conversione attraverso l’annunzio della Parola. Sarà vero Spirito di conversione se il ministero della Parola è tutto pervaso di Spirito Santo. Ricevuto come Spirito di conversione, viene poi conferito attraverso i Sacramenti, sempre dal Ministro di Cristo, dal suo Apostolo o dal suo Presbitero, come principio ed essenza divina della nuova vita che l’incorporato a Gesù Signore dovrà seguire per tutti i suoi giorni.

Spirito Nuovo e Cuore Nuovo sono una cosa sola. Lo Spirito Nuovo crea il Cuore Nuovo, il Cuore Nuovo deve vivere dello Spirito Nuovo, sempre in Lui, con Lui, per Lui. Se il Cuore Nuovo si distacca anche per una sola tentazione dallo Spirito Nuovo, subito ritorna ad essere vecchio. È infatti lo Spirito Nuovo che deve rendere Nuovo il Cuore con azione ininterrotta e perenne. È così Cristo Gesù versa perennemente dal suo Corpo che è la Chiesa lo Spirito Nuovo, lo Spirito Nuovo crea il Cuore Nuovo, il Cuore Nuovo si conforma a Cristo Crocifisso, dal Cuore conformato, che si conforma a Cristo Crocifisso scaturisce lo Spirito Nuovo il solo capace di creare Cuori Nuovi per il Signore nostro Dio. Cristo Gesù è il dono perenne del Padre.

Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli, Santi, ricolmateci di Spirito Nuovo.