MA TU NON FARE IL LAMENTO

LUNEDÌ 17 AGOSTO (Ez 24,15-24)

Il lutto per i figli d’Israele era cosa santissima. Ce lo rivela il Libro della Genesi: “Allora Giuseppe si gettò sul volto di suo padre, pianse su di lui e lo baciò. Quindi Giuseppe ordinò ai medici al suo servizio di imbalsamare suo padre. I medici imbalsamarono Israele e vi impiegarono quaranta giorni, perché tanti ne occorrono per l’imbalsamazione. Gli Egiziani lo piansero settanta giorni. Passati i giorni del lutto, Giuseppe parlò alla casa del faraone: «Se ho trovato grazia ai vostri occhi, vogliate riferire agli orecchi del faraone queste parole. Mio padre mi ha fatto fare un giuramento, dicendomi: “Ecco, io sto per morire: tu devi seppellirmi nel sepolcro che mi sono scavato nella terra di Canaan”. Ora, possa io andare a seppellire mio padre e poi tornare». Il faraone rispose: «Va’ e seppellisci tuo padre, come egli ti ha fatto giurare». Giuseppe andò a seppellire suo padre e con lui andarono tutti i ministri del faraone, gli anziani della sua casa, tutti gli anziani della terra d’Egitto, tutta la casa di Giuseppe, i suoi fratelli e la casa di suo padre. Lasciarono nella regione di Gosen soltanto i loro bambini, le loro greggi e i loro armenti. Andarono con lui anche i carri da guerra e la cavalleria, così da formare una carovana imponente. Quando arrivarono all’aia di Atad, che è al di là del Giordano, fecero un lamento molto grande e solenne, e Giuseppe celebrò per suo padre un lutto di sette giorni. I Cananei che abitavano la terra videro il lutto all’aia di Atad e dissero: «È un lutto grave questo per gli Egiziani». Per questo la si chiamò Abel Misràim; essa si trova al di là del Giordano” (Gen 50,1-11). Esso, così come rivela il libro del Siracide, durava sette giorni: “Chi ammaestra uno stolto è come uno che incolla cocci, che sveglia un dormiglione da un sonno profondo. Parlare a uno stolto è parlare a chi ha sonno; alla fine dirà: «Cosa c’è?». Piangi per un morto perché ha perduto la luce, piangi per uno stolto perché ha perduto il senno. Piangi meno per un morto perché ora riposa, ma la vita dello stolto è peggiore della morte. Il lutto per un morto dura sette giorni, per uno stolto ed empio tutti i giorni della sua vita” (Sir 22,9-12). Il Signore chiede ad Ezechiele che non faccia alcun lutto per la perdita della moglie. C’è una perdita ancora più grande che chiede un pianto senza fine.

Mi fu rivolta questa parola del Signore: «Figlio dell’uomo, ecco, io ti tolgo all’improvviso colei che è la delizia dei tuoi occhi: ma tu non fare il lamento, non piangere, non versare una lacrima. Sospira in silenzio e non fare il lutto dei morti: avvolgiti il capo con il turbante, mettiti i sandali ai piedi, non ti velare fino alla bocca, non mangiare il pane del lutto». La mattina avevo parlato al popolo e la sera mia moglie morì. La mattina dopo feci come mi era stato comandato e la gente mi domandava: «Non vuoi spiegarci che cosa significa quello che tu fai?». Io risposi: «La parola del Signore mi è stata rivolta in questi termini: Annuncia agli Israeliti: Così dice il Signore Dio: Ecco, io faccio profanare il mio santuario, orgoglio della vostra forza, delizia dei vostri occhi e anelito delle vostre anime. I figli e le figlie che avete lasciato cadranno di spada. Voi farete come ho fatto io: non vi velerete fino alla bocca, non mangerete il pane del lutto. Avrete i vostri turbanti in capo e i sandali ai piedi: non farete il lamento e non piangerete, ma vi consumerete per le vostre iniquità e gemerete l’uno con l’altro. Ezechiele sarà per voi un segno: quando ciò avverrà, voi farete proprio come ha fatto lui e saprete che io sono il Signore».

Gesù chiede alle figlie di Gerusalemme di non piangere su di Lui. C’è un lutto che li attende ancora più grande. Allora dovranno piangere: “Lo seguiva una grande moltitudine di popolo e di donne, che si battevano il petto e facevano lamenti su di lui. Ma Gesù, voltandosi verso di loro, disse: «Figlie di Gerusalemme, non piangete su di me, ma piangete su voi stesse e sui vostri figli. Ecco, verranno giorni nei quali si dirà: “Beate le sterili, i grembi che non hanno generato e i seni che non hanno allattato”. Allora cominceranno a dire ai monti: “Cadete su di noi!”, e alle colline: “Copriteci!”. Perché, se si tratta così il legno verde, che avverrà del legno secco?». Insieme con lui venivano condotti a morte anche altri due, che erano malfattori” (Lc 23,27-32). Oggi si piange per molte cose. Non si piange mai per la morte dell’anima, dello spirito, della fede, del Vangelo. Oggi non si piange più per la morte eterna che ci sovrasta. Dovremmo riflettere. Sta morendo Cristo nel cristianesimo e nessuno fa il lutto. Invece dovremmo vestirci tutti di stracci e coprirci di cenere e iniziare il grande lamento.

Madre di Dio, Angeli, Santi, fate che piangiamo per i grandi mali che ci sovrastano.