Il centurione l’aveva molto caro

Il centurione è vera figura di Dio. A lui il servo è molto caro. È tanto caro da renderlo prezioso ai suoi occhi. È questa preziosità del servo che lo spinge a mandare alcuni anziani dei Giudei da Gesù per ottenerne la guarigione. Se l’altro, chiunque esso sia, è un estraneo per noi, da estraneo lo tratteremo. Mai ci occuperemo di lui. Neanche ci interesseremo. Non eleveremo al Signore nessuna preghiera. L’altro non è nostro, non ci appartiene. Non è prezioso per noi. Non è caro ai nostri occhi. È questo il frutto più amaro del peccato. Esso non solo ha reso Dio estraneo all’uomo, ha anche reso estraneo ogni altro uomo. Siamo estranei gli uni per gli altri.

Dio può per noi divenire un estraneo. Noi mai presso di Lui diveniamo estranei. Siamo così preziosi ai suoi occhi da dare Lui per noi il suo Figlio Unigenito dalla croce, come vittima di espiazione per il perdono dei nostri peccati e perché ci potessimo riconciliare con Lui. È questa la differenza che separa la vera religione dalla falsa, ma anche la vera religione vissuta in modo vero e la vera vissuta in modo falso. Anche la vera religione può essere vissuta in modo falso. Il falso religioso non vede l’altro come vita della sua vita, cuore del suo cuore, anima della sua anima, corpo del suo corpo. La vera religione vissuta in modo vero vede l’altro vita della sua vita, alito del suo alito, corpo del suo corpo, anima della sua anima, cuore del suo cuore.

Essendo l’altro se stesso, perché costituito da Dio vita della sua vita, esso è tanto prezioso quanto è preziosa la sua stessa vita dinanzi a Dio. È evidente che questa preziosità aumenta di intensità e di valore man mano che togliamo il peccato dal nostro cuore e ci uniamo più intimamente a Dio in Cristo Gesù per opera dello Spirito Santo. Il peccato crea un muro, anzi scava un abisso invalicabile tra noi e gli altri. È lo stesso abisso che vivono Lazzaro e il ricco cattivo. Più ci si allontana da Cristo, dal vero Cristo e più ci si allontana dagli altri. Più ci si avvicina a Cristo e più gli altri si vedono con gli occhi di Cristo e si amano con il cuore di Cristo.

A questo serve la vera religione: a farci una cosa sola con Cristo, perché possiamo amare Cristo che è presente in ogni uomo. Il Cristo che è dentro di noi, il Cristo che noi diventiamo sempre riconoscerà e sempre amerà il Cristo che è dinanzi a noi. In fondo la vera religione costituisce l’uomo Cristo perché ami nell’uomo il Cristo che è fuori di lui. Oggi il mondo soffre di infiniti problemi sociali. Per essi non vi è alcuna soluzione “umana”, “veramente e altamente umana”, se l’uomo non risolve prima di ogni altra cosa la questione cristologica della sua relazione con Gesù Signore. Poiché gli Stati e le loro Corti di Giustizia hanno deciso che di Cristo neanche si debba parlare, altrimenti si offende la dignità dell’altro, si lascia l’altro senza alcuna dignità. Infatti è questo il grande peccato degli Stati: privare l’uomo di ogni vera dignità in nome di una falsa dignità, artificiale e diabolica, da imporre ad ogni uomo.

Quando ebbe terminato di rivolgere tutte le sue parole al popolo che stava in ascolto, Gesù entrò in Cafàrnao. Il servo di un centurione era ammalato e stava per morire. Il centurione l’aveva molto caro. Perciò, avendo udito parlare di Gesù, gli mandò alcuni anziani dei Giudei a pregarlo di venire e di salvare il suo servo. Costoro, giunti da Gesù, lo supplicavano con insistenza: «Egli merita che tu gli conceda quello che chiede – dicevano –, perché ama il nostro popolo ed è stato lui a costruirci la sinagoga». Gesù si incamminò con loro. Non era ormai molto distante dalla casa, quando il centurione mandò alcuni amici a dirgli: «Signore, non disturbarti! Io non sono degno che tu entri sotto il mio tetto; per questo io stesso non mi sono ritenuto degno di venire da te; ma di’ una parola e il mio servo sarà guarito. Anch’io infatti sono nella condizione di subalterno e ho dei soldati sotto di me e dico a uno: “Va’!”, ed egli va; e a un altro: “Vieni!”, ed egli viene; e al mio servo: “Fa’ questo!”, ed egli lo fa». All’udire questo, Gesù lo ammirò e, volgendosi alla folla che lo seguiva, disse: «Io vi dico che neanche in Israele ho trovato una fede così grande!». E gli inviati, quando tornarono a casa, trovarono il servo guarito (Lc 7,1-10).

Nessuno inganni se stesso, nessuno inganni gli altri. Quando Cristo non è più caro al nostro cuore e Cristo oggi è l’ammalato, l’esule, il torturato, il rimpatriato nel suo Cielo, nessun altro uomo potrà mai esserci caro. È Cristo che ci rivela la preziosità dell’uomo, ma è anche Cristo che ci dona l’amore con il quale amarlo. Senza Cristo, anche se vediamo l’uomo nel bisogno, siamo brocche senz’acqua e mai lo potremo dissetare. Oggi il solo problema che l’umanità deve risolvere verte sul valore dare Cristo e su quale ruolo Lui debba svolgere nel nostro mondo. Poiché il Padre solo Lui ha costituito nostro Redentore, Salvatore, Curatore del nostro cuore ammalato, tolto Lui dalla nostra vista, anche l’uomo viene tolto. L’altro diviene così un fardello pesante da scaricare sulle spalle degli altri. Se non ci decidiamo di rimettere Cristo nel cuore dell’uomo, nessun uomo entrerà nel cuore dell’uomo. Cristo vi entra e ogni uomo vi entra. I Santi sono i più grande antropofili della terra, perché sono Cristofili. Chi ma Cristo sempre amerà l’uomo. Chi non ama Cristo, mai potrà amare l’uomo. Gli manca l’amore che è Cristo.

Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli, Santi, fate che Cristo sia nostra vita.