Il battesimo di Giovanni veniva dal cielo o dagli uomini?

Il discernimento è il primo ministero sacro affidato da Dio ai suoi sacerdoti. Per questo motivo dovranno conservare sempre la loro mente efficace, agile, snella, non alterata dall’alcool.

Il Signore parlò ad Aronne dicendo: «Non bevete vino o bevanda inebriante, né tu né i tuoi figli, quando dovete entrare nella tenda del convegno, perché non moriate. Sarà una legge perenne, di generazione in generazione. Questo perché possiate distinguere ciò che è santo da ciò che è profano e ciò che è impuro da ciò che è puro, e possiate insegnare agli Israeliti tutte le leggi che il Signore ha dato loro per mezzo di Mosè» (Lev 10,8-11).

San Paolo prega il Signore perché i cristiani siano sempre persone capaci di ogni discernimento. Senza la netta separazione tra vero e falso, bene e male non c’è cammino nella verità. Si cammina nelle tenebre e si crede di viaggiare di luce in luce e di bene in bene.

Perciò anch’io, avendo avuto notizia della vostra fede nel Signore Gesù e dell’amore che avete verso tutti i santi, continuamente rendo grazie per voi ricordandovi nelle mie preghiere, affinché il Dio del Signore nostro Gesù Cristo, il Padre della gloria, vi dia uno spirito di sapienza e di rivelazione per una profonda conoscenza di lui; illumini gli occhi del vostro cuore per farvi comprendere a quale speranza vi ha chiamati, quale tesoro di gloria racchiude la sua eredità fra i santi e qual è la straordinaria grandezza della sua potenza verso di noi, che crediamo, secondo l’efficacia della sua forza e del suo vigore (Ef 1,15-19).

Il Vangelo ci rivela che Gesù vorrebbe i suoi Apostoli già capaci di discernimenti essenziali. Vorrebbe! Essi ancora mancano dello Spirito Santo e senza la sua sapienza ogni discernimento è assai scarso. Spesso i discepoli sono come alberi camminano secondo le parole del cieco.

Giunsero a Betsàida, e gli condussero un cieco, pregandolo di toccarlo. Allora prese il cieco per mano, lo condusse fuori dal villaggio e, dopo avergli messo della saliva sugli occhi, gli impose le mani e gli chiese: «Vedi qualcosa?». Quello, alzando gli occhi, diceva: «Vedo la gente, perché vedo come degli alberi che camminano». Allora gli impose di nuovo le mani sugli occhi ed egli ci vide chiaramente, fu guarito e da lontano vedeva distintamente ogni cosa. E lo rimandò a casa sua dicendo: «Non entrare nemmeno nel villaggio» (Mc 8,22-26).

Nel popolo del Signore, maestri nel discernimento tra la vera e falsa morale erano i sacerdoti. Maestri invece in ordine al discernimento tra vera Parola di Dio e falsa parola non di Dio, erano gli scribi. La domanda che Gesù rivolge ai capi dei sacerdoti e agli scribi non riguarda problemi di fisica quantistica e neanche di profondi e complessi sistemi di filosofia. Solo Chiede loro: “La morale predicata da Giovanni era conforme a quella contenuta nei libri sacri? La Parola che lui rivolgeva al popolo era in sintonia con la Parola di Dio o era una parola della terra per la terra, non riconducibile in alcun modo alla vera Parola del Signore?”. Gesù, come ogni buon Giudeo che cerca la verità nella morale e nella Parola, chiede loro un discernimento. Non va oltre il loro ministero. Non chiede cose del Cielo, dell’Eternità. Non domanda loro che gli spieghino le profondità del cuore del Padre. Chiede su una questione di ortodossia e ortoprassi.

Un giorno, mentre istruiva il popolo nel tempio e annunciava il Vangelo, sopraggiunsero i capi dei sacerdoti e gli scribi con gli anziani 2e si rivolsero a lui dicendo: «Spiegaci con quale autorità fai queste cose o chi è che ti ha dato questa autorità». E Gesù rispose loro: «Anch’io vi farò una domanda. Ditemi: il battesimo di Giovanni veniva dal cielo o dagli uomini?». Allora essi ragionavano fra loro dicendo: «Se diciamo: “Dal cielo”, risponderà: “Perché non gli avete creduto?”. Se invece diciamo: “Dagli uomini”, tutto il popolo ci lapiderà, perché è convinto che Giovanni sia un profeta». Risposero quindi di non saperlo. E Gesù disse loro: «Neanch’io vi dico con quale autorità faccio queste cose» (Lc 20,1-8).

La risposta che Gesù ottiene è una dichiarazione di ignoranza colpevole, d’incompetenza, di carenza di ogni scienza morale e di verità. Non conta il motivo per il quale essi dichiarano: “Non lo sappiamo”. Conto la loro dichiarazione di non scienza, non conoscenza, non sapienza, non intelligenza. Specifichiamo meglio. Capi dei sacerdoti e scribi sono “ordinati” a insegnare la morale secondo Dio e la verità secondo la sua Parola. Sentono una persona parlare nei cortili del tempio. Essi si dichiarano incapaci di un qualsiasi discernimento. Non possono dire se la morale e la verità sono salve oppure messe in questione. Non sanno se chi parla rispetta il Signore o meno. Il mondo passa dinanzi ai loro occhi e ai loro orecchi ed essi non sanno. Se non sanno discernere su Giovanni, neanche su Cristo Gesù sapranno. A che serve che Cristo risponda. Potrebbe dire qualsiasi cosa, sarebbe come se qualcuno passasse dinanzi ad un cieco e parlasse accanto a un sordo. Gesù aveva sempre affermato che i Giudei non conoscono Dio. Ora sono essi che rendono testimonianza a Cristo: “Noi non conosciamo Dio”. Se oggi un presbitero o un vescovo non sa distinguere morale secondo Dio e immoralità, verità secondo Dio e falsità, si dichiara inetto in ordine alla sua missione e al suo ministero.

Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli, Santi, fateci cristiani dal retto discernimento.