Intervento di S.E. Mons. Ciliberti alla seconda giornata del secondo convegno

Intervento S.E. Mons. Antonio Ciliberti

(Catanzaro, Teatro Politeama, 14 marzo 2007)

Dopo quanto ha detto in maniera così incisiva e profonda Sua Eminenza il Cardinale, a me non resterebbe che tacere in una contemplazione attenta della ricchezza di quei valori che egli ha irradiato attraverso lo splendore della sua parola.
Intendo soltanto raccogliere i sentimenti che ci accomunano, in questo momento di grazia, per potere esprimere a lui, incommensurabile, la nostra comunitaria gratitudine. Stasera, infatti, egli ci ha fatto davvero uomini nuovi in Cristo.
Eminenza, questa platea è l’immagine autentica di questa ineffabile verità. Eccoli: sono uomini e donne nuove, fatti tali da Cristo Signore.
Qui, magari attraverso la mediazione dell’apostolato del Movimento Apostolico, sono riusciti, essi che erano in ricerca, a incontrare Gesù e, ora, sono illuminati dallo splendore del Suo Volto.
Sì, come Zaccheo, che magari irretiti nella povertà della ricchezza da cui erano condizionati, ma profondamente insoddisfatti per quella povertà della ricchezza, hanno avvertito insopprimibile un bisogno di andare al di fuori e al di sopra, in attesa di potere ammirare lo splendore della luce.
E, come per Zaccheo, Gesù va incontro a quell’uomo che avverte nella profondità del suo animo, insopprimibile, questo bisogno.
L’iniziativa parte da Lui. Quando Zaccheo sul Sicomoro ascoltò la voce di Gesù e incrociò lo splendore della luce di quegli occhi divini, avvertì, profonda, una consustanziazone nel cuore.
E quando il rapporto fu di personale relazione con lui, certo, quel Cristo che, misteriosamente ma veramente, era entrato nella sua vita, trasformò in maniera radicale la sua esistenza.
Io so bene che gli uomini, come diceva Pascal, citato da Sua Eminenza, che si sono messi alla ricerca e hanno incontrato il Signore, sono davvero uomini felici.
Stasera, nello splendore della luce dei vostri occhi, nella gioia della profondità della vostra anima, c’è questa beatitudine somma, personificata da Cristo vivo e presente nella povertà della vostra carne.
Questo bisogno, tuttavia, come fondamentale radice, (lo ha detto, in maniera eloquente, Sua Eminenza), è presente in ogni uomo, perché l’uomo ha, come ultima finalità, la ricerca e il conseguente possesso della beatitudine. Ma in che cosa consiste la beatitudine a cui l’uomo ha diritto?
I maestri della sapienza, nobilitata dalla rivelazione Cristiana, ribadiscono in maniera semplice che l’oggetto costitutivo della beatitudine somma, è qualcosa che nella sua semplicità abbia il sapore di assoluto e assoluto è ciò che, per essere, non ha bisogno di appoggiarsi ad altri.
Deve essere qualcosa di eterno, perché ciò che finisce nel tempo è la sua medesima finitudine, è motivo di perturbazione e, quindi, di insoddisfazione.
Cos’è sostanzialmente assoluto, cos’è l’eterno? Cos’è l’infinito? È semplicemente Lui, Dio, che non sta nelle altezze dei cieli, ma che è venuto incontro all’uomo. Basta spalancare l’anima e il cuore, andare incontro a Lui, perché in Cristo, Dio, fatto nostro fratello, l’uomo che aspira alla beatitudine, questa beatitudine la realizzi in pienezza.
Agostino, più volte citato, poteva dire nella verità: “Signore tu ci hai fatto per te, e il nostro cuore sarà sempre inquieto, fino a quando non riposerà in te”. Come è beato quell’uomo che può dire, come San Francesco, già citato, Dio Mio è il mio tutto, Egli è la vera porzione della nostra eredità.
Il Movimento Apostolico, nell’umiltà del suo servizio e della sua missione, ha innanzitutto ad intra, il compito di andare incontro al suo Signore per poterlo accogliere nelle esperienze esistenziali della sua vita di ogni giorno. E forte di questa ineffabile presenza, in Cristo deve attingere forte l’impegno della sua coerente missione nella storia che si concretizza nel rendere visibile il Signore attraverso la propria testimonianza.
Così operando davvero, saremo gli artefici della nuova civiltà, quella che tutti auspichiamo e fortemente vogliamo. Ma questi sentimenti di gratitudine profonda che, in maniera sintetica, come espressione dei sentimenti che sono nell’animo di ciascuno di noi nei confronti di Sua Eminenza il Cardinale, io voglio estenderli, doverosamente, a quanti hanno preparato questo Convegno estremamente interessante: alla Presidente del Movimento, a colei che, con cuore di madre, lo ha ispirato, all’Assistente nazionale, all’Assistente regionale, all’Assistente diocesano, a tutti i membri di questo Movimento, in un atteggiamento missionario nel quale ci si ritrova con unico scopo: quello di essere nella Chiesa, per annunziare Cristo l’unico Salvatore, ieri, oggi e sempre.
Perciò, come Vescovo di questa Chiesa, sento la gioia, ma anche il dovere, di esprimere al Movimento Apostolico la mia sentita gratitudine e l’augurio che, ogni giorno di più, fedele al suo carisma, possa accogliere il Cristo nel mistero della propria vita e irradiarlo nel mondo attraverso la propria testimonianza.
Il Movimento Apostolico è segno visibile della presenza dello Spirito di Dio che, in maniera particolarmente disponibile, ama la nostra Chiesa e dal suo seno ha fatto scaturire, con i suoi carismi, la ricchezza di questa associazione. I segni visibili della bontà di questo Movimento, io li trovo in maniera inequivocabile, carissimi fratelli e sorelle, non solo nella vostra presenza, ma soprattutto nella vostra identità cristiana.
“Pusillus grex” (piccolo gregge) che sta crescendo ogni giorno di più, per essere sale, lievito, fermento, luce.
Ma consentitemi che, questa sera, io possa sottolineare un dato che per me è irrefutabile nella semplicità della sua evidenza: è la presenza di molte vocazioni che hanno fatto esperienza nel Movimento e che stanno maturando la dimensione sacerdotale di totale consacrazione nel servizio dei fratelli per il Signore.
Io so bene che la vocazione è un dono, perché è una grazia attuale, e questo dono viene da Dio. Non è, certo, escogitazione o costruzione di immaginazione dell’uomo. Dio a chi offre i suoi doni? A coloro i quali sono disponibili ad accoglierli per farli fruttificare. Il dono è, tuttavia, sempre il segno della divina benevolenza e io chiamo tutti suoi figli, in maniera particolare coloro che sono pronti ad accettare questo dono.
La presenza, allora, di tante vocazioni che provengono dall’esperienza del Movimento, ma che non mai rivendicano di essere sacerdoti del Movimento, ma sacerdoti dell’unica Chiesa, disponibili all’obbedienza e alla collaborazione sincera, questo è il suggello della Verità che il Movimento non è opera dell’uomo, ma è opera dello Spirito di Dio.
Perciò, stasera, invito tutti voi a rendere gratitudine al Signore per averci così evidentemente beneficiato di questo incommensurabile dono che, con impegno, responsabilità e gioia costante, noi vorremmo fare fruttificare nell’unica Chiesa che è quella di Cristo Signore. Vi ringrazio.
Siamo, qui, ben disposti ad ascoltare le riflessioni di Sua Eccellenza su:
“Cristo Gesù vera speranza dell’uomo”