vangelo del giorno

Là sarà pianto e stridore di denti

30 AGOSTO (Mt 25,14-30)


La vita del presente dell’uomo e anche del suo futuro eterno è posta da Dio nelle mani di ogni singola persona. Un nostro gesto la conduce nella morte e un altro la porta nella prosperità, nel benessere, nell’abbondanza. Un nostro atto ci conduce alla guerra e un altro alla pace. Il Signore lo afferma con divina chiarezza: “Dinanzi a te pongo il fuoco e l’acqua, dove vuoi stendi la mano”. Il futuro è tutto nella nostra scienza, sapienza, intelligenza, discernimento, obbedienza alla Parola del Signore. Se questa verità viene dimenticata, il futuro sarà solo di miseria sia nel tempo che nell’eternità.

La vita è il primo talento che il Signore ha dato ad ogni uomo. Esso va fatto fruttificare con ogni sapienza, intelligenza, volontà nella fede, nella speranza, nella carità, avvalendoci delle quattro virtù cardinali: prudenza, giustizia, fortezza, temperanza. Se non viene portata a maturare ogni frutto di bene, nella purezza di una obbedienza totale alla volontà di Dio, essa non è adatta per il regno dei cieli. È una vita morta che andrà a finire nella morte eterna. Vita con vita. Morte con morte. Luce con luce. Tenebre con tenebre. Di ogni altro dono ricevuto il Signore vuole il frutto. Anche del più piccolo talento, più piccolo dono di grazia dobbiamo rendere il frutto a Dio.

Avverrà infatti come a un uomo che, partendo per un viaggio, chiamò i suoi servi e consegnò loro i suoi beni. A uno diede cinque talenti, a un altro due, a un altro uno, secondo le capacità di ciascuno; poi partì. Subito colui che aveva ricevuto cinque talenti andò a impiegarli, e ne guadagnò altri cinque. Così anche quello che ne aveva ricevuti due, ne guadagnò altri due. Colui invece che aveva ricevuto un solo talento, andò a fare una buca nel terreno e vi nascose il denaro del suo padrone. Dopo molto tempo il padrone di quei servi tornò e volle regolare i conti con loro. Si presentò colui che aveva ricevuto cinque talenti e ne portò altri cinque, dicendo: “Signore, mi hai consegnato cinque talenti; ecco, ne ho guadagnati altri cinque”. “Bene, servo buono e fedele – gli disse il suo padrone –, sei stato fedele nel poco, ti darò potere su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone”. Si presentò poi colui che aveva ricevuto due talenti e disse: “Signore, mi hai consegnato due talenti; ecco, ne ho guadagnati altri due”. “Bene, servo buono e fedele – gli disse il suo padrone –, sei stato fedele nel poco, ti darò potere su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone”. Si presentò infine anche colui che aveva ricevuto un solo talento e disse: “Signore, so che sei un uomo duro, che mieti dove non hai seminato e raccogli dove non hai sparso. Ho avuto paura e sono andato a nascondere il tuo talento sotto terra: ecco ciò che è tuo”. Il padrone gli rispose: “Servo malvagio e pigro, tu sapevi che mieto dove non ho seminato e raccolgo dove non ho sparso; avresti dovuto affidare il mio denaro ai banchieri e così, ritornando, avrei ritirato il mio con l’interesse. Toglietegli dunque il talento, e datelo a chi ha i dieci talenti. Perché a chiunque ha, verrà dato e sarà nell’abbondanza; ma a chi non ha, verrà tolto anche quello che ha. E il servo inutile gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti”.

Leggendo con sapienza di Spirito Santo quanto oggi il Signore ci rivela, dobbiamo denunciare un grave errore che oggi governa la nostra società. Tutti vogliono fare tutto. Tutti si pensano capaci di tutto. Ognuno invece deve rispettare la propria vita. Non può darle un peso che essa mai potrà sopportare. Non potrà mai perché carente del dono, del carisma necessario per riuscire nell’opera prefissata. Altro grave errore è l’abbandono di vitali settori per la vita di tutti in nome di una elevazione culturale che poi mai si compirà perché carenti di quella particolare attitudine per lo studio e l’immersione nelle materie scientifiche, filosofiche, o semplicemente classiche.

Urge un radicale cambiamento di mentalità. È necessaria una grande conversione alla propria verità, al proprio dono, alla propria grazia, al proprio talento. Come è privo di vita un talento sotterrato, così lo sarà anche un altro che è portato fuori della sua verità. Se avessimo l’umiltà di convertirci ognuno alla propria verità naturale e soprannaturale daremmo ad ogni uomo frutti di vera vita. La società oggi è in grande sofferenza e lo è a motivo della libertà che ognuno si prende di concepire la sua vita fuori di Dio, indipendentemente dalla sua volontà e dalla sua grazia. Ogni errore è causa di morte.

Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli, Santi, dateci la vera conversione.