Hanno Mosè e i Profeti; ascoltino loro
Crede in Dio, chi dona vita a tutta la Parola di Dio. Chi è Mosè e chi sono i Profeti? I portatori sulla terra della vera Parola di Dio. Mai vi potrà essere diversità tra la Parola di Mosè, quella dei Profeti, l’altra che potrebbe venire per vie misteriose e nascoste che solo Dio conosce. Dio è uno e la sua Parola è una. La si ascolta, la si accoglie, la si vive, si entra nella comunione con Dio sulla terra e nei cieli. Dalla comunione si riversa sull’uomo ogni benedizione. Ora cosa raccomanda la Parola di Dio a chi dice di essere dalla Parola di Dio? Ordina di vivere tutta la Parola, che governa ogni relazione con Dio e con il prossimo. Anche la vita del povero è regolata dalla Parola di Dio. Ogni uomo deve porsi sotto il governo della Parola. Cosa dice la Parola perché ogni uomo viva una giusta relazione con il povero e il bisognoso? Essa esorta vivamente perché si aiuti e si soccorra il povero, il bisognoso, il derelitto.
Dá il tuo pane a chi ha fame e fa’ parte dei tuoi vestiti agli ignudi. Dá in elemosina quanto ti sopravanza e il tuo occhio non guardi con malevolenza, quando fai l’elemosina (Tb 4, 16). Mai da solo ho mangiato il mio tozzo di pane, senza che ne mangiasse l’orfano (Gb 31, 17). Chi ha l’occhio generoso sarà benedetto, perché egli dona del suo pane al povero (Pr 22, 9). Il pane dei bisognosi è la vita dei poveri, toglierlo a loro è commettere un assassinio (Sir 34, 21). Non consiste forse nel dividere il pane con l’affamato, nell’introdurre in casa i miseri, senza tetto, nel vestire uno che vedi nudo, senza distogliere gli occhi da quelli della tua carne? (Is 58, 7). Se offrirai il pane all’affamato, se sazierai chi è digiuno, allora brillerà fra le tenebre la tua luce, la tua tenebra sarà come il meriggio (Is 58, 10). Se non opprime alcuno, restituisce il pegno al debitore, non commette rapina, divide il pane con l’affamato e copre di vesti l’ignudo (Ez 18, 7). Non opprime alcuno, non trattiene il pegno, non commette rapina, dá il pane all’affamato e copre di vesti l’ignudo (Ez 18, 16).
Chi non vive di giusta relazione con l’uomo, è con Dio che non vive di giusta relazione. Qual è la giusta relazione con Dio? Vivere tutta la Parola di Dio. Lazzaro vive tutta la Parola di Dio. Osserva alla perfezione il Decimo Comandamento. Non desidera la roba del ricco, né il suo pane, né i suoi vestiti, né altra cosa. Lui desidera essere trattato come un cane. Il cane ha diritto di nutrirsi delle briciole che cadono dalla tavola del ricco. Questo lui desidera. Nient’altro. Poiché Lui vive di perfetta relazione con il suo Dio, viene portato dagli Angeli nel seno di Abramo. Se non avesse vissuto di giusta relazione, la sua povertà non sarebbe stata vissuta nella santità e non sarebbe stato portato nel seno di Abramo. Non è la povertà che salva l’uomo, ma la povertà vissuta nella piena obbedienza alla Parola di Dio. Il povero può ricevere, ma non può desiderare, può accogliere ma non può prendere, può però pregare il Signore che abbia pietà di lui e sempre lo provveda di un tozzo di pane.
C’era un uomo ricco, che indossava vestiti di porpora e di lino finissimo, e ogni giorno si dava a lauti banchetti. Un povero, di nome Lazzaro, stava alla sua porta, coperto di piaghe, bramoso di sfamarsi con quello che cadeva dalla tavola del ricco; ma erano i cani che venivano a leccare le sue piaghe. Un giorno il povero morì e fu portato dagli angeli accanto ad Abramo. Morì anche il ricco e fu sepolto. Stando negli inferi fra i tormenti, alzò gli occhi e vide di lontano Abramo, e Lazzaro accanto a lui. Allora gridando disse: “Padre Abramo, abbi pietà di me e manda Lazzaro a intingere nell’acqua la punta del dito e a bagnarmi la lingua, perché soffro terribilmente in questa fiamma”. Ma Abramo rispose: “Figlio, ricòrdati che, nella vita, tu hai ricevuto i tuoi beni, e Lazzaro i suoi mali; ma ora in questo modo lui è consolato, tu invece sei in mezzo ai tormenti. Per di più, tra noi e voi è stato fissato un grande abisso: coloro che di qui vogliono passare da voi, non possono, né di lì possono giungere fino a noi”. E quello replicò: “Allora, padre, ti prego di mandare Lazzaro a casa di mio padre, perché ho cinque fratelli. Li ammonisca severamente, perché non vengano anch’essi in questo luogo di tormento”. Ma Abramo rispose: “Hanno Mosè e i Profeti; ascoltino loro”. E lui replicò: “No, padre Abramo, ma se dai morti qualcuno andrà da loro, si convertiranno”. Abramo rispose: “Se non ascoltano Mosè e i Profeti, non saranno persuasi neanche se uno risorgesse dai morti”» (Lc 16,19-31).
Il ricco non vive nella Parola del Signore. Non ha diritto di entrare nei cieli beati di Dio. Non ha condiviso con Dio la sua Parola, non potrà mai condividere con Dio la sua beatitudine eterna. Si preoccupa dei suoi fratelli. Vorrebbe che Lazzaro li avvisasse. Ma il Signore aveva già mandato Lazzaro ad avvisare lui e lui era così “occupato” da neanche vederlo. Anche se andasse dai suoi fratelli, farebbe la stessa fine. Non sarebbe neanche guardato. Sarebbe ignorato. Quando non si è nella Parola, l’altro non si vede, perché fuori della Parola si è ciechi. Si vede quando si è nella Parola. È questo l’errore anche dei nostri giorni. Noi invitiamo alla carità verso il povero, ma non invitiamo ad entrare nella Parola. Se non invitiamo ad entrare nella Parola, l’altro invito è senza alcun ascolto. Fuori della Parola si è non solo ciechi, ma anche sordi e per di più senza l’uso né delle mani né dei piedi. Non vediamo, non ascoltiamo, non afferriamo per donare agli altri. L’elemosina, quella vera, è per quanti sono nella Parola. È questa la missione della Chiesa: portare ogni uomo nella Parola di Gesù. Ogni altra cosa è il frutto della Parola.
Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli, Santi, aiutateci ad entrare nella Parola di Gesù.