Il vero umanesimo frutto dell’Eucarestia

 

PREMESSA

La parzialità nell’insegnamento del mistero di Dio distrugge la fede, corrompe la morale, disorienta l’ascesi, impedisce il cammino nella verità, non permette che si possa costruire il vero discepolo di Gesù.

Il Signore rivolge ai suoi sacerdoti due rimproveri non di poco conto. La loro non conoscenza del Signore li rende colpevoli di tutti i mali sociali e di ogni corruzione del suo popolo. La loro parzialità nell’insegnamento li costituisce responsabili di ogni immoralità. Osea e Malachia invitano a riflettere.

Per questo è in lutto il paese e chiunque vi abita langue, insieme con gli animali selvatici e con gli uccelli del cielo; persino i pesci del mare periscono. Ma nessuno accusi, nessuno contesti; contro di te, sacerdote, muovo l’accusa. Tu inciampi di giorno e anche il profeta con te inciampa di notte e farò perire tua madre. Perisce il mio popolo per mancanza di conoscenza. Poiché tu rifiuti la conoscenza, rifiuterò te come mio sacerdote; hai dimenticato la legge del tuo Dio e anch’io dimenticherò i tuoi figli (Os 4,3-6).

Un insegnamento veritiero era sulla sua bocca né c’era falsità sulle sue labbra; con pace e rettitudine ha camminato davanti a me e ha fatto allontanare molti dal male. Infatti le labbra del sacerdote devono custodire la scienza e dalla sua bocca si ricerca insegnamento, perché egli è messaggero del Signore degli eserciti. Voi invece avete deviato dalla retta via e siete stati d’inciampo a molti con il vostro insegnamento; avete distrutto l’alleanza di Levi, dice il Signore degli eserciti. Perciò anche io vi ho reso spregevoli e abietti davanti a tutto il popolo, perché non avete seguito le mie vie e avete usato parzialità nel vostro insegnamento (Mal 2,6-9).

Essendo l’Eucaristia il mistero nel quale si compie ogni altro mistero di Dio e dell’uomo, della creazione e della redenzione, del tempo e dell’eternità, è giusto offrire la sua verità partendo dalla totalità e globalità di essa, evitando di cadere nella parzialità della verità che tanti danni produce nei cuori e nelle menti.

Ogni danno spirituale inevitabilmente si trasforma in un danno fisico. Tutti i danni dell’uomo, antropologici, sociali, civili, economici sono il frutto del danno spirituale che inquina e corrompe cuore, anima, spirito, sentimenti, volontà. Se riusciremo a dare all’Eucaristia la sua verità, di certo eleveremo il nostro spirito e daremo al mondo una luce nuova di salvezza e di redenzione.

MISTERO DI UNITÀ

Tutto l’universo creato è un riflesso del mistero dell’unità divina e della sua comunione trinitaria. Dio è uno e trino. La creazione di Dio è una e molteplice. In Dio ogni persona è per l’altra. Il Padre non è da nessuno. Il Figlio è dal Padre per generazione eterna. Lo Spirito Santo procede dal Padre e dal Figlio. Nella creazione ogni elemento creato è per l’altro. Da solo ogni essere è inutile, vano, manca di una finalità. Dove non vi è vera finalità, vi è vanità e inutilità.

Dio crea l’uomo, lo crea ad immagine della sua unità e della sua trinità. L’uomo è uno nella sua natura, due nelle persone. È una unità particolare, diversa da quella del Dio Creatore. In Dio l’unità di natura è essenza eterna. Nell’uomo è essenza che va costituita. Quando questa essenza non è costituita, l’uomo entra nella vanità, nell’inutilità del suo essere. Manca del suo compimento.

La prima narrazione della creazione pone l’uomo al vertice del creato. Lo pone però in questa mirabile unità. Unità creata da Dio, affidata all’uomo perché in essa si costruisca.

Dio disse: «Facciamo l’uomo a nostra immagine, secondo la nostra somiglianza: dòmini sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo, sul bestiame, su tutti gli animali selvatici e su tutti i rettili che strisciano sulla terra». E Dio creò l’uomo a sua immagine; a immagine di Dio lo creò: maschio e femmina li creò. Dio li benedisse e Dio disse loro: «Siate fecondi e moltiplicatevi, riempite la terra e soggiogatela, dominate sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo e su ogni essere vivente che striscia sulla terra» (Gen 1,26-28).

L’uomo è da Dio per creazione, è sempre da Lui per azione, per opera, per obbedienza. Non è stato posto da Dio nella sua creazione per fare ciò che vuole, ma per realizzare un progetto che Lui stesso ha scritto. È come se Dio avesse iniziato il lavoro della creazione e poi lo abbia consegnato all’uomo. Gli ha dato il suo progetto, lo ha dotato di scienza e di sapienza, lo ha corredato di volontà e operosità, lo ha anche reso partecipe del mistero del dono della vita. Ora tutto è nelle mani dell’uomo.

L’uomo ha il posto di Dio. Tanto grande è il suo ministero, tanta eccelsa è la sua responsabilità: portare a compimento la creazione di Dio, rimanendo sempre lui stesso nel progetto di Dio. Qualora l’uomo dovesse uscire lui dalla realizzazione del progetto che riguarda la sua persona, ogni altro progetto sarebbe compromesso per sempre.

Non può un uomo fuori di Dio, fuori della sua verità, fuori del suo essere, aiutare la creazione nel suo farsi, nel suo divenire. Ecco il vero problema da risolvere. Far sì che l’uomo rimanga, ritorni, riprenda il suo posto nella creazione perché ogni altro essere lo riprenda. Il posto dell’uomo è il suo eterno essere da Dio, dal suo progetto, dalla sua volontà.

Questa verità viene rivelata in un modo ancora più mirabile nel secondo racconto della creazione, che secondo gli esegeti, è il più antico. Leggiamo prima il teso.

Nel giorno in cui il Signore Dio fece la terra e il cielo nessun cespuglio campestre era sulla terra, nessuna erba campestre era spuntata, perché il Signore Dio non aveva fatto piovere sulla terra e non c’era uomo che lavorasse il suolo, ma una polla d’acqua sgorgava dalla terra e irrigava tutto il suolo. Allora il Signore Dio plasmò l’uomo con polvere del suolo e soffiò nelle sue narici un alito di vita e l’uomo divenne un essere vivente. Il Signore Dio prese l’uomo e lo pose nel giardino di Eden, perché lo coltivasse e lo custodisse. Il Signore Dio diede questo comando all’uomo: «Tu potrai mangiare di tutti gli alberi del giardino, ma dell’albero della conoscenza del bene e del male non devi mangiare, perché, nel giorno in cui tu ne mangerai, certamente dovrai morire».

E il Signore Dio disse: «Non è bene che l’uomo sia solo: voglio fargli un aiuto che gli corrisponda». Allora il Signore Dio plasmò dal suolo ogni sorta di animali selvatici e tutti gli uccelli del cielo e li condusse all’uomo, per vedere come li avrebbe chiamati: in qualunque modo l’uomo avesse chiamato ognuno degli esseri viventi, quello doveva essere il suo nome. Così l’uomo impose nomi a tutto il bestiame, a tutti gli uccelli del cielo e a tutti gli animali selvatici, ma per l’uomo non trovò un aiuto che gli corrispondesse. Allora il Signore Dio fece scendere un torpore sull’uomo, che si addormentò; gli tolse una delle costole e richiuse la carne al suo posto. Il Signore Dio formò con la costola, che aveva tolta all’uomo, una donna e la condusse all’uomo. Allora l’uomo disse: «Questa volta è osso dalle mie ossa, carne dalla mia carne. La si chiamerà donna, perché dall’uomo è stata tolta». Per questo l’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie, e i due saranno un’unica carne. Ora tutti e due erano nudi, l’uomo e sua moglie, e non provavano vergogna (Cfr. Gen 2,1-25).

Il uomo è solo. Nonostante avesse in lui l’alito della vita che lo unisce e la fa essere dal suo Creatore e Signore, l’uomo è ontologicamente solo. La sua è una solitudine fisica e spirituale. Dio è vita eterna. Tutti gli esseri creati danno vita, generano altra vita. Quest’uomo è chiuso in se stesso. È come se lui non riflettesse l’immagine del suo Creatore. Non è un datore di vita. Non è ancora vero uomo.

Dio vede questa lacuna, questa imperfezione. È lui stesso che dice che non è bene che l’uomo sia solo. È Lui che ha deciso di fargli un aiuto che gli corrisponda. Non crea però un altro essere impastando la terra. e neanche gli fa un altro uomo. Sarebbero state due imperfezioni poste accanto, perché ancora una volta incapaci di dare la vita, di generare, di essere come Dio.

Questa volta gli crea una donna. La crea però dal suo stesso essere. La donna è la prima vita data dall’uomo, per opera del Creatore. Eva è insieme da Dio e dall’uomo. È osso dalle ossa di Adamo, carne dalla sua carne. Ma è anche alito di vita eterna del Dio Creatore e Signore. Sempre, fino all’ultima vita che l’uomo e la donna daranno, essi daranno l’osso e la carne, Dio darà sempre l’alito spirituale, immortale, che è l’anima.

L’unità non è solamente tra l’uomo e la donna, è anche tra l’uomo, la donna, divenuti una sola carne e Dio. Non vi è vita umana sulla terra senza la cooperazione dell’uomo e della donna divenuti un solo corpo, una sola carne e il Signore che alla carne data dall’uomo dona l’alito dello spirito, l’alito dell’immortalità, della responsabilità, l’alito che fa il nuovo essere vero uomo.

Perché vi sia vita vera, vita umana, sempre vi deve regnare questa unità: uomo, donna, Dio. L’uomo diviene vero uomo attraverso la donna. La donna diviene vera donna attraverso l’uomo. Divengono l’uno attraverso l’altra, l’uno per l’altra ad immagine del Dio della vita. Dio fa del loro dono, del dono della loro carne, un nuovo uomo, una nuova vita. La vita è il frutto di questo miracolo di comunione tra l’uomo e la donna, tra l’uomo, la donna e Dio.

La comunione con il Signore fonda, sostiene, alimenta la comunione dell’uomo con la donna. Questa comunione con Dio è più che l’anima per il corpo. Se l’anima esce dal corpo, il corpo muore. Se Dio esce dalla comunione dell’uomo e della donna, l’uomo e la donna muoiono. Non si riconoscono più.

MISTERO DI DISGREGAZIONE

Per un mistero che nessuno riuscirà mai a spiegare, Eva cadde nella seduzione del serpente. Si lasciò ingannare. Lei ingannata, ingannò Adamo. La coppia si rompe. Da unità mirabile, si fa dualità in contrapposizione. Questa dualità è governata dall’istinto della donna verso il marito, dal dominio del marito verso la donna. Sono due forze che servono per mantenere in vita l’unione necessaria alla vita.

Alla donna disse: «Moltiplicherò i tuoi dolori e le tue gravidanze, con dolore partorirai figli. Verso tuo marito sarà il tuo istinto, ed egli ti dominerà».

All’uomo disse: «Poiché hai ascoltato la voce di tua moglie e hai mangiato dell’albero di cui ti avevo comandato: “Non devi mangiarne”, maledetto il suolo per causa tua! Con dolore ne trarrai il cibo per tutti i giorni della tua vita. Spine e cardi produrrà per te e mangerai l’erba dei campi. Con il sudore del tuo volto mangerai il pane, finché non ritornerai alla terra, perché da essa sei stato tratto: polvere tu sei e in polvere ritornerai!» (Gen 3,16-19).

Se non vi fossero queste due forze, istinto e dominio, l’uomo e la donna ritornerebbero ad essere due solitudini di morte. Dove i peccati susseguenti distruggono anche questo residuo di bene che il primo peccato ha lasciato nella natura umana, è la fine della vita.

Oggi il peccato è divenuto così grande, così enorme, così mostruoso, da distruggere l’istinto della donna verso l’uomo e il dominio dell’uomo verso la donna. È la disgregazione della stessa natura umana, che ormai agisce contro se stessa. L’uomo e la donna neanche più si accolgono nella loro natura creata di maschio e di femmina. Aspirano allo stesso cambiamento del loro essere, che una scienza, frutto della stessa disgregazione e usata contro la stessa verità della scienza, è pronta a donare loro.

Quanto Paolo insegna nella Lettera ai Romani è nulla in relazione alla gravità del peccato cui siamo giunti. Quanto è insegnato sulla disgregazione di allora è solo un puntino nella linea verso l’infinito di quanto il peccato sta facendo e che farà domani in misura ancora più accelerata.

Infatti l’ira di Dio si rivela dal cielo contro ogni empietà e ogni ingiustizia di uomini che soffocano la verità nell’ingiustizia, poiché ciò che di Dio si può conoscere è loro manifesto; Dio stesso lo ha manifestato a loro. Infatti le sue perfezioni invisibili, ossia la sua eterna potenza e divinità, vengono contemplate e comprese dalla creazione del mondo attraverso le opere da lui compiute. Essi dunque non hanno alcun motivo di scusa perché, pur avendo conosciuto Dio, non lo hanno glorificato né ringraziato come Dio, ma si sono perduti nei loro vani ragionamenti e la loro mente ottusa si è ottenebrata. Mentre si dichiaravano sapienti, sono diventati stolti e hanno scambiato la gloria del Dio incorruttibile con un’immagine e una figura di uomo corruttibile, di uccelli, di quadrupedi e di rettili.

Perciò Dio li ha abbandonati all’impurità secondo i desideri del loro cuore, tanto da disonorare fra loro i propri corpi, perché hanno scambiato la verità di Dio con la menzogna e hanno adorato e servito le creature anziché il Creatore, che è benedetto nei secoli. Amen.

Per questo Dio li ha abbandonati a passioni infami; infatti, le loro femmine hanno cambiato i rapporti naturali in quelli contro natura. Similmente anche i maschi, lasciando il rapporto naturale con la femmina, si sono accesi di desiderio gli uni per gli altri, commettendo atti ignominiosi maschi con maschi, ricevendo così in se stessi la retribuzione dovuta al loro traviamento. E poiché non ritennero di dover conoscere Dio adeguatamente, Dio li ha abbandonati alla loro intelligenza depravata ed essi hanno commesso azioni indegne: sono colmi di ogni ingiustizia, di malvagità, di cupidigia, di malizia; pieni d’invidia, di omicidio, di lite, di frode, di malignità; diffamatori, maldicenti, nemici di Dio, arroganti, superbi, presuntuosi, ingegnosi nel male, ribelli ai genitori, insensati, sleali, senza cuore, senza misericordia. E, pur conoscendo il giudizio di Dio, che cioè gli autori di tali cose meritano la morte, non solo le commettono, ma anche approvano chi le fa (Rm 1,18-32).

Chiaramente San Paolo si rifà al Libro della Sapienza. Essa descrive questo mondo di peccato, frutto dell’idolatria, dell’empietà, della stoltezza dell’uomo.

Non fu loro sufficiente errare nella conoscenza di Dio, ma, vivendo nella grande guerra dell’ignoranza, a mali tanto grandi danno il nome di pace. Celebrando riti di iniziazione infanticidi o misteri occulti o banchetti orgiastici secondo strane usanze, non conservano puri né la vita né il matrimonio, ma uno uccide l’altro a tradimento o l’affligge con l’adulterio. Tutto vi è mescolato: sangue e omicidio, furto e inganno, corruzione, slealtà, tumulto, spergiuro, sconcerto dei buoni, dimenticanza dei favori, corruzione di anime, perversione sessuale, disordini nei matrimoni, adulterio e impudicizia. L’adorazione di idoli innominabili è principio, causa e culmine di ogni male. Infatti coloro che sono idolatri vanno fuori di sé nelle orge o profetizzano cose false o vivono da iniqui o spergiurano con facilità (Sap 14,22-28).

Sia la Sapienza che Paolo omettono di avvisarci che più crescere il peccato e più grandi saranno i frutti di disgregazione all’interno della natura umana. Il male esteriore, visibile, è il frutto del male interiore, invisibile. Il peccato è in tutto simile ad un seme di grande albero. Più esso cresce e più violenta diviene la sua azione sul terreno, è capace di spaccare anche le rocce più granitiche.

Così è del peccato. Una volta che noi permettiamo che esso prenda posto nel nostro cuore, lasciando ad esso libero corso, spacca, rompe, disgrega la nostra natura, la riduce in frantumi. Quest’azione di disgregazione diviene inarrestabile. Nessuno si illuda. Ogni giorno la storia ci mostra le azioni visibili del male invisibile prodotto dal peccato in un cuore.

La nostra stoltezza, insipienza, empietà, frutto anch’essa del nostro peccato, vuole lasciare libero corso al male, vuole però impedire i frutti esterni, visibili di esso. Questo è impossibile. Se una legge esterna all’uomo potesse impedire i frutti visibili del peccato che ha disgregato e che disgrega sempre di più cuore e mente, sentimenti e volontà, desideri e ispirazioni, il mondo potrebbe essere salvato in pochi attimi. Mentre noi sappiamo che il male che è nell’uomo neanche le armi più sofisticate riescono a fermarlo. Il male è la sua stessa natura. Solo la morte può arrestare il male di un uomo, ma non di tutti gli uomini. Il male è della natura. Questo è il frutto prodotto da Eva nel giardino dell’Eden.

MISTERO DI INCARNAZIONE

Dio non ha abbandonato l’uomo a se stesso. Dal primo istante del suo peccato, da quando è iniziato nella sua natura questo processo inarrestabile di disgregazione, gli è andato incontro, gli va incontro. Prima con Mosè gli ha dato la Legge della vita. Questa Legge lo ha lasciato però nella sua vecchia natura. È data ad una natura disgregata, disarticolata, frantumata nella sua verità.

La Legge non può salvare l’uomo, perché non può guarire la natura dell’uomo. Essa gli dice il bene e il male, il giusto e l’ingiusto. Essa è luce esteriore. Non è medicina interiore. L’uomo e la stessa creazione per guarire dalla loro disgregazione hanno bisogno di altro. Dio promette all’uomo questa guarigione attraverso Ezechiele, il profeta che annunzia che verrà lo Spirito e toglierà del petto dell’uomo il cuore di pietra e al suo posto metterà un cuore di carne, capace di amare. È anche il profeta che vede scaturire dal Nuovo Tempio l’acqua che deve risanare la terra, portare in essa la vita; l’acqua che deve guarire anche le acque del mare. È il profeta che invoca lo Spirito sulle ossa aride, vera immagine dell’uomo disgregato, ed esse si ricompongono. La vita ritorna in esse sempre per opera dello Spirito.

Darò loro un cuore nuovo, uno spirito nuovo metterò dentro di loro. Toglierò dal loro petto il cuore di pietra, darò loro un cuore di carne, perché seguano le mie leggi, osservino le mie norme e le mettano in pratica: saranno il mio popolo e io sarò il loro Dio. Ma su coloro che seguono con il cuore i loro idoli e i loro abomini farò ricadere la loro condotta». Oracolo del Signore Dio (Ez 11,19-21).

Vi prenderò dalle nazioni, vi radunerò da ogni terra e vi condurrò sul vostro suolo. Vi aspergerò con acqua pura e sarete purificati; io vi purificherò da tutte le vostre impurità e da tutti i vostri idoli, vi darò un cuore nuovo, metterò dentro di voi uno spirito nuovo, toglierò da voi il cuore di pietra e vi darò un cuore di carne. Porrò il mio spirito dentro di voi e vi farò vivere secondo le mie leggi e vi farò osservare e mettere in pratica le mie norme. Abiterete nella terra che io diedi ai vostri padri; voi sarete il mio popolo e io sarò il vostro Dio. Vi libererò da tutte le vostre impurità: chiamerò il grano e lo moltiplicherò e non vi manderò più la carestia. Moltiplicherò i frutti degli alberi e il prodotto dei campi, perché non soffriate più la vergogna della fame fra le nazioni. Vi ricorderete della vostra cattiva condotta e delle vostre azioni che non erano buone e proverete disgusto di voi stessi per le vostre iniquità e i vostri abomini. Non per riguardo a voi io agisco – oracolo del Signore Dio –, sappiatelo bene. Vergognatevi e arrossite della vostra condotta, o casa d’Israele (Ez 36,10-32).

Mi condusse poi all’ingresso del tempio e vidi che sotto la soglia del tempio usciva acqua verso oriente, poiché la facciata del tempio era verso oriente. Quell’acqua scendeva sotto il lato destro del tempio, dalla parte meridionale dell’altare. Mi condusse fuori dalla porta settentrionale e mi fece girare all’esterno, fino alla porta esterna rivolta a oriente, e vidi che l’acqua scaturiva dal lato destro. Quell’uomo avanzò verso oriente e con una cordicella in mano misurò mille cubiti, poi mi fece attraversare quell’acqua: mi giungeva alla caviglia. Misurò altri mille cubiti, poi mi fece attraversare quell’acqua: mi giungeva al ginocchio. Misurò altri mille cubiti, poi mi fece attraversare l’acqua: mi giungeva ai fianchi. Ne misurò altri mille: era un torrente che non potevo attraversare, perché le acque erano cresciute; erano acque navigabili, un torrente che non si poteva passare a guado. Allora egli mi disse: «Hai visto, figlio dell’uomo?».

Poi mi fece ritornare sulla sponda del torrente; voltandomi, vidi che sulla sponda del torrente vi era una grandissima quantità di alberi da una parte e dall’altra. Mi disse: «Queste acque scorrono verso la regione orientale, scendono nell’Araba ed entrano nel mare: sfociate nel mare, ne risanano le acque. Ogni essere vivente che si muove dovunque arriva il torrente, vivrà: il pesce vi sarà abbondantissimo, perché dove giungono quelle acque, risanano, e là dove giungerà il torrente tutto rivivrà. Sulle sue rive vi saranno pescatori: da Engàddi a En-Eglàim vi sarà una distesa di reti. I pesci, secondo le loro specie, saranno abbondanti come i pesci del Mare Grande. Però le sue paludi e le sue lagune non saranno risanate: saranno abbandonate al sale. Lungo il torrente, su una riva e sull’altra, crescerà ogni sorta di alberi da frutto, le cui foglie non appassiranno: i loro frutti non cesseranno e ogni mese matureranno, perché le loro acque sgorgano dal santuario. I loro frutti serviranno come cibo e le foglie come medicina (Es 47,1-12).

La mano del Signore fu sopra di me e il Signore mi portò fuori in spirito e mi depose nella pianura che era piena di ossa; mi fece passare accanto a esse da ogni parte. Vidi che erano in grandissima quantità nella distesa della valle e tutte inaridite. Mi disse: «Figlio dell’uomo, potranno queste ossa rivivere?». Io risposi: «Signore Dio, tu lo sai». Egli mi replicò: «Profetizza su queste ossa e annuncia loro: “Ossa inaridite, udite la parola del Signore. Così dice il Signore Dio a queste ossa: Ecco, io faccio entrare in voi lo spirito e rivivrete. Metterò su di voi i nervi e farò crescere su di voi la carne, su di voi stenderò la pelle e infonderò in voi lo spirito e rivivrete. Saprete che io sono il Signore”». Io profetizzai come mi era stato ordinato; mentre profetizzavo, sentii un rumore e vidi un movimento fra le ossa, che si accostavano l’uno all’altro, ciascuno al suo corrispondente. Guardai, ed ecco apparire sopra di esse i nervi; la carne cresceva e la pelle le ricopriva, ma non c’era spirito in loro. Egli aggiunse: «Profetizza allo spirito, profetizza, figlio dell’uomo, e annuncia allo spirito: “Così dice il Signore Dio: Spirito, vieni dai quattro venti e soffia su questi morti, perché rivivano”». Io profetizzai come mi aveva comandato e lo spirito entrò in essi e ritornarono in vita e si alzarono in piedi; erano un esercito grande, sterminato (E (Ez7,1-10).

Questa nuova creazione Dio non la opera come ha operato la prima. La crea in un modo nuovo. La crea ponendo se stesso in essa. La crea attraverso l’incarnazione del suo Figlio Unigenito. Questo mistero del Dio Eterno, del Figlio Unigenito, che si fa carne e viene ad abitare tra noi è proclamato in maniera divina dal Prologo del Vangelo secondo Giovanni.

In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio. Egli era, in principio, presso Dio: tutto è stato fatto per mezzo di lui e senza di lui nulla è stato fatto di ciò che esiste. In lui era la vita e la vita era la luce degli uomini; la luce splende nelle tenebre e le tenebre non l’hanno vinta. Venne un uomo mandato da Dio: il suo nome era Giovanni. Egli venne come testimone per dare testimonianza alla luce, perché tutti credessero per mezzo di lui. Non era lui la luce, ma doveva dare testimonianza alla luce.

Veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo. Era nel mondo e il mondo è stato fatto per mezzo di lui; eppure il mondo non lo ha riconosciuto. Venne fra i suoi, e i suoi non lo hanno accolto. A quanti però lo hanno accolto ha dato potere di diventare figli di Dio: a quelli che credono nel suo nome, i quali, non da sangue né da volere di carne né da volere di uomo, ma da Dio sono stati generati.

E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi; e noi abbiamo contemplato la sua gloria, gloria come del Figlio unigenito che viene dal Padre, pieno di grazia e di verità. Giovanni gli dà testimonianza e proclama: «Era di lui che io dissi: Colui che viene dopo di me è avanti a me, perché era prima di me». Dalla sua pienezza noi tutti abbiamo ricevuto: grazia su grazia. Perché la Legge fu data per mezzo di Mosè, la grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù Cristo. Dio, nessuno lo ha mai visto: il Figlio unigenito, che è Dio ed è nel seno del Padre, è lui che lo ha rivelato (Gv 1,1-18).

Il Verbo eterno di fa carne, per dare ad ogni uomo la grazia e la verità. Non avrebbe potuto dare Dio la grazia e la verità, senza incarnazione? Non avrebbe potuto abolire la disgregazione dell’uomo per un atto della sua onnipotenza semplice. Possiamo rispondere a questa domanda dicendo puramente e semplicemente che prima della grazia e della verità, occorre l’espiazione del peccato, dell’offesa arrecata a Dio. Questa espiazione solo Dio la può operare, me attraverso la carne dell’uomo. Ma questo è solo il primo frutto dell’incarnazione. Questo frutto lo produce l’obbedienza di Gesù Signore che vince nella sua carne tutta la potenza disgregatrice del peccato che con violenza indicibile si abbatte contro di Lui.

La grazia e la verità sono dono che Dio fa all’uomo, sempre attraverso il corpo vittorioso di Gesù Signore, ad ogni uomo che diviene in Cristo Gesù un solo corpo con Lui e gli fa questo dono perché il corpo di Cristo continui sino alla fine della storia ad abbattere, sempre in questo corpo, la potenza disgregatrice del peccato attraverso una purissima obbedienza al Padre celeste. Fuori del copro di Cristo non vi è vera salvezza. Le potenze del male domineranno sempre ogni corpo fuori del corpo di Cristo.

Con l’incarnazione centro della nuova creazione non è più l’uomo. È il corpo di Cristo e tutto deve compiersi, realizzarsi come corpo di Cristo. Nel corpo di Cristo si vive, dal corpo di Cristo si opera, il corpo di Cristo si deve formare, realizzare, portare sulla croce, nella carne del cristiano, e dalla croce, sempre attraverso la carne crocifissa, portarlo nella gloria del Cielo.

Così Cristo Gesù è dono di grazia e verità perché si è fatto sulla croce, nella sua carne, modello, esempio, verità della nostra natura umana. Essendo verità, facendosi verità perfetta, raggiungendo il sommo della verità, è divenuto sacramento. Così, ciò che Lui è per divinità, attraverso la sua perfetta esemplarità, lo è divenuto nella sua umanità. La sua umanità, resa perfetta verità attraverso lo Spirito Santo che si è posato su di Lui, è il sacramento della nuova vita. Le modalità di Cristo devono divenire modalità del cristiano. Ogni cristiano, se vuole essere sacramento di vita nuova, deve percorrere la stessa via di Cristo, ma nel suo corpo, dal suo corpo, per il suo corpo. Deve prima divenire corpo crocifisso, se vuole essere per il mondo sacramento di vera salvezza e redenzione.

MISTERO DI SACRIFICIO

Gesù è pieno di Spirito Santo e di grazia. Dallo Spirito Santo si lascia condurre in una perfettissima obbedienza al Padre. L’obbedienza al Padre non è però nel Cielo, nello stato di amore purissimo. L’obbedienza è nella carne, che sempre è tentata per prendersi la sua autonomia da Dio. Sempre è sedotta perché si faccia da se stessa e non da Dio. È questo il significato delle tentazioni di Gesù nel deserto, cioè nella sua vita fuori del Paradiso, fuori della Terra Promessa, fuori del luogo della vita senza tentazione.

Allora Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto, per essere tentato dal diavolo. Dopo aver digiunato quaranta giorni e quaranta notti, alla fine ebbe fame. Il tentatore gli si avvicinò e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, di’ che queste pietre diventino pane». Ma egli rispose: «Sta scritto: Non di solo pane vivrà l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio».

Allora il diavolo lo portò nella città santa, lo pose sul punto più alto del tempio e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, gèttati giù; sta scritto infatti: Ai suoi angeli darà ordini a tuo riguardo ed essi ti porteranno sulle loro mani perché il tuo piede non inciampi in una pietra». Gesù gli rispose: «Sta scritto anche: Non metterai alla prova il Signore Dio tuo».

Di nuovo il diavolo lo portò sopra un monte altissimo e gli mostrò tutti i regni del mondo e la loro gloria e gli disse: «Tutte queste cose io ti darò se, gettandoti ai miei piedi, mi adorerai». Allora Gesù gli rispose: «Vattene, Satana! Sta scritto infatti: Il Signore, Dio tuo, adorerai: a lui solo renderai culto». Allora il diavolo lo lasciò, ed ecco, degli angeli gli si avvicinarono e lo servivano (Mt 4,1-11).

Tutta la vita di Gesù è stata un deserto. Con l’incarnazione, il Verbo della vita lascia il “luogo” della non tentazione, lascia il Cielo, discende nella nostra carne, entra nel deserto perenne della tentazione. Lui vince ogni tentazione perché sempre in ascolto dello Spirito, sempre in preghiera con il Padre, sempre in ascolto della sua volontà. Forte nello Spirito e nella grazia vince la tentazione di farsi da sé, di farsi secondo il mondo, di non farsi secondo il Padre suo.

Gesù viene nella carne, la carne di peccato afferra la sua carne santissima, la tritura, la macina, la riduce in frantumi. Il Padre cosa fa per opera del suo Santo Spirito? Prende questa carne triturata, macinata, ridotta in polvere sulla croce e ne fa il pane della vita del mondo. Questa è l’Eucaristia. Essa è il chicco di grano che cade in terra, muore, si trasforma in pane per dare la vita ad ogni uomo che diviene corpo di Cristo Gesù.

Gesù rispose loro: «È venuta l’ora che il Figlio dell’uomo sia glorificato. In verità, in verità io vi dico: se il chicco di grano, caduto in terra, non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto. Chi ama la propria vita, la perde e chi odia la propria vita in questo mondo, la conserverà per la vita eterna. Se uno mi vuole servire, mi segua, e dove sono io, là sarà anche il mio servitore. Se uno serve me, il Padre lo onorerà. Adesso l’anima mia è turbata; che cosa dirò? Padre, salvami da quest’ora? Ma proprio per questo sono giunto a quest’ora! Padre, glorifica il tuo nome». Venne allora una voce dal cielo: «L’ho glorificato e lo glorificherò ancora!».

La folla, che era presente e aveva udito, diceva che era stato un tuono. Altri dicevano: «Un angelo gli ha parlato». Disse Gesù: «Questa voce non è venuta per me, ma per voi. Ora è il giudizio di questo mondo; ora il principe di questo mondo sarà gettato fuori. E io, quando sarò innalzato da terra, attirerò tutti a me». Diceva questo per indicare di quale morte doveva morire (Gv 12,23-33).

Pensare così l’Eucaristia, ed essendo noi chiamati a divenire Eucaristia spirituale e reale per il mondo intero, è volere pensare anche noi come carne santa, triturata, sventrata, macinata, per essere pane di vita per ogni altro uomo. Stupenda è in questo senso la visione che Sant’Ignazio di Antiochia ha della sua vita.

“Lasciatemi essere il nutrimento delle belve, dalle quali mi sarà dato di godere Dio. lo sono frumento di Dio. Bisogna che sia macinato dai denti delle belve, affinché sia trovato puro pane di Cristo”. “Accarezzatele affinché siano la mia tomba e non faccian restare nulla del mio corpo, e i miei funerali non sia a carico di nessuno”.

Se il mondo non ci tritura, non ci macina, non ci dissolve, non ci inchioda sulla croce sia nello spirito che nel corpo, mai possiamo divenire pane. La logica di Cristo è una sola: se la vita si perde, essa diviene pane di vita per l’umanità. Se la vita si conserva, la si perde per l’eternità, perché non la si è trasformata in pane. Divenire Eucaristia reale questo significa, non altre cose.

Un tozzo di pane all’affamato lo si può sempre donare. Ma non per questo si è pane di vita per lui. Noi non siamo divenuti in Cristo una sola croce e di conseguenza non possiamo divenire una sola vita. Non essendo carne triturata, non possiamo essere impastati in Lui come pane azzimo di vita vera, vita eterna. È la vita eterna che l’uomo deve mangiare, di essa si deve nutrire ed oggi siamo noi la carne dell’Eucaristia. L’Eucaristia sacramentale trasforma la nostra carne in Eucaristia reale e possiamo redimere e salvare molti cuori. È questa morte quotidiana del cristiano che si trasforma in Eucaristia reale quotidiana. Con essa e per essa si dona vita eterna. Cristo si fa Eucaristia per noi, noi ci facciamo Eucaristia per il mondo.

MISTERO DI RISURREZIONE

Che significa nella sua verità più autentica che Cristo è risorto? Ma prima ancora chiediamoci: chi è risorto. Se ci dimentichiamo chi è che risorge, nulla comprenderemo del mistero di Gesù. Risorge un uomo che si è consegnato volontariamente alla morte per non peccare, per non sottrarre a Dio la sua gloria di essere Lui il Signore e non l’uomo. L’uomo fin dal primo istante avrebbe voluto essere lui il signore di Cristo.

Satana avrebbe voluto essere il Signore di Cristo, i poveri i signori di Cristo, gli ammalati i signori di Cristo, i farisei i signori di Cristo, scribi e sadducei i signori di Cristo, sommi sacerdoti e capi del popolo i signori di Cristo. Lo stesso Pietro e i suoi discepoli avrebbero voluto condurre Cristo nella loro volontà. Tutta la folla che lo acclamava desiderava essere signore di Cristo.

Cristo Gesù diede questa gloria solo al Padre suo. Per il Padre si è annientato. Non ha commesso il peccato. Perché questo è il peccato: l’idolatria, l’empietà, l’ateismo religioso. Per aver voluto essere solo e sempre del Padre. Il mondo lo ha triturato, macerato, inchiodato, dissanguato. Lui volontariamente si è lasciato immolare. Ma non ha commesso il peccato. È stato trafitto dal peccato, non ha conosciuto il peccato, neanche di un pensiero di vendetta o di richiesta di legittima giustizia.

Ora, se si annuncia che Cristo è risorto dai morti, come possono dire alcuni tra voi che non vi è risurrezione dei morti? Se non vi è risurrezione dei morti, neanche Cristo è risorto! Ma se Cristo non è risorto, vuota allora è la nostra predicazione, vuota anche la vostra fede. Noi, poi, risultiamo falsi testimoni di Dio, perché contro Dio abbiamo testimoniato che egli ha risuscitato il Cristo mentre di fatto non lo ha risuscitato, se è vero che i morti non risorgono. Se infatti i morti non risorgono, neanche Cristo è risorto; ma se Cristo non è risorto, vana è la vostra fede e voi siete ancora nei vostri peccati. Perciò anche quelli che sono morti in Cristo sono perduti. Se noi abbiamo avuto speranza in Cristo soltanto per questa vita, siamo da commiserare più di tutti gli uomini.

Ora, invece, Cristo è risorto dai morti, primizia di coloro che sono morti. Perché, se per mezzo di un uomo venne la morte, per mezzo di un uomo verrà anche la risurrezione dei morti. Come infatti in Adamo tutti muoiono, così in Cristo tutti riceveranno la vita. Ognuno però al suo posto: prima Cristo, che è la primizia; poi, alla sua venuta, quelli che sono di Cristo. Poi sarà la fine, quando egli consegnerà il regno a Dio Padre, dopo avere ridotto al nulla ogni Principato e ogni Potenza e Forza. È necessario infatti che egli regni finché non abbia posto tutti i nemici sotto i suoi piedi. L’ultimo nemico a essere annientato sarà la morte, perché ogni cosa ha posto sotto i suoi piedi. Però, quando dice che ogni cosa è stata sottoposta, è chiaro che si deve eccettuare Colui che gli ha sottomesso ogni cosa. E quando tutto gli sarà stato sottomesso, anch’egli, il Figlio, sarà sottomesso a Colui che gli ha sottomesso ogni cosa, perché Dio sia tutto in tutti (1Cor 15,12-28).

Ecco cosa è la risurrezione: il Padre, per opera del suo Santo Spirito, prende questo corpo martoriato, ridotto in maceria dal peccato, e lo trasforma in spirito, in luce, come vero corpo. Lo ridona all’anima. L’umanità del Verbo Incarnato ritorna in vita. Questo corpo di luce trasformato in vita è mutato in Eucaristia, sempre dalla potenza dello Spirito Santo, per il sacerdozio ministeriale della Chiesa.

Quando si dice che Dio vince il male, il peccato, la morte, bisogna parlare sempre secondo verità, altrimenti la confusione che si crea nei cuori è tanta. Il falso profetismo è il peggiore dei mali. Esso causa più danni spirituali che mille testate atomiche danni materiali. Dio non vince il peccato, la morte, in chi il peccato commette e muore nel peccato. Costoro sono destinati alla morte eterna. Anche se risorgeranno, saranno con un corpo ignominioso, un corpo di tenebre e non di luce, un corpo di dannazione non di gloria eterna. Questa verità va gridata. Altrimenti la Chiesa viene meno nel suo ministero di luce.

L’ultima parola, Dio la esercita in chi l’ha potuta esercitare oggi. Se oggi Dio non ha potuto esercitare la sua parola, perché l’uomo si è lasciato trascinare dal peccato, il peccato lo condurrà alla morte eterna. La morte avrà su di lui l’ultima parola, la parola eterna di tenebra e di infamia. Ecco chi è risorto. Ecco chi risorge. Risorge chi diviene con Cristo un solo corpo di obbedienza, un solo corpo che riconosce il Padre come unico e solo Signore della sua vita. Solo su questo corpo il Padre ha l’ultima parola, che è parola creatrice e trasformatrice. Dio chiama questo corpo in vita nell’ultimo giorno e lo trasforma in luce, nel corpo glorioso del suo Figlio Unigenito. Chiama questo corpo martoriato dal peccato del mondo.

La risurrezione non è però il fine ultimo di Cristo. Fine ultima è l’Eucaristia. È il corpo glorioso di Cristo che viene trasformato in Eucaristia. Sulla croce Cristo Gesù è stato frumento macinato sotto la potente mola della sofferenza, nel sepolcro impastato come pane vero, lo Spirito Santo lo ha trasformato in pane Eucaristico con il quale nutrire la vita dei credenti in Cristo Gesù perché anche loro divenendo un solo corpo in Lui, per Lui, con Lui, si lasciano anche loro fare una Eucaristia reale per la salvezza del mondo.

MISTERO DI SOLO CORPO

La morte in croce da innocente, santo, obbediente, di Gesù che glorifica il Padre, riconoscendolo come suo solo ed unico Signore, ha come frutto la risurrezione. La risurrezione produce e genera un altro grandissimo frutto: l’Eucaristia. È il corpo dell’obbedienza, il corpo nel quale è stato vinto il peccato e la morte. È il corpo trasformato in luce, che ci viene dato in cibo perché anche noi possiamo percorrere lo stesso cammino di obbedienza che fu di Gesù Signore.

In verità, corpo di Cristo si diviene con il Battesimo. Qual è allora lo specifico dell’Eucaristia in ordine al solo corpo? Il corpo di Cristo non è solo quello che Lui ha assunto dalla Vergine Maria. Esso è tutto il corpo della Chiesa. Cristo Gesù compie nel suo corpo due altissimi misteri: è unito al Padre e allo Spirito Santo attraverso l’unità di natura e la comunione intratrinitaria, per cui ricevendo il corpo di Cristo ci si nutre non solo di Lui, ma anche del Padre e dello Spirito Santo. Padre e Figlio e Spirito Santo diventano nostro vero nutrimento spirituale. Dio realmente viene mangiato nel pane di Cristo. L’uomo realmente si nutre del suo Dio, attraverso la realtà, la verità, la sostanza del corpo di Cristo.

L’altro grande mistero è il legame indissolubile di Cristo con la sua Chiesa: sia con quella celeste, sia con quella del purgatorio, sia con quella militante sulla terra. Chi si nutre dell’Eucaristia si nutre di tutta la Chiesa, si nutre e si alimenta di tutta la grazia che è nella Chiesa, ma anche si nutre di tutto il peccato che è nella Chiesa. Il peccato e la grazia della Chiesa divengono suoi. La povertà e la ricchezza della Chiesa divengono suo proprio corpo. La luce e le tenebre che sono nella Chiesa sono sua luce e sue tenebre perché sono luce, tenebra, povertà, ricchezza, miseria, peccato, grazia del Corpo di Cristo.

Mentre vi do queste istruzioni, non posso lodarvi, perché vi riunite insieme non per il meglio, ma per il peggio. Innanzi tutto sento dire che, quando vi radunate in assemblea, vi sono divisioni tra voi, e in parte lo credo. È necessario infatti che sorgano fazioni tra voi, perché in mezzo a voi si manifestino quelli che hanno superato la prova. Quando dunque vi radunate insieme, il vostro non è più un mangiare la cena del Signore. Ciascuno infatti, quando siete a tavola, comincia a prendere il proprio pasto e così uno ha fame, l’altro è ubriaco. Non avete forse le vostre case per mangiare e per bere? O volete gettare il disprezzo sulla Chiesa di Dio e umiliare chi non ha niente? Che devo dirvi? Lodarvi? In questo non vi lodo!

Io, infatti, ho ricevuto dal Signore quello che a mia volta vi ho trasmesso: il Signore Gesù, nella notte in cui veniva tradito, prese del pane e, dopo aver reso grazie, lo spezzò e disse: «Questo è il mio corpo, che è per voi; fate questo in memoria di me». Allo stesso modo, dopo aver cenato, prese anche il calice, dicendo: «Questo calice è la nuova alleanza nel mio sangue; fate questo, ogni volta che ne bevete, in memoria di me». Ogni volta infatti che mangiate questo pane e bevete al calice, voi annunciate la morte del Signore, finché egli venga. Perciò chiunque mangia il pane o beve al calice del Signore in modo indegno, sarà colpevole verso il corpo e il sangue del Signore. Ciascuno, dunque, esamini se stesso e poi mangi del pane e beva dal calice; perché chi mangia e beve senza riconoscere il corpo del Signore, mangia e beve la propria condanna. È per questo che tra voi ci sono molti ammalati e infermi, e un buon numero sono morti. Se però ci esaminassimo attentamente da noi stessi, non saremmo giudicati; quando poi siamo giudicati dal Signore, siamo da lui ammoniti per non essere condannati insieme con il mondo.

Perciò, fratelli miei, quando vi radunate per la cena, aspettatevi gli uni gli altri. E se qualcuno ha fame, mangi a casa, perché non vi raduniate a vostra condanna. Quanto alle altre cose, le sistemerò alla mia venuta (1Cor 11,17-34).

È evidente che non ci si può saziare di Dio ed escludere il compimento della sua volontà. Non ci si può nutrire dello Spirito Santo e non mettere i suoi doni a servizio del corpo. Non ci si può nutrire di Cristo Signore e non fare della propria vita un olocausto di salvezza per gli altri. Non si può mangiare la Chiesa, facendola divenire nostro stesso corpo, nostra vita, e non assumere tutto di essa: peccato e grazia, povertà e miseria, santità e nefandezze al fine di espiare, redimere, salvare come Gesù Signore.

Divenire Eucaristia reale questo vuol dire: trasformarsi in pane di vita. Questa trasformazione ha un inizio, un completamento, la sua assoluta perfezione. San Paolo non chiede ai discepoli che si accostano all’Eucaristia di spogliarsi come Cristo Gesù, annientarsi, privarsi di ogni loro bene per amore del loro proprio corpo che è la Chiesa. Chiede loro di iniziare ad essere Eucaristia per i fratelli. Come? Almeno condividendo i pasti. Almeno iniziando a vedere nel povero che è seduto alla stessa mensa, con il quale condivido la stessa fede, del quale ricevendo l’Eucaristia mi nutro facendolo mia stessa vita, uno che è il mio stesso corpo, perché corpo di Cristo, corpo della Chiesa.

Questo però è solo l’inizio. Man mano che si cresce nel divenire Eucaristia, a poco a poco oltre alla condivisione dei beni materiali, altre allo spogliarci di essi per dar vita a chi non ha vita, si inizia a condividere il peccato del mondo, a farlo nostro in modo che come vero corpo di Cristo, si comincia ad espiarlo per dare vera vita ad ogni uomo. Divenendo olocausto di amore, per amore, si diviene “effusori” di Spirito Santo, ed è questo lo Spirito che converte. Ma se non diveniamo in Cristo un solo olocausto di espiazione, una sola purissima obbedienza al Padre, lo Spirito non viene effuso e l’uomo rimane nel suo peccato.

Non è la grazia dei sacramenti quella che salva. È l’effusione dello Spirito Santo che converte i cuori. Senza la conversione, anche se si riceve la grazia dei sacramenti, è versare dell’acqua su un duro sasso. Invece nella conversione il cuore diviene di carne e la grazia dei sacramenti lo irrora ed esso produce molti frutti. Questa verità oggi è dimenticata da quasi tutti. Si pensa che sia sufficiente l’azione evangelizzatrice e quella del conferimento dei sacramenti. Urge l’altra dimensione: quella dell’effusione dello Spirito del Signore e questa effusione si crea solo con il divenire noi Eucaristia Crocifissa per la salvezza dei fratelli dei quali abbiamo condiviso il peccato.

Questo vuol dire ricevere l’Eucaristia: mangiare Dio, nel suo mistero di unità e di trinità, attraverso il corpo di Cristo, mangiare la Chiesa per intero e tutta l’umanità, perché tutto il mistero di salvezza di Cristo venga oggi vissuto, perpetuato, attraverso il nostro corpo, la nostra vita. Assumendo l’Eucaristia, si assume tutta la missione di Cristo, perché sia data ad essa oggi vita vera, vita visibile, concreta, reale, vita di Cristo in noi, per la redenzione del mondo. È grande il mistero e lo si deve comprendere in tutta la sua portata teologica, che è infinita come il mistero di Cristo è infinito.

MISTERO DI RICOMPOSIZIONE DELL’UNITÀ

È l’Eucaristia assunta che fa sì che ogni altro membro del Corpo di Cristo non sia fuori di me, dinanzi a me, sia invece in me, come completamento di me, perfezionamento della mia vita, della mia missione, del mistero che mi è stato affidato. Attraverso l’Eucaristia deve necessariamente nascere una visione nuova di ogni cellula del corpo di Cristo Signore. Di esse mi sono nutrito. Se mi sono nutrito, non posso più vivere in contrapposizione con loro, in contrasto, ma devo assumerle come membra del mio corpo per dare ad esse pienezza di vita, in modo che riceva da esse pienezza di vita.

Io dunque, prigioniero a motivo del Signore, vi esorto: comportatevi in maniera degna della chiamata che avete ricevuto, con ogni umiltà, dolcezza e magnanimità, sopportandovi a vicenda nell’amore, avendo a cuore di conservare l’unità dello spirito per mezzo del vincolo della pace. Un solo corpo e un solo spirito, come una sola è la speranza alla quale siete stati chiamati, quella della vostra vocazione; un solo Signore, una sola fede, un solo battesimo. Un solo Dio e Padre di tutti, che è al di sopra di tutti, opera per mezzo di tutti ed è presente in tutti. A ciascuno di noi, tuttavia, è stata data la grazia secondo la misura del dono di Cristo. Per questo è detto: Asceso in alto, ha portato con sé prigionieri, ha distribuito doni agli uomini. Ma cosa significa che ascese, se non che prima era disceso quaggiù sulla terra? Colui che discese è lo stesso che anche ascese al di sopra di tutti i cieli, per essere pienezza di tutte le cose.

Ed egli ha dato ad alcuni di essere apostoli, ad altri di essere profeti, ad altri ancora di essere evangelisti, ad altri di essere pastori e maestri, per preparare i fratelli a compiere il ministero, allo scopo di edificare il corpo di Cristo, finché arriviamo tutti all’unità della fede e della conoscenza del Figlio di Dio, fino all’uomo perfetto, fino a raggiungere la misura della pienezza di Cristo. Così non saremo più fanciulli in balìa delle onde, trasportati qua e là da qualsiasi vento di dottrina, ingannati dagli uomini con quella astuzia che trascina all’errore. Al contrario, agendo secondo verità nella carità, cerchiamo di crescere in ogni cosa tendendo a lui, che è il capo, Cristo. Da lui tutto il corpo, ben compaginato e connesso, con la collaborazione di ogni giuntura, secondo l’energia propria di ogni membro, cresce in modo da edificare se stesso nella carità (Ef 4,1-16).

L’Eucaristia assunta deve operare la ricomposizione dell’unità di ogni membro del corpo di Cristo e dell’intera umanità. Spetta a chi riceve l’Eucaristia sanare, vivificare, elevare, purificare il corpo della Chiesa che ha assunto ed anche il corpo dell’umanità. Cristo, con l’Eucaristia, mi consegna tutta la Chiesa e tutta l’umanità, perché io, imitando Lui, le faccia belle, senza macchia, senza rughe, sante ed immacolate al cospetto di Dio Padre, per opera dello Spirito Santo.

La ricomposizione della Chiesa e dell’umanità deve prima di tutto avvenire nel mio spirito, nella mia anima, nel mio cuore, nel mio stesso corpo. Per questo è necessario una coscienza teologica nuova, senza la quale si farà dell’Eucaristia un “affare privato”, una relazione per attingere una qualche grazia per osservare qualche legge morale anche difficile o impossibile per il mio corpo e la mia carne. Questa visione “privata” non è la verità piena dell’Eucaristia.

La verità piena dell’Eucaristia inizia quando prendo coscienza della sua entità teologica, quando la vedo come il Sacramento attraverso il quale il Signore mi chiede di trasformare la mia vita in sacrificio per la santificazione della Chiesa e la conversione dell’umanità. Come Gesù ha trasformato il suo sacrificio sulla croce in Eucaristia, in pane di vita, così l’Eucaristia mi è data perché in essa io assuma il suo sacrificio cruento e lo trasformi in mia quotidiana vita, quotidiano sacrificio. Cristo dal sacrificio cruento si fa sacrificio incruento, si fa Eucaristia, pane di vita. Noi suoi discepoli, riceviamo il suo sacrificio incruento per divenire, sempre in Lui, per Lui, con Lui sacrificio cruento.

Ecco la ricomposizione del mistero nell’unità. Mistero cruento e sacramento incruento in Cristo, mistero incruento attraverso il sacramento e mistero cruento attraverso la vita. Quando si giunge a questa ricomposizione, l’Eucaristia raggiunge il sommo della sua pienezza nel cuore dell’uomo. Dare un tozzo di pane ad un povero è l’inizio degli inizi, è il punto di partenza, mai potrà essere il punto di arrivo. Il punto di arrivo è nel divenire cruentemente sacrificio di Cristo per la santificazione e la conversione della Chiesa e dell’umanità.

Ma se lavoro per la santificazione della Chiesa, non posso vivere nel peccato, nella trasgressione dei comandamenti, nella disobbedienza formale o anche informale, non posso camminare inseguendo i miei progetti. Devo camminare sapendo una cosa sola: come salvare ogni uomo, ogni donna, ogni persona che il Signore pone sulla mia strada. Non è l’altro che deve salvare me. Sono io che devo salvare l’altro secondo la volontà che di volta in volta il Signore mi manifesta. Cambia ogni prospettiva nelle relazioni.

Se io penso che questa sera il Signore ha mandato tutti voi perché io vi salvi, vi santifichi, facendovi innamorare dell’Eucaristia, allora devo tremare. Se fallisco la mia missione, sono responsabile in eterno della vostra perdizione. Questo dovrebbe pensare ogni cristiano in ogni istante della sua vita, dinanzi ad ogni relazione. Gesù aveva questa visione eucaristica della sua vita. Ogni uomo il Padre glielo mandava perché si incontrasse con la pienezza della verità e della luce.

Se ricevessimo l’Eucaristia secondo la verità in essa contenuta, allora vivremmo diversamente anche le nostre Sante Messe. Non sarebbero solo dei momenti di culto effimero, vuoto, noioso, stancante. Sarebbero uno stare ai piedi della croce di Gesù come stava la Madre sua, che offriva il Figlio e nel Figlio si offriva perché il Padre per mezzo di questo sacrificio ed olocausto salvasse e redimesse il mondo. Vivremmo ogni Santa Messa come Gesù visse la sua sulla croce. Mai diverrebbe uno spettacolo profano, durante il quale ognuno recita le sue cerimonie senza neanche pensare a ciò che sta succedendo nel cuore di Cristo e della Madre sua. La Messa non sarebbe una cerimonia sterile, una preghiera allungata, un’omelia senza significato di verità, una ritualità a volte incomprensibile, perché nasconde Cristo, anziché rivelarlo in ogni persona che partecipa alla Santa Messa e si accosta all’Eucaristia.

Io mi sono sempre chiesto come si fa a celebrare o a partecipare ad una Santa Messa con il fango della falsa testimonianza e della calunnia sulla bocca, con la sozzura dell’adulterio del cuore e del corpo, con le mani piene di usura e di malaffare, con la coscienza gravata di mormorazioni e di astio contro amici e nemici. Questo è possibile perché è stata ridotta a pura cerimonia, puro atto esterno. Manca ad essa la sua verità. È questa verità che va scoperta e messa in evidenza. La Santa Messa non dovrebbe mai servire per fare proclami. Dovremmo pensare a Cristo sulla croce. È Lui che si sta immolando e noi stessi che vogliamo immolarci in Lui.

MISTERO DEL COMPIMENTO DI OGNI MISTERO IN CRISTO

Nell’Eucaristia si compiono mirabilmente tutti i misteri che riguardano la vita del Verbo Incarnato, del Figlio Unigenito del Padre che si è fatto carne: mistero di incarnazione, mistero di evangelizzazione, mistero di passione, mistero di morte, mistero di risurrezione, mistero di redenzione, mistero della Chiesa, mistero della vita eterna.

Si compie il mistero dell’Incarnazione: Con il mistero dell’incarnazione Gesù ha assunto una carne particolare, assumendo in essa tutta l’umanità. È divenuto vero Figlio dell’uomo, vero Figlio di Adamo. Questo mistero, attraverso il quale nella carne assunta da Maria, tutta la creazione viene assunta, con l’Eucaristia riceve il suo pieno compimento. Nella carne di Cristo, Dio si fa vita di ogni altra carne. Lui che è vita eterna, nella carne di Cristo Gesù, diviene vita di ogni carne. Trasforma ogni carne in vita. Non però attraverso la via spirituale, ma per la via reale, la via della realtà del corpo e del sangue di Gesù Signore. Dio attraverso il mistero dell’Incarnazione, nell’Eucaristia, diviene nutrimento, vita, verità, santità nella carne stessa dell’uomo. La carne attraverso l’Eucaristia viene così nobilitata da essere divinizzata. È questo il vero umanesimo, l’umanesimo eucaristico: la vera divinizzazione della carne.

Si compie il mistero dell’Evangelizzazione: L’evangelizzazione non è una verità da annunziare all’uomo, perché l’accolga, come si accoglie ogni altra verità filosofica, scientifica, storica, matematica, fisica, astronomica. L’evangelizzazione è predisporre un cuore ad accogliere Gesù Signore, accogliendo il quale si accoglie il Padre e lo Spirito Santo, si accoglie la Chiesa, si accoglie l’umanità intera, perché in ogni cuore rifulga Dio, la sua santità, la sua bellezza di luce eterna. La vera, piena, perfetta accoglienza di Cristo è nell’Eucaristia. Si accoglie Lui nella Parola per poterlo accogliere nell’Eucaristia. Senza l’Eucaristia avremmo una evangelizzazione solo parziale, incipiente. Avremmo un Cristo verità, un Cristo Luce, ma fuori di noi, che non diviene noi, che non si trasforma in noi. Invece attraverso l’Eucaristia avviene il compimento perfetto, pieno, vero dell’evangelizzazione. Gesù si fa noi, diviene noi, per trasformarci in Lui. Il mistero riceve la sua perfezione.

Si compie il mistero della passione: Senza l’Eucaristia la passione sarebbe stata solamente un olocausto, un sacrificio di espiazione vicaria. Gesù, morendo sulla croce, avrebbe espiato le nostre colpe, ottenendo per noi il perdono dal Padre suo. Senza l’Eucaristia sarebbe stato sacrificio reale in lui, ma spirituale nei suoi frutti per noi. Avremmo avuto con Lui una comunione solo di grazia, di salvezza, non comunione reale, partecipazione al banchetto della sua carne immolata. Ora invece attraverso l’Eucaristia, il sacrificio di comunione è vero sacrificio di comunione. L’uomo di nutre della vittima immolata, entra in perfetta comunione con Dio. Il sacrificio raggiunge il sonno della sua pienezza e perfezione. L’agnello immolato è vera carne che deve nutrire i pellegrini nel lungo cammino verso la Padria eterna. Ci si nutre del Dio immolato, si diventa come Lui, per raggiungere Lui nella Patria del Cielo. Si cammina però sulla terra per mostrare Lui ad ogni uomo. Ci si nutre del suo sacrificio, perché anche noi diveniamo in Lui sacrificio di salvezza.

Si compie il mistero di morte: La morte in Croce del Figlio di Dio è il sommo dell’amore, è quell’amore oltre lo stesso amore trinitario. Dio, essendo di natura divina, non può morire per le sue creature. Il suo sarebbe un amore, potremmo dire, finito. Lui infinito avrebbe amato di un amore finito. Invece con l’Incarnazione assume la natura umana, da vero Figlio di Dio, muore, dona la vita per la sua creatura, porta l’amore di Dio nell’infinito. Nell’Eucaristia la morte del Figlio di Dio è data personalmente, tutta, più volte, ripetutamente all’uomo perché anche lui a poco a poco impari ad amare oltre ogni limite. Qualcuno potrebbe abiettare: ma ogni uomo potrebbe morire per ogni altro uomo. La sua però sarebbe una morte da uomo. Sarebbe una morte incapace di produrre salvezza. Con l’Eucaristia, Gesù ci fa dono della sua morte, perché ognuno che riceve l’Eucaristia possa compiere nel suo corpo la sua stessa morte, perché muoia come corpo di Cristo, vero corpo di Cristo. Morendo come vero corpo di Cristo, porta salvezza, genera redenzione. Ogni giorno muore come corpo di Cristo e ogni giorno muore operando redenzione e salvezza. È nell’Eucaristia che il mistero della morte di Gesù si compie, si realizza, raggiunge il sommo della sua potenza. Anche nel corpo di Cristo opera la morte attraverso la presenza in Lui della morte di Cristo. Cosa è allora il cristiano che si accosta all’Eucaristia? È persona, nella quale abita corporalmente tutta la pienezza della morte di Cristo, perché, come corpo di Cristo, doni la vita, si faccia donare da Dio come sacrificio, come corpo di salvezza, redenzione, pace.

Voglio infatti che sappiate quale dura lotta devo sostenere per voi, per quelli di Laodicèa e per tutti quelli che non mi hanno mai visto di persona, perché i loro cuori vengano consolati. E così, intimamente uniti nell’amore, essi siano arricchiti di una piena intelligenza per conoscere il mistero di Dio, che è Cristo: in lui sono nascosti tutti i tesori della sapienza e della conoscenza. Dico questo perché nessuno vi inganni con argomenti seducenti: infatti, anche se sono lontano con il corpo, sono però tra voi con lo spirito e gioisco vedendo la vostra condotta ordinata e la saldezza della vostra fede in Cristo. Come dunque avete accolto Cristo Gesù, il Signore, in lui camminate, radicati e costruiti su di lui, saldi nella fede come vi è stato insegnato, sovrabbondando nel rendimento di grazie. Fate attenzione che nessuno faccia di voi sua preda con la filosofia e con vuoti raggiri ispirati alla tradizione umana, secondo gli elementi del mondo e non secondo Cristo.

È in lui che abita corporalmente tutta la pienezza della divinità, e voi partecipate della pienezza di lui, che è il capo di ogni Principato e di ogni Potenza. In lui voi siete stati anche circoncisi non mediante una circoncisione fatta da mano d’uomo con la spogliazione del corpo di carne, ma con la circoncisione di Cristo: con lui sepolti nel battesimo, con lui siete anche risorti mediante la fede nella potenza di Dio, che lo ha risuscitato dai morti. Con lui Dio ha dato vita anche a voi, che eravate morti a causa delle colpe e della non circoncisione della vostra carne, perdonandoci tutte le colpe e annullando il documento scritto contro di noi che, con le prescrizioni, ci era contrario: lo ha tolto di mezzo inchiodandolo alla croce. Avendo privato della loro forza i Principati e le Potenze, ne ha fatto pubblico spettacolo, trionfando su di loro in Cristo (Col 2,1-15).

Si compie il mistero della risurrezione: Senza l’Eucaristia il mistero della gloriosa risurrezione sarebbe stato solo di Cristo Gesù. Nell’ultimo giorno sarebbe stato anche nostro, se trovati dal Padre nella sua verità e nella sua grazia. Invece ora tutta la luce, la gloria, la nuova creazione che è del corpo di Cristo, attraverso il mistero dell’Eucaristia, viene dato ad ogni suo discepolo, perché anche il suo corpo, nel quale il corpo glorioso dell’Eucaristia viene inserito come vero lievito, renda fin da oggi il corpo del cristiano vero corpo di luce. Se Mosè a contatto con il Signore sul monte ha ricevuto un viso di luce, simile ad un piccolo sole, il cristiano che si nutre del corpo di Luce del Figlio dell’Altissimo, deve trasformarsi in vera luce. Questo Gesù dice ai suoi discepoli: “Voi siete la luce del mondo”. Non solo luce spirituale, ma anche luce fisica, luce visibile. Questo è il grande frutto dell’Eucaristia. Il corpo del risorto è dato ad ogni uomo come lievito di vera illuminazione e trasformazione in luce del suo stesso corpo. Per l’Eucaristia il cristiano nel suo corpo può divenire vera luce del mondo. Luce fisica, corporea e non solo spirituale. Luce visibile e non solo luce invisibile. Potenza dell’Eucaristia!

Si compie il mistero della redenzione: La redenzione sarebbe una piccola verità se fosse considerata come una liberazione per un rimanere nella vecchia natura. Sarebbe ben poca cosa, se fosse pensata anche come dono di grazia e di verità. Sarebbe anche di valore non pieno se vista solo come partecipazione della divina natura. Con l’Eucaristia la redenzione si riveste di una verità nuova. Il riscatto che Gesù dona è se stesso e questo riscatto è dato all’uomo sotto forma di Eucaristia. L’uomo che è nella disgregazione di se stesso, nella perdita di se stesso, nella morte di se stesso, riceve la redenzione come Eucaristia, cioè come principio interiore, principio intrinseco di nuova rigenerazione. Attraverso l’Eucaristia Dio entra ne cuore, nell’anima, nella volontà, nel corpo dell’uomo è lo riscatta da se stesso, lo libera dalla sua schiavitù, lo libera e lo riscatta attraverso la rigenerazione, la ricomposizione, la nuova creazione di tutto il suo essere. Lo riscatta e lo rigenera divinizzandolo nella sua stessa natura. Ecco perché l’Eucaristia è il vero compimento della redenzione. Essa crea il nuovo assoluto. Prende l’uomo dissolto e dal di dentro lo libera. Lo libera dalla sua corruzione. Lo trae fuori dalla sua disgregazione. Lo redime, lo riscatta dalla schiavitù di sé stesso. Ne fa un vero corpo di Cristo nel quale abita corporalmente la pienezza della divinità. È questo il vero significato di redenzione. L’espiazione vicaria è solo la parte iniziale.

Si compie il mistero della Chiesa: Senza l’Eucaristia, anche se abbiamo il corpo di Cristo, le cellule che lo compongono sarebbe le une accanto alle altre, le une per le altre, mai però le une alimento divino ed umano delle altre. Con l’Eucaristia il mistero della Chiesa, creato nel Battesimo, riceve il suo vero compimento. Attraverso l’Eucaristia ogni cellula si nutre di tutte le altre cellule, le fa sue, le ingloba, diventano la sua stessa vita. È come se tutto il corpo della Chiesa si trasformasse in una sola cellula, nella quale vive tutto il mistero del corpo di Cristo. Questa è la stupenda, mirabile novità che crea l’Eucaristia. In essa e per essa tutto il corpo della Chiesa viene da me assunto, fatto mio corpo personale, particolare. Per l’Eucaristia tutto il mistero della Chiesa trova in ogni discepolo di Gesù il suo vero compimento. Chi riceve l’Eucaristia deve trasformare ogni suo pensiero sulla Chiesa. Lui ha fatto ogni suo fratello, suo proprio corpo, corpo che è tutto nella sua unica e sola cellula. Lui diviene così il corpo di Cristo, il Corpo della Chiesa, tutto il corpo di Cristo, tutto il corpo della Chiesa. È il corpo dal quale deve scaturire la salvezza per tutto il corpo e per tutta l’umanità. È il corpo che è chiamato a perpetuare l’immolazione di Gesù fino alla fine dei tempi per la redenzione del mondo. Da cellula del corpo di Cristo, per l’Eucaristia diviene cellula che ha fatto suo tutto il corpo di Cristo, la sua Chiesa, perché in Lui, come nel corpo di Cristo, l’intera Chiesa venga portata sul Golgota, sempre nel suo corpo, per la sua immolazione a favore dell’umanità e di se stessa. Questo è il mistero della Chiesa che riceve pienezza attraverso l’Eucaristia.

Si compie il mistero della vita eterna: Dio è vita eterna. Si può dare all’uomo come grazia, verità, giustizia, pietà, compassione, in modo sempre spirituale. Dio però rimane Dio e l’uomo rimane uomo. Nell’Eucaristia, invece, Dio, vera vita eterna, attraverso il corpo di Cristo, nel quale abita corporalmente tutta la pienezza della sua vita eterna, corporalmente si dona all’uomo perché anche lui venga trasformato in vita eterna, perché come Cristo, sia dono di vita eterna per ogni altro uomo. Con l’Eucaristia, ciò che è detto di Dio e di Gesù deve essere detto anche di ogni cristiano: “E la testimonianza è questa: Dio ci ha dato la vita eterna e questa vita è nel suo Figlio (1Gv 5,11). Questo vi ho scritto perché sappiate che possedete la vita eterna, voi che credete nel nome del Figlio di Dio (1Gv 5,13). Sappiamo anche che il Figlio di Dio è venuto e ci ha dato l’intelligenza per conoscere il vero Dio. E noi siamo nel vero Dio e nel Figlio suo Gesù Cristo: egli è il vero Dio e la vita eterna (Gv 5,20). Ecco la sorprendente novità: “Dio è la vita eterna è questa vita è nel cristiano”. È il cristiano che ogni giorno si lascia trasformare in vita eterna dall’Eucaristia con la quale si nutre. Se la vita eterna è il cristiano, è inutile cercarla nel cielo. Ora è sua responsabilità diffonderla nel mondo. È lui che ogni giorno deve farsi olocausto, sacrificio di comunione, perché entri in possesso della vita eterna attraverso la conversione, la fede, l’accoglienza di Cristo, vita eterna. Ma tutto questo avviene attraverso il suo corpo.

MISTERO DEL COMPIMENTO DEL MISTERO DI DIO.

Anche il mistero di Dio si compie nell’Eucaristia. Il mistero di Dio è di unità e trinità. È mistero dell’amore del Padre, mistero della grazia del Figlio, mistero della comunione dello spirito Santo, mistero di creazione, di immagine e di somiglianza. Esso è un mistero infinito. Ebbene, nell’Eucaristia ogni mistero si compie. Possiamo dire che l’Eucaristia è il mistero che porta a perfezione, compimento, oltre quale è impossibile pervenire, ogni mistero di Dio e dell’uomo. Così l’Eucaristia deve essere creduta, contemplata, adorata, celebrata, ricevuta. In essa Dio si compie per dare compimento ad ogni uomo. Senza l’Eucaristia, avremmo un Dio incompiuto. Avremmo un Dio perfetto in se stesso, incapace però di comunicarsi tutto agli altri. Avremmo un Dio eterno, onnipotente, santo, giusto, perfettissimo, atto puro, però per se stesso. Nell’Eucaristia diviene e si fa tutto Dio per noi, Dio in noi, Dio che vuole essere da noi per raggiungere ogni altro. L’Eucaristia rivela di Dio un mistero sempre nuovo.

Si compie il mistero dell’amore del Padre: Dio è amore, carità. Questa la sua essenza. È carità in sé. È amore per sé. Nell’Eucaristia, attraverso il corpo di Cristo, è amore, è carità che diviene e si fa carne umana, come carne umana si è fatto Cristo Gesù, perché dalla carne umana, trasformata in amore, possa continuare ad amare ogni uomo. Per questa ragione nell’Eucaristia si compie il mistero di Dio Padre. In essa Lui si lascia mangiare per trasformare ogni carne in amore, carità. Attraverso l’Eucaristia lui diviene amore nella carne, perché dalla carne, oggi e sempre possa amare ogni uomo. Attraverso l’Eucaristia Dio è amore che si trasforma, diviene carne, perché attraverso questa carne, data in dono, oggi lui possa redimere, salvare, giustificare, dare ad ogni uomo la sua verità. L’Eucaristia fa del cristiano l’amore visibile del Padre. È la sua stessa carne questo amore visibile. Come Dio nella sua natura è amore, così il cristiano per mezzo dell’Eucaristia è questa natura di amore, che sa produrre solo amore purissimo, sa manifestare solo l’amore purissimo nel Padre, che vive tutto nella sua natura, che è stata trasformata in amore del Padre. Questa è la forza dell’Eucaristia: costituire ogni carne purissimo amore del Padre, perché il Padre oggi possa amare attraverso il dono al mondo di questa carne.

Si compie il mistero della comunione dello Spirito Santo: Lo Spirito Santo è comunione eterna tra il Padre e il Figlio, tra il Padre e il Figlio e l’intero genere umano, l’intera creazione. Nulla avviene in Dio e nella creazione, nell’umanità senza la comunione dello Spirito Santo. Nell’Eucaristia lo Spirito Santo si dona a noi in cibo. Trasforma la nostra natura, da natura disgregata, in natura armoniosa, ricompattandola, ricomponendola, donando ogni elemento all’altro, facendolo vivere tutti in perfettissima comunione: anima, corpo, spirito, ogni facoltà, ogni elemento tra i molteplici che compongono l’uomo. Egli mette in comunione ogni cellula dell’anima, dello spirito, del corpo. Ricomposto l’uomo e messo in comunione con se stesso, lo mette in comunione perfetta con il mistero del Dio uno e trino e con il mistero della stessa umanità e dell’intera creazione. La sua è comunione di verità e di amore. Senza l’Eucaristia, lo Spirito Santo nella sua comunione non sarebbe una cosa sola con la nostra anima, il nostro spirito, il nostro corpo. Per mezzo di essa invece, Lui diviene l’Anima della nostra anima, lo Spirito del nostro spirito, la Verità e la Carità del nostro corpo. Attraverso l’Eucaristia lo Spirito Santo fa l’uomo comunione come Lui è comunione. La comunione è la sua stessa natura. È la sua stessa vita. Come il peccato lo aveva reso disgregato e operatore di disgregazione, Eucaristia lo rende comunione di Spirito Santo e operatore di comunione di Spirito Santo. Attraverso l’Eucaristia lo Spirito Santo diviene, si fa vera comunione dall’uomo, non fuori di esso, dall’interno e non dall’esterno. L’uomo diviene la comunione dello Spirito Santo. Vero operatore di comunione con Dio, con i fratelli, con l’intera creazione.

Si compie il mistero della creazione: L’Eucaristia è la creazione di Dio elevata al sommo della sua perfezione. La materia è trasformata in spirito, in luce, luce e spirito immortali. Per essa la creazione riceve il sommo della sua glorificazione. L’Eucaristia ci è data perché anche nel nostro corpo si inizi questo processo di trasformazione della nostra natura, da natura animale, carnale, materiale, empia, idolatra, disonesta, peccatrice, cominci a poco a poco a divenire natura spirituale, capace di adorare Dio in spirito e verità, pronta a servire l’umanità non più secondo la carne, ma secondo lo spirito, la luce. Non si tratta allora si osservare qualche norma morale, qualche precetto della legge. Si tratta invece di manifestare la nuova natura di luce e di spirito. Questa natura va manifestata, rivelata in tutta la bellezza del frutto che l’Eucaristia produce in essa. Guai a pensare il cristiano come un osservatore di leggi. Può osservare tutte le leggi e rimanere ancorato alla sua vecchia natura. Invece il cristiano è persona dalla natura nuova. Lui parla dal suo corpo, dalla sua vita, dalla sua luce, dalla sua carne spirituale. Altrimenti anche per lui vale legge secondo la quale il corpo di peccato non può osservare la legge che è del corpo spirituale. Questa verità deve essere certezza assoluta nel suo cuore. Riceve l’Eucaristia, trasforma il suo corpo di carne in corpo spirituale, può osservare la legge dello Spirito, può camminare secondo lo Spirito. Se l’Eucaristia è ricevuta male, l’uomo militerà sempre nel suo corpo di carne, di peccato, osserverà la legge del peccato, mai vivrà secondo lo Spirito, perché non si è lasciato trasformare in essere spirituale.

Ecco, io vi annuncio un mistero: noi tutti non moriremo, ma tutti saremo trasformati, in un istante, in un batter d’occhio, al suono dell’ultima tromba. Essa infatti suonerà e i morti risorgeranno incorruttibili e noi saremo trasformati. È necessario infatti che questo corpo corruttibile si vesta d’incorruttibilità e questo corpo mortale si vesta d’immortalità. Quando poi questo corpo corruttibile si sarà vestito d’incorruttibilità e questo corpo mortale d’immortalità, si compirà la parola della Scrittura:

La morte è stata inghiottita nella vittoria. Dov’è, o morte, la tua vittoria? Dov’è, o morte, il tuo pungiglione? Il pungiglione della morte è il peccato e la forza del peccato è la Legge. Siano rese grazie a Dio, che ci dà la vittoria per mezzo del Signore nostro Gesù Cristo! Perciò, fratelli miei carissimi, rimanete saldi e irremovibili, progredendo sempre più nell’opera del Signore, sapendo che la vostra fatica non è vana nel Signore (1Cor 15,51-58).

Si compie il mistero della vera immagine e della vera somiglianza: Dio è luce, spirito, vita eterna, santità, verità, misericordia, compassione, pietà, dono eterno. Nell’Eucaristia, attraverso la perfetta conformazione dell’uomo a Cristo, che è la purissima immagine del Padre, l’uomo acquisisce la sua vera identità, raggiunge la pienezza del suo essere. Diviene ad immagine e a somiglianza del suo Dio. Dio è luce. L’uomo diviene luce. Dio è spirito. L’uomo diviene essere spirituale. Dio è vita eterna. L’uomo si fa vita eterna. Dio è santità, verità, misericordia, compassione, pietà, dono eterno. L’uomo, conformandosi a Cristo, trasformandosi in Lui, attraverso l’Eucaristia, diviene ad immagine purissima del suo Dio, diviene presenza vera, testimonianza autentica della divina essenza. Senza l’Eucaristia questo processo verso l’acquisizione della divina immagine e somiglianza non si compie e l’uomo rimane incompleto, non realizza la sua vocazione di natura: essere, sulla terra, vera, perfetta immagine del suo Creatore e Signore. Tutti coloro che vivono vanamente, malamente, sacrilegamente l’Eucaristia, rimangono esseri terribilmente incompleti. Attraverso essi non si manifesta il Signore. Si rivela invece tutta la potenza disgregatrice del peccato e della morte.

Si compie il mistero del ritorno della creazione in Dio: Attraverso l’Eucaristia, la creazione che è uscita dalla Parola Onnipotente di Dio, compie un vero processo di ritorno in Dio. La creazione è già tornata in Dio attraverso l’Incarnazione. Dio e l’uomo in Cristo non sono due realtà separate. Dio e l’uomo sono una cosa sola nel Figlio Unigenito del Padre. La natura umana è corpo di Dio, corpo del Figlio dell’Altissimo. In questo corpo santo, per questo corpo santo, ogni altro corpo deve ritornare in Dio. Attraverso questo corpo santissimo che è l’Eucaristia il corpo del cristiano, la sua materia e per mezzo del corpo anche lo spirito e l’anima ritornano in Dio. L’Eucaristia ci trasforma in corpo di Cristo, nel corpo di Cristo facciamo ritorno in Dio. Per la parola onnipotente siamo da Dio, per la potente forza dell’Eucaristia siamo in Dio, diveniamo con Lui una sola vita. Nulla avviene senza il Corpo di Cristo trasformato in Eucaristia per noi. È questa la grande missione del cristiano: attraverso il suo corpo, che si trasforma, che diviene corpo di Cristo, lui deve portare tutta la creazione in Dio, nel suo Signore. Divenendo Lui corpo di Cristo, nel corpo di Cristo, la creazione in lui diviene anch’essa corpo di Cristo, nel corpo di Cristo. È questa una missione altissima che solo il cristiano potrà compiere. La compie se si lascia trasformare dall’Eucaristia in corpo santo, spirituale, puro di Gesù Signore.

Si compie il mistero dell’abitazione di Dio nell’uomo e dell’uomo in Dio: Attraverso l’Eucaristia Dio e l’uomo divengono casa l’uno dell’altro. Ricevendo l’Eucaristia, il nostro corpo si trasforma in corpo di Cristo e anche in esso abita corporalmente tutta la pienezza della divinità. Diveniamo purissimo tempio, santissima casa del nostro Dio. Chi cerca il Signore è in questa casa che dovrà cercarlo. Non vi sono altre case sulla terra in cui il Signore abita di una presenza viva e visibile. Nel tabernacolo, nei sacramenti è presente di una presenza viva, ma invisibile. Nel cristiano, che si trasforma in corpo di Cristo, abita di una presenza viva, visibile, operatrice di grazia e di verità. Chi vede il cristiano vede Dio. Questo è il grande frutto di essa. Ma si compie anche l’altro grande mistero. Dio diviene perfetta abitazione del discepolo di Gesù. attraverso l’Eucaristia che ci trasforma in corpo di Cristo, il discepolo di Gesù abita tutto in Cristo, se abita in Cristo abita nel Padre e nello Spirito Santo, dimora nella loro luce, nella loro verità, nel loro amore, per trasformarsi in luce, verità, amore. È in questo duplice abitazione o dimora che si compie l’essere dell’uomo e di Dio. Abitando nell’uomo, Dio “si fa” uomo in lui e attraverso di lui opera, secondo perfezione di amore e di verità, come in Cristo Gesù. Abitando l’uomo in Dio,. “si fa” dio e manifesta al mondo tutta la ricchezza di questa sua nuova vera essenza. Senza Eucaristia questo mai potrà avvenire. È l’Eucaristia questa duplice dimora: Il Dio che dimora tutto in Cristo, il Cristo dimora tutto in Dio nella comunione dello Spirito Santo, per l’Eucaristia Padre, Figlio Incarnato, Spirito Santo dimorano nel cristiano, corpo di Cristo, e il Cristo, corpo di Cristo, dimora in Loro.

MISTERO DI ETERNITÀ E DI TEMPO, DI CIELO E DI TERRA.

Nell’Eucaristia eternità e tempo di congiungono, cielo e terra perdono le distanze, Dio e l’uomo si “coabitano”. Attraverso l’Eucaristia il tempo si fa eternità e l’eternità tempo, il Cielo diviene terra e la terra cielo. L’Eucaristia opera lo stravolgimento dell’esistente divino ed umano, materiale e spirituale, del tempo e dell’eternità, per dare a tutti una nuova modalità di essere e di operare. Se Dio acquisisce attraverso l’Eucaristia una nuova modalità di essere, se attraverso di essa rivela la sua potenza di amore mai manifestata prima, neanche nella creazione o nelle opere precedentemente da Lui realizzate per la salvezza dell’uomo, se con l’Eucaristia tutto si rivoluzione in Lui, è giusto che ci si chieda perché essa nulla rivoluziona in noi. È una domanda che ci obbliga tutti. Se in Dio essa ricongiunge cielo e terra, tempo ed eternità, perché lascia l’uomo terribilmente legato al tempo e non lo eleva già dal suo corpo nell’eternità divina? Questa domanda non può rimanere senza risposta.

L’Eucaristia è mistero di eternità: Dio è eternità, è vita senza principio e senza fine. Vita che mai è iniziata e mai finirà. L’Eucaristia ci è data per ricolmarci della stessa eternità di Dio. Ci viene elargita perché la nostra vita diventi tutta vita eterna, vita della stessa vita di Dio, vita piena di Dio. Vita che mai si interrompe, mai viene meno, mai diminuisce, mai rallenta il suo percorso. L’Eucaristia conferisce all’uomo la stessa eternità del suo Dio. Con essa la nostra eternità inizia già nel tempo. Viviamo dall’eternità di Dio, vediamo le cose dalla sua eternità, ce ne serviamo solo per quanto esse necessitino alla nostra eternità. Tutta la vita cambia se vissuta, impostata, programmata dall’eternità di Dio. L’Eucaristia ci fa uscire dall’effimero, dal contingente, dal provvisorio. Tutto: povertà, sofferenza, solitudine, dolore, passione, croce, vissuti dall’eternità di Dio acquisiscono un nuovo significato. Esse diventano via verso la pienezza dell’eternità, ma anche segno dell’eternità che già vive nel nostro cuore. Se non ci trasformiamo in eternità attraverso l’Eucaristia non è facile vivere secondo questa dimensione, la carne terribilmente ci dominerà, si schiavizzerà, ci farà vivere solo il momento ma dalla nostra stoltezza, insipienza, empietà. L’Eucaristia opera il vero stravolgimento della nostra vita. Tutto essa ci fa vivere da se stessa ed essa è mistero di eternità. Mistero tremendo, vero, affascinante.

L’Eucaristia è mistero di tempo: L’Eucaristia scende nel tempo, si fa tempo, per redimere il tempo. Cosa significa che l’Eucaristia si fa tempo per redimere il tempo? Significa che essa viene per dare la verità, la carità, la santità al tempo. Dona la verità al tempo mostrando e rivelando la sua brevità. Il tempo è breve, è un nulla, un niente. Sciupare la vita in questo niente è vera stoltezza ed insipienza. Arricchire, essere disonesti solo per un istante, è mancanza della scienza del tempo. L’Eucaristia, nel suo stesso pane azzimo che si usa, ci rivela la fretta che si ha di uscire dal tempo per entrare nell’eternità. Appunto perché il tempo è breve, esso non va sciupato. Ecco allora l’altro grande mistero che ci rivela l’Eucaristia del tempo. Essa ci è data per riempire il tempo di carità, amore, misericordia. È questo fine essenziale dell’Eucaristia. Se quanti la ricevono non riempiono il tempo di carità, amore, misericordia, costoro non hanno compreso nulla dell’Eucaristia. La vivono come un pane ordinario. Nulla di più. La ricevono accostandosi ad essa come ad un rito inerte, vuoto, privo di qualsiasi contenuto. L’Eucaristia cos’è? É la pienezza della vita di Cristo, in ogni sua parte, in ogni suo mistero, trasformata in purissima carità. Trasformando il tempo in carità, il tempo si trasforma per noi in santità, cioè in vita eterna. L’Eucaristia che è mistero di via eterna entra nel nostro tempo per trasformarlo in santità, cioè in vita eterna.

«Ecco la tenda di Dio con gli uomini! Egli abiterà con loro ed essi saranno suoi popoli ed egli sarà il Dio con loro, il loro Dio. E asciugherà ogni lacrima dai loro occhi e non vi sarà più la morte né lutto né lamento né affanno, perché le cose di prima sono passate» (Ap 21,3-4). «Ecco, sono compiute! Io sono l’Alfa e l’Omèga, il Principio e la Fine. A colui che ha sete io darò gratuitamente da bere alla fonte dell’acqua della vita. Chi sarà vincitore erediterà questi beni; io sarò suo Dio ed egli sarà mio figlio (Ap 21,5-7).

In essa non vidi alcun tempio: il Signore Dio, l’Onnipotente, e l’Agnello sono il suo tempio. La città non ha bisogno della luce del sole, né della luce della luna: la gloria di Dio la illumina e la sua lampada è l’Agnello. Le nazioni cammineranno alla sua luce, e i re della terra a lei porteranno il loro splendore. Le sue porte non si chiuderanno mai durante il giorno, perché non vi sarà più notte. E porteranno a lei la gloria e l’onore delle nazioni. Non entrerà in essa nulla d’impuro, né chi commette orrori o falsità, ma solo quelli che sono scritti nel libro della vita dell’Agnello (Ap 21,22-27). E non vi sarà più maledizione. Nella città vi sarà il trono di Dio e dell’Agnello: i suoi servi lo adoreranno; vedranno il suo volto e porteranno il suo nome sulla fronte. Non vi sarà più notte, e non avranno più bisogno di luce di lampada né di luce di sole, perché il Signore Dio li illuminerà. E regneranno nei secoli dei secoli (Ap 22,3-5).

L’Eucaristia è mistero del Cielo: Essa è mistero del Cielo perché è vita divina dentro di noi. In essa è contenuto tutto l’amore di Dio, non però quello eterno, divino, immacolato, che è la stessa natura di Dio, nel suo mistero di unità, di trinità, di purissima comunione, di dono eterno che le tre Persone sempre si donano in una pericoresi eterna. Non è questo l’amore e non è questo il dono che è contenuto nell’Eucaristia. In essa è contenuto tutto il Padre, tutto il Figlio, tutto lo Spirito Santo che nel Corpo del Verbo Eterno hanno manifestato tutta la loro potenza di amore nel mistero dell’Incarnazione, Passione, Morte, Risurrezione. Nell’Eucaristia vi è l’amore crocifisso del Padre, l’obbedienza che si fa olocausto di Cristo Gesù, la comunione dello Spirito Santo che ha condotto Gesù sulla croce, che vengono date a noi come frutto di gloria nel corpo vivo, di luce che è di Gesù Signore. Ci vengono dati questi doni preziosi perché noi possiamo compiere nella nostra vita lo stesso mistero di Gesù Signore che ora è del suo corpo, della sua Chiesa, ed in questo corpo, di ogni sua cellula, ogni suo membro, ogni sua più piccola parte. L’Eucaristia è la vittoria dell’amore del Padre che supera la croce, la vittoria dell’obbedienza di Cristo lavata con il suo sangue, la comunione dello Spirito Santo effusa da un corpo trafitto, umiliato, annientato, squarciato perché chiunque si accosta ad essa possa ottenere la stessa vittoria su tutto il male che vi è nel mondo. Chi si accosta all’Eucaristia non elimina il male del mondo. L’Eucaristia non è data per questa finalità. È data perché nessuno mai cada dall’amore del Padre. Questo ancora dovrà essere crocifisso nel suo corpo per essere vero. Non venga meno dall’obbedienza di Gesù Signore. Questa obbedienza sempre dovrà essere lavata nel suo sangue. Non perda la comunione dello Spirito Santo. Questa comunione sempre dovrà sgorgare dal suo costato squarciato dalla potenza del male che è nel mondo. Questa finalità racchiude questo mistero dell’Eucaristia, vero mistero del cielo.

L’Eucaristia è mistero della terra: L’Eucaristia è però vero mistero della terra. Il corpo glorioso che ci viene dato è quello assunto dal seno purissimo della Vergine Maria. È quel corpo nel quale il diavolo mai ha potuto entrare. È quel corpo che si spogliato di tutto di sé per essere interamente corpo del Padre. È quel corpo dal quale il Padre parlava per ammaestrare, guariva per manifestare tutta la sua divina misericordia, illuminava i cuori per aprirli ad una speranza vera. È quel corpo sempre contrariato, disprezzato da farisei, scribi, capi del popolo, sommi sacerdoti, perché ritenuto diverso dal loro. Il suo era corpo santissimo, il loro corpo invece era immerso nel peccato e nella trasgressione. È quel corpo che per vincere la tentazione di farsi secondo la propria volontà sudò sangue nell’orto del Getsemani. È quel corpo catturato, giudicato, ingiustamente condannato, flagellato, deriso, spogliato, crocifisso, abbeverato di mirra, schernito ed umiliato fino all’esalazione dell’ultimo respiro. Questo corpo distrutto dal male del mondo ci viene dato trasformato in gloria, perché chi lo riceve, si disponga a fare il suo stesso percorso, in modo che Dio possa sempre agire da lui per operare la sua salvezza. Il compimento dell’opera di Dio in lui avverrà quando questo suo corpo, quale vero corpo di Gesù, verrà anch’esso immolato, cruentemente o incruentemente, e offerto a Dio in sacrificio di comunione e in olocausto di espiazione. Questo corpo ci viene dato nell’Eucaristia. Per questo l’Eucaristia è vero mistero della terra.

CONCLUSIONE

Nell’Eucaristia, mistero nel quale si compie ogni mistero di Dio, di Cristo Gesù, dell’uomo, dell’intero universo, avviene qualcosa che indicibilmente grande, sempre per opera dello Spirito Santo.

Quando il Signore decide di creare il suo universo visibile e invisibile, angeli, uomini, animali, piante, terra, sole, luna, le vicine e lontane galassie, ogni altro corpo celeste, non esiste nessuna materia. Tutto avviene per la parola onnipotente e creatrice. Dio dice e le cose sono.

Nell’Eucaristia avviene qualcosa si ancora più grande, indicibile. Vi è il pane e il vino che sono materia esistente. Questa materia viene offerta al Signore, su di essa si invoca lo Spirito Santo, si chiede al Padre che lo mandi dal Cielo. Il ministro prende la materia nelle sue mani, dice anche lui la Parola proferita da Gesù Signore, è la materia non scompare, non ritorna nel suo nulla, viene trasformata nel corpo e nel sangue di Cristo. È il miracolo perenne che si compie nel mondo, miracolo invisibile e per questo mistero della fede. È come se tutta la creazione, nel sacramento venisse trasformata, in corpo e sangue di Cristo. Infatti nel pane e nel vino vi è tutto il sudore dell’uomo, pena per il suo peccato delle origine e di ogni altro peccato e ingiustizia. Vi è tutta la natura corrotta dalle mani dell’uomo che viene trasformata in corpo e sangue di Cristo. Questa materia ora viene nobilitata, elevata, glorificata. L’Eucaristia diviene così la realtà di quanto il Signore vorrà domani compiere in Cristo, con Cristo, in Cristo, quando verrà per fare i cieli nuovi e la terra nuova. Di questa realtà nuova troviamo accenni in Paolo, nei suoi inni cristologici.

È lui che ci ha liberati dal potere delle tenebre e ci ha trasferiti nel regno del Figlio del suo amore, per mezzo del quale abbiamo la redenzione, il perdono dei peccati. Egli è immagine del Dio invisibile, primogenito di tutta la creazione, perché in lui furono create tutte le cose nei cieli e sulla terra, quelle visibili e quelle invisibili: Troni, Dominazioni, Principati e Potenze. Tutte le cose sono state create per mezzo di lui e in vista di lui. Egli è prima di tutte le cose e tutte in lui sussistono. Egli è anche il capo del corpo, della Chiesa. Egli è principio, primogenito di quelli che risorgono dai morti, perché sia lui ad avere il primato su tutte le cose. È piaciuto infatti a Dio che abiti in lui tutta la pienezza e che per mezzo di lui e in vista di lui siano riconciliate tutte le cose, avendo pacificato con il sangue della sua croce sia le cose che stanno sulla terra, sia quelle che stanno nei cieli.

È lui che ci ha liberati dal potere delle tenebre e ci ha trasferiti nel regno del Figlio del suo amore, per mezzo del quale abbiamo la redenzione, il perdono dei peccati. Egli è immagine del Dio invisibile, primogenito di tutta la creazione, perché in lui furono create tutte le cose nei cieli e sulla terra, quelle visibili e quelle invisibili: Troni, Dominazioni, Principati e Potenze. Tutte le cose sono state create per mezzo di lui e in vista di lui. Egli è prima di tutte le cose e tutte in lui sussistono. Egli è anche il capo del corpo, della Chiesa. Egli è principio, primogenito di quelli che risorgono dai morti, perché sia lui ad avere il primato su tutte le cose. È piaciuto infatti a Dio che abiti in lui tutta la pienezza e che per mezzo di lui e in vista di lui siano riconciliate tutte le cose, avendo pacificato con il sangue della sua croce sia le cose che stanno sulla terra, sia quelle che stanno nei cieli.

Un tempo anche voi eravate stranieri e nemici, con la mente intenta alle opere cattive; ora egli vi ha riconciliati nel corpo della sua carne mediante la morte, per presentarvi santi, immacolati e irreprensibili dinanzi a lui; purché restiate fondati e fermi nella fede, irremovibili nella speranza del Vangelo che avete ascoltato, il quale è stato annunciato in tutta la creazione che è sotto il cielo, e del quale io, Paolo, sono diventato ministro.

Ora io sono lieto nelle sofferenze che sopporto per voi e do compimento a ciò che, dei patimenti di Cristo, manca nella mia carne, a favore del suo corpo che è la Chiesa. Di essa sono diventato ministro, secondo la missione affidatami da Dio verso di voi di portare a compimento la parola di Dio, il mistero nascosto da secoli e da generazioni, ma ora manifestato ai suoi santi. A loro Dio volle far conoscere la gloriosa ricchezza di questo mistero in mezzo alle genti: Cristo in voi, speranza della gloria. È lui infatti che noi annunciamo, ammonendo ogni uomo e istruendo ciascuno con ogni sapienza, per rendere ogni uomo perfetto in Cristo. Per questo mi affatico e lotto, con la forza che viene da lui e che agisce in me con potenza (Col 1,13-29).

Benedetto Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo, che ci ha benedetti con ogni benedizione spirituale nei cieli in Cristo. In lui ci ha scelti prima della creazione del mondo per essere santi e immacolati di fronte a lui nella carità, predestinandoci a essere per lui figli adottivi mediante Gesù Cristo, secondo il disegno d’amore della sua volontà, a lode dello splendore della sua grazia, di cui ci ha gratificati nel Figlio amato. In lui, mediante il suo sangue, abbiamo la redenzione, il perdono delle colpe, secondo la ricchezza della sua grazia. Egli l’ha riversata in abbondanza su di noi con ogni sapienza e intelligenza, facendoci conoscere il mistero della sua volontà, secondo la benevolenza che in lui si era proposto per il governo della pienezza dei tempi: ricondurre al Cristo, unico capo, tutte le cose, quelle nei cieli e quelle sulla terra.

In lui siamo stati fatti anche eredi, predestinati – secondo il progetto di colui che tutto opera secondo la sua volontà – a essere lode della sua gloria, noi, che già prima abbiamo sperato nel Cristo. In lui anche voi, dopo avere ascoltato la parola della verità, il Vangelo della vostra salvezza, e avere in esso creduto, avete ricevuto il sigillo dello Spirito Santo che era stato promesso, il quale è caparra della nostra eredità, in attesa della completa redenzione di coloro che Dio si è acquistato a lode della sua gloria

Perciò anch’io, avendo avuto notizia della vostra fede nel Signore Gesù e dell’amore che avete verso tutti i santi, continuamente rendo grazie per voi ricordandovi nelle mie preghiere, affinché il Dio del Signore nostro Gesù Cristo, il Padre della gloria, vi dia uno spirito di sapienza e di rivelazione per una profonda conoscenza di lui; illumini gli occhi del vostro cuore per farvi comprendere a quale speranza vi ha chiamati, quale tesoro di gloria racchiude la sua eredità fra i santi e qual è la straordinaria grandezza della sua potenza verso di noi, che crediamo, secondo l’efficacia della sua forza e del suo vigore.

Egli la manifestò in Cristo, quando lo risuscitò dai morti e lo fece sedere alla sua destra nei cieli, al di sopra di ogni Principato e Potenza, al di sopra di ogni Forza e Dominazione e di ogni nome che viene nominato non solo nel tempo presente ma anche in quello futuro. Tutto infatti egli ha messo sotto i suoi piedi e lo ha dato alla Chiesa come capo su tutte le cose: essa è il corpo di lui, la pienezza di colui che è il perfetto compimento di tutte le cose (Ef 1,3-23).

Il secondo miracolo è ancora più indicibile e più grande. Possiamo dire che è questo è il vero fine dell’Eucaristia. Il corpo di Cristo viene messo nel corpo disgregato dal peccato, perché la disgregazione venga in esso abolita, e per mezzo di esso e in esso tutta la creazione venga riportata dalla sua unità di origine. Per trasformare il pane e il vino in corpo di Cristo bastano le sole parole del ministro. Qui il solo corpo di Cristo non è sufficiente. Occorre che l’uomo vi metta tutta la sua fede in questo corpo, creda realmente che per mezzo di esso la disgregazione potrà essere vita, sarà vinta.

Come a Gesù Signore è stata richiesta ogni giorno la fede per far sì che tutto l’amore del Padre e la comunione dello Spirito Santo lavassero la sua obbedienza con il proprio sangue, così oggi la fede è necessaria al discepolo di Gesù. Il Corpo di Gesù, nel quale si compie ogni mistero di Dio, dell’uomo, della creazione gli è dato. Esso è il solo che può riportare l’uomo nella sua aggregazione e comunione perfetta con se stesso, con Dio, con il mondo – ed è questa la pace – occorre però che, come Cristo Gesù, voglia essere preso per mano e condotto sempre al Padre, in Cristo, percorrendo la via di una perfettissima obbedienza alla Parola di Gesù. L’Eucaristia è la forza. La parola è la via. Lo Spirito Santo la guida. Il Padre sempre da raggiungere. Nasce così il nuovo uomo capace di amare, capace di compiere lo stesso percorso che fu di Cristo Gesù: farsi pane di vita per ogni suo fratello, pane di Spirito Santo, pane di Acqua Viva, pane di sacrificio, pane capace di morire per l’altro, pane di lavoro, pane di ingegno, pane di scienza, pane di pensiero, pane di fabbrica, pane di fatica che avvilisce, pane di ogni servizio più umile, pane, come siamo noi questa sera, di luce per illuminare i cuori che sempre vi devono essere due Eucaristie: quella sacramentale e l’altra reale. Cristo e il Cristiano sacramento e realtà storica di Cristo devono essere una sola Eucaristia.

Vergine Maria, Madre della Redenzione, aiutaci a far nostro il mistero eucaristico di Cristo, per essere noi oggi la sua vivente Eucaristia. Angeli e Santi, elevateci vera Eucaristia per la salvezza del mondo.