Io sono la porta delle pecore
Tra tutto ciò che è esiste fuori di Dio e Dio uno solo è il “punto” di contatto: Il Verbo Eterno, o il Figlio Unigenito del Padre, allo stesso modo che tra il Padre e il Figlio tutto si vive nella Comunione dello Spirito Santo. Su questa verità non ci sono discussioni. Il Verbo Eterno, ora Verbo Incarnato, Verbo che si è fatto carne nel seno della Vergine Maria, è il Mediatore unico nella creazione, nella redenzione, nella salvezza, nel dono della verità, della grazia, della luce, della vita eterna, della giustizia, della pace, nella partecipazione della natura divina, nella conduzione dell’uomo a Dio e di Dio all’uomo. Nulla avviene sulla terra e nei cieli se non per mezzo di Cristo, in Cristo, per Cristo, nella comunione dello Spirito Santo. Questa verità di Cristo è eterna, divina, umana, vale per la terra e per il cielo, per oggi e per domani, per ieri e per avantieri. Da questa verità la Chiesa, se vuole amare l’uomo e rispettarlo nella sua vocazione a divenire figlio adottivo del Padre ed erede della promessa, non deve cedere neanche di un milionesimo di millimetro. Questa è e questa deve rimanere in eterno. Questo è Cristo e così lo deve annunziare. Se non lo annunzia nelle sua verità, essa si rende responsabile di ogni persona che non giunge alla vera conoscenza di Cristo e vive nel peccato e in esso anche muore. La Chiesa non è da sé. È da Cristo per dire Cristo secondo verità, per dare Cristo secondo verità, per chiamare ogni uomo ad essere verità nella verità di Cristo.
Se questa è la verità di Cristo, la Chiesa non può dire che le religioni sono tutte vie di salvezza. Via di salvezza, quando Cristo non viene annunziato, è la coscienza attraverso la quale Dio rivela all’uomo ciò che è bene e ciò che è male. Ma noi sappiamo anche che la verità rivelata da Dio alla coscienza, può essere soffocata nell’ingiustizia. Ma neanche essa può dire che il Vangelo e gli altri libri sacri sono uguali. Se sono dichiarati uguali, il Vangelo non è più la verità della vera salvezza e neanche Cristo è più il solo nome nel quale è stabilito che possiamo essere salvati. Ogni affermazione comporta una conseguenza e ogni conseguenza è fatta di molteplici altre affermazioni che possono anche negare la verità della nostra fede. Questo non significa che il Vangelo deve essere imposto. Gesù mai ha pensato una simile cosa. Gesù è in tutto come Dio, perché Lui è Dio. Dio mise dinanzi all’uomo l’albero della conoscenza del bene e del male e l’albero della vita, avvisandolo che se avesse mangiato dell’albero della conoscenza, sarebbe morto. L’uomo non volle ascoltare. Ne paghiamo noi tutti le conseguenze del non ascolto. Oggi Dio ha posto dinanzi alla Chiesa il nuovo albero della vita che è Gesù Signore, comandando ai discepoli di gridare in tutto il mondo questo lieto annunzio. Non deve fare altro. Ad ogni uomo questo lieto annunzio va recato. L’altro sceglierà, se vuole, di passare nella vita o rimanere nella morte. Oggi invece è il cristiano che obbliga l’altro a rimanere nella morte. Questo è peccato gravissimo di omissione dalle pesantissime responsabilità eterne.
«In verità, in verità io vi dico: chi non entra nel recinto delle pecore dalla porta, ma vi sale da un’altra parte, è un ladro e un brigante. Chi invece entra dalla porta, è pastore delle pecore. Il guardiano gli apre e le pecore ascoltano la sua voce: egli chiama le sue pecore, ciascuna per nome, e le conduce fuori. E quando ha spinto fuori tutte le sue pecore, cammina davanti a esse, e le pecore lo seguono perché conoscono la sua voce. Un estraneo invece non lo seguiranno, ma fuggiranno via da lui, perché non conoscono la voce degli estranei». Gesù disse loro questa similitudine, ma essi non capirono di che cosa parlava loro. Allora Gesù disse loro di nuovo: «In verità, in verità io vi dico: io sono la porta delle pecore. Tutti coloro che sono venuti prima di me, sono ladri e briganti; ma le pecore non li hanno ascoltati. Io sono la porta: se uno entra attraverso di me, sarà salvato; entrerà e uscirà e troverà pascolo. Il ladro non viene se non per rubare, uccidere e distruggere; io sono venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza (Gv 10,1-10).
Penso che ogni pastore in Cristo sia obbligato ad attribuire a se stesso, alla sua persona queste parole di Cristo Gesù e sentirle proprio con lo stesso peso di responsabilità eterna sentito da Cristo Gesù. Per Gesù queste parole sono così pesanti, quanto è pesante la croce. Su questa parola Gesù si è lasciato crocifiggere per dare la vita alle sue pecore e darla in abbondanza. Per queste parole ogni pastore in Cristo deve anche lui lasciarsi crocifiggere per dare in Cristo vita in abbondanza a tutte le pecore che il Signore gli ha affidato o gli vorrà affidare perché le conduca ai pascoli della vita eterna. Questo significa che in Cristo, il pastore in Cristo, partecipa della stessa mediazione di Cristo. Significa che in Cristo oggi diviene Lui il “punto” di incontro di ogni “pecore” del gregge con il Padre celeste. Se lui fallisce nella mediazione, la pecora si sbanda o si consegna a ladri e briganti che ne divorano anima, spirito, corpo. Finché il pastore di Cristo in Cristo non prenderà coscienza di questa sua altissima verità – è investito della stessa verità di mediazione di Cristo in ordine alla salvezza e alla redenzione delle anime – mai ci potrà essere vera salvezza sulla terra. Queste parole non sono un nostro desiderio o una nostra fantasia – tanto per andare oggi controcorrente – sono le parole di Cristo Signore: “Come il Padre ha mandato me, io mando voi”. “Ciò che il Padre ha stabilito per me, io lo stabilisco per voi”. Se il pastore in Cristo non crede nella sua verità, muore la salvezza.
Vergine Maria, Angeli, Santi, fate che ogni pastore in Cristo creda e vive nella sua verità.