Il Padre mio agisce anche ora e anch’io agisco

Oggi, da più parti si dice che nella Chiesa regna molta confusione. Essendo evidente la confusione nella morale, necessariamente l’origine di essa è in un’altra confusione: quella nella verità. Sempre la confusione nella verità genera la confusione nella moralità. Non potrebbe essere diversamente, essendo la moralità la traduzione in nostra vita della verità. La confusione nella verità è teologia, cristologica, pneumatologica, mariologica, ecclesiologica, escatologica, sacramentale, ministeriale, missionaria, antropologica. Investendo la confusione tutti questi ambiti, è difficile pervenire alla verità. Se non sappiamo chi è Cristo, non possiamo sapere chi è Dio. Se non sappiamo chi è Dio, non sappiamo neanche chi è l’uomo. Dalla non conoscenza di Cristo tutto si riveste di non conoscenza. Dalla falsità di Cristo tutto si ricopre di falsità. Oggi però Gesù ci rivela un principio di azione, che, se ben compreso, potrebbe guidarci a dare soluzione alla crisi che ormai sta divorando la verità come un esercito di piragna che si avventano contro qualsiasi carne che entra in qualche modo nelle loro acque.

Il principio di Cristo è semplice e lineare: Lui guarda il Padre. Vede il Padre agire. Come agisce il Padre agisce Lui. Come pensa il Padre pensa Lui. Come vuole il Padre vuole Lui. Tra Lui e il Padre non vi è alcuna differenza di azione. La conclusione è anche semplice e lineare: se tra Gesù e i farisei o i Giudei non vi è armonia di pensiero, la disarmonia è dalla visione che è differente. Gesù guarda il Padre e parla dal cuore del Padre. Loro guardano se stessi e parlano dal loro cuore. Gesù guarda dal cuore del Padre, perché Lui è nel cuore del Padre. I Giudei mai potranno guardare dal cuore del Padre perché essi non sono nel cuore del Padre. Non sono nel cuore del Padre, perché il loro cuore è nel peccato. Non vi sarà mai un solo uomo sulla terra che è con il cuore nei Comandamenti di Dio, che li osserva con piena obbedienza, senza deviare né a destra né a sinistra, che abbia una qualche divergenza con il pensiero di Gesù Signore. Dal cuore dei Comandamenti sempre si giungerà al cuore di Cristo. Si vedrà dal suo cuore, Si penserà dai suoi pensieri. Si agirà come Lui agisce, in un crescendo ininterrotto verso tutta la verità. Si esce dai Comandamenti, si interrompe il sentire con Gesù Signore. Cristo si può comprendere e accogliere solo dall’obbedienza ai Comandamenti. Si esce dall’obbedienza alla Legge, Gesù diviene incomprensibile, inafferrabile. Si giunge fino all’odio della sua Parola.

Dopo questi fatti, ricorreva una festa dei Giudei e Gesù salì a Gerusalemme. A Gerusalemme, presso la porta delle Pecore, vi è una piscina, chiamata in ebraico Betzatà, con cinque portici, sotto i quali giaceva un grande numero di infermi, ciechi, zoppi e paralitici. Si trovava lì un uomo che da trentotto anni era malato. Gesù, vedendolo giacere e sapendo che da molto tempo era così, gli disse: «Vuoi guarire?». Gli rispose il malato: «Signore, non ho nessuno che mi immerga nella piscina quando l’acqua si agita. Mentre infatti sto per andarvi, un altro scende prima di me». Gesù gli disse: «Àlzati, prendi la tua barella e cammina». E all’istante quell’uomo guarì: prese la sua barella e cominciò a camminare. Quel giorno però era un sabato. Dissero dunque i Giudei all’uomo che era stato guarito: «È sabato e non ti è lecito portare la tua barella». Ma egli rispose loro: «Colui che mi ha guarito mi ha detto: “Prendi la tua barella e cammina”». Gli domandarono allora: «Chi è l’uomo che ti ha detto: “Prendi e cammina”?». Ma colui che era stato guarito non sapeva chi fosse; Gesù infatti si era allontanato perché vi era folla in quel luogo. Poco dopo Gesù lo trovò nel tempio e gli disse: «Ecco: sei guarito! Non peccare più, perché non ti accada qualcosa di peggio». Quell’uomo se ne andò e riferì ai Giudei che era stato Gesù a guarirlo. Per questo i Giudei perseguitavano Gesù, perché faceva tali cose di sabato. Ma Gesù disse loro: «Il Padre mio agisce anche ora e anch’io agisco». Per questo i Giudei cercavano ancor più di ucciderlo, perché non soltanto violava il sabato, ma chiamava Dio suo Padre, facendosi uguale a Dio (Gv 5,1-18).

Se oggi si vuole risolvere il problema della confusione, nessuno speri di risolverlo a livello planetario. Questo è impossibile. Oggi non si possiede più il principio di autorità. L’obbedienza è solo formale, esteriore, potremmo dire finta o di facciata. Si dona l’obbedienza, non però alla verità, ma all’incarico, al ministero. Poi ognuno lo vive secondo il suo cuore, la sua mente, i suoi pensieri. La confusione va risolta a livello personale. È una soluzione di vero martirio. Si risolve a livello personale prendendo la decisione di abitare sempre nella più pura obbedienza al Vangelo. Chi abita nel Vangelo, abiterà di certo nel cuore di Cristo. Dal cuore di Cristo agirà e penserà come Cristo. Ognuno che vuole risolvere il problema della confusione, deve attestare sul proprio sangue versato, che la sua parola e la sua decisione sono parola e decisione di Cristo. Anche chi è creatore di confusione morale, frutto della confusione veritativa, è obbligato a giurare sul proprio sangue che quanto Lui insegna è purissima verità e volontà di Gesù Signore. Deve giurare sul proprio sangue che l’aborto è volontà di Gesù, il divorzio è volontà di Dio, la profanazione dell’Eucaristia è verità nello Spirito Santo, il non annunzio del Vangelo decisione di Cristo Signore. La stessa sostituzione di Cristo e della sua mediazione universale vero cambiamento del pensiero di Dio. La dichiarazione dell’inutilità della Chiesa in ordine alla salvezza, decisione presa nei cieli santi. Chi ha il coraggio deve giurarlo sul proprio sangue.

Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli, Santi, liberateci da tanta confusione di morte.