Il Natale sterile

(Il Natale celebrato con il cuore dei capi dei sacerdoti e degli scribi)

Il Vangelo secondo Matteo narra che alcuni Magi, venuti da oriente, in Gerusalemme chiedevano dove fosse nato il re dei Giudei. I capi dei sacerdoti e gli scribi, riunti da un Erode turbato per la nascita di questo re, convoca capi dei sacerdoti e scribi ed essi gli dicono che è Betlemme, il luogo della nascita del Messia, ricordandogli quanto è scritto in Michea.

Nato Gesù a Betlemme di Giudea, al tempo del re Erode, ecco, alcuni Magi vennero da oriente a Gerusalemme e dicevano: «Dov’è colui che è nato, il re dei Giudei? Abbiamo visto spuntare la sua stella e siamo venuti ad adorarlo». All’udire questo, il re Erode restò turbato e con lui tutta Gerusalemme. Riuniti tutti i capi dei sacerdoti e gli scribi del popolo, si informava da loro sul luogo in cui doveva nascere il Cristo. Gli risposero: «A Betlemme di Giudea, perché così è scritto per mezzo del profeta: E tu, Betlemme, terra di Giuda, non sei davvero l’ultima delle città principali di Giuda: da te infatti uscirà un capo che sarà il pastore del mio popolo, Israele» (Mt 2,1-6).

Ciò che sorprende è il totale disinteressamento dei capi dei sacerdoti e degli scribi. È come se quella nascita non fosse per loro. Eppure essi vivevano in funzione di quella nascita. Quella nascita era il fine, lo scopo, l’essenza non solo della loro vita, ma del loro stesso ministero. Essi erano i depositari delle Scritture proprio per mantenere viva nei cuori di tutti la speranza di questo evento, dal quale sarebbe venuta la vita non solo per il popolo dei Giudei, ma per il mondo intero. Invece per essi è senza significato, senza importanza, evento neutro che non tocca i loro cuori, le loro menti, i loro desideri, il loro ministero, la loro missione.

Diciamo subito che sia lo studio delle Scritture che l’esercizio del sacerdozio è sterile, vano, inutile. È uno studio e un esercizio senza l’oggetto sia dello studio che dell’esercizio sacerdotale. Questa sterilità avvolge di sterilità tutto quello di cui sono ministri. È sterile tutta la Scrittura ed è sterile lo stesso culto. La Scrittura è sterile perché il cuore di essa è la venuta del Redentore e del Salvatore. È sterile il culto perché quel culto non salva, non redime, non crea l’uomo nuovo. Si possono offrire anche diecimila sacrifici quotidiani al Signore, ma a nulla servono. L’uomo rimane nella sua morte e nel suo peccato. Rimane dal cuore di pietra.

Senza il Messia tutto è vano. Possiamo applicare al mondo intero e alle sue belle cose, quanto il Signore profetizza per Babilonia, città forte, indistruttibile, invincibile. Chi l’ha costruita, l’ha costruita per il fuoco, per la distruzione, per essere rasa al suolo, ridotta in macerie.

Così dice il Signore degli eserciti: «Le larghe mura di Babilonia saranno rase al suolo, le sue alte porte saranno date alle fiamme. Si affannano dunque invano i popoli, le nazioni si affaticano per il fuoco» (Ger 51,58).

La stessa verità dice Gesù ad ogni uomo, che vive non per Lui, senza di Lui, contro di Lui, perché non accoglie Lui, sua vera salvezza, sua redenzione, giustificazione vita.

Allora Gesù disse ai suoi discepoli: «Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. Perché chi vuole salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia, la troverà. Infatti quale vantaggio avrà un uomo se guadagnerà il mondo intero, ma perderà la propria vita? O che cosa un uomo potrà dare in cambio della propria vita? Perché il Figlio dell’uomo sta per venire nella gloria del Padre suo, con i suoi angeli, e allora renderà a ciascuno secondo le sue azioni. In verità io vi dico: vi sono alcuni tra i presenti che non moriranno, prima di aver visto venire il Figlio dell’uomo con il suo regno» (Mt 16,24-28).

Cristo Gesù è la vita del Padre. Il Padre, come sua vera vita, vita eterna, ha stabilito che sia la vita del mondo, sia il cuore e la vita di ogni uomo. È Cristo colui che dovrà liberare l’uomo dalla sua morte, morte della mente, morte del cuore, morte della volontà, morte dell’anima, morte del suo stesso corpo, morte nel tempo, morte nell’eternità. Senza Cristo, il solo che conduce nella vita, veramente tutti gli uomini lavorano per il fuoco. Lavorano per essere divorati dal fuoco delle passioni oggi, ma anche per essere consumati dal fuoco eterno dopo la morte. Oggi il fuoco della passioni si è accesso in un modo così forte, da non risparmiare più nessun centimetro del nostro corpo e del nostro spirito. Quanto San Paolo scrive del fuoco delle passioni del suo tempo, o quanto anche rivela il Libro della Sapienza sul fuoco di allora è un nulla.

Infatti l’ira di Dio si rivela dal cielo contro ogni empietà e ogni ingiustizia di uomini che soffocano la verità nell’ingiustizia, poiché ciò che di Dio si può conoscere è loro manifesto; Dio stesso lo ha manifestato a loro. Infatti le sue perfezioni invisibili, ossia la sua eterna potenza e divinità, vengono contemplate e comprese dalla creazione del mondo attraverso le opere da lui compiute. Essi dunque non hanno alcun motivo di scusa perché, pur avendo conosciuto Dio, non lo hanno glorificato né ringraziato come Dio, ma si sono perduti nei loro vani ragionamenti e la loro mente ottusa si è ottenebrata. Mentre si dichiaravano sapienti, sono diventati stolti e hanno scambiato la gloria del Dio incorruttibile con un’immagine e una figura di uomo corruttibile, di uccelli, di quadrupedi e di rettili.

Perciò Dio li ha abbandonati all’impurità secondo i desideri del loro cuore, tanto da disonorare fra loro i propri corpi, perché hanno scambiato la verità di Dio con la menzogna e hanno adorato e servito le creature anziché il Creatore, che è benedetto nei secoli. Amen.

Per questo Dio li ha abbandonati a passioni infami; infatti, le loro femmine hanno cambiato i rapporti naturali in quelli contro natura. Similmente anche i maschi, lasciando il rapporto naturale con la femmina, si sono accesi di desiderio gli uni per gli altri, commettendo atti ignominiosi maschi con maschi, ricevendo così in se stessi la retribuzione dovuta al loro traviamento. E poiché non ritennero di dover conoscere Dio adeguatamente, Dio li ha abbandonati alla loro intelligenza depravata ed essi hanno commesso azioni indegne: sono colmi di ogni ingiustizia, di malvagità, di cupidigia, di malizia; pieni d’invidia, di omicidio, di lite, di frode, di malignità; diffamatori, maldicenti, nemici di Dio, arroganti, superbi, presuntuosi, ingegnosi nel male, ribelli ai genitori, insensati, sleali, senza cuore, senza misericordia. E, pur conoscendo il giudizio di Dio, che cioè gli autori di tali cose meritano la morte, non solo le commettono, ma anche approvano chi le fa (Rm 1,18-32).

Inoltre non fu loro sufficiente errare nella conoscenza di Dio, ma, vivendo nella grande guerra dell’ignoranza, a mali tanto grandi danno il nome di pace. Celebrando riti di iniziazione infanticidi o misteri occulti o banchetti orgiastici secondo strane usanze, non conservano puri né la vita né il matrimonio, ma uno uccide l’altro a tradimento o l’affligge con l’adulterio. Tutto vi è mescolato: sangue e omicidio, furto e inganno, corruzione, slealtà, tumulto, spergiuro, sconcerto dei buoni, dimenticanza dei favori, corruzione di anime, perversione sessuale, disordini nei matrimoni, adulterio e impudicizia.

L’adorazione di idoli innominabili è principio, causa e culmine di ogni male. Infatti coloro che sono idolatri vanno fuori di sé nelle orge o profetizzano cose false o vivono da iniqui o spergiurano con facilità. Ponendo fiducia in idoli inanimati, non si aspettano un castigo per aver giurato il falso. Ma, per l’uno e per l’altro motivo, li raggiungerà la giustizia, perché concepirono un’idea falsa di Dio, rivolgendosi agli idoli, e perché spergiurarono con frode, disprezzando la santità. Infatti non la potenza di coloro per i quali si giura, ma la giustizia che punisce i peccatori persegue sempre la trasgressione degli ingiusti (Sap 14,22-31).

Se Cristo non diviene il cuore, la vita dell’uomo, tutto è avvolto da una universale sterilità. Sterile è l’Antico Testamento. Il suo cuore è Cristo. Sterile è il Vangelo. Il suo cuore è Cristo. Sterile è la Chiesa. Il suo cuore è Cristo. Sterili sono i sacramenti. Il loro cuore è Cristo. Sterile è la grazia. Il suo cuore è Cristo. Sterile è la verità. Il suo cuore è Cristo. Sterile è la morale. Il suo cuore è Cristo. Sterile è tutta la teologia. Il suo cuore è Cristo. Sterili sono tutte le scienze umane. Il loro cuore è Cristo. Sterile è il cristiano. Il suo cuore è Cristo. Sterile è il non cristiano. Il suo cuore è Cristo. Sterile è quella santità che non pone come suo cuore Cristo. Sterile è l’intero universo se Cristo non diviene il suo cuore.

Quanto il Signore dice al suo profeta Geremia, vale per ogni uomo. Ad ogni uomo il Signore chiede che sappia discernere e separare ciò che per lui è sterile e ciò che invece lo rende fecondo. Ciò che lo riduce albero secco e ciò che invece lo costituisce albero pieno di frutti.

Se ritornerai, io ti farò ritornare e starai alla mia presenza; se saprai distinguere ciò che è prezioso da ciò che è vile, sarai come la mia bocca. Essi devono tornare a te, non tu a loro, e di fronte a questo popolo io ti renderò come un muro durissimo di bronzo; combatteranno contro di te, ma non potranno prevalere, perché io sarò con te per salvarti e per liberarti (Ger 15,19-20).

Così dice il Signore a Geremia: la tua bocca sarà sterile, se non saprai discernere ciò che è prezioso – solo la mia Parola – da ciò che è vile – ogni parola dei falsi profeti. Così dicasi per la Chiesa, per i suoi ministri, per ogni discepolo del Signore, per ogni uomo.

Sterile è la tua parola, Chiesa, Papa, Vescovo, Presbitero, Diacono, Cresimato, Battezzato, qualsiasi ministero tu eserciti, se non discerni ciò che è prezioso – solo Cristo Signore – da ciò che è vile – ogni altra cosa. Sterile è la tua Parola, se Cristo non è il tuo cuore, i tuoi pensieri, la tua anima, la tua volontà, il tuo stesso corpo. Tutto ciò che fai e dici è sterile, perché manca del principio della fecondità che è Gesù Signore. Se è sterile quanto fai e dici, lavori per il fuoco della passioni e per l’altro fuoco, quello eterno, che mai si consuma.
Sterile è anche la carità, l’elemosina, le opere di misericordia e di pietà, se Cristo non è il cuore di chi le compie o le vive. È Cristo che dona fecondità anche all’amore. Infatti è sterile quell’amore che non muove dal cuore di Cristo e non si consuma in Cristo e per Cristo.

Proviamo per un attimo a sostituire la parola “carità” con “Cristo Crocifisso” all’inno scritto da Paolo alla carità, offerta ai Corinzi come il carisma migliore di tutti. Eppure anche la carità che non sgorga dal cuore di Cristo per il cuore di Cristo, è sterile. Non produce frutti di vita eterna.

Se parlassi le lingue degli uomini e degli angeli, ma non avessi Cristo Crocifisso, sarei come bronzo che rimbomba o come cimbalo che strepita. E se avessi il dono della profezia, se conoscessi tutti i misteri e avessi tutta la conoscenza, se possedessi tanta fede da trasportare le montagne, ma non avessi Cristo crocifisso, non sarei nulla. E se anche dessi in cibo tutti i miei beni e consegnassi il mio corpo per averne vanto, ma non avessi Cristo Crocifisso, a nulla mi servirebbe.

Cristo Crocifisso è magnanime, benevolo è Cristo Crocifisso; non è invidioso, non si vanta, non si gonfia d’orgoglio, non manca di rispetto, non cerca il proprio interesse, non si adira, non tiene conto del male ricevuto, non gode dell’ingiustizia ma si rallegra della verità. Tutto scusa, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta.

Cristo Crocifisso non avrà mai fine. Le profezie scompariranno, il dono delle lingue cesserà e la conoscenza svanirà. Infatti, in modo imperfetto noi conosciamo e in modo imperfetto profetizziamo. Ma quando verrà ciò che è perfetto, quello che è imperfetto scomparirà. Quand’ero bambino, parlavo da bambino, pensavo da bambino, ragionavo da bambino. Divenuto uomo, ho eliminato ciò che è da bambino.

Adesso noi vediamo in modo confuso, come in uno specchio; allora invece vedremo faccia a faccia. Adesso conosco in modo imperfetto, ma allora conoscerò perfettamente, come anch’io sono conosciuto. Ora dunque rimangono queste tre cose: la fede, la speranza e Cristo Crocifisso. Ma la più grande di tutti è Cristo Crocifisso! (1Cor 13,1-13).

Se accendessimo di luce tutto il mondo in questo tempo di festa, ma non possedessimo Cristo Crocifisso, saremmo sterili. Se facessimo tutti presepi bellissimi e incantevoli, ma fossimo senza Cristo Crocifisso, saremmo sterili. Se ognuno colmasse il cuore dell’altro con regali costosissimi, ma fossimo senza Cristo crocifisso, anche in questo caso saremmo sterili. Se offrissimo un grande pranzo di Natale per tutti i poveri della terra e li colmissimo di ogni altro dono, ma non abbiamo Gesù Crocifisso, sempre rimarremmo sterili.

È Cristo Crocifisso la luce. È Lui la Paglia da mangiare posta nella mangiatoia. È Lui il dono di Dio per la nostra vita eterna. È Lui il nostro unico e solo pranzo. Siamo noi che ci dobbiamo trasformare in luce, in paglia, in dono, in pranzo. O meglio, è Lui in noi, per noi con noi. Ma anche siamo noi in Lui, con Lui, per Lui.

Nel Discorso della Montagna Gesù alla fine non conclude forse manifestandoci la nostra vita sterile se vissuta senza di Lui, vissuta non in Lui, non con Lui, non per Lui? Quelle parole oggi non fanno più parte del Vangelo, perché Lui non è più il cuore del Vangelo, della verità, della Parola.

Entrate per la porta stretta, perché larga è la porta e spaziosa la via che conduce alla perdizione, e molti sono quelli che vi entrano. Quanto stretta è la porta e angusta la via che conduce alla vita, e pochi sono quelli che la trovano!

Guardatevi dai falsi profeti, che vengono a voi in veste di pecore, ma dentro sono lupi rapaci! Dai loro frutti li riconoscerete. Si raccoglie forse uva dagli spini, o fichi dai rovi? Così ogni albero buono produce frutti buoni e ogni albero cattivo produce frutti cattivi; un albero buono non può produrre frutti cattivi, né un albero cattivo produrre frutti buoni. Ogni albero che non dà buon frutto viene tagliato e gettato nel fuoco. Dai loro frutti dunque li riconoscerete.

Non chiunque mi dice: “Signore, Signore”, entrerà nel regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio che è nei cieli. In quel giorno molti mi diranno: “Signore, Signore, non abbiamo forse profetato nel tuo nome? E nel tuo nome non abbiamo forse scacciato demòni? E nel tuo nome non abbiamo forse compiuto molti prodigi?”. Ma allora io dichiarerò loro: “Non vi ho mai conosciuti. Allontanatevi da me, voi che operate l’iniquità!” (Mt 7,13-23).

Signore, Signore, non abbiamo noi celebrato il tuo Natale? Non abbiamo noi dato qualche dono ai poveri? Non abbiamo noi difeso le tue festività? Non ci siamo noi schierati perché Tu non fossi eclissato? Quante altre cose non abbiamo fatto per te? La sua risposta è sempre la stessa: “Non vi ho mai conosciuti”. Perché non ci ha mai conosciuti? Perché Lui conosce in un solo modo: come il Padre conosce Lui e Lui conosce il Padre.

Ma come il Padre conosce Lui e Lui conosce il Padre? Essendo Lui vita del Padre ed essendo il Padre sua vita. Una sola vita: quella del Padre nel Figlio e quella del Figlio nel Padre. Una sola vita: quella del cristiano in Cristo e quella di Cristo nel cristiano. Un solo cuore: quello di Cristo nel cristiano e quello del cristiano in Cristo. Cristo Gesù conosce per trasformazione in Lui. Lui Diviene noi, noi diveniamo Lui. Entriamo nella perfetta conoscenza.

Quando allora il Natale non è più sterile, ma diviene fecondo di ogni vita vera? Quando noi, come il bue e l’asinello mangiano la paglia che il proprietario mette nella mangiatoia (presepio), prendiamo la paglia che il nostro proprietario, il Padre celeste, ha posto nella mangiatoia – Cristo Signore – e ci nutriamo di Lui per tutti i giorni della nostra vita.

Il bue e l’asinello per questo fanno parte del “Presepe”. Loro, affamati, mangiano il fieno posto nella mangiatoia senza mai stancarsi. Il fieno mangiato è la loro vita. Noi, affamati di vera vita, abbiamo il nostro fieno: Gesù Signore. Il Padre lo ha messo per noi. La Vergine Maria lo ha messo per noi. A noi la scelta: mangiano Cristo Parola, mangiamo Cristo Eucaristia, mangiamo Cristo Chiesa, mangiamo Cristo nostro fratello, mangiamo Cristo nostro prossimo, il Natale per noi è vero, perché la nostra vita non sarà più sterile. Sarà piena di Lui, manifesterà Lui, farà vedere Lui in ogni nostro pensiero, parola, opera.

Cristo non è Eucaristia, non è Parola, non è Chiesa, non è fratello, non prossimo. La divisione di Cristo in mille parti non è Cristo. Cristo è Parola, Eucaristia, Chiesa, fratello, prossimo. Il Natale è vero, non è sterile, se Cristo viene mangiato nella sua totalità, globalità, interesse. Se faccio differenza tra il Cristo Eucaristia, la Parola, la Chiesa, il fratello, il prossimo, il ricco, il povero, il dotto, il semplice, il grande, il piccolo, chi governa e chi governato, non ho compreso nulla del Natale. Continuerò a celebrare Natali sterili per tutta la mia vita. Non ho mangiato Cristo, posto nella mangiatoia perché io lo facessi mia vita.

Vergine Maria, Madre della Redenzione, fa’ che il Natale di Gesù non sia mai sterile per noi. Deponilo ancora e sempre nella mangiatoia, perché noi, umili buoi e asinelli del nostro Dio, ci possiamo nutrire di Lui, facendolo divenire nostra vita.

Angeli e Santi del Cielo, venite in nostro aiuto. Fate sì che il Natale che ci stiamo accingendo a celebrare sia per noi l’inizio di una nuova vita. Questa grazia otteneteci dallo Spirito Santo.