Ma egli non gli rispose nulla

Il Vangelo va letto con un solo principio ermeneutico infallibile: Gesù cammina di luce in luce, diffondendo luce attorno a sé. Tutto il mondo circostante procede di tenebre in tenebre spargendo tenebra. Gesù è l’uomo libero nella verità del Padre. Tutti gli altri sono prigionieri della loro falsità e schiavi di essa. Gesù per rimanere nella sua verità che è la verità del Padre si lascia spogliare anche della sua vita. La verità vale la vita, perché la vita è verità. Tutti gli altri sono disposti a vendersi la loro verità pur di conservare il posto che essi occupano nelle tenebre di questo mondo. Pilato non sa che l’autorità va esercitata solo a servizio della verità. Esercitata dalla tenebre per le tenebre essa non è più autorità, ma schiavitù e sottomissione alle tenebre e al male. Neanche Erode sa che l’autorità va esercitata come escluso servizio alla giustizia. Lui invece la sta esercitando per un uso personalissimo, per dare soddisfazione alla sua curiosità malsana. Cristo Gesù invece non si lascia privare della sua luce né da Pilato e neanche da Erode. Sapendo che essi non esercitano la loro autorità a servizio della verità e della giustizia, tace, non risponde. Lui è l’uomo della verità per la verità sempre a servizio della verità. Mai Lui potrà essere uomo che si presta alla falsità, alla menzogna, ai sotterfugi e alle trovate del mondo per rimanere nella falsità. Pilato esercita falsamente il potere.

Chiamato in questa circostanza ad esercitarlo secondo purissima verità, si libera di Cristo Gesù e lo manda ad Erode, perché sia lui a giudicarlo. Ma anche Erode, non volendo assumersi il peso della giustizia, rimanda Gesù a colui che glielo aveva mandato. Ad Erode non serve condannare Gesù, altrimenti lo avrebbe fatto. Né serve liberarlo. Altrimenti anche questo avrebbe fatto. Erode tutto opera in funzione di sé. Poiché Cristo nulla gli ha dato e nulla gli potrà dare, è meglio liberarsene. Apparentemente compie un gesto di grande sudditanza verso il potere di Roma. In realtà lui bada solo a se stesso. Per servire se stesso c’è una sola via da percorrere: dare a Cesare ciò che Cesare pensa sia suo. Cesare aveva pensato non fosse suo, ma solo perché Gesù era per lui di nessun giovamento, né assolvendolo e né condannandolo. Queste sono le tenebre: usare l’autorità a loro esclusivo interesse. Mentre chi è nella luce sa che l’autorità va usata solo a servizio della verità e della giustizia non secondo la terra, ma secondo Dio. Ma chi è nelle tenebre non conosce Dio. Userà l’autorità solo a suo esclusivo servizio. Così è stato e così sempre sarà. Quando un popolo sceglie le tenebre, tutto eserciterà dalle tenebre. Non possono le tenebre produrre luce, verità, giustizia. Un’autorità vissuta dalle tenebre, mai potrà servire la luce. Se vuole servire la luce, dovrà abbandonare le tenebre.

Tutta l’assemblea si alzò; lo condussero da Pilato e cominciarono ad accusarlo: «Abbiamo trovato costui che metteva in agitazione il nostro popolo, impediva di pagare tributi a Cesare e affermava di essere Cristo re». Pilato allora lo interrogò: «Sei tu il re dei Giudei?». Ed egli rispose: «Tu lo dici». Pilato disse ai capi dei sacerdoti e alla folla: «Non trovo in quest’uomo alcun motivo di condanna». Ma essi insistevano dicendo: «Costui solleva il popolo, insegnando per tutta la Giudea, dopo aver cominciato dalla Galilea, fino a qui». Udito ciò, Pilato domandò se quell’uomo era Galileo e, saputo che stava sotto l’autorità di Erode, lo rinviò a Erode, che in quei giorni si trovava anch’egli a Gerusalemme. Vedendo Gesù, Erode si rallegrò molto. Da molto tempo infatti desiderava vederlo, per averne sentito parlare, e sperava di vedere qualche miracolo fatto da lui. Lo interrogò, facendogli molte domande, ma egli non gli rispose nulla. Erano presenti anche i capi dei sacerdoti e gli scribi, e insistevano nell’accusarlo. Allora anche Erode, con i suoi soldati, lo insultò, si fece beffe di lui, gli mise addosso una splendida veste e lo rimandò a Pilato. In quel giorno Erode e Pilato diventarono amici tra loro; prima infatti tra loro vi era stata inimicizia (Lc 23,1-12).

Cristo Gesù invece è purissima luce. È la Luce eterna che si è fatta carne. La sua anima è luce, il suo cuore è luce, il suo spirito è luce, i suoi pensieri sono luce. Se è luce sempre rimarrà nella luce. Mai scenderà a compromesso con le tenebre. Sempre dovrà compiere opere di luce, mai potrà agire dalle tenebre. Se Gesù avesse compiuto anche un solo miracolo per soddisfare la curiosità di Erode, avrebbe agito dalla falsità e non dalla verità, dalle tenebre e non dalla luce. Il miracolo per Cristo è solo segno che deve condurre ogni cuore ad aprirsi alla luce del Padre, deve creare il desiderio di divenire luce nella luce di Dio. La curiosità è delle tenebre. Il desiderio di dare la luce perché si diventi luce è della luce. Erode vuole che Cristo agisca dalle tenebre, divenendo tenebra. Cristo rimane nella purissima luce. Come luce Lui non serve ad Erode. A lui servono uomini di tenebre a servizio delle sue tenebre e per questo lo rimanda a Pilato. Erode non vuole luce attorno a sé. Qual è la conclusione di questo invio di Gesù a Erode e rinvio a Pilato? Il Vangelo dice che i due divennero amici, perché ognuno si sentì rispettato nella sua autorità. Anche questo è un giudizio dalle tenebre, non dalla luce. Essi, uomini di tenebre, non si sono accorti, che ognuno serviva l’altro non per l’altro, ma per liberarsi della luce che in quel mondo di tenebra creava più di un fastidio. Ma purtroppo così pensa l’uomo quando esso è nelle tenebre. Pensa dalle tenebre e anche giudica dalle tenebre. Nessuno riconosce l’autorità dell’altro. Vogliono invece che sia l’autorità dell’altro a subire un grande danno.

Madre piena luce, Angeli, Santi, fate che mai diveniamo di tenebra per servire le tenebre.